Militare morto per l’amianto, Cassazione conferma diritti orfano
ANSA) – L’AQUILA, 18 GIU – La Corte di Cassazione conferma la decisione della Corte d’Appello dell’Aquila e riconosce i benefici previdenziali spettanti in qualità di orfano di una vittima del dovere al figlio del colonnello Raffaele Acquafredda, ufficiale dell’Esercito Italiano, morto a 50 anni, nel 2012, per un tumore al rene causato dall’esposizione prolungata a radiazioni e agenti cancerogeni durante le missioni. In particolare, è stato vittima della contaminazione da proiettili all’uranio impoverito, nonché dell’inalazione di fibre di amianto e polveri tossiche in contesti operativi ad alto rischio. Ne dà notizia l’Osservatorio nazionale amianto parlando di “un risultato importante, che chiude una lunga e difficile battaglia giudiziaria, restituendo dignità e giustizia a un giovane rimasto senza padre a soli 23 anni”.
Il colonnello Acquafredda ha partecipato a diverse missioni internazionali: è stato Ufficiale addetto presso la Brigata Multinazionale Nord a Sarajevo dal 14 giugno al 4 luglio 1999, e successivamente impiegato nell’ambito dell’operazione “Joint Guardian” in Kosovo, dal 29 novembre 2000 al 3 marzo 2001, come addetto all’artiglieria terrestre. Il Ministero della Difesa aveva inizialmente riconosciuto il diritto solo alla vedova e alla figlia del colonnello abruzzese, escludendo il figlio superstite proprio perché, dopo la morte del padre, aveva iniziato a lavorare. Ma oggi la Suprema Corte ha stabilito che non è il reddito annuale a fare prova del carico fiscale, ma la condizione effettiva al momento del decesso. Si chiude così una lunga battaglia legale. “Dopo anni di processo, siamo riusciti a ribaltare l’originario rigetto, poi confermato in Appello, basato sul presunto mancato carico fiscale del figlio – afferma il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, l’avvocato Ezio Bonanni, legale della famiglia – Ma abbiamo dimostrato che, al momento del decesso del padre, il giovane era ancora studente universitario e ha iniziato a lavorare solo dopo la tragedia, per necessità. Un principio innovativo, oggi finalmente riconosciuto anche in Cassazione. È stata una battaglia titanica contro la ferma opposizione del Ministero. Questa sentenza fa giurisprudenza”. Bonanni lancia anche un appello al ministro Guido Crosetto, affinché “l’Avvocatura dello Stato cessi ogni ostilità nei confronti degli orfani di chi ha servito il Paese con dedizione fino al sacrificio estremo”. Nel frattempo, restano aperti due ulteriori filoni giudiziari: un ricorso al Tar per il risarcimento dei danni subiti dal colonnello Acquafredda e un’azione civile per i danni morali e materiali subiti dai suoi familiari. (ANSA). .
La Spezia, dipendente dell’Arsenale morì per amianto: maxi risarcimento agli eredi
Condannato il ministero della Difesa, la Cassazione conferma un versamento di 670mila euro alla moglie e ai due figli
Cava di granito, morto imprenditore 73enne in Gallura
18 giugno 2025 – Tragedia sul lavoro in Gallura. Pietro Bua, imprenditore di 73 anni ed ex titolare della cava Bua Graniti, ha perso la vita nel pomeriggio di oggi dopo essere rimasto schiacciato da una lastra di granito all’interno dell’impianto di estrazione situato in località Biralò, nel territorio comunale di Buddusò (Sassari). L’uomo si trovava nel piazzale dell’azienda durante le consuete operazioni di movimentazione del materiale con una gru, quando – per cause ancora in corso di accertamento – una delle lastre si è improvvisamente staccata, colpendolo in pieno e provocando lesioni fatali.
Nonostante l’arrivo tempestivo dei sanitari del 118, per l’anziano imprenditore non c’è stato nulla da fare: il personale medico ha potuto soltanto constatarne il decesso. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della Compagnia di Ozieri, i vigili del fuoco e gli ispettori dello Spresal dell’ATS per i rilievi e l’apertura di un’indagine sulla dinamica dell’incidente. Gli investigatori stanno lavorando per capire se tutte le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente fossero state adottate correttamente e se ci siano state eventuali negligenze nella gestione del sito.
