Archivi categoria: Morti e Infortuni sul Lavoro

6 Ottobre

Due morti sul lavoro, operaio schiacciato da una ruspa e un altro coinvolto in un’esplosione

Un operaio di 58 anni ha perso la vita mentre guidava un escavatore a Ventimiglia. Non ce l’ha fatta l’operaio 31enne rimasto ferito in un’esplosione di sabato 4 in un’officina a Pomigliano d’Arco

Due nuovi casi di morti sul lavoro, a Ventimiglia e Pomigliano d’Arco. Nella città ligure, in provincia di Imperia, un operaio di 58 anni ha perso la vita mentre lavorava in un cantiere. Al momento la dinamica, che è al vaglio dei carabinieri, è ancora poco chiara. Per il momento sono state avanzate due ipotesi sull’incidente: l’uomo potrebbe essere stato colto da malore sull’escavatore, che ha proseguito la propria corsa per poi ribaltarsi.

Secondo un’altra ipotesi, per cause in fase di accertamento, il cinquantottenne è finito nella scarpata: lui a circa otto metri sotto il livello della strada, l’escavatore a un centinaio. In un primo momento erano stati allertati anche i vigili del fuoco, il soccorso alpino e l’elisoccorso, ma il loro intervento è stato annullato.

La vittima lavorava nel movimento terra, ma quale fosse il suo compito la mattina di oggi, 6 ottobre, resta uno dei tanti interrogativi. Anche il sindaco di Ventimiglia, Flavio Di Muro, sta cercando di capire cosa è successo: per questo motivo si è subito recato sul posto.

È morto all’ospedale Cardarelli di Napoli Vasile Bujac, l’operaio 31enne rimasto gravemente ferito nell’esplosione che si è verificata sabato 4 ottobre in un’officina di autodemolizioni a Pomigliano d’Arco. Il quadro clinico, già critico al momento del suo ricovero, si è aggravato fino al decesso, avvenuto nella tarda serata di ieri, 5 ottobre.

La procura di Nola ha disposto il trasferimento della salma per eseguire l’autopsia. Nell’incidente sono rimasti feriti altri due operai, che non risultano in pericolo di vita. Secondo le ricostruzioni, nell’officina è esplosa la bombola di gpl di un veicolo in fase di demolizione. Sull’episodio indagano i carabinieri.

I due nuovi casi si aggiungono ad una lunga serie di incidenti mortali sul lavoroNei primi otto mesi dell’anno, i casi di infortuni mortali (esclusi gli studenti) denunciati all’Inail sono stati in totale 674, con un calo di quelli “in occasione di lavoro” ed un aumento di quelli in itinere, nel tragitto casa-lavoro. In particolare, le denunce di infortunio in occasione di lavoro con esito mortale sono state 488 (-3% rispetto allo stesso periodo del 2024) mentre le denunce di infortuni in itinere con esito mortale sono state 186 (+8,8%).

5 Ottobre

La strage dei braccianti nel Materano che viaggiavano in dieci dentro un’auto da 7 posti. “Garantire trasporti pubblici”

Quattro morti nell’impatto con un tir: nelle statistiche dell’Inail saranno decessi “in itinere”, ma la loro tragedia racconta le reali condizioni di lavoro in agricoltura

Il più giovane di tutti era Singh Jaskaran, aveva 20 anni. Il più anziano, si fa per dire, si chiamava Kumar Manoj e ne aveva 34. Singh Surjit e Singh Harwinder ne avevano rispettivamente 33 e 31. Indiani, non pakistani come era stato detto in un primo momento. La loro morte verrà catalogata come “incidente in itinere” nelle fredde statistiche dell’Inail riguardo ai morti sul lavoro. Un dato che solitamente racchiude i nomi di coloro che sono vittime di un incidente stradale, ad esempio, mentre ritornano dal luogo sul quale avevano prestato la loro fatica. Alcune volte è il fato, in tanti casi colpa della stanchezza. Resta da chiarire cosa sia invece in questa circostanza, se non l’ennesimo episodio che racconta – ancora una volta – della sicurezza sul lavoro e delle condizioni di lavoro nelle campagne italiane, cristallizzando a quali braccia e con quale grado di sfruttamento si consegni la raccolta di frutta e verdura che riempiono gli scaffali dei supermercati e poi le tavole delle famiglie.

Perché Kumar e gli altri braccianti agricoli viaggiavano con altri sei connazionali a bordo di una Renault Scenic. Un’auto che ha sette posti, eppure loro erano costretti a viaggiarci in dieciUna situazione che ha certamente inciso sul bilancio della strage: 4 morti, sei feriti. Un’imprudenza evidentemente “necessaria”, ci si passi il termine, se il gruppo di lavoratori aveva deciso di rischiare così tanto. Si sono schiantati contro un furgone Iveco Eurostar lungo la la strada statale 598 Fondovalle dell’Agri, in territorio di Scanzano Jonico, in provincia di Matera, zona a forte vocazione agricola per l’ortofrutta. Cinque altri connazionali, feriti, sono stati trasferiti all’ospedale di Policoro, l’ultimo occupante della vettura – il più grave tra i sopravvissuti – è al San Carlo di Potenza.

