“Esposto all’amianto durante il lavoro”: Inail condannata a corrispondere rendita a ex tecnico Telecom
La sentenza del Tribunale del lavoro di Bari in merito al caso di un 82enne, per 31 anni in servizio nella sede di via Caldarola e oggi colpito da una patologia ai polmoni. L’avvocato Bonanni dell’Osservatorio Nazionale Amianto: “Esposizione professionale per anni sottovalutata”
Il Tribunale del lavoro di Bari ha riconosciuto la malattia professionale da esposizione all’amianto, con condanna dell’Inail alla corresponsione della rendita mensile, per un 82enne, per 31 anni in servizio come assistente tecnico in Telecom Italia nella sede di via Caldarola a Bari.
A darne notizia è, in una nota, l’Osservatorio nazionale Amianto, che parla di una “decisione importante che restituisce giustizia a un uomo colpito da placche pleuriche calcifiche bilaterali, contratte dopo anni trascorsi in ambienti contaminati, privi di strumenti di protezione, a stretto contatto con fibre di amianto”.
Per oltre tre decenni, spiega l’Ona, l’uomo avrebbe “operato come coordinatore di tecnici, con mansioni di controllo e collaudo nella rete telefonica, maneggiando materiali coibentati con amianto nella sede della società telefonica a 50 metri dallo stabilimento Fibronit di Bari, noto per la produzione di manufatti in cemento amianto”.
“Oltre alla contaminazione ambientale, il lavoratore è stato esposto direttamente a fibre aerodisperse durante ispezioni, sopralluoghi e operazioni tecniche, senza alcun presidio di sicurezza individuale”. “Inoltre, come molti suoi colleghi, ha utilizzato per anni un telo ignifugo contenente amianto crisotilo, fornito dall’azienda per proteggere materiali durante le saldature: un uso quotidiano che ha aggravato l’esposizione a quella che oggi è definita una ‘fibra killer'”, spiega in una nota l’Osservatorio nazionale amianto.
Tragedia sul lavoro, Montalcino e Roccastrada sotto choc. L’ultima vittima di una strage senza fine: i decessi da inizio anno
Diego Brianti, sposato, lascia due figli. Il cordoglio dei sindaci e di tanti concittadini sui social. Numeri sempre più preoccupanti in provincia di Siena
Diego Prianti, 52 anni, residente a Roccastrada, è morto questa mattina in un tragico incidente sul lavoro avvenuto nei campi dell’azienda agricola Tenuta Il Poggione a Montalcino. Secondo una prima ricostruzione, Prianti è stato colpito alla testa da un pezzo di metallo mentre stava lavorando con un escavatore, evento che gli è stato fatale. Era sposato e padre di due figli. La dinamica dell’incidente è ancora al vaglio del Pisll (Prevenzione Igiene e Sicurezza nei luoghi di lavoro), sul posto i Carabinieri della compagnia di Montalcino. La salma è a disposizione della Procura che procederà con tutti gli accertamenti del caso.
Militare morto per l’amianto, Cassazione conferma diritti orfano
ANSA) – L’AQUILA, 18 GIU – La Corte di Cassazione conferma la decisione della Corte d’Appello dell’Aquila e riconosce i benefici previdenziali spettanti in qualità di orfano di una vittima del dovere al figlio del colonnello Raffaele Acquafredda, ufficiale dell’Esercito Italiano, morto a 50 anni, nel 2012, per un tumore al rene causato dall’esposizione prolungata a radiazioni e agenti cancerogeni durante le missioni. In particolare, è stato vittima della contaminazione da proiettili all’uranio impoverito, nonché dell’inalazione di fibre di amianto e polveri tossiche in contesti operativi ad alto rischio. Ne dà notizia l’Osservatorio nazionale amianto parlando di “un risultato importante, che chiude una lunga e difficile battaglia giudiziaria, restituendo dignità e giustizia a un giovane rimasto senza padre a soli 23 anni”.