Pietro Bua era una figura molto nota a Buddusò, pioniere del settore estrattivo gallurese. Sebbene avesse da tempo ceduto la gestione della cava al figlio, continuava a frequentare l’impianto con regolarità, spesso per controlli informali o per semplice affezione a quello che era stato il lavoro di una vita. Proprio questa abitudine a restare presente sul posto lo ha condotto, oggi, al tragico epilogo.
Incidente sul lavoro a Taranto: 55enne trovato morto in un’azienda di autodemolizioni
Vito Penna, 55 anni, potrebbe essere stato schiacciato da un’auto impilata. I carabinieri e i tecnici dello Spesal indagano sull’incidente
È stato trovato senza vita nell’azienda di autodemolizioni in cui era impiegato. Il cadavere di Vito Penna, operaio di 55 anni, è stato rinvenuto ieri nell’agro di Palagiano, in provincia di Taranto, forse schiacciato da un’auto impilata. La dinamica dell’incidente tuttavia è ancora da accertare. A nulla è servito l’intervento dei soccorritori del 118.
I Carabinieri della compagnia di Massafra e i tecnici dello Spesal (Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) dell’Asl indagano sulla morte dell’operaio: stanno effettuando rilievi e verifiche per constatare eventuali responsabilità legate a malfunzionamenti o errori umani
Il piede rimane incastrato nel muletto: gravemente ferito operaio bresciano di 21 anni
Grave incidente questa mattina alle 10 all’interno dell’azienda Savi Asian Food di Quinzano d’Oglio, vittima un dipendente di origini indiane. Ecco cos’è accaduto
Quinzano d’Oglio (Brescia), 17 giugno 2025 – Perde il controllo del muletto, che stava manovrando per spostare delle merci, e il piede gli rimane incastrato nel pesantissimo macchinario provocandogli un grave trauma. L’ennesimo infortunio sul lavoro si è verificato questa mattina poco dopo le 10 all’interno dell’azienda “Savi Asian Food” di Quinzano d’Oglio, nella zona industriale della cittadina della Bassa Bresciana.
Vittima un giovane di 21 anni, di origini indiane e impiegato dell’azienda che, secondo quanto riportato dall’Azienda regionale per le emergenze sanitarie, ha subito un gravissimo schiacciamento all’arto. Vista la gravità della situazione – a dare l’allarme sono stati i dipendenti-colleghi presenti in quel momento – il 118 ha inviato sul posto oltre all’ambulanza della Croce Bianca di Leno, l’automedica e anche l’elisoccorso. Prestate le prime cure, il 21enne è stato portato in codice rosso ai Civili di Brescia.
Grave caduta nel cantiere, ancora un infortunio sul lavoro: operaio finisce in ospedale
Non si arresta la scia di infortuni sul lavoro nel Ravennate: l’uomo è stato prontamente soccorso dal 118. Sul posto Polizia e Medicina del Lavoro per chiarire le cause dell’accaduto
Si conta ancora un grave infortunio nel Ravennate. Stavolta l’incidente che vede un operaio ferito è avvenuto intorno alle 8.30 all’interno del cantiere per l’intervento di ampliamento dell’istituto tecnico per geometri “C. Morigia” di Ravenna, sul lato che dà verso piazzale del Commercio.
Sulla vicenda sono in corso le indagini da parte della Polizia di Stato e della Medicina sul lavoro. Stando a una prima ricostruzione, pare che un lavoratore, italiano di 33 anni, sia caduto, forse da un ponteggio, riportando traumi alla testa. Subito sul posto sono giunti i soccorsi del 118 con ambulanza e automedica. L’uomo sarebbe rimasto sempre vigile, ma per il tipo di trauma riportato, si è deciso di trasportarlo all’ospedale Bufalini di Cesena con codice di media gravità.