Resta schiacciato da un albero durante la potatura, Davide Di Girolamo muore a 29 anni

La tragedia in un terreno a Pontinia; inutili i soccorsi per il giovane. Sul posto i sanitari del 118 e i carabinieri

Tragedia nel pomeriggio di ieri a Pontinia dove un giovane di 29 anni, Davide Di Girolamo, è morto schiacciato da un albero durante dei lavori di potatura. A nulla è valso il tentativo di soccorso da parte dei sanitari del 118, purtroppo per lui non c’è stato nulla da fare.

Tutto è avvenuto nel pomeriggio d sabato 4 ottobre in un terreno agricolo nei pressi della migliora 47. Qui è avvenuta la tragedia mentre, secondo le prime informazioni, il ragazzo era impegnato in alcune operazioni di potatura degli alberi. Per cause che al momento sono ancora al vaglio, proprio mentre stava tagliando una delle grosse piante, il tronco gli è caduto addosso.

Sul posto oltre ai sanitari del 118 soo intervenuti anche i carabinieri a cui ora sono affidate le indagini per ricostruire quanto accaduto. Davide Di Girolamo, come riporta FrosinoneToday, era originario di Amaseno dove era conosciuto come ragazzo laborioso ed era benvoluto da tutti. Padre di una bambina lascia un vuoto nella sua famiglia e nell’intera comunità sconvolta alla notizia della sua scomparsa.

4 Ottobre

Cede il solaio durante la gettata di cemento: operaio muore dopo un volo di tre metri

Un 58enne ha perso la vita, nella mattinata di oggi, durante i lavori di realizzazione di una vasca per la raccolta delle acque piovane, nel territorio di Corsano. Nulla da fare per la vittima: è spirato sul colpo. Sul luogo, oltre al 118, anche gli ispettori Spesal e i carabinieri di Tricase

CORSANO – Cede il solaio durante la gettata di cemento: un operaio muore dopo un volo nel vuoto di circa tre metri. La tragedia questa mattina a Corsano, lungo la via provinciale 187 che collega il comune al litorale di Novaglie: nulla da fare per Antonio Marsano. Un uomo di 58 anni che, come ogni mattina, si era recato al lavoro per svolgere attività di carpenteria per conto di una ditta edile con sede a Matino, vincitrice di una gara di appalto indetta dal Comune di Corsano.

 Il drammatico incidente si è infatti verificato all’interno di un cantiere allestito per l’adeguamento dell’impianto di fognatura già esistente. Interventi pubblici, voluti dall’amministrazione comunale, per realizzare una vasca di raccolta delle acque piovane. Per cause che saranno stabilite e analizzate in un secondo momento, si sarebbe verificato il cedimento. Di certo c’è che l’operaio è stato immediatamente raggiunto dagli altri colleghi, presenti al momento dell’accaduto, per i primi soccorsi. 

Purtroppo è però morto sul colpo: neppure gli operatori del 118 hanno potuto effettuare manovre di rianimazione, poiché il cuore del 58enne aveva ormai cessato di battere. Sul posto, oltre al personale sanitario, sono anche giunti gli ispettori dello Spesal (il Servizio di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro della Asl) e i carabinieri della compagnia di Tricase per i rilievi e le successive indagini.

La salma dell’operaio, su disposizione della pubblica ministera di turno della Procura della Repubblica di Lecce, Erika Masetti, è stata trasferita nella camera mortuaria dell’ospedale “Vito Fazzi” del capoluogo salentino, in attesa del conferimento dell’incarico al medico legale per gli approfondimenti clinici e per l’autopsia. Tramite gli accertamenti sarà infatti possibile stabilire sia se la vittima soffrisse di patologie, sia l’eventualità di un malore che potrebbe averlo colpito all’improvviso. Sgomento e disperazione, intanto, fra i colleghi e nella comunità matinese per l’atroce perdita. L’ennesima, ingiusta morte su un luogo di lavoro.

Pomigliano d’Arco (Napoli), esplosione in un’officina: tre operai feriti, uno è grave | Crolla solaio in un cantiere: 58enne muore nel Leccese

Dai primi accertamenti pare che a esplodere sia stato un impianto di gpl montato su un’autovettura in demolizione. La vittima nel comune pugliese era impegnata nella realizzazione di una vasca per la raccolta delle acque piovane

Tre operai sono rimasti feriti in seguito a un’esplosione avvenuta in un capannone all’interno di un’officina di autodemolizioni a Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli. Due di loro, un 31enne e un 29enne, sono stati trasportati in gravi condizioni all’ospedale Cardarelli di Napoli: il 31enne risulta in pericolo di vita. Il terzo ferito, un 39enne, è stato curato sul posto e poi trasportato all’ospedale del Mare. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che hanno avviato le indagini sull’accaduto per accertare le cause dello scoppio. Dai primi accertamenti pare che a esplodere sia stato un impianto di gpl montato su un’autovettura in demolizione.

