Due operai morti il 15 giugno in seguito a gravi incidenti sul lavoro
Il 15 giugno 2025 si sono registrati due decessi in seguito a distinti incidenti sul lavoro avvenuti nei giorni precedenti in Basilicata e in Toscana.
A Potenza, è deceduto Ferdinando Roma, operaio 35enne rimasto gravemente ferito il 9 giugno scorso nell’azienda “Patrone e Mongiello” di Tito (Potenza), specializzata nella deformazione a freddo di materiali metallici. L’uomo era stato schiacciato da una pressa e, nonostante il tempestivo intervento del 118 Basilicata e il ricovero all’ospedale San Carlo, le sue condizioni erano apparse da subito disperate. Sull’accaduto la Procura di Potenza ha aperto un’inchiesta, affidata ai Carabinieri del Comando provinciale.
Sempre il 15 giugno, è morto all’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena un operaio agricolo 47enne, di origine albanese e da tempo residente in Italia, che il 13 giugno era rimasto vittima di un incidente nei campi a Monterchi (Arezzo), in località Centena. Mentre stava lavorando, era stato travolto da un trattore, riportando gravissimi traumi addominali e al bacino. Ricoverato in condizioni critiche, è deceduto dopo due giorni di agonia. Le autorità competenti stanno svolgendo accertamenti per chiarire le dinamiche dell’incidente.
Malore in azienda, muore operaio 48enne a Suisio: disposta l’autopsia
La tragedia è avvenuta sabato mattina alla Tecnoimpianti Apm. L’uomo, di origine romena e residente a Bergamo, è stato colto da un improvviso malore mentre lavorava.
Un operaio di 48 anni, di origine romena e residente a Bergamo, ha perso la vita nella tarda mattinata di sabato 14 giugno mentre si trovava al lavoro presso la Tecnoimpianti Apm, azienda situata in via dei Piazzoli, nella zona industriale di Suisio.
L’uomo, impiegato come conto terzista per un’azienda milanese specializzata in sabbiature, è stato trovato a terra privo di sensi intorno alle 11 dai colleghi, che hanno immediatamente cercato di prestargli i primi soccorsi, allertando nel contempo il numero di emergenza 112.
Intervento immediato ma vano Sul posto sono giunti l’auto medicalizzata da Bergamo e un’ambulanza della Croce Rossa di Bergamo Ovest da Bonate Sotto. I sanitari hanno tentato ripetutamente di rianimarlo, ma le condizioni dell’uomo sono apparse subito disperate. Dopo diversi minuti di tentativi, è stato dichiarato il decesso.
Indagini sul posto di lavoro Essendo avvenuto sul posto di lavoro, il decesso ha richiesto l’intervento dei tecnici del Dipartimento Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro di Ats Bergamo, oltre alla polizia locale intercomunale di Centrisola, guidata dal comandante Manolo Vincenzo Mangoni. Le autorità hanno raccolto testimonianze dai colleghi e dai responsabili della ditta, ricostruendo l’accaduto.
L’ipotesi più probabile resta quella di un malore improvviso. Al momento non sono stati riscontrati elementi che facciano pensare a un incidente o infortunio legato all’attività lavorativa. Per escludere ogni dubbio, tuttavia, la Procura ha disposto l’autopsia sulla salma.
La salma trasferita a Bergamo I familiari del 48enne sono stati rintracciati nel corso della giornata. A Suisio sono arrivati due nipoti, mentre la salma è stata trasferita presso la camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove verrà effettuato l’esame autoptico nei prossimi giorni.
L’episodio ha scosso i dipendenti della ditta e la comunità locale. I controlli proseguiranno anche nei prossimi giorni per accertare eventuali responsabilità e verificare la regolarità delle condizioni di lavoro.
Alternanza scuola-lavoro, una 17enne rischia la mano
Capitale disumano Ferita da un tosaerba e operata: dall’inizio del 2025 ci sono stati 600 studenti infortunati. Un sistema perverso: correre simili rischi è un obbligo, altrimenti niente maturità
Ha diciassette anni la studentessa di Castelfranco Emilia in provincia di Modena che è rimasta ferita nel secondo giorno di alternanza scuola-lavoro in un vivaio cittadino. Insieme a un gruppo di campagne di classe aveva appena iniziato un’attività indefinibile, sospesa tra la formazione al lavoro degli adolescenti e l’abuso del lavoro minorile, oggi obbligatoria per accedere all’esame di maturità. La famiglia della studentessa ha presentato denuncia, i carabinieri indagano e stanno per iniziare gli esami di Stato dove 524.415 studenti presenteranno un certificato di frequenza a questa «attività formativa».