Il colonnello Acquafredda ha partecipato a diverse missioni internazionali: è stato Ufficiale addetto presso la Brigata Multinazionale Nord a Sarajevo dal 14 giugno al 4 luglio 1999, e successivamente impiegato nell’ambito dell’operazione “Joint Guardian” in Kosovo, dal 29 novembre 2000 al 3 marzo 2001, come addetto all’artiglieria terrestre. Il Ministero della Difesa aveva inizialmente riconosciuto il diritto solo alla vedova e alla figlia del colonnello abruzzese, escludendo il figlio superstite proprio perché, dopo la morte del padre, aveva iniziato a lavorare. Ma oggi la Suprema Corte ha stabilito che non è il reddito annuale a fare prova del carico fiscale, ma la condizione effettiva al momento del decesso. Si chiude così una lunga battaglia legale. “Dopo anni di processo, siamo riusciti a ribaltare l’originario rigetto, poi confermato in Appello, basato sul presunto mancato carico fiscale del figlio – afferma il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, l’avvocato Ezio Bonanni, legale della famiglia – Ma abbiamo dimostrato che, al momento del decesso del padre, il giovane era ancora studente universitario e ha iniziato a lavorare solo dopo la tragedia, per necessità. Un principio innovativo, oggi finalmente riconosciuto anche in Cassazione. È stata una battaglia titanica contro la ferma opposizione del Ministero. Questa sentenza fa giurisprudenza”. Bonanni lancia anche un appello al ministro Guido Crosetto, affinché “l’Avvocatura dello Stato cessi ogni ostilità nei confronti degli orfani di chi ha servito il Paese con dedizione fino al sacrificio estremo”. Nel frattempo, restano aperti due ulteriori filoni giudiziari: un ricorso al Tar per il risarcimento dei danni subiti dal colonnello Acquafredda e un’azione civile per i danni morali e materiali subiti dai suoi familiari. (ANSA). .
La Spezia, dipendente dell’Arsenale morì per amianto: maxi risarcimento agli eredi
Condannato il ministero della Difesa, la Cassazione conferma un versamento di 670mila euro alla moglie e ai due figli
Walter e Lorenzo morti a pochi giorni di distanza: “Altri lavoratori Ogr uccisi dall’amianto”
Combattevano contro la stessa malattia, quella che ha colpito diversi operai delle Officine grandi riparazioni di Bologna. Tattini poco prima di morire ai nostri microfoni raccontava: “Pensavo di essermela cavata, ma il male è arrivato anche qui”
Lo scorso 30 maggio è morto Lorenzo Bassi, 79 anni, dal 1969 al 1977 operario delle Officine grandi riparazioni (Ogr) di Bologna. Bassi, in quegli anni, ha respirato le fibre di amianto che probabilmente sono la causa del mesotelioma che gli ha causato la morte. Solamente pochi giorni prima, il 20 maggio, era morto anche Walter Tattini, che a Dossier aveva raccontato la sua storia personale e quella delle Ogr.
“La vicenda di Lorenzo, assieme a quella di Walter Tattini e Bruno Fantoni, fanno anche del 2025 un anno doloroso per tutta la comunità delle Officine grandi riparazioni di Bologna – scrive sul proprio sito l’Associazione familiari e vittime dell’amianto dell’Emilia Romagna -. Vicende che si sommano al tragico stillicidio di centinaia di vittime del lavoro e dell’amianto, e tengono aperta una ferita che richiede ancora il massimo impegno dell’associazione, ma anche delle istituzioni, nella ricerca di cure efficaci, e di pratiche di prevenzione per evitare le future e possibili esposizioni all’amianto”.
Nell’inchiesta di Dossier, curata da Beppe Facchini, veniva ripercorsa la storia di quei 120mila metri quadri di via Casarini. Nell’archivio di Salvatore Fais, lamieraio nel quinto reparto delle Ogr di Bologna dal 1986 al 2015, sono riportati meticolosamente i nomi e le foto degli oltre 370 colleghi deceduti, nel corso degli anni, a causa di tumori riconducibili all’esposizione all’amianto. Molti di questi sono morti in seguito alle diagnosi di mesotelioma, la stessa malattia che ha colpito Bassi e Tattini.
L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro ha pubblicato il periodico mensile che per questo mese riporta un analisi sul rulo del Responsabile rischio amianto
Cosa tratta?
Secondo stime attendibili, in Italia sono ancora presenti circa 2,5 miliardi di metri quadrati di coperture in fibrocemento all’interno del patrimonio edilizio residenziale, pubblico, commerciale, produttivo e infrastrutturale. Questo equivale a circa 32 milioni di tonnellate di cemento-amianto, a cui si aggiunge una quantità non quantificata di amianto friabile, la cui pericolosità è ancora maggiore.
La legge 257 del 1992 ha sancito la cessazione dell’uso dell’amianto in Italia, vietandone l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione. Tuttavia, non ha previsto misure specifiche per la rimozione dell’amianto già presente negli edifici e negli impianti.