3 Ottobre

Cremona, schiacciato da container mentre carica il camion: muore a 61 anni Stefano Ferraris

La tragedia intorno alle 11 di oggi al porto canale. Sul posto ambulanza e automedica, ma per l’uomo originario di Asti non c’è stato nulla da fare

Cremona, 3 ottobre 2025 – Drammatico incidente sul lavoro questa mattina, venerdì 3 ottobre, a Cremona. L’ennesima tragedia si è consumata poco dopo le 11 di stamani all’ interno della ditta di logistica Katoen che si trova nella zona del Porto di Cremona. A perdere la vita un camionista di 61 anni, Stefano Ferraris, di Asti. Stando a quanto emerso stava caricando dei container sul suo camion quando, per ragioni che dovranno essere chiarite, uno è rovinato giù dal muletto schiacciandolo.  

26 Settembre

No, non è una tragica fatalità. Sono morti veri. Sul lavoro

Francesco Stella 38 anni, Alessandro Losacco 59 anni, Roberto Zanoletti 56 anni, Carmelo Longhitano 51 anni, Gino Creuso 62 anni, Rocco D’Ascanio 68 anni, Claudio Garassino 54 anni, Patrizio Spasiano 19 anni, Pompeo Mezzacapo 39 anni, Luca Guerrini 52 anni, Luca Oldano 32 anni, Mario Morina 59 anni, Petre Zaim 58 anni, Cheikh Ndiaie 32 anni, Felice Ferrara 44 anni, Charles Outtier 25 anni, Lello Di Giovambattista 63 anni, Gabriele Raimondo 33 anni, Marjorie Angela García Cruzn 48 anni, Sergio Michele 57 anni, Eugen Daniel Vasiliu 39 anni, Mauro Stocco 57 anni, Maicol Affatato 26 anni, Carlo Biffi 59 anni, Adriano Rigon 65 anni, Alessandro Brunello 49 anni, Cosimo Demola 48 anni, Kiro Novoselski 56 anni, Sebastiano Torregiani 27 anni, Antonino Curro 36 anni, Giuseppe Lonoce 65 anni, Giancarlo Ferretti 63 anni, Lorenzo Bertanelli 36 anni, Antonio Pirretti 50 anni, Luca Parisi 48 anni, Francesco Mansueto 61 anni, Michele Giangregorio 45 anni, Giacomo Maimonte 55 anni, Manuel Vargiu 45 anni, Raffaele Sicari 26 anni, Michele Bernardi 44 anni, Antonio Fabiano 46 anni, Gianni Caula 57 anni, Giorgio Bedini 82 anni, Giuseppe Poppiti 52 anni, Mehmet Xibraku 67 anni, Andrea Canzonieri 21 anni, Thomas Gobbi 35 anni, Aurelian Vinau 41 anni, Francesco Ionadi 62 anni, Agostino Bordogni 55 anni, Alessandro Guerra 54 anni, Fabrizio Casafina 57 anni, Umberto Coghetto 27 anni, Peter Nussbaumer 23 anni, Sanderson Mendoza 26 anni, Casafina, Antonio Alongi 55 anni,Tommaso Geremia 40 anni, Roberto Falbo 53 anni, Marius Bochis 41 anni, Gian Paolo Bernieri 63 anni, Nicola Di Vito 32 anni, Daniel Tafa 22 anni, Nicola Sicignano 50 anni, Umberto Rosito 38 anni, Federico Ricci 30 anni, Tommaso Altobelli 60 anni, Francesco Procopio 57 anni, Nazareno Bistosini 63 anni, Paolo Cervini 57 anni, Domenico Brega 58 anni, Paolo Mariottoni 56 anni, Giuseppe Scarpato 54 anni, Sabatino D’Alberto 71 anni, Francesco D’Alo 59 anni, Pietro Zito 35 anni, Massimo Mirabelli 76 anni, Claudio Clementoni 57 anni, Yassine operaio di 17 anni, Pasquale Mastrototaro 55 anni, Antonio Maiorano 54 anni, Un operaio di 34 anni, morto dopo una settimana di agonia, Carmine Parlato 59 anni, Nunzio Mazzone 65 anni,Massimo Caliciuri 53 anni, Simone Marolla 45 anni, Eugenio Candi 75 anni, Nicola Marino 59 anni, Antonio Rapisarda 65 anni, Stefano Vitali 59 anni, Christian Rossetti 49 anni, Marino Zaltron 58 anni, Paolo Lambruschi 59 anni, Moamen Khairy Selim Osman 35 anni, Paolo Straulino 50 anni, Raffaele Galano 58 anni, Stefano Alborino 47 anni, Roberto Vitale 60 anni, Endrit Ademi 24 anni, Yasslne Guerouahl 30 anni, Jilali Sejdi 48 