Un altro caso di infortunio nel territorio ravennate, dove si è tornato ad affrontare il tema della sicurezza sul lavoro in seguito ai tre incidenti mortali avvenuti tra fine aprile e inizio giugno. Tragici episodi che hanno portato nei giorni scorsi i sindacati a manifestare con un presidio di fronte alla Prefettura di Ravenna.
Rimane folgorato mentre lavora in un impianto fotovoltaico, morto 26enne
Ennesimo caso di incidente sul lavoro. Il giovane stava effettuando un intervento in contrada Genovese. All’arrivo dei soccorritori non c’era più nulla da fare
Un giovane operaio di 26 anni, Samuel Scacciaferro, è morto folgorato mentre stava lavorando ad un impianto fotovoltaico ubicato in contrada Genovese tra Menfi e Santa Margherita di Belìce. La vittima, originaria di Caccamo, secondo una prima sommaria ricostruzione, stava effettuando un intervento di installazione, dato che l’impianto risulterebbe in fase di costruzione, quando qualcosa è andato storto.
Immediati i soccorsi per cercare di rianimare il ragazzo, dipendente di una ditta specializzata, ma nonostante diversi tentativi da parte del personale medico del 118 per lui non c’è stato nulla da fare.
Schiacciato dal trattore che stava guidando, morto 66enne
L’infortunio in un campo agricolo nella Bassa Modenese
Ennesimo infortunio mortale nelle campagne della Bassa Modenese: un uomo è morto schiacciato sotto al trattore che stava guidando, nei pressi della propria abitazione.
A perdere la vita un 66enne: l’incidente è avvenuto in un campo agricolo di via Rotta a San Felice sul Panaro.
In base ai primi accertamenti svolti dai Carabinieri di Cavezzo, subito intervenuti sul posto l’uomo stava lavorando nel campo quando, per cause ancora in corso di accertamento, si è ribaltato con il mezzo in un fossato. Purtroppo ogni tentativo di rianimarlo da parte dei sanitari del 118 è risultato vano: l’uomo è morto schiacciato sotto al mezzo agricolo. Sul posto era atterrato anche l’elisoccorso di Bologna. Oltre ai Carabinieri sono intervenuti i Vigili del Fuoco e la Medicina del Lavoro.
Operaio colpito da fioriera mentre lavora all’impianto idraulico in giardino
L’incidente mentre il 60enne era impegnato nella posa di un impianto idraulico a Dragoncello
Colpito alla testa da una fioriera mentre stava lavorando in un giardino al piano terra di uno stabile. Un operaio, rimasto ferito in un incidente sul luogo di lavoro a Dragoncello. L’uomo, un 60enne, è stato trasportato in ospedale con l’elisoccorso. È accaduto nel primo pomeriggio di lunedì 16 giugno.
Colpito da una fioriera
Sono stati i carabinieri della stazione di Acilia a intervenire in via di Dragoncello dove il lavoratore, un 60enne di Frosinone, operaio di una ditta di costruzioni, impegnato nella realizzazione di uno scavo nel giardino al piano terra di uno stabile, per la posa dell’impianto idraulico, è stato colpito accidentalmente da una fioriera distaccatasi dal quarto piano dell’abitazione sotto alla quale stava lavorando.
Trasportato in ospedale con l’eliambulanza
L’uomo, non in pericolo di vita, è stato soccorso e trasportato in codice rosso, a mezzo eliambulanza, presso il pronto soccorso dell’ospedale San Camillo di Roma dove è tuttora sottoposto agli accertamenti e alle cure del caso.
Muore operaio di Ivrea. Travolto dal suo stesso camion: tragedia in un cantiere a Bruino
Morte silenziosa in cantiere: un operaio perde la vita travolto dal suo camion, sotto accusa la mancanza di sicurezza nel lavoro
Si chiamava Michele Maravita, aveva 55 anni e abitava a Ivrea. È morto questa mattina a Bruino, nel Torinese, schiacciato dal camion che lui stesso aveva parcheggiato pochi minuti prima. Un destino assurdo e atroce che lo ha colpito mentre stava lavorando in un cantiere per la posa della fibra ottica in via Rivalta. Un altro nome da scrivere nella lunga, lunghissima lista dei morti sul lavoro in Italia.
Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri di Pinerolo, affiancati dalla polizia locale e dai tecnici dello Spresal dell’Asl To3, il camion di cui Maravita era alla guida ha iniziato a muoversi all’indietro lungo un tratto di strada in leggera pendenza, perché non era stato inserito il freno a mano. Una disattenzione? Un malfunzionamento? Le indagini dovranno stabilirlo, ma quello che è certo è che Michele è stato travolto e ucciso all’istante. Inutili i soccorsi. L’elisoccorso, atterrato in pochi minuti, ha potuto solo constatarne il decesso.
Operaio precipita durante il lavoro: ricoverato in gravi condizioni a Napoli
Immediati i soccorsi per l’uomo
Grave incidente sul lavoro a Sacco, intorno alle 14: un operaio è caduto mentre lavorava in un cantiere edile privato. Il volo è stato di diversi metri e, a quanto pare, il malcapitato ha battuto la testa perdendo i sensi.
Come riporta SalernoToday, sul posto, l’elicottero di soccorso che ha trasportato il ferito in gravi condizioni a Napoli. Indagano dunque, i carabinieri per far luce sulla dinamica e sulle cause dell’accaduto.
Due operai morti il 15 giugno in seguito a gravi incidenti sul lavoro
Il 15 giugno 2025 si sono registrati due decessi in seguito a distinti incidenti sul lavoro avvenuti nei giorni precedenti in Basilicata e in Toscana.
A Potenza, è deceduto Ferdinando Roma, operaio 35enne rimasto gravemente ferito il 9 giugno scorso nell’azienda “Patrone e Mongiello” di Tito (Potenza), specializzata nella deformazione a freddo di materiali metallici. L’uomo era stato schiacciato da una pressa e, nonostante il tempestivo intervento del 118 Basilicata e il ricovero all’ospedale San Carlo, le sue condizioni erano apparse da subito disperate. Sull’accaduto la Procura di Potenza ha aperto un’inchiesta, affidata ai Carabinieri del Comando provinciale.
Sempre il 15 giugno, è morto all’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena un operaio agricolo 47enne, di origine albanese e da tempo residente in Italia, che il 13 giugno era rimasto vittima di un incidente nei campi a Monterchi (Arezzo), in località Centena. Mentre stava lavorando, era stato travolto da un trattore, riportando gravissimi traumi addominali e al bacino. Ricoverato in condizioni critiche, è deceduto dopo due giorni di agonia. Le autorità competenti stanno svolgendo accertamenti per chiarire le dinamiche dell’incidente.
Malore in azienda, muore operaio 48enne a Suisio: disposta l’autopsia
La tragedia è avvenuta sabato mattina alla Tecnoimpianti Apm. L’uomo, di origine romena e residente a Bergamo, è stato colto da un improvviso malore mentre lavorava.
Un operaio di 48 anni, di origine romena e residente a Bergamo, ha perso la vita nella tarda mattinata di sabato 14 giugno mentre si trovava al lavoro presso la Tecnoimpianti Apm, azienda situata in via dei Piazzoli, nella zona industriale di Suisio.
L’uomo, impiegato come conto terzista per un’azienda milanese specializzata in sabbiature, è stato trovato a terra privo di sensi intorno alle 11 dai colleghi, che hanno immediatamente cercato di prestargli i primi soccorsi, allertando nel contempo il numero di emergenza 112.
Intervento immediato ma vano Sul posto sono giunti l’auto medicalizzata da Bergamo e un’ambulanza della Croce Rossa di Bergamo Ovest da Bonate Sotto. I sanitari hanno tentato ripetutamente di rianimarlo, ma le condizioni dell’uomo sono apparse subito disperate. Dopo diversi minuti di tentativi, è stato dichiarato il decesso.
Indagini sul posto di lavoro Essendo avvenuto sul posto di lavoro, il decesso ha richiesto l’intervento dei tecnici del Dipartimento Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro di Ats Bergamo, oltre alla polizia locale intercomunale di Centrisola, guidata dal comandante Manolo Vincenzo Mangoni. Le autorità hanno raccolto testimonianze dai colleghi e dai responsabili della ditta, ricostruendo l’accaduto.