I FATTI SONO ACCADUTI il 4 giugno scorso. Sono emersi ieri sul Resto del Carlino. Secondo le ricostruzioni la studentessa si è ferita gravemente alla mano sinistra, e ha rischiato di perdere tre dita, mentre stava utilizzando un tosaerba. È stato detto che stava operando all’esterno del vivaio, sul ciglio della strada e da sola. E non pare nemmeno che fosse seguita dalla figura del «tutor». La studentessa è stata sottoposta ad un delicato intervento urgente e non è ancora dato sapere se riacquisterà l’uso completo dell’arto. «Un episodio che può sottendere gravissime responsabilità – ha detto l’avvocato della famiglia, Henrich Stove – anche in considerazione del massimo scrupolo che si deve porre quando si ricevono studenti nell’abito di percorsi formativi con le scuole». Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi Sinistra ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’istruzione Valditara. «Il ministro dimostra che l’attenzione sulle norme di sicurezza e l’attività di Pcto non sono una priorità per il ministro» ha denunciato Eleonora Verde (Flc-Cgil, Modena)
Tamponamento a catena fra tir, muore un camionista di 53 anni. Chi era la vittima
L’incidente nel tratto prima dell’uscita per Chiusi. Nicola Gnazzo era di Capacci Paestum. Lascia moglie e figlia
Siena, 13 giugno 2025 – Un inferno. Prima di fuoco, poi, di sangue. Perché si sono verificati due incidenti molto gravi nel tratto senese dell’autostrada, a circa venti chilometri di distanza però e in corsie diverse. Nel secondo ha perso la vita un camionista di 53 anni, Nicola Gnazzo, originario di Salerno ma residente nel comune di Capaccio Paestum. La dinamica viene ricostruita in queste ore dalla polizia stradale di Orvieto, coordinata dalla procura di Siena che si è trovata a gestire una situazione a dir poco complessa. Sembra che l’Iveco a bordo del quale viaggiava il trasportatore campano sia rimasto coinvolto in un tamponamento a catena fra tir con un carico di generi alimentari. E’ stato necessario un lungo lavoro dei vigili del fuoco di Montepulciano per tirare fuori il conducente dalla cabina del bisonte della strada, completamente schiacciata contro il mezzo che lo precedeva. La salma è stata trasferita all’obitorio delle Scotte: non è da escludere che il pm Valentina Magnini disponga l’autopsia. Il mezzo pesante, recuperato dall’Aci di Fabro e di Arezzo, è stato sequestrato e si trova a disposizione della magistratura per gli
Si ribalta con il trattore a Verona, muore 48enne
Stava lavorando nella campagna vicino alla sua abitazione
Un 48enne di Sezano è morto oggi pomeriggio dopo essere rimasto schiacciato dal trattore che stava guidando mentre lavorava nella campagna vicino alla sua abitazione, nella frazione di Verona in Valpantena.
Gli ispettori della Spisal dell’Ulss 9 Scaligera stanno ricostruendo la dinamica del tragico ribaltamento.
Mirko De Persiis, chi è l’operatore ecologico morto sul lavoro a Valmontone
L’uomo, 42 anni, è rimasto schiacciato dal furgoncino con cui lavorava. Tanti i messaggi che lo hanno ricordato: “”Hai lasciato un grande vuoto troppo presto”
“Hai lasciato un grande vuoto troppo presto”. Mirko De Persiis, 42 anni, è morto giovedì 12 giugno a Valmontone. La vittima, che lavorava come operatore ecologico, è stato schiacciato dal furgoncino per la raccolta dei rifiuti. Secondo una delle ipotesi al vaglio, il mezzo che era parcheggiato all’inizio di via Colle Sant’Angelo, una strada con una salita ripida che porta al cimitero, potrebbe essersi sfrenato. E il veicolo, scorrendo all’indietro, si sarebbe portato dietro l’uomo per diversi metri, fino al tremendo impatto.
Incidente sul lavoro in una riseria, ferito uomo di 50 anni
Con frattura esposta caviglia, un uomo trasportato a Cto Torino
In una riseria di Morano sul Po (Alessandria) è avvenuto un incidente sul lavoro, per il quale è stato necessario l’intervento del personale sanitario del 118.