Questo vuoto normativo ha determinato la permanenza di una quantità significativa di Materiali Contenenti Amianto (MCA) ancora in opera. Da qui nasce l’esigenza di affrontare il problema in modo sistematico, sia per tutelare la salute e la sicurezza delle persone, lavoratori e cittadini, sia per salvaguardare l’ambiente. Ciò implica interventi di monitoraggio, manutenzione, bonifica e smaltimento sicuro dei materiali contaminati.
l proprietario dell’immobile e/o il responsabile dell’attività che vi si svolge è il soggetto sul quale ricade l’obbligo di provvedere alla gestione nel tempo degli MCA, inoltre ha il compito di nominare un “responsabile con compiti di controllo e coordinamento di tutte le attività manutentive che possono interessare i materiali di amianto”.
Questa nuova figura, comunemente conosciuta come Responsabile del Rischio Amianto (RRA), affianca il proprietario/responsabile nel:
verificare la presenza e l’ubicazione esatta degli MCA;
redigere il piano di controllo e manutenzione sugli MCA;
tenere idonea documentazione sull’ubicazione degli MCA;
garantire il rispetto delle misure di sicurezza (per attività di pulizia, interventi di manutenzione e per ogni evento che possa causare un disturbo degli MCA);
fornire agli occupanti dell’edificio una corretta informazione sulla presenza di amianto, sui potenziali rischi e sui comportamenti da adottare.
Egli, inoltre, collabora con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, fornendo tutte le informazioni e i dati necessari a permettere una corretta valutazione dei rischi, e monitora periodicamente lo stato di conservazione degli MCA, per identificare tempestivamente eventuali deterioramenti, documentando regolarmente le condizioni dei materiali.
Nonostante l’ampiezza del campo d’azione e al di là della sua denominazione ufficiale, la normativa vigente non definisce in modo chiaro le responsabilità, i compiti e i limiti operativi dell’RRA. Inoltre, mancano indicazioni precise sui requisiti professionali necessari per ricoprire tale ruolo, lasciando spazio a interpretazioni e incertezze applicative.
Solo recentemente grazie alla normazione tecnica queste lacune sono state colmate, con la pubblicazione della prassi di riferimento UNI/PdR 152-2:2023, essa, non si limita a definirne compiti ma approfondisce i contenuti indicando anche le attività che l’RRA svolge per adempiere ai suoi compiti.
La figura del Responsabile del Rischio Amianto rappresenta un nodo cruciale nella gestione della sicurezza ambientale e sanitaria nei contesti in cui l’amianto è ancora presente. Le sue responsabilità spaziano dal monitoraggio dei materiali contenenti amianto alla pianificazione degli interventi di manutenzione, bonifica e smaltimento, fino alla comunicazione dei rischi a lavoratori e cittadini.
Per svolgere efficacemente questo ruolo, l’RRA deve possedere competenze tecniche specifiche in ambito ambientale, normativo e sanitario, oltre a capacità organizzative e gestionali. Tuttavia, la mancanza di un inquadramento normativo chiaro rischia di limitarne l’efficacia.
Riconoscere formalmente le sue funzioni e definire standard formativi adeguati è un passo necessario per garantire una gestione sicura, trasparente e competente del rischio amianto, a tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
Incidente: si ribalta in strada con il trattore, morto un uomo di 69 anni
Estratto dai vigili del fuoco, nulla da fare per i medici
Un mezzo agricolo si è ribaltato questa mattina nei pressi della strada regionale 2, nel comune di Barberino Tavarnelle. Alla guida c’era un uomo che è rimasto schiacciato sotto il mezzo. Sul posto, intorno alle 9:20, sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno alzato il trattore ed estratto l’uomo: lo hanno consegnato ai sanitari accorsi, ma purtroppo era già deceduto. Da accertare le dinamiche di quanto accaduto. Dalle prime notizie trapelata sembrava si trattasse di un incidente sul lavoro, invece si è appurati che l’uomo guidava il mezzo per passione.
Chi era l’uomo alla guida del trattore
La vittima si chiamava Sandro Mugnaini, padre di tre figli. Uno dei suoi figli è un ristoratore di Barberino Val d’Elsa. Aveva una passione per la caccia così come per l’agricoltura. Durante il tempo libero, infatti, guidava il trattore e si dedicava ai campi. Il sessantanovenne era in pensione e proprio mentre guidava il mezzo ha preso male una curva di via della Repubblica, a pochi metri dall’hotel Primavera nei pressi della località San Filippo, e si è ribaltato.
Solo nei primi tre mesi del 2025 l’INAIL ha registrato 96.944 denunce di infortuni sul lavoro, di cui 146 con esito mortale, a cui si aggiungono 59 morti in itinere, con un aumento del 51 per cento rispetto all’anno precedente.