L’ipotesi più probabile resta quella di un malore improvviso. Al momento non sono stati riscontrati elementi che facciano pensare a un incidente o infortunio legato all’attività lavorativa. Per escludere ogni dubbio, tuttavia, la Procura ha disposto l’autopsia sulla salma.
La salma trasferita a Bergamo I familiari del 48enne sono stati rintracciati nel corso della giornata. A Suisio sono arrivati due nipoti, mentre la salma è stata trasferita presso la camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove verrà effettuato l’esame autoptico nei prossimi giorni.
L’episodio ha scosso i dipendenti della ditta e la comunità locale. I controlli proseguiranno anche nei prossimi giorni per accertare eventuali responsabilità e verificare la regolarità delle condizioni di lavoro.
Alternanza scuola-lavoro, una 17enne rischia la mano
Capitale disumano Ferita da un tosaerba e operata: dall’inizio del 2025 ci sono stati 600 studenti infortunati. Un sistema perverso: correre simili rischi è un obbligo, altrimenti niente maturità
Ha diciassette anni la studentessa di Castelfranco Emilia in provincia di Modena che è rimasta ferita nel secondo giorno di alternanza scuola-lavoro in un vivaio cittadino. Insieme a un gruppo di campagne di classe aveva appena iniziato un’attività indefinibile, sospesa tra la formazione al lavoro degli adolescenti e l’abuso del lavoro minorile, oggi obbligatoria per accedere all’esame di maturità. La famiglia della studentessa ha presentato denuncia, i carabinieri indagano e stanno per iniziare gli esami di Stato dove 524.415 studenti presenteranno un certificato di frequenza a questa «attività formativa».
I FATTI SONO ACCADUTI il 4 giugno scorso. Sono emersi ieri sul Resto del Carlino. Secondo le ricostruzioni la studentessa si è ferita gravemente alla mano sinistra, e ha rischiato di perdere tre dita, mentre stava utilizzando un tosaerba. È stato detto che stava operando all’esterno del vivaio, sul ciglio della strada e da sola. E non pare nemmeno che fosse seguita dalla figura del «tutor». La studentessa è stata sottoposta ad un delicato intervento urgente e non è ancora dato sapere se riacquisterà l’uso completo dell’arto. «Un episodio che può sottendere gravissime responsabilità – ha detto l’avvocato della famiglia, Henrich Stove – anche in considerazione del massimo scrupolo che si deve porre quando si ricevono studenti nell’abito di percorsi formativi con le scuole». Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi Sinistra ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’istruzione Valditara. «Il ministro dimostra che l’attenzione sulle norme di sicurezza e l’attività di Pcto non sono una priorità per il ministro» ha denunciato Eleonora Verde (Flc-Cgil, Modena)
Tamponamento a catena fra tir, muore un camionista di 53 anni. Chi era la vittima
L’incidente nel tratto prima dell’uscita per Chiusi. Nicola Gnazzo era di Capacci Paestum. Lascia moglie e figlia
Siena, 13 giugno 2025 – Un inferno. Prima di fuoco, poi, di sangue. Perché si sono verificati due incidenti molto gravi nel tratto senese dell’autostrada, a circa venti chilometri di distanza però e in corsie diverse. Nel secondo ha perso la vita un camionista di 53 anni, Nicola Gnazzo, originario di Salerno ma residente nel comune di Capaccio Paestum. La dinamica viene ricostruita in queste ore dalla polizia stradale di Orvieto, coordinata dalla procura di Siena che si è trovata a gestire una situazione a dir poco complessa. Sembra che l’Iveco a bordo del quale viaggiava il trasportatore campano sia rimasto coinvolto in un tamponamento a catena fra tir con un carico di generi alimentari. E’ stato necessario un lungo lavoro dei vigili del fuoco di Montepulciano per tirare fuori il conducente dalla cabina del bisonte della strada, completamente schiacciata contro il mezzo che lo precedeva. La salma è stata trasferita all’obitorio delle Scotte: non è da escludere che il pm Valentina Magnini disponga l’autopsia. Il mezzo pesante, recuperato dall’Aci di Fabro e di Arezzo, è stato sequestrato e si trova a disposizione della magistratura per gli
Si ribalta con il trattore a Verona, muore 48enne
Stava lavorando nella campagna vicino alla sua abitazione
Un 48enne di Sezano è morto oggi pomeriggio dopo essere rimasto schiacciato dal trattore che stava guidando mentre lavorava nella campagna vicino alla sua abitazione, nella frazione di Verona in Valpantena.