anni, Ahmed Mehmed 59 anni, Robcornelis Maria Huijben Uiben 39 anni, Remzi E. 46 anni, Stefano Di Lorenzo 55 anni, Lutfi Ferhati 57 anni, Raffaele Bottalico 23 anni, Mario Serafinelli 64 anni, Anna Chiti 17 anni, Un operaio di 61 anni, Domenica Russo 43 anni, Fatmir Bici 56 anni, Antonio Meloni 76 anni, Victor Durbala 25 anni, Paolo Rigoni 71 anni, Ciro Amalfitano 62 anni, Cristian Barbagli 41 anni, Paolo Vallan 58 anni, Agostino Scavo 71 anni, Salvatore Cugnetto 55 anni, Carmelo Magistro 48 anni, Astrit Elezi 38 anni, Razvan Iulian Gurau 26 anni, Antonio Demasi 60 anni, Ferdinando Roma 35 anni, Michele Maravita 55 anni, Samuel Scacciaferro 26 anni, Gjovalin Qosaj 47 anni, Vito Penna 55 anni, Elio Reina 65 anni, Carmine Vitolo 55 anni, Giovanni Sanfilippo 60 anni, Alessandro De Marchi 62 anni, Adriano Mazzelli 53 anni, Antonio Patitucci 57 anni, Diego Prianti 52 anni, Sankinder Singh 60 anni, Un operaio di 63 anni, un operaio di 55 anni, Mariano Bracalenti 56 anni, El Kahabch Abdelmajid 48 anni, Sergio Albanese 66 anni, un operaio di 50 anni, Li Changsheng 54 anni, Claudio Ercoli 67 anni, Musiliu Sunmola 59 anni, Marino Bocchi 61 anni, Ruben David Hinostroza Huaytalla 55 anni, Anamaria Galusca Kadar 44 anni, Francesco Boattini 43 anni, Biagio Rizzo 37 anni, Luciano Scrocca 61 anni, Un operaio di 58 anni, Aldo Civillini 49 anni, Pier Luigi Dalle Vedove 67 anni, Un operaio di 41 anni, Paolo Fortini 64 anni, Giuseppe Cervillera 66 anni, Franco La Cava 61 anni, Cosimo Granieri 54 anni, Ciro Pierro operaio di 62 anni, Luigi Romano operaio di 67 anni, Vincenzo Del Grosso operaio 54 anni, ieri sono morti sul lavoro, per il cedimento dell’impalcatura, precipitando da un’altezza di 20 metri a Napoli.Michele Fuedda 39 anni, Pashtrik Krasniqi 21 anni,
Abdou Mustafa Ziad Saad, 21 anni e Abdelwahab Hamad Mahmoud Sayed, 39 anni, Antonio Arcuri 48 anni, Mario Malzani 50 anni, Cesare Guido 60 anni, Giovanni Faniulo 46 anni, Pasquale Dinoi 53 anni, Un operaio di 67 anni, Antonio Di Stefano 58 anni, Cosimo Palmigiano 45 anni, Sergio Casarano 65 anni, Hussain Mazammal 28 anni, Un operaio di 52 anni, Vladimir Valah 53 anni, Massimiliano Bona 55 anni, Paolo Sella 67 anni, Christian Herin 44 anni, Un operaio di 42 anni,
Fabio Crecchi 58 anni, Stefano Cristinel Craescu 46 anni, Un operaio di 40 anni, Antonio Arena 64 anni, Antonio Travaglini 48 anni, Demetrio Rim 58 anni,
Yosif Gamal, detto Jimmy, 69 anni, un operaio di 48 anni, Salvatore Sorbello 53 anni, Daniele Cucchiaro 47 anni, Francesco Ortucci 55 anni, Tiziano Bonacorsi 59 anni, Davide Rao 55 anni, Stefano Bottaro 61 anni, Jihed Selmi 36 anni, Fabio Gonelli 62 anni, Pasquale Di Vita 51 anni, Ciro Minopoli 50 anni e Antonio Diodato 60 anni, Rosario Di Palma 51 anni, Petru Vintila 53 anni, Vito Sansanelli 62 anni, Antonio Picco 49 anni, Carola Dettoma 49 anni.

Dottoressa muore in Sardegna, medici puntano il dito sul super-lavoro

A 38 anni trascura un malessere pur di assistere 5mila pazienti

presidente della Federazione degli Ordini dei medici Fnomceo, Filippo Anelli, l’ha definita “un’altra inaccettabile morte sul lavoro”, perchè Maddalena Carta – medico di famiglia di 38 anni, unico punto di riferimento per circa 5mila pazienti a Dorgali, in provincia di Nuoro – sarebbe deceduta dopo aver trascurato un malessere, probabilmente per non lasciare da soli i suoi assistiti vista l’assenza per malattia degli altri due medici di famiglia dell’area.