Si ribalta il trattore, muore un uomo di 69 anni
BENEVENTO, 10 GIU – Un uomo di 69 anni è morto per le gravi ferite riportate in seguito al ribaltamento del trattore di cui era alla guida.
Si ribalta con il trattorino mentre taglia l’erba: morto
Tragedia a Tolentino: l’uomo e il mezzo sono precipitati in una piccola scarpata, finendo sulla strada sottostante. Per il sessantenne non c’è stato scampo
Tolentino (Macerata), 10 giugno 2025 – Un’altra tragedia a Tolentino. Questa mattina, intorno alle 10, in contrada Pianciano, un uomo di 60 anni stava tagliando l’erba con un trattorino nel campo di sua proprietà quando all’improvviso è caduto.
Il campo si trova in una posizione sopraelevata rispetto alla strada (circa 3-4 metri sopra). Il sessantenne col trattore, dalle prime ricostruzioni, sarebbe caduto da questa scarpata finendo sulla strada. Ed è rimasto schiacciato sotto al trattore. Un urto violentissimo che purtroppo non ha lasciato scampo.
Fibre sostitutive dell’amianto: nuove evidenze INAIL sui potenziali rischi per la salute nei luoghi di lavoro
Il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale dell’INAIL (Dimeila) ha recentemente pubblicato una scheda informativa che riassume le nuove evidenze emerse da studi in vitro sugli effetti tossici delle fibre artificiali vetrose (FAV) di nuova generazione e delle fibre policristalline (PCW), utilizzate come alternative all’amianto.
Di cosa tratta:
L’amianto, bandito in Italia con la Legge n. 257/1992, era largamente impiegato per la sua resistenza al calore e le proprietà isolanti. La sua pericolosità, tanto da essere classificato come “certamente cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 1 – IARC), è legata alla biopersistenza delle fibre respirabili che, una volta inalate, possono provocare asbestosi, mesotelioma e tumori polmonari. La sostituzione dell’amianto ha portato allo sviluppo di fibre alternative, in particolare:
Fibre Artificiali Vetrose (FAV): include le lane minerali classiche e quelle di nuova generazione (AES – silicati alcalino-terrosi e HT – lane ad alto contenuto di allumina e basso contenuto di silice);
Fibre policristalline (PCW): materiali composti da una struttura cristallina con un’eccellente resistenza termica.
Queste fibre sono state progettate per avere maggiore biosolubilità e minor permanenza nei tessuti polmonari, riducendo il rischio rispetto all’amianto.
Il Dimeila ha condotto due studi in vitro su cellule polmonari umane, comparando gli effetti di PCW, FAV AES1 (alta percentuale di MgO), FAV AES2 (alta percentuale di CaO) con quelli delle fibre ceramiche refrattarie (FCR), già note per la loro tossicità.
Il Dimeila ha condotto due studi in vitro su cellule polmonari umane, comparando gli effetti di PCW, FAV AES1 (alta percentuale di MgO), FAV AES2 (alta percentuale di CaO) con quelli delle fibre ceramiche refrattarie (FCR), già note per la loro tossicità.
I risultati suggeriscono che, sebbene considerate finora più sicure, alcune di queste fibre possono comunque indurre effetti avversi sulle cellule polmonari umane:
Le PCW inducono danno ossidativo al DNA (test Fpg-comet) e rilascio di interleuchine pro-infiammatorie (IL-6), seppur in misura inferiore alle FCR.
Le AES, pur essendo fibre biosolubili, hanno comunque mostrato effetti citotossici, genotossici e infiammatori, variabili a seconda della composizione chimica e del terreno di coltura.
Le differenze di tossicità sono legate a forma, dimensione, composizione chimica e biopersistenza delle fibre.
Anche se meno pericolose dell’amianto, le fibre sostitutive non sono quindi prive di rischio. I risultati sollevano interrogativi sulla reale sicurezza di materiali oggi considerati “a basso rischio”, evidenziando la necessità di:
Monitoraggio ambientale nei luoghi dove si impiegano fibre AES o PCW;
Adozione di DPI idonei per le vie respiratorie;
Ventilazione adeguata degli ambienti di lavoro e smaltimento controllato;
Introduzione di biomarcatori precoci per identificare gli effetti dell’esposizione.
L’esposizione:
I lavoratori potenzialmente esposti alle fibre sostitutive dell’amianto appartengono principalmente al settore delle costruzioni o in generale nelle attività edilizie come manutenzione o rimozione di manufatti, ma anche persone che lavorano in edifici sottoposti a manutenzione o ristrutturazione.