Dalle prime informazioni – come fatto sapere in una breve nota dell’ufficio stampa della centrale operativa – un uomo di 50 anni ha riportato la frattura esposta della caviglia. È stato trasportato in elicottero, in codice giallo, al Cto di Torino. Sul posto anche vigili del fuoco, Spresal (Servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro) e carabinieri per ricostruire cause ed esatta dinamica di quanto accaduto.
Tragedia nel beneventano: 68enne muore schiacciato dal trattore a Cautano
Questa volta la tragedia si è consumata a Cautano, nel beneventano, dove Angelo Saccomando, 68 anni, ha perso la vita mentre ripuliva dall’erba un terreno in contrada Loreto. Secondo le prime ricostruzioni, durante la lavorazione, il mezzo si sarebbe avvicinato a una piccola scarpata che ha improvvisamente ceduto, provocando il ribaltamento del trattore. L’uomo è rimasto schiacciato, senza possibilità di liberarsi.
A fare la drammatica scoperta è stato il figlio Nicola, allertato dalla madre Pasqualina, preoccupata per il mancato rientro del marito all’ora di pranzo. I soccorsi – con l’intervento del 118 e dei Vigili del Fuoco – si sono rivelati purtroppo inutili: non è stato possibile salvare Saccomando, noto in paese anche per la sua attività di imprenditore edile.
Walter e Lorenzo morti a pochi giorni di distanza: “Altri lavoratori Ogr uccisi dall’amianto”
Combattevano contro la stessa malattia, quella che ha colpito diversi operai delle Officine grandi riparazioni di Bologna. Tattini poco prima di morire ai nostri microfoni raccontava: “Pensavo di essermela cavata, ma il male è arrivato anche qui”
Lo scorso 30 maggio è morto Lorenzo Bassi, 79 anni, dal 1969 al 1977 operario delle Officine grandi riparazioni (Ogr) di Bologna. Bassi, in quegli anni, ha respirato le fibre di amianto che probabilmente sono la causa del mesotelioma che gli ha causato la morte. Solamente pochi giorni prima, il 20 maggio, era morto anche Walter Tattini, che a Dossier aveva raccontato la sua storia personale e quella delle Ogr.
“La vicenda di Lorenzo, assieme a quella di Walter Tattini e Bruno Fantoni, fanno anche del 2025 un anno doloroso per tutta la comunità delle Officine grandi riparazioni di Bologna – scrive sul proprio sito l’Associazione familiari e vittime dell’amianto dell’Emilia Romagna -. Vicende che si sommano al tragico stillicidio di centinaia di vittime del lavoro e dell’amianto, e tengono aperta una ferita che richiede ancora il massimo impegno dell’associazione, ma anche delle istituzioni, nella ricerca di cure efficaci, e di pratiche di prevenzione per evitare le future e possibili esposizioni all’amianto”.
Nell’inchiesta di Dossier, curata da Beppe Facchini, veniva ripercorsa la storia di quei 120mila metri quadri di via Casarini. Nell’archivio di Salvatore Fais, lamieraio nel quinto reparto delle Ogr di Bologna dal 1986 al 2015, sono riportati meticolosamente i nomi e le foto degli oltre 370 colleghi deceduti, nel corso degli anni, a causa di tumori riconducibili all’esposizione all’amianto. Molti di questi sono morti in seguito alle diagnosi di mesotelioma, la stessa malattia che ha colpito Bassi e Tattini.
L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro ha pubblicato il periodico mensile che per questo mese riporta un analisi sul rulo del Responsabile rischio amianto
Cosa tratta?
Secondo stime attendibili, in Italia sono ancora presenti circa 2,5 miliardi di metri quadrati di coperture in fibrocemento all’interno del patrimonio edilizio residenziale, pubblico, commerciale, produttivo e infrastrutturale. Questo equivale a circa 32 milioni di tonnellate di cemento-amianto, a cui si aggiunge una quantità non quantificata di amianto friabile, la cui pericolosità è ancora maggiore.
La legge 257 del 1992 ha sancito la cessazione dell’uso dell’amianto in Italia, vietandone l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione. Tuttavia, non ha previsto misure specifiche per la rimozione dell’amianto già presente negli edifici e negli impianti.