La sua situazione clinica si è però aggravata, sino a renderne necessario il ricovero all’ospedale San Francesco di Nuoro e poi il trasferimento in elisoccorso al Brotzu di Cagliari, dove ieri si è spenta.

Morti sul lavoro, donna di 24 anni muore nel Biellese

a vittima, Carola Dettoma, è caduta da cavallo ed è andata in arresto cardiaco in una cascina a Cossato. Sul posto è intervenuto il 118. Sono presenti carabinieri per gli accertamenti

Una donna di 24 anni è morta in un incidente sul lavoro in una cascina a Cossato, in provincia di Biella. La vittima, Carola Dettoma, residente a Lessona, è morta per arresto cardiaco dopo essere caduta da cavallo nell’allevamento in cui lavorava di Cascina San Grato. Sul posto è intervenuto il 118, ma le sue condizioni erano troppo gravi. Gli accertamenti del caso sono condotti dai carabinieri di Cossato, dal Nucleo dell’ispettorato del lavoro e dallo Spresal.

Antonio Maione cade da una scala nella palestra in ristrutturazione: morto a 55 anni dopo alcune ore di agonia. L’ipotesi del lavoro in nero

Ancora un incidente mortale in cantiere. La tragedia nella mattinata del 26 settembre a Chiaia, Napoli. Aperta un’inchiesta

Non ce l’ha fatta Antonio Maione, l’operaio 55enne trovato agonizzante con una grave ferita alla testa nella mattinata di venerdì 26 settembre all’interno di un’area sottoposta a ristrutturazione in una palestra a Chiaia, in via dei Mille.

L’incidente

L’uomo, caduto da una scala a chiocciola come hanno riferito alla polizia gli operai presenti sul posto, era stato ricoverato in un primo momento all’ospedale San Paolo e successivamente trasferito nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale San Giovanni Bosco dove è deceduto. Sulla dinamica e le cause dell’infortunio sul lavoro indagano gli agenti del commissariato di polizia San Ferdinando. La Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta e disposto il sequestro dell’area in cui è avvenuto l’incidente mortale. Al vaglio degli inquirenti anche la posizione lavorativa del 55enne: sono in corso accertamenti sull’ipotesi che potesse essere impiegato in nero. La salma è stata sottoposta a sequestro ed è a disposizione dell’autorità giudiziaria.

24 Settembre

Tragedia sul lavoro a Torino di Sangro: due indagati per la morte di Rosario Di Palma

L’ipotesi di reato è di omicidio colposo e violazione delle norme antinfortunistiche. Lunedì a Chieti l’esame autoptico

Ci sono due indagati per la morte di Rosario Di Palma, il carrellista 51enne deceduto sul posto di lavoro nella notte del 23 settembre alla Prima Eastern di Torino di Sangro, travolto da un sacco di iuta contenente una tonnellata di materiale plastico.

La procura di Vasto avrebbe iscritto sul registro degli indagati due dirigenti dello stabilimento di Torino di Sangro, che opera nell’indotto automotive di Stellantis, dove Di Palma lavorava da anni. L’ipotesi di reato è di omicidio colposo e violazione delle norme antinfortunistiche.

Nel frattempo è stato conferito al medico legale Pietro Falco l’incarico per l’autopsia, che sarà eseguita a Chieti lunedì prossimo. 

Soltanto dopo familiari e amici potranno dare l’ultimo saluto a Rosario, che viveva con moglie e figli a Vasto ed era originario di Guardiabruna dove il dolore per quanto accaduto questa settimana è lancinante.

Amianto : Malattia professionale

Amianto e malattia professionale, il datore risponde anche decenni dopo

Il lavoratore era stato posto con elevata frequenza a contatto con serbatoi e tubazioni realizzati in cemento amianto. Non risultavano adottate adeguate misure di prevenzione nell’ambito della sorveglianza sanitaria e il lavoratore era stato riconosciuto affetto da asbestosi al 10%, poi all’85% ed infine al 100% in sede INAIL che aveva affermato la natura professionale del carcinoma. La Corte d’appello ritiene mancante una specifica omissione datoriale per la malattia professionale.

La responsabilità civile del datore di lavoro viene radicata non sullo svolgimento di una mera attività pericolosa, bensì esclusivamente dal modo con cui è stata esercitata (Corte di Cassazione, IV – Lavoro civile, ordinanza 22 agosto 2025, n. 23673)

La Corte d’appello di L’Aquila ha respinto il ricorso proposto dagli eredi della vittima deceduta per carcinoma polmonare metastatico, conseguente ad asbestosi contratta per prolungata esposizione a fibre di amianto. Gli eredi indicano che il loro dante causa era stato esposto all’azione nociva delle fibre d’amianto contenute nelle condotte idriche su cui eseguiva quotidiani interventi di manutenzione, in ragione delle mansioni di acquaiolo svolte dal 1961 al 1996.