Le vie respiratorie rappresentano la più comune via di esposizione, ma questa può avvenire anche per contatto con cutaneo o attraverso gli occhi.
Conclusioni:
Gli autori sottolineano l’importanza di ulteriori ricerche con studi più approfonditi sia in vitro che su lavoratori esposti. La valutazione tossicologica delle fibre “alternative” è ancora incompleta: è necessario aggiornare costantemente la classificazione del rischio in base alle evidenze scientifiche più recenti e adottare misure di prevenzione e protezione come l’utilizzo di APVR, il monitoraggio dell’aria e la gestione dei materiali durante le lavorazioni.
Ansia e amianto, la diagnosi non arriva ma la paura consuma
Si parla spesso, giustamente, dell’importanza della psicoterapiaper chi è affetto da una malattia amianto correlata. Oggi focalizziamo l’attenzione verso coloro che non hanno sviluppato una patologia ma che potrebbero, potenzialmente, esserne affetti in futuro. Chi ha avuto contatti con materiali contaminati, pur senza una diagnosi, vive spesso in uno stato di costante tensione psicologica.
Esposizione all’amianto e salute mentale: l’incertezza che diventa stress cronico
Non serve una diagnosi per sentirsi malati. Per molte persone che in passato hanno lavorato a contatto con l’amianto, o vissuto in ambienti contaminati, il solo sospetto di essere a rischio basta a generare una condizione di terribile stress continuo. La paura che una patologia possa manifestarsi da un momento all’altro pesa come una condanna invisibile.
“È come vivere in attesa di una sentenza che non arriva mai, ma che temi da tempo”, raccontano in tanti. È un disagio profondo: insonnia, difficoltà a concentrarsi, allarme costante per ogni piccolo sintomo. La mente reagisce come se la malattia fosse già presente.
Bonanni (ONA): “Venga garantita sorveglianza e supporto psicologico”
Ezio Bonanni, avvocato e presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, da anni evidenzia le carenze nel sistema di prevenzione e assistenza ai soggetti esposti: “Il solo fatto di essere stati esposti all’amianto è causa di preoccupazione e sofferenza. Sarebbe opportuno garantire sostegno psicologico a tutti, non solo a chi ha già ricevuto una diagnosi”.
Bonanni insiste sulla necessità di un’azione più decisa da parte delle istituzioni: “E’ necessario porre l’attenzione non solo sul riconoscimento delle malattie, ma anche nella tutela preventiva, inclusa quella psicologica. Non possiamo abbandonare chi vive con questa angoscia: il diritto alla salute comprende anche la salute psichica”.
Una lunga attesa fatta di controlli e terrore
Le patologie asbesto-correlate come il mesotelioma, possono emergere anche a distanza di 20, 30 o 40 anni dall’esposizione. Questo dato scientifico, ormai noto, non fa che aumentare il senso di precarietà tra gli ex esposti. Ogni visita di controllo può trasformarsi in un momento di panico, ogni referto in una possibile condanna.
La sensazione di essere “malati in potenza” finisce per trasformarsi in disagio reale, che incide su vita lavorativa, relazioni personali, e salutee mentale.
L’urgenza di un riconoscimento anche per la sofferenza impalpabile
“Serve una presa in carico completa”, conclude Bonanni. “Non solo diagnosi e risarcimenti, ma prevenzione vera: informazione, monitoraggi continui, supporto psicologico. Perché anche chi non è ancora malato ha diritto a vivere senza essere schiacciato dalla paura”.
Amianto, nuova vittima di mesotelioma tra i lavoratori delle ex Ogr
Lorenzo Bassi, 79 anni, era entrato nelle officine nel 1969 e faceva il manovale specializzato. I colleghi: “Terzo morto in poco più di due mesi, strage infinita”
Amianto.
Genova: storia di una lotta operaia” è iI docufilm che racconta la battaglia sindacale, durata oltre 10 anni (dal 2006 al 2016) della classe operaia genovese per vedersi restituire i propri diritti, prodotto dalla Camera del Lavoro di Genova, dallo Spi-Cgil Genova e Liguria e dalla Fiom-Cgil Genova Oltre 1.400 lavoratori, alcuni malati o deceduti, colpiti dall’esposizione all’amianto sono stati indagati come truffatori dimenticando i danni inoppugnabili provocati dall’asbesto.