Questo vuoto normativo ha determinato la permanenza di una quantità significativa di Materiali Contenenti Amianto (MCA) ancora in opera. Da qui nasce l’esigenza di affrontare il problema in modo sistematico, sia per tutelare la salute e la sicurezza delle persone, lavoratori e cittadini, sia per salvaguardare l’ambiente. Ciò implica interventi di monitoraggio, manutenzione, bonifica e smaltimento sicuro dei materiali contaminati.
l proprietario dell’immobile e/o il responsabile dell’attività che vi si svolge è il soggetto sul quale ricade l’obbligo di provvedere alla gestione nel tempo degli MCA, inoltre ha il compito di nominare un “responsabile con compiti di controllo e coordinamento di tutte le attività manutentive che possono interessare i materiali di amianto”.
Questa nuova figura, comunemente conosciuta come Responsabile del Rischio Amianto (RRA), affianca il proprietario/responsabile nel:
verificare la presenza e l’ubicazione esatta degli MCA;
redigere il piano di controllo e manutenzione sugli MCA;
tenere idonea documentazione sull’ubicazione degli MCA;
garantire il rispetto delle misure di sicurezza (per attività di pulizia, interventi di manutenzione e per ogni evento che possa causare un disturbo degli MCA);
fornire agli occupanti dell’edificio una corretta informazione sulla presenza di amianto, sui potenziali rischi e sui comportamenti da adottare.
Egli, inoltre, collabora con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, fornendo tutte le informazioni e i dati necessari a permettere una corretta valutazione dei rischi, e monitora periodicamente lo stato di conservazione degli MCA, per identificare tempestivamente eventuali deterioramenti, documentando regolarmente le condizioni dei materiali.
Nonostante l’ampiezza del campo d’azione e al di là della sua denominazione ufficiale, la normativa vigente non definisce in modo chiaro le responsabilità, i compiti e i limiti operativi dell’RRA. Inoltre, mancano indicazioni precise sui requisiti professionali necessari per ricoprire tale ruolo, lasciando spazio a interpretazioni e incertezze applicative.
Solo recentemente grazie alla normazione tecnica queste lacune sono state colmate, con la pubblicazione della prassi di riferimento UNI/PdR 152-2:2023, essa, non si limita a definirne compiti ma approfondisce i contenuti indicando anche le attività che l’RRA svolge per adempiere ai suoi compiti.
La figura del Responsabile del Rischio Amianto rappresenta un nodo cruciale nella gestione della sicurezza ambientale e sanitaria nei contesti in cui l’amianto è ancora presente. Le sue responsabilità spaziano dal monitoraggio dei materiali contenenti amianto alla pianificazione degli interventi di manutenzione, bonifica e smaltimento, fino alla comunicazione dei rischi a lavoratori e cittadini.
Per svolgere efficacemente questo ruolo, l’RRA deve possedere competenze tecniche specifiche in ambito ambientale, normativo e sanitario, oltre a capacità organizzative e gestionali. Tuttavia, la mancanza di un inquadramento normativo chiaro rischia di limitarne l’efficacia.
Riconoscere formalmente le sue funzioni e definire standard formativi adeguati è un passo necessario per garantire una gestione sicura, trasparente e competente del rischio amianto, a tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
Tragedia sul lavoro: operaio muore schiacciato da un cingolato
Il terribile incidente è avvenuto a cavallo tra la provincia di Trento e quella di Bolzano, con l’uomo che stava lavorando a quota 1.800 metri. Nonostante la rapidità dei soccorsi per lui non c’è stato nulla da fare
Un 65,enne, Othmar Weger, che stava lavorando in un cantiere forestale è morto, schiacciato dal mezzo cingolato che stava manovrando; questo è ciò che è emerso dai primi riscontri. È successo poco prima di mezzogiorno di oggi, mercoledì 11 giugno, in alta val di Non, al confine con la provincia di Bolzano. Più precisamente in località Sous, a Castelfondo, nel territorio comunale di Borgo d’Anaunia.
La vittima stava lavorando con un cingolato in quota, a 1.800 metri, nell’area di malga Castrin. Sul posto i vigili del fuoco volontari e il soccorso alpino dell’Alto Adige. Purtroppo, però, per l’operaio non c’è stato nulla da fare.
Operaio muore cadendo per 7 metri, un altro schiacciato da un cingolato: ennesime tragedie sul lavoro in Italia
Altri due operai sono morti sul posto di lavoro: a Lecce il 26enne Razvan Iulian Gurau è deceduto in seguito a una caduta di 7 metri, mentre a Borgo d’Anaunia, nel tridentino, un lavoratore è rimasto schiacciato da un cingolato.