Gli ispettori della Spisal dell’Ulss 9 Scaligera stanno ricostruendo la dinamica del tragico ribaltamento.
Mirko De Persiis, chi è l’operatore ecologico morto sul lavoro a Valmontone
L’uomo, 42 anni, è rimasto schiacciato dal furgoncino con cui lavorava. Tanti i messaggi che lo hanno ricordato: “”Hai lasciato un grande vuoto troppo presto”
“Hai lasciato un grande vuoto troppo presto”. Mirko De Persiis, 42 anni, è morto giovedì 12 giugno a Valmontone. La vittima, che lavorava come operatore ecologico, è stato schiacciato dal furgoncino per la raccolta dei rifiuti. Secondo una delle ipotesi al vaglio, il mezzo che era parcheggiato all’inizio di via Colle Sant’Angelo, una strada con una salita ripida che porta al cimitero, potrebbe essersi sfrenato. E il veicolo, scorrendo all’indietro, si sarebbe portato dietro l’uomo per diversi metri, fino al tremendo impatto.
Incidente sul lavoro in una riseria, ferito uomo di 50 anni
Con frattura esposta caviglia, un uomo trasportato a Cto Torino
In una riseria di Morano sul Po (Alessandria) è avvenuto un incidente sul lavoro, per il quale è stato necessario l’intervento del personale sanitario del 118.
Dalle prime informazioni – come fatto sapere in una breve nota dell’ufficio stampa della centrale operativa – un uomo di 50 anni ha riportato la frattura esposta della caviglia. È stato trasportato in elicottero, in codice giallo, al Cto di Torino. Sul posto anche vigili del fuoco, Spresal (Servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro) e carabinieri per ricostruire cause ed esatta dinamica di quanto accaduto.
Tragedia nel beneventano: 68enne muore schiacciato dal trattore a Cautano
Questa volta la tragedia si è consumata a Cautano, nel beneventano, dove Angelo Saccomando, 68 anni, ha perso la vita mentre ripuliva dall’erba un terreno in contrada Loreto. Secondo le prime ricostruzioni, durante la lavorazione, il mezzo si sarebbe avvicinato a una piccola scarpata che ha improvvisamente ceduto, provocando il ribaltamento del trattore. L’uomo è rimasto schiacciato, senza possibilità di liberarsi.
A fare la drammatica scoperta è stato il figlio Nicola, allertato dalla madre Pasqualina, preoccupata per il mancato rientro del marito all’ora di pranzo. I soccorsi – con l’intervento del 118 e dei Vigili del Fuoco – si sono rivelati purtroppo inutili: non è stato possibile salvare Saccomando, noto in paese anche per la sua attività di imprenditore edile.
Walter e Lorenzo morti a pochi giorni di distanza: “Altri lavoratori Ogr uccisi dall’amianto”
Combattevano contro la stessa malattia, quella che ha colpito diversi operai delle Officine grandi riparazioni di Bologna. Tattini poco prima di morire ai nostri microfoni raccontava: “Pensavo di essermela cavata, ma il male è arrivato anche qui”
Lo scorso 30 maggio è morto Lorenzo Bassi, 79 anni, dal 1969 al 1977 operario delle Officine grandi riparazioni (Ogr) di Bologna. Bassi, in quegli anni, ha respirato le fibre di amianto che probabilmente sono la causa del mesotelioma che gli ha causato la morte. Solamente pochi giorni prima, il 20 maggio, era morto anche Walter Tattini, che a Dossier aveva raccontato la sua storia personale e quella delle Ogr.