Tra il 1994 e il 2020 l’Inail ha registrato in Liguria oltre 3.600 decessi provocati dall’esposizione all’amianto, di cui oltre la metà a Genova. Il docufilm sarà presentato in anteprima nazionale alle 18 di domani, giovedì 5 giugno, presso il teatro Verdi a Sestri Ponente, subito dopo la chiusura (alle 16.45) della campagna referendaria per i cinque “sì” ai referendum dell’8 e 9 giugno.
La storia della battaglia – unica, perché a Genova lavoratori e lavoratrici venivano messi sotto inchiesta mentre nel resto d’Italia venivano riconosciuti i diritti di chi era stato esposto all’amianto sul posto di lavoro – inizia con l’inchiesta della magistratura genovese, terminata con un nulla di fatto e si sviluppa attraverso il racconto dei protagonisti. La proiezione sarà preceduta da una breve introduzione condotta dalla giornalista Sara Tagliente e vedrà la partecipazione di Alessandro Rela e Livio Verdi, ex operai e sindacalisti Fiom, Marcello Zinola giornalista, Ugo Roffi e Ludovica Schiaroli registi e Ivano Bosco segretario generale Spi-Cgil Genova. “Cgil, Fiom-Cgil e Spi-Cgil non hanno mai chiesto o cercato la vendetta ma chiarezza, verità e giustizia – spiega Igor Magni, segretario generale Cgil Genova – anche per restituire la dignità ai malati, alle vittime, ai loro familiari, ai lavoratori offesi con accuse infondate e infamanti”.
CONTRO: ➢IL GENOCIDIO DEI PALESTINESI ➢L’INVIO DI ARMI AD ISRAELE ➢IL RIARMO E LA GUERRA ➢L’AUMENTO SPESE MILITARI ➢L’ECONOMIA DI GUERRA
PER: ➢IL BLOCCO DELLE RELAZIONI DIPLOMATICHE ED ECONOMICHE CON ISRAELE ➢LA PACE ➢GLI INVESTIMENTI SU SANITÀ, SCUOLA, TRASPORTI E WELFARE
Sì – AUMENTO DEI SALARI E DELLE PENSIONI -DIRITTO ALL’ABITARE.
NO – SFRUTTAMENTO SU LAVORO E ALLA PRECARIETÀ – MORTI SUL LAVORO E TAGLI SULLA SALUTE E SICUREZZA.
Restare zitti e buoni non si può. E’ ORA CHE I LAVORATORI PRENDANO LA PAROLA. Il silenzio del Governo rispetto al Genocidio del Popolo Palestinese è vergognoso. Riprovevole l’ossequiosa compiacenza che Meloni&soci manifestano nei confronti di Israele, tentando di sabotare qualunque pronunciamento della comunità internazionale nei confronti degli assassinii di uomini, donne e bambini, ordinati dal sanguinario Netanyahu. Costituisce un oggettivo pericolo la decisione dell’Esecutivo di aumentare la spesa militare, in spregio della volontà della grande maggioranza degli italiani che sanno bene che a pagare le guerre sono le masse popolari ed i lavoratori mentre lucrano gli speculatori di morte e distruzione. Altro che minaccia di invasione e di attacco da forze straniere: è la vulgata di un Governo che tenta di nascondere le vere emergenze. In realtà i lavoratori ed i cittadini fanno quotidianamente i conti con i tagli alla Sanità, alla Scuola, ai Trasporti e con l’erosione del Welfare. Per non parlare del caro affitti: si nega il Diritto all’Abitare, da inserire urgentemente in Costituzione. Salari e pensioni sono la reale emergenza in Italia. Altro che spese militari, guerra, economia di guerra e rilancio occupazionale nell’industria bellica. Anche l’Istat smaschera le bugie governative: dal 2019 al 2024 a fronte di una inflazione del 21,6% i salari sono cresciuti solo del 10,1%. La differenza in negativo è, quindi, dell’11,4%. Tutto ciò mentre la produzione industriale è calata, in 2 anni, del 6%, facendo decrescere il numero dei contratti a tempo determinato ma, nonostante ciò, aumentano i morti sul lavoro. La disoccupazione si è attestata al 6,5%, a cui si aggiunge un tasso di inattività del 33,4%, nonchè calano gli occupati tra i 24 e 44 anni. Le famiglie in povertà assoluta crescono dal 2024 e sono ormai all’8,4% del totale (2,2 mln) mentre la rinuncia alle prestazioni sanitarie è cresciuta del 7,5% dal 2023!
BASTA.FERMIAMO IL GENOCIDIO IN PALESTINA – STOP ALLE GUERRE. LOTTIAMO PER SALARI E TUTELE DELLA SALUTE E SICUREZZA.