Un volo di 7 metri, che gli è costato la vita. A Lecce è morto oggi pomeriggio Razvan Iulian Gurau, operaio rumeno di 26 anni, che stava eseguendo dei lavori di manutenzione in uno stabile in viale Leopardi numero 160. L’uomo era un dipendente della Edac Lecce, ditta di edilizia acrobatica con sede nella città puglie
Secondo una prima ricostruzione, l’incidente si sarebbe verificato intorno alle 13, quando il lavoratore era impegnato a pulire alcune vetrate dell’edificio. Ad un certo punto, però, una delle corde di sicurezza si è spezzata e ha ceduto: l’uomo si è schiantato al suolo dal quarto piano. Nonostante i tentativi da parte di un collega di 22 anni, non sarebbe stato possibile impedire l’incidente. Arrabbiato per non esser riuscito a salvare il 26enne, il soccorritore ha tirato un pugno al muro e si è rotto la mano.
Sul posto si è presentato il personale sanitario, che, però, non è riuscito a salvare Gurau, forse morto sul colpo. Presenti anche la Polizia di Stato per i rilievi necessari e i tecnici del Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (Spesal) dell’ASL, che hanno il compito di verificare se siano state rispettate le normative riguardanti la sicurezza sul lavoro. Cruciale sarà capire cos’ha provocato la rottura della corda, elemento fondamentale per ricostruire la dinamica della tragedia.
Incidente: si ribalta in strada con il trattore, morto un uomo di 69 anni
Estratto dai vigili del fuoco, nulla da fare per i medici
Un mezzo agricolo si è ribaltato questa mattina nei pressi della strada regionale 2, nel comune di Barberino Tavarnelle. Alla guida c’era un uomo che è rimasto schiacciato sotto il mezzo. Sul posto, intorno alle 9:20, sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno alzato il trattore ed estratto l’uomo: lo hanno consegnato ai sanitari accorsi, ma purtroppo era già deceduto. Da accertare le dinamiche di quanto accaduto. Dalle prime notizie trapelata sembrava si trattasse di un incidente sul lavoro, invece si è appurati che l’uomo guidava il mezzo per passione.
Chi era l’uomo alla guida del trattore
La vittima si chiamava Sandro Mugnaini, padre di tre figli. Uno dei suoi figli è un ristoratore di Barberino Val d’Elsa. Aveva una passione per la caccia così come per l’agricoltura. Durante il tempo libero, infatti, guidava il trattore e si dedicava ai campi. Il sessantanovenne era in pensione e proprio mentre guidava il mezzo ha preso male una curva di via della Repubblica, a pochi metri dall’hotel Primavera nei pressi della località San Filippo, e si è ribaltato.
Solo nei primi tre mesi del 2025 l’INAIL ha registrato 96.944 denunce di infortuni sul lavoro, di cui 146 con esito mortale, a cui si aggiungono 59 morti in itinere, con un aumento del 51 per cento rispetto all’anno precedente.
Si ribalta il trattore, muore un uomo di 69 anni
BENEVENTO, 10 GIU – Un uomo di 69 anni è morto per le gravi ferite riportate in seguito al ribaltamento del trattore di cui era alla guida.
Si ribalta con il trattorino mentre taglia l’erba: morto
Tragedia a Tolentino: l’uomo e il mezzo sono precipitati in una piccola scarpata, finendo sulla strada sottostante. Per il sessantenne non c’è stato scampo
Tolentino (Macerata), 10 giugno 2025 – Un’altra tragedia a Tolentino. Questa mattina, intorno alle 10, in contrada Pianciano, un uomo di 60 anni stava tagliando l’erba con un trattorino nel campo di sua proprietà quando all’improvviso è caduto.
Il campo si trova in una posizione sopraelevata rispetto alla strada (circa 3-4 metri sopra). Il sessantenne col trattore, dalle prime ricostruzioni, sarebbe caduto da questa scarpata finendo sulla strada. Ed è rimasto schiacciato sotto al trattore. Un urto violentissimo che purtroppo non ha lasciato scampo.
Shiacciato dal trattore nel Fanese, morto un 81enne
Tragedia nel pomeriggio durante il lavoro nei campi
Terre Roveresche (Pesaro e Urbino), 6 giugno 2025 – Tragedia, nel tardo pomeriggio a Piagge di Terre Roveresche. Un uomo di 81 anni, Maurizio Pasquini, ha perso la vita dopo essersi ribaltato col proprio trattorino mentre stava eseguendo dei lavori nei campi dietro alla sua abitazione, posta all’ingresso del paese provenendo lungo la Provinciale Orcianese in direzione monte-mare.