La Corte d’appello ha accertato, in base alla CTU, che il lavoratore era stato posto con elevata frequenza a contatto con serbatoi e tubazioni realizzati in cemento amianto e che non risultavano adottate adeguate misure di prevenzione nell’ambito della sorveglianza sanitaria del lavoratore medesimo e che il lavoratore era stato riconosciuto affetto da asbestosi al 10%, poi all’85% ed infine al 100% in sede INAIL che aveva pure affermato la natura professionale del carcinoma.

Secondo i Giudici di appello, essendo stato il ricorso proposto oltre 20 anni dopo la cessazione del rapporto lavorativo, era evidente la difficoltà per il datore di lavoro di provare il corretto adempimento degli obblighi di prevenzione e sicurezza. Inoltre, trattandosi di un rapporto lavorativo iniziato in epoca risalente (1961) e conclusosi nel 1996, non poteva applicarsi in via retroattiva la normativa di difesa dall’amianto entrata in vigore successivamente ( con il dlgs. 626/94, dlgs. 81/2008, ed il dlgs. 106/2009), né poteva essere valorizzata la precedente disciplina del D.P.R. 303/1956 che si riferiva solo alle polveri in generale. In definitiva, sempre secondo la Corte di appello, solo a partire dagli anni 1991/92 poteva affermarsi che costituisse fatto notorio la correlazione causale fra l’esposizione a fibre d’amianto e il carcinoma polmonare.

In definitiva, secondo la Corte di appello, le emergenze istruttorie non apparivano univoche in ordine ai presupposti della durata e della continuità dell’esposizione al rischio denunziato, per cui alla luce della documentazione in atti e dell’istruttoria espletata è stata ritenuta non fornita la prova sufficiente della sussistenza di una specifica omissione datoriale nella predisposizione di quelle misure di sicurezza, suggerita dalla particolarità del lavoro dall’esperienza e dalla tecnica, necessarie ad evitare il danno. Ed andava altresì escluso il nesso causale nonostante la CTU avesse affermato il contrario.

L’intervento della Cassazione

Viene lamentata la ritenuta prova insufficiente gravante sul datore di lavoro; la circostanza che all’epoca in cui il lavoratore aveva contratto il male non era ancora nota la particolare insidiosità dell’amianto.

Le censure sono fondate in quanto la decisione della Corte di appello risulta affetta da plurime violazioni di legge sotto molteplici e concorrenti profili sia logici che giuridici.

In primo luogo, è giuridicamente errato avere negato l’obbligo del datore di lavoro di rispettare la normativa sulle polveri ex art. 21 dpr 303/56 ed anche quella sulle fibre di amianto ex D.Lgs. n. 277/1991, pur essendo il rapporto di lavoro in oggetto cessato nel 1996.

In secondo luogo, la responsabilità conseguente alla violazione dell’art. 2087 c.c. ha natura contrattuale, sicché il lavoratore che agisca per il riconoscimento del danno da infortunio, o l’Istituto assicuratore che agisca in via di regresso, deve allegare e provare la esistenza dell’obbligazione lavorativa e del danno, nonché il nesso causale di questo con la prestazione, mentre il datore di lavoro deve provare che il danno è dipeso da causa a lui non imputabile, e cioè di aver adempiuto al suo obbligo di sicurezza, apprestando tutte le misure per evitare il danno, e che gli esiti dannosi sono stati determinati da un evento imprevisto ed imprevedibile.

In terzo luogo, la sentenza è errata laddove sostiene che nel giudizio di responsabilità civile era necessario accertare e dimostrare la presenza di una determinata esposizione quantitativa e qualitativa alle fibre di amianto.

In quarto luogo, la Corte ha errato nel non considerare che il nesso causale tra la neoplasia e l’attività di lavoro, già accertato dall’INAIL, era stato ampiamente e logicamente riconosciuto dal CTU sulla base di una serie di elementi – clinici, logici, di fatto, temporali, ivi compreso il prelievo autoptico – del tutto rispondenti ai principi consolidati circa l’accertamento del nesso eziologico in ambito professionale.

In quinto luogo, i Giudici di appello non hanno tenuto conto che, come osservato dal CTU, il lavoratore deceduto aveva contratto proprio l’asbestosi (col 100% di invalidità) che è una malattia professionale tabellata che deriva dalla forte esposizione all’amianto; una malattia c.d. sentinella quindi di una esposizione qualitativamente e quantitativamente molto sostenuta, com’è appunto quella professionale, che si pone quindi quale antecedente causale più probabile del carcinoma polmonare che ha condotto al decesso il lavoratore.