Muore a 92 anni ma lavorò in ambienti con presenza di amianto: gli eredi risarciti con 700mila euro
All’ex dipendente dell’Arsenale di La Spezia l’asbestosi fu diagnosticata nel 2016. Nonostante il “caso atipico” per l’età avanzata, per il giudice le fibre furono “concausa del decesso”
Assistente tecnico si ammala di tumore a causa dell’amianto presente a scuola, risarcimento di 600mila euro [SENTENZA]. In Italia 2mila scuole da bonificare e 5mila docenti a rischio
La Corte d’Appello di Trieste ha condannato il Ministero dell’Istruzione e del Merito al risarcimento di circa 600mila euro nei confronti della famiglia di un ex aiutante tecnico dell’Istituto A. Volta di Trieste. La decisione ha riformato la sentenza di primo grado, riconoscendo la correlazione tra il decesso dell’uomo e l’esposizione all’amianto durante il servizio scolastico.
L’episodio riguarda un assistente tecnico, deceduto nel 2016 a causa di un mesotelioma pleurico, patologia direttamente connessa all’esposizione all’amianto. L’uomo, attivo per 15 anni nei laboratori e officine dell’istituto, avrebbe gestito macchinari, manipolato materiali contaminati e smaltito rifiuti pericolosi senza adeguati dispositivi di protezione.
La diagnosi della malattia risale al 2014; il decesso è avvenuto meno di due anni dopo, a 77 anni. La Corte ha riconosciuto il nesso causale tra le mansioni svolte e l’insorgenza del tumore. Secondo l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), altri lavoratori dello stesso istituto hanno manifestato patologie simili, e un caso ha riguardato anche uno studente.
La vicenda triestina non rappresenta un’anomalia isolata. L’ONA, guidato da Ezio Bonanni, ha segnalato che oltre 2.000 scuole italiane presentano ancora tracce di amianto, con 2.292 edifici non bonificati secondo i dati del 2021. Questo dato rappresenta circa il 4,3% del patrimonio scolastico nazionale.
Le aree a maggiore incidenza comprendono:
Torino: 66 scuole non bonificate;
Milano: 89 su 665;
Genova: 154 su 193.
Le fonti di rischio non si limitano a tetti e coperture: l’amianto può essere presente anche negli impianti elettrici, nelle pavimentazioni in linoleum e in altri elementi strutturali.
Schiacciato tra un macchinario e una trave: muore 25enne
La tragedia oggi 23 maggio in una ditta in provincia di Trento. La vittima, Victor Durbala, originario dell’Ucraina viveva nel padovano. A nulla sono serviti i tempestivi tentativi dei sanitari di salvarlo
Ancora un morto sul lavoro. La tragedia si è consumata a Roncone in provincia di Trento. Oggi 23 maggio qualche minuto prima delle 10 all’interno della ditta CMV (Costruzioni meccaniche Valentini), un operaio di 25 anni, Victor Durbala originario dell’Ucraina, ma residente a Padova, secondo i primi riscontri raccolti dalle forze dell’ordine, sarebbe rimasto schiacciato mentre stava manovrando una trave d’acciaio con un carro ponte. In un primo momento si è ipotizzato che il carico si fosse staccato. Da analisi più accurate, invece, sarebbe emerso che la vittima è finito schiacciato tra il carico e un’altra trave. Un impatto devastante che di fatto non gli ha dato scampo. Immediati i soccorsi, ma i sanitari giunti in fabbrica non hanno potuto far altro che constatarne l’avvenuto decesso. Sul luogo della tragedia è giunto anche l’elisoccorso, ma ogni tentativo è risultato vano.
Victor Durbala 25 anni
Sul luogo dell’ennesima tragedia sul lavoro sono arrivati anche gli ispettori dell’ufficio provinciale per la sicurezza sul lavoro. A loro e ai militari di Riva del Garda il compito di ricostruire l’accaduto, capire se si sia trattato di un errore umano, oppure qualcosa nei macchinari non abbia funzionato a dovere. Della vicenda è stato messo al corrente il pubblico ministero di turno Ottavia Ciccarelli che ha concesso il nullaosta per la rimozione della salma che è stata trasferita all’istituto di Medicina Legale a disposizione dell’autorità giudiziaria. Ancora da chiarire se la vittima fosse sotto contratto con l’azienda CMV o stesse prestando servizio per una ditta esterna impegnata in lavori. La notizia del decesso si è sparsa velocemente nel padovano lasciando senza parole tutti coloro che conoscevano il 25enne e ne apprezzavano le qualità umane e professionali.