L’incidente si è verificato poco prima delle 18. Ancora da chiarire l’esatta dinamica, anche se sembra che l’uomo, ex mobiliere, molto conosciuto in zona, sarebbe rimasto schiacciato sotto il mezzo agricolo, forse a causa di una manovra sbagliata o di un improvviso sbilanciamento dello stesso. L’intervento dei sanitari del 118 è stato tempestivo, ma nonostante i tentativi di rianimazione l’anziano non ha più ripreso conoscenza.
Fibre sostitutive dell’amianto: nuove evidenze INAIL sui potenziali rischi per la salute nei luoghi di lavoro
Il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale dell’INAIL (Dimeila) ha recentemente pubblicato una scheda informativa che riassume le nuove evidenze emerse da studi in vitro sugli effetti tossici delle fibre artificiali vetrose (FAV) di nuova generazione e delle fibre policristalline (PCW), utilizzate come alternative all’amianto.
Di cosa tratta:
L’amianto, bandito in Italia con la Legge n. 257/1992, era largamente impiegato per la sua resistenza al calore e le proprietà isolanti. La sua pericolosità, tanto da essere classificato come “certamente cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 1 – IARC), è legata alla biopersistenza delle fibre respirabili che, una volta inalate, possono provocare asbestosi, mesotelioma e tumori polmonari. La sostituzione dell’amianto ha portato allo sviluppo di fibre alternative, in particolare:
Fibre Artificiali Vetrose (FAV): include le lane minerali classiche e quelle di nuova generazione (AES – silicati alcalino-terrosi e HT – lane ad alto contenuto di allumina e basso contenuto di silice);
Fibre policristalline (PCW): materiali composti da una struttura cristallina con un’eccellente resistenza termica.
Queste fibre sono state progettate per avere maggiore biosolubilità e minor permanenza nei tessuti polmonari, riducendo il rischio rispetto all’amianto.
Il Dimeila ha condotto due studi in vitro su cellule polmonari umane, comparando gli effetti di PCW, FAV AES1 (alta percentuale di MgO), FAV AES2 (alta percentuale di CaO) con quelli delle fibre ceramiche refrattarie (FCR), già note per la loro tossicità.
Il Dimeila ha condotto due studi in vitro su cellule polmonari umane, comparando gli effetti di PCW, FAV AES1 (alta percentuale di MgO), FAV AES2 (alta percentuale di CaO) con quelli delle fibre ceramiche refrattarie (FCR), già note per la loro tossicità.
I risultati suggeriscono che, sebbene considerate finora più sicure, alcune di queste fibre possono comunque indurre effetti avversi sulle cellule polmonari umane:
Le PCW inducono danno ossidativo al DNA (test Fpg-comet) e rilascio di interleuchine pro-infiammatorie (IL-6), seppur in misura inferiore alle FCR.
Le AES, pur essendo fibre biosolubili, hanno comunque mostrato effetti citotossici, genotossici e infiammatori, variabili a seconda della composizione chimica e del terreno di coltura.
Le differenze di tossicità sono legate a forma, dimensione, composizione chimica e biopersistenza delle fibre.
Anche se meno pericolose dell’amianto, le fibre sostitutive non sono quindi prive di rischio. I risultati sollevano interrogativi sulla reale sicurezza di materiali oggi considerati “a basso rischio”, evidenziando la necessità di:
Monitoraggio ambientale nei luoghi dove si impiegano fibre AES o PCW;
Adozione di DPI idonei per le vie respiratorie;
Ventilazione adeguata degli ambienti di lavoro e smaltimento controllato;
Introduzione di biomarcatori precoci per identificare gli effetti dell’esposizione.
L’esposizione:
I lavoratori potenzialmente esposti alle fibre sostitutive dell’amianto appartengono principalmente al settore delle costruzioni o in generale nelle attività edilizie come manutenzione o rimozione di manufatti, ma anche persone che lavorano in edifici sottoposti a manutenzione o ristrutturazione.
Le vie respiratorie rappresentano la più comune via di esposizione, ma questa può avvenire anche per contatto con cutaneo o attraverso gli occhi.