Asbetosi inserita nell’elenco delle malattie professionali tipizzate

In tutto ciò si aggiunga che l’asbestosi – malattia mortale e produttiva di una significativa riduzione della aspettativa di vita – è stata inserita nell’elenco delle malattie professionali tipizzate fin dalla Legge n. 455 del 1943.

La S.C. ha di recente chiarito che ai fini della configurazione della responsabilità datoriale ai sensi dell’art. 2087 c.c. non occorre in capo all’imprenditore la prevedibilità dello specifico evento concretamente verificatosi, o del suo decorso causale, ma è sufficiente quella della potenziale idoneità della condotta a provocare un danno grave alla salute, sicché, ai fini dell’esonero da tale responsabilità, occorre dimostrare quali misure di prevenzione ed informazione, fra quelle conosciute ed in uso all’epoca, sono state concretamente adottate a protezione dello specifico rischio lavorativo.

A tutto quanto sopra indicato fa da corollario la circostanza pacifica che la responsabilità civile del datore di lavoro non viene radicata sullo svolgimento di una mera attività pericolosa (in sé lecita ed autorizzata), comportante l’utilizzo di amianto; poiché essa deriva non già dall’attività di impresa in sé e per sé considerata, bensì esclusivamente dal modo con cui è stata esercitata. La datrice di lavoro viene, cioè, chiamata a rispondere dell’omissione di cautele doverose, prescritte da norme di legge in vigore a quell’epoca.

La decisione resa dalla Corte di appello non ha rispettato i principi sopra indicati.

Avv. Emanuela Foligno

23 Settembre

Muore a 52 anni durante il turno di notte schiacchiato da un sacco, tragico incidente sul lavoro a Torino di Sangro

È accaduto intorno all’1 di notte alla Prima Eastern, in contrada Carriera: la vittima è un uomo residente a Vasto, che stava trasportando la pesante balla di iuta

Tragico incidente sul lavoro, nella notte di martedì 23 settembre, a Torino di Sangro. Un operaio di 52 anni è morto alla Prima Eastern di Torino di Sangro, in contrada Carriera. 

Secondo quanto si è appreso l’uomo, residente a Vasto, impiegato nell’azienda che si occupa di componenti in plastica, stava trasportando una balla di iuta con un muletto, quando il sacco, del peso di una tonnellata, lo avrebbe travolto, schiacciandolo. 

I soccorsi sono scattati immediatamente, intorno all’1, ma per l’operaio non c’è stato nulla da fare. 

Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, i carabinieri di Torino di Sangro e il Servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro della Asl. Spetta ora alla procura di Vasto fare chiarezza sull’incidente.

La salma è stata trasportata all’obitorio del cimitero di Torino di Sangro.

Terribile incidente sul lavoro a Limone Piemonte: travolto dal crollo di un muro in un cantiere, morto l’operaio Petru Vintila di Torino

I sanitari arrivati sul posto non hanno potuto fare altro che constatare il decesso

Un operaio romeno di 54 anni residente a Torino, Petru Vintila, è morto all’ora di pranzo di oggi, martedì 23 settembre 2025, nel cantiere di una baita in costruzione a Limone Piemonte, nel Cuneese. Dai primi riscontri, è stato travolto dal crollo del rivestimento in pietra di un muro, che non gli ha lasciato scampo. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 Azienda Zero, che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso, i carabinieri della compagnia di Borgo San Dalmazzo e quelli della stazione cittadina e gli ispettori dello Spresal dell’Asl Cn1, a cui competono le indagini del caso. L’intera area è stata posta sotto sequestro. L’incidente è avvenuto nella zona dell’arrivo della telecabina Bottero, sulle piste della Riserva Bianca.

Puglia, muore travolto da trattore: “Troppi mezzi vecchi e insicuri

Un’altra tragedia nelle campagne pugliesi. Un uomo di 69 anni è morto nel pomeriggio di lunedì a Castelluccio Valmaggiore, in provincia di Foggia, dopo che il trattore che stava guidando si è ribaltato in contrada Paduli, travolgendolo mentre raggiungeva un fondo agricolo di famiglia. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco e i Carabinieri, insieme al sindaco Pasquale Marchese.

Il decesso riaccende l’allarme lanciato da Federacma, la Federazione Confcommercio delle associazioni di categoria del settore macchine agricole. “È il terzo decesso in Puglia negli ultimi mesi causato dal ribaltamento di un trattore – ha dichiarato il presidente Andrea Borio –. Il 28 agosto un 21enne ha perso la vita nelle campagne di Cerignola, mentre il 14 maggio era morto un agricoltore 63enne a Conversano. Non si tratta più di fatalità isolate, ma di una vera emergenza”.

Secondo i dati INAIL, il ribaltamento dei trattori provoca circa 100 morti all’anno ed è la prima causa di decessi sul lavoro in agricoltura. Nonostante ciò, a dieci anni dal decreto interministeriale che ha introdotto l’obbligo di revisione dei mezzi agricoli, il relativo decreto attuativo non è mai entrato in vigore.