“La vicenda di Lorenzo, assieme a quella di Walter Tattini e Bruno Fantoni, fanno anche del 2025 un anno doloroso per tutta la comunità delle Officine grandi riparazioni di Bologna – scrive sul proprio sito l’Associazione familiari e vittime dell’amianto dell’Emilia Romagna -. Vicende che si sommano al tragico stillicidio di centinaia di vittime del lavoro e dell’amianto, e tengono aperta una ferita che richiede ancora il massimo impegno dell’associazione, ma anche delle istituzioni, nella ricerca di cure efficaci, e di pratiche di prevenzione per evitare le future e possibili esposizioni all’amianto”.
Nell’inchiesta di Dossier, curata da Beppe Facchini, veniva ripercorsa la storia di quei 120mila metri quadri di via Casarini. Nell’archivio di Salvatore Fais, lamieraio nel quinto reparto delle Ogr di Bologna dal 1986 al 2015, sono riportati meticolosamente i nomi e le foto degli oltre 370 colleghi deceduti, nel corso degli anni, a causa di tumori riconducibili all’esposizione all’amianto. Molti di questi sono morti in seguito alle diagnosi di mesotelioma, la stessa malattia che ha colpito Bassi e Tattini.
L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro ha pubblicato il periodico mensile che per questo mese riporta un analisi sul rulo del Responsabile rischio amianto
Cosa tratta?
Secondo stime attendibili, in Italia sono ancora presenti circa 2,5 miliardi di metri quadrati di coperture in fibrocemento all’interno del patrimonio edilizio residenziale, pubblico, commerciale, produttivo e infrastrutturale. Questo equivale a circa 32 milioni di tonnellate di cemento-amianto, a cui si aggiunge una quantità non quantificata di amianto friabile, la cui pericolosità è ancora maggiore.
La legge 257 del 1992 ha sancito la cessazione dell’uso dell’amianto in Italia, vietandone l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione. Tuttavia, non ha previsto misure specifiche per la rimozione dell’amianto già presente negli edifici e negli impianti.
Questo vuoto normativo ha determinato la permanenza di una quantità significativa di Materiali Contenenti Amianto (MCA) ancora in opera. Da qui nasce l’esigenza di affrontare il problema in modo sistematico, sia per tutelare la salute e la sicurezza delle persone, lavoratori e cittadini, sia per salvaguardare l’ambiente. Ciò implica interventi di monitoraggio, manutenzione, bonifica e smaltimento sicuro dei materiali contaminati.
l proprietario dell’immobile e/o il responsabile dell’attività che vi si svolge è il soggetto sul quale ricade l’obbligo di provvedere alla gestione nel tempo degli MCA, inoltre ha il compito di nominare un “responsabile con compiti di controllo e coordinamento di tutte le attività manutentive che possono interessare i materiali di amianto”.
Questa nuova figura, comunemente conosciuta come Responsabile del Rischio Amianto (RRA), affianca il proprietario/responsabile nel:
verificare la presenza e l’ubicazione esatta degli MCA;
redigere il piano di controllo e manutenzione sugli MCA;
tenere idonea documentazione sull’ubicazione degli MCA;
garantire il rispetto delle misure di sicurezza (per attività di pulizia, interventi di manutenzione e per ogni evento che possa causare un disturbo degli MCA);
fornire agli occupanti dell’edificio una corretta informazione sulla presenza di amianto, sui potenziali rischi e sui comportamenti da adottare.
Egli, inoltre, collabora con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, fornendo tutte le informazioni e i dati necessari a permettere una corretta valutazione dei rischi, e monitora periodicamente lo stato di conservazione degli MCA, per identificare tempestivamente eventuali deterioramenti, documentando regolarmente le condizioni dei materiali.
Nonostante l’ampiezza del campo d’azione e al di là della sua denominazione ufficiale, la normativa vigente non definisce in modo chiaro le responsabilità, i compiti e i limiti operativi dell’RRA. Inoltre, mancano indicazioni precise sui requisiti professionali necessari per ricoprire tale ruolo, lasciando spazio a interpretazioni e incertezze applicative.