Conclusioni:
Gli autori sottolineano l’importanza di ulteriori ricerche con studi più approfonditi sia in vitro che su lavoratori esposti. La valutazione tossicologica delle fibre “alternative” è ancora incompleta: è necessario aggiornare costantemente la classificazione del rischio in base alle evidenze scientifiche più recenti e adottare misure di prevenzione e protezione come l’utilizzo di APVR, il monitoraggio dell’aria e la gestione dei materiali durante le lavorazioni.
Ansia e amianto, la diagnosi non arriva ma la paura consuma
Si parla spesso, giustamente, dell’importanza della psicoterapiaper chi è affetto da una malattia amianto correlata. Oggi focalizziamo l’attenzione verso coloro che non hanno sviluppato una patologia ma che potrebbero, potenzialmente, esserne affetti in futuro. Chi ha avuto contatti con materiali contaminati, pur senza una diagnosi, vive spesso in uno stato di costante tensione psicologica.
Esposizione all’amianto e salute mentale: l’incertezza che diventa stress cronico
Non serve una diagnosi per sentirsi malati. Per molte persone che in passato hanno lavorato a contatto con l’amianto, o vissuto in ambienti contaminati, il solo sospetto di essere a rischio basta a generare una condizione di terribile stress continuo. La paura che una patologia possa manifestarsi da un momento all’altro pesa come una condanna invisibile.
“È come vivere in attesa di una sentenza che non arriva mai, ma che temi da tempo”, raccontano in tanti. È un disagio profondo: insonnia, difficoltà a concentrarsi, allarme costante per ogni piccolo sintomo. La mente reagisce come se la malattia fosse già presente.
Bonanni (ONA): “Venga garantita sorveglianza e supporto psicologico”
Ezio Bonanni, avvocato e presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, da anni evidenzia le carenze nel sistema di prevenzione e assistenza ai soggetti esposti: “Il solo fatto di essere stati esposti all’amianto è causa di preoccupazione e sofferenza. Sarebbe opportuno garantire sostegno psicologico a tutti, non solo a chi ha già ricevuto una diagnosi”.
Bonanni insiste sulla necessità di un’azione più decisa da parte delle istituzioni: “E’ necessario porre l’attenzione non solo sul riconoscimento delle malattie, ma anche nella tutela preventiva, inclusa quella psicologica. Non possiamo abbandonare chi vive con questa angoscia: il diritto alla salute comprende anche la salute psichica”.
Una lunga attesa fatta di controlli e terrore
Le patologie asbesto-correlate come il mesotelioma, possono emergere anche a distanza di 20, 30 o 40 anni dall’esposizione. Questo dato scientifico, ormai noto, non fa che aumentare il senso di precarietà tra gli ex esposti. Ogni visita di controllo può trasformarsi in un momento di panico, ogni referto in una possibile condanna.
La sensazione di essere “malati in potenza” finisce per trasformarsi in disagio reale, che incide su vita lavorativa, relazioni personali, e salutee mentale.
L’urgenza di un riconoscimento anche per la sofferenza impalpabile
“Serve una presa in carico completa”, conclude Bonanni. “Non solo diagnosi e risarcimenti, ma prevenzione vera: informazione, monitoraggi continui, supporto psicologico. Perché anche chi non è ancora malato ha diritto a vivere senza essere schiacciato dalla paura”.
Amianto, nuova vittima di mesotelioma tra i lavoratori delle ex Ogr
Lorenzo Bassi, 79 anni, era entrato nelle officine nel 1969 e faceva il manovale specializzato. I colleghi: “Terzo morto in poco più di due mesi, strage infinita”
Amianto.
Genova: storia di una lotta operaia” è iI docufilm che racconta la battaglia sindacale, durata oltre 10 anni (dal 2006 al 2016) della classe operaia genovese per vedersi restituire i propri diritti, prodotto dalla Camera del Lavoro di Genova, dallo Spi-Cgil Genova e Liguria e dalla Fiom-Cgil Genova Oltre 1.400 lavoratori, alcuni malati o deceduti, colpiti dall’esposizione all’amianto sono stati indagati come truffatori dimenticando i danni inoppugnabili provocati dall’asbesto.
Tra il 1994 e il 2020 l’Inail ha registrato in Liguria oltre 3.600 decessi provocati dall’esposizione all’amianto, di cui oltre la metà a Genova. Il docufilm sarà presentato in anteprima nazionale alle 18 di domani, giovedì 5 giugno, presso il teatro Verdi a Sestri Ponente, subito dopo la chiusura (alle 16.45) della campagna referendaria per i cinque “sì” ai referendum dell’8 e 9 giugno.