“Molti trattori sono vecchi, instabili e privi di dispositivi di sicurezza come rollbar e cinture – ha aggiunto Borio –. Ogni ribaltamento è figlio di una mancata prevenzione: senza controlli sistematici e una rete di supporto tecnico queste tragedie continueranno”.

21 Settembre

Dramma nelle campagne: contadino muore schiacciato dal trattore

Sul posto vigili del fuoco, sanitari della Croce bianca, elicottero di soccorso Pelikan 1 e carabinieri. Per la vittima, però, non c’era più nulla da fare

Tragedia sul lavoro nella giornata di domenica 21 settembre: un contadino è morto mentre era al lavoro su un terreno agricolo in Alto Adige.

L’incidente è avvenuto poco dopo le 11 ad Auna di Sopra, frazione di Renon non lontana da Bolzano. Per cause ancora da chiarire la vittima (un uomo di 32 anni la cui identità non è stata ancora resa nota) è rimasta schiacciata sotto al trattore sul quale stava lavorando.

Inutile l’intervento sul posto dei soccorsi, ovvero vigili del fuoco, Croce bianca, elicottero di soccorso Pelikan 1 e carabinieri. Per l’agricoltore non c’era più nulla da fare.

Un ragazzo è morto lavorando: non chiamatela flessibilità, è sangue

Così non si può. Non si può morire ancora. Un ragazzo di 18 anni è morto ad Andria, lavorando come rider. Diciotto anni. Non c’è dovere, non c’è missione: c’è solo la necessità di sopravvivere in un Paese che offre ai giovani contratti precari, false partite IVA, piattaforme che spremono fino all’ultima consegna, fino all’ultima corsa. Questa morte non è il prodotto di uno standard malato che accetta lo sfruttamento come normalità. È l’esito tragico di un modello che ha reso la vita dei lavoratori sacrificabile in nome della consegna veloce, del profitto, della competitività a tutti i costi. I numeri parlano chiaro: ogni giorno in Italia si muore di lavoro. Giovani, spesso giovanissimi, mandati allo sbaraglio senza tutele, senza sicurezza, senza futuro. E ci dicono che è “flessibilità”. Che è “opportunità”. È macelleria sociale. Non c’è giustizia in un Paese che seppellisce i suoi ragazzi prima ancora che possano immaginarsi un domani. Non c’è giustizia in un’economia che trasforma l’adolescenza in turni massacranti e l’inizio della vita adulta in statistiche di morti bianche.

19 Settembre

Esplosione a Marcianise nell’azienda di rifiuti Ecopartenope del Casertano, morti 2 operai e il titolare

È di tre morti, due operai e il titolare, il bilancio dell’esplosione avvenuta in un’azienda di rifiuti di Marcianise, in provincia di Caserta. Scoppio innescato da una scintilla

Un’esplosione avvenuta nell’azienda Ecopartenope di Marcianise, nel Casertano, ha provocato la morte di tre persone, due operai e il proprietario. Le vittime sono Ciro Minopoli, Antonio Diodato e Pasquale De Vita. I soccorritori intervenuti sul posto sono alla ricerca di un quarto lavoratore che risulterebbe al momento disperso. Ci sono inoltre due feriti.

Sul luogo sono all’opera diverse squadre di vigili del fuoco, oltre alle forze dell’ordine intervenute per circoscrivere l’area per motivi di sicurezza.

Stando alle ricostruzioni, la deflagrazione si sarebbe verificata nel pomeriggio di venerdì 19 settembre, mentre erano in corso il lavori di manutenzione degli impianti dell’azienda specializzata nel trattamento, trasporto e stoccaggio dei rifiuti.

A causare lo scoppio sarebbe stata una scintilla partita durante una saldatura. La scintilla sarebbe avrebbe innescato l’esplosione entrando in contatto con i gas sprigionati dagli oli.

Gli operai Ciro Minopoli e Antonio Diodato, insieme all’amministratore unico Pasquale De VitaTra, sono stati investiti dalla violenta onda d’urto, mentre lavoravano su un capannone aziendale.

Secondo le prime informazioni, un serbatoio di oli esausti sarebbe esploso con una potenza tale da scaraventare i lavoratori presenti a diversi metri di distanza.

La forte esplosione è stata sentita a chilometri di distanza, anche dai comuni vicini all’area industriale, mettendo in allarme gli abitanti e mandando in frantumi i vetri di alcune abitazioni.

Le autorità hanno disposto l’evacuazione delle aziende adiacenti e raccomandato ai cittadini di non avvicinarsi alla zona, per il pericolo di incendi o crolli. Sul luogo dell’incidente i carabinieri stanno effettuando gli accertamenti insieme ai tecnici dell’Azienda sanitaria locale di Marcianise. La procura di Santa Maria Capua Venere ha aperto un fascicolo d’inchiesta.