Solo recentemente grazie alla normazione tecnica queste lacune sono state colmate, con la pubblicazione della prassi di riferimento UNI/PdR 152-2:2023, essa, non si limita a definirne compiti ma approfondisce i contenuti indicando anche le attività che l’RRA svolge per adempiere ai suoi compiti.
La figura del Responsabile del Rischio Amianto rappresenta un nodo cruciale nella gestione della sicurezza ambientale e sanitaria nei contesti in cui l’amianto è ancora presente. Le sue responsabilità spaziano dal monitoraggio dei materiali contenenti amianto alla pianificazione degli interventi di manutenzione, bonifica e smaltimento, fino alla comunicazione dei rischi a lavoratori e cittadini.
Per svolgere efficacemente questo ruolo, l’RRA deve possedere competenze tecniche specifiche in ambito ambientale, normativo e sanitario, oltre a capacità organizzative e gestionali. Tuttavia, la mancanza di un inquadramento normativo chiaro rischia di limitarne l’efficacia.
Riconoscere formalmente le sue funzioni e definire standard formativi adeguati è un passo necessario per garantire una gestione sicura, trasparente e competente del rischio amianto, a tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
Tragedia sul lavoro: operaio muore schiacciato da un cingolato
Il terribile incidente è avvenuto a cavallo tra la provincia di Trento e quella di Bolzano, con l’uomo che stava lavorando a quota 1.800 metri. Nonostante la rapidità dei soccorsi per lui non c’è stato nulla da fare
Un 65,enne, Othmar Weger, che stava lavorando in un cantiere forestale è morto, schiacciato dal mezzo cingolato che stava manovrando; questo è ciò che è emerso dai primi riscontri. È successo poco prima di mezzogiorno di oggi, mercoledì 11 giugno, in alta val di Non, al confine con la provincia di Bolzano. Più precisamente in località Sous, a Castelfondo, nel territorio comunale di Borgo d’Anaunia.
La vittima stava lavorando con un cingolato in quota, a 1.800 metri, nell’area di malga Castrin. Sul posto i vigili del fuoco volontari e il soccorso alpino dell’Alto Adige. Purtroppo, però, per l’operaio non c’è stato nulla da fare.
Operaio muore cadendo per 7 metri, un altro schiacciato da un cingolato: ennesime tragedie sul lavoro in Italia
Altri due operai sono morti sul posto di lavoro: a Lecce il 26enne Razvan Iulian Gurau è deceduto in seguito a una caduta di 7 metri, mentre a Borgo d’Anaunia, nel tridentino, un lavoratore è rimasto schiacciato da un cingolato.
Un volo di 7 metri, che gli è costato la vita. A Lecce è morto oggi pomeriggio Razvan Iulian Gurau, operaio rumeno di 26 anni, che stava eseguendo dei lavori di manutenzione in uno stabile in viale Leopardi numero 160. L’uomo era un dipendente della Edac Lecce, ditta di edilizia acrobatica con sede nella città puglie
Secondo una prima ricostruzione, l’incidente si sarebbe verificato intorno alle 13, quando il lavoratore era impegnato a pulire alcune vetrate dell’edificio. Ad un certo punto, però, una delle corde di sicurezza si è spezzata e ha ceduto: l’uomo si è schiantato al suolo dal quarto piano. Nonostante i tentativi da parte di un collega di 22 anni, non sarebbe stato possibile impedire l’incidente. Arrabbiato per non esser riuscito a salvare il 26enne, il soccorritore ha tirato un pugno al muro e si è rotto la mano.
Sul posto si è presentato il personale sanitario, che, però, non è riuscito a salvare Gurau, forse morto sul colpo. Presenti anche la Polizia di Stato per i rilievi necessari e i tecnici del Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (Spesal) dell’ASL, che hanno il compito di verificare se siano state rispettate le normative riguardanti la sicurezza sul lavoro. Cruciale sarà capire cos’ha provocato la rottura della corda, elemento fondamentale per ricostruire la dinamica della tragedia.