La storia della battaglia – unica, perché a Genova lavoratori e lavoratrici venivano messi sotto inchiesta mentre nel resto d’Italia venivano riconosciuti i diritti di chi era stato esposto all’amianto sul posto di lavoro – inizia con l’inchiesta della magistratura genovese, terminata con un nulla di fatto e si sviluppa attraverso il racconto dei protagonisti. La proiezione sarà preceduta da una breve introduzione condotta dalla giornalista Sara Tagliente e vedrà la partecipazione di Alessandro Rela e Livio Verdi, ex operai e sindacalisti Fiom, Marcello Zinola giornalista, Ugo Roffi e Ludovica Schiaroli registi e Ivano Bosco segretario generale Spi-Cgil Genova. “Cgil, Fiom-Cgil e Spi-Cgil non hanno mai chiesto o cercato la vendetta ma chiarezza, verità e giustizia – spiega Igor Magni, segretario generale Cgil Genova – anche per restituire la dignità ai malati, alle vittime, ai loro familiari, ai lavoratori offesi con accuse infondate e infamanti”.
CONTRO: ➢IL GENOCIDIO DEI PALESTINESI ➢L’INVIO DI ARMI AD ISRAELE ➢IL RIARMO E LA GUERRA ➢L’AUMENTO SPESE MILITARI ➢L’ECONOMIA DI GUERRA
PER: ➢IL BLOCCO DELLE RELAZIONI DIPLOMATICHE ED ECONOMICHE CON ISRAELE ➢LA PACE ➢GLI INVESTIMENTI SU SANITÀ, SCUOLA, TRASPORTI E WELFARE
Sì – AUMENTO DEI SALARI E DELLE PENSIONI -DIRITTO ALL’ABITARE.
NO – SFRUTTAMENTO SU LAVORO E ALLA PRECARIETÀ – MORTI SUL LAVORO E TAGLI SULLA SALUTE E SICUREZZA.
Restare zitti e buoni non si può. E’ ORA CHE I LAVORATORI PRENDANO LA PAROLA. Il silenzio del Governo rispetto al Genocidio del Popolo Palestinese è vergognoso. Riprovevole l’ossequiosa compiacenza che Meloni&soci manifestano nei confronti di Israele, tentando di sabotare qualunque pronunciamento della comunità internazionale nei confronti degli assassinii di uomini, donne e bambini, ordinati dal sanguinario Netanyahu. Costituisce un oggettivo pericolo la decisione dell’Esecutivo di aumentare la spesa militare, in spregio della volontà della grande maggioranza degli italiani che sanno bene che a pagare le guerre sono le masse popolari ed i lavoratori mentre lucrano gli speculatori di morte e distruzione. Altro che minaccia di invasione e di attacco da forze straniere: è la vulgata di un Governo che tenta di nascondere le vere emergenze. In realtà i lavoratori ed i cittadini fanno quotidianamente i conti con i tagli alla Sanità, alla Scuola, ai Trasporti e con l’erosione del Welfare. Per non parlare del caro affitti: si nega il Diritto all’Abitare, da inserire urgentemente in Costituzione. Salari e pensioni sono la reale emergenza in Italia. Altro che spese militari, guerra, economia di guerra e rilancio occupazionale nell’industria bellica. Anche l’Istat smaschera le bugie governative: dal 2019 al 2024 a fronte di una inflazione del 21,6% i salari sono cresciuti solo del 10,1%. La differenza in negativo è, quindi, dell’11,4%. Tutto ciò mentre la produzione industriale è calata, in 2 anni, del 6%, facendo decrescere il numero dei contratti a tempo determinato ma, nonostante ciò, aumentano i morti sul lavoro. La disoccupazione si è attestata al 6,5%, a cui si aggiunge un tasso di inattività del 33,4%, nonchè calano gli occupati tra i 24 e 44 anni. Le famiglie in povertà assoluta crescono dal 2024 e sono ormai all’8,4% del totale (2,2 mln) mentre la rinuncia alle prestazioni sanitarie è cresciuta del 7,5% dal 2023!
BASTA.FERMIAMO IL GENOCIDIO IN PALESTINA – STOP ALLE GUERRE. LOTTIAMO PER SALARI E TUTELE DELLA SALUTE E SICUREZZA.