Cade dal tetto di un capannone a Napoli, morto operaio: 13esima vittima sul lavoro in Campania nel 2025
Un uomo di 62 anni è morto nel pomeriggio di oggi dopo essere precipitato dal tetto di un capannone in zona Poggioreale. Sulla vicenda indagano i carabinieri.
Un bilancio tremendo quello dei morti sul luogo di lavoro in Campania nel 2025: in questi primi 5 mesi dell’anno, gli operai deceduti mentre lavoravano sono già 13. L’ultima vittima è arrivata proprio oggi, venerdì 23 maggio: a Napoli, un operaio di 62 anni è morto dopo essere precipitato dal tetto di un capannone. Da quanto si apprende l’uomo, fabbro e titolare di una ditta che si occupa di lavori in ferro con sede a Casoria, stava svolgendo un sopralluogo in via Fontanelle al Trivio, nel quartiere napoletano di Poggioreale, quando si è verificato il tragico incidente.
Per cause che sono ancora in corso di accertamento, il 62enne, nel corso del sopralluogo, ha perso l’equilibrio ed è caduto dal capannone, precipitando al suolo da un’altezza di circa 4/5 metri. Nonostante il tempestivo intervento dei sanitari del 118, per il 62enne non c’è stato nulla da fare: l’uomo è morto sul colpo a causa delle gravi ferite riportate nella violenta caduta. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che hanno effettuato tutti i rilievi utili a ricostruire con precisione la dinamica dell’incidente mortale e per individuare anche eventuali responsabilità. Come detto, il 62enne è la 13esima vittima del lavoro in Campania dall’inizio del 2025; un record negativo per la regione, che in questi primi mesi dell’anno ha visto un incremento degli incidenti mortali sui luoghi di lavoro rispetto al 2024.
Imprenditore cade dall’impalcatura e muore
Un altro infortunio sul lavoro si aggiunge alla tragica lista delle morti bianche in Veneto
L’incidente è avvenuto nel pomeriggio di oggi, venerdì 23 maggio, a Roana, sull’Altopiano.
Secondo una prima ricostruzione l’imprenditore stava controllando l’avanzamento dei lavori di una ristrutturazione in via Maggiore e ha perso l’equilibrio che l’ha fatto poi cadere nel vuoto. Sul posto sono intervenuti i sanitari del Suem 118 che hanno trasportato il ferito all’ospedale di Asiago in codice giallo. L’uomo però è deceduto qualche ora dopo il ricovero in ospedale.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri e il personale dello Spisa
Muore agricoltore schiacciato da baracca mentre lavora
Grosseto, col trattore urta pilastro e la struttura crolla
Un agricoltore di 41 anni è morto questa mattina nelle campagne di Cinigiano (Grosseto).
L’uomo era sul trattore per fare alcuni lavori nel suo podere quando sarebbe finito addosso ad un pilastro che sorreggeva una baracca che gli è crollata addosso, uccidendolo. Sul posto sono arrivati i Vigili del fuoco, i sanitari della Asl, l’elisoccorso Pegaso e i carabinieri.
Resta sotto macchina agricola, secondo morto in Toscana
Vittima 85enne a Montespertoli, lavorava nel suo campo
Secondo morto in lavori di agricoltura in Toscana oggi dopo quello a Cinigiano (Grosseto).
Un anziano è morto questa mattina per un incidente col trattore in un campo nel territorio di Montespertoli (Firenze).
Aveva 79 anni e lavorava ancora part time come autista, la tragica scomparsa di Emilio Gambon
Pensionato padovano e autista part-time, Gambon è la vittima dell’incidente di ieri sulla A4: è la ventesima morte sul lavoro in maggio, la nona tra gli over 70
È stato identificato l’uomo deceduto ieri nel tragico incidente sull’autostrada A4, nel tratto trevigiano all’altezza di Meolo: si tratta di Emilio Gambon, 79 anni, residente ad Abano Terme (Padova). Ex istruttore di scuola guida in pensione, Gambon continuava a lavorare come autista part-time per la Templari Spa, azienda padovana specializzata nella produzione e vendita di pompe di calore.
Operaio resta incastrato in un mezzo, è grave
Nel savonese, trasportato in codice rosso al Santa Corona
Incidente sul lavoro stamani nel savonese.
Un operaio che stava lavorando nel cantiere del ponte sul torrente Stagno di Vado Ligure sarebbe rimasto incastrato in un mezzo di lavoro.