Il 13 luglio 2025 si sono verificati incidenti mortali sul lavoro che hanno coinvolto trattori. A Palù, un agricoltore di 61 anni, Tiziano Barollo, ha perso la vita mentre lavorava. Un altro incidente, che ha visto un uomo di 47 anni travolto da un trattore, è avvenuto a Monterchi, ma in questo caso l’uomo è rimasto ferito gravemente, non deceduto. Questi eventi si inseriscono in un quadro più ampio di incidenti agricoli, come quello di Fumane dove un 26enne è morto nello stesso mese mentre lavorava con il suo mezzo agricolo
Nello specifico, il 13 luglio 2025, Tiziano Barollo è deceduto a seguito di un incidente con il trattore a Palù. Questo evento segue di poco un altro incidente simile avvenuto a Fumane, dove il 26enne Marco Accordini ha perso la vita mentre lavorava con il suo mezzo agricolo. Di fronte a questi tragici eventi, il sindacato Cisl ha sottolineato la necessità di un rafforzamento dell’attività ispettiva e di un coinvolgimento maggiore dei rappresentanti dei lavoratori nella vigilanza. In particolare, si chiede un aumento delle risorse umane e un’azione più incisiva per la verifica della conformità dei macchinari, con il sostegno alle aziende per la messa in sicurezza o sostituzione dei mezzi non a norma.
Alla nefasta media giornaliera dei morti sul lavoro, si aggiungono quelle per il caldo. È deceduto ieri El Khabch Abdelmajid, l’operaio coinvolto in un infortunio a Tezze sul Brenta, Vicenza. «Un altro nome che si aggiunge a un elenco sempre più vergognoso – ha commentato la Flai Cgil – È inaccettabile restare zitti quando c’è chi antepone il massimo profitto alla vita umana». Uno stagista di 17 anni è invece rimasto ferito cadendo da un’altezza di circa tre metri a causa del cedimento di un controsoffitto. Nel frusinate intanto si registra il secondo morto su un cantiere in tre giorni: ad Atina un operaio di 58 anni addetto alla realizzazione della nuova rete a fibra ottica ha avuto un malore e si è accasciato. Un decesso per il caldo anche nel siracusano: un agricoltore di 58 anni è morto per infarto dovuto alle alte temperature. A Pordenone un uomo di 38 anni è deceduto mentre lavorava nei boschi con il padre.
Travolta dal rimorchio del trattore guidato dal marito, muore una donna di 68 anni
L’incidente agricolo questa mattina a Bellante (Teramo): il mezzo si è ribaltato lungo un pendio e la vittima è morta sul colpo, schiacciata dal veicolo
Amianto in Telecom: il Tribunale di Bari condanna l’INAIL a riconoscere la malattia professionale di un ex tecnico di Bari
Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Bari ha condannato l’INAIL a riconoscere la malattia professionale cagionata dall’esposizione ad amianto di F.V., affetto da multiple placche pleurichebilateralied ispessimenti pleurici. Il lavoratore è stato impiegato per 31 anni in attività di assistente tecnico presso la sede Telecom Italia di Bari in Via Caldarola, a circa 50 mt dallo stabilimento Fibronit di Bari.
L’attività lavorativa dell’ex tecnico Telecom
L’ex dipendente Telecom ha svolto attività di assistente tecnico con funzione di coordinamento e di controllo dei tecnici specializzati negli allacciamenti telefonici e nella manutenzione degli stessi, insieme alla manutenzione di cavi telefonici posati su pali in legno e di grossi cavi telefonici posati nelle tubazioni sotterranee. Proprio nello svolgimento di tali attività, nonché in quelle di collaudo dei lavori affidati alle imprese appaltatrici, l’ex tecnico è stato esposto ad amianto anche a causa delle operazioni di coibentazione e scoibentazione in totale assenza di strumenti di prevenzione e di mezzi di protezione personale.
Per l’intero periodo di lavoro, dal 1969 al 2000, F.V. è stato esposto alla fibra killer non solo direttamente, ma anche indirettamente e per contaminazione degli ambienti in cui svolgeva la sua attività lavorativa.
La sede Telecom Italia S.P.A. (già Sip S.p.a) di Bari in Via Caldarola, si trovava a circa 50 mt dallo stabilimento Fibronit di Bari, sito industriale dismesso, nel quale venivano prodotti manufatti in cemento amianto. Proprio attraverso la lavorazione di questo minerale allo statofriabile si generava l’aerodispersione di polveri e fibre di amianto anche nelle zone adiacenti allo stabilimento.
F.V., come tutti i lavoratori Telecom Italia che operavano sul territorio Italiano e impiegati come tecnici o manutentori nelle centrali telefoniche, era stato dotato di un telo ignifugo a forma di lenzuolo contente amianto crisotilo, al fine di proteggere i materiali e gli oggetti dalle fiamme dei cannelli saldatori a gas propano utilizzati per la colatura di piombo e stagno e per l’applicazione di guaine termo restringenti.
Nel 2020, l’ex dipendente Telecom Italia aveva presentato domanda all’INAIL per il riconoscimento della malattia professionale, che in un primo momento gli è stato negato. Pertanto, ha deciso di rivolgersi all’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, per intraprendere la sua battaglia giudiziaria.
Il Tribunale, a seguito dell’accertamento medico legale che ha confermato il nesso causale della malattia con l’esposizione alla fibra killer durante l’attività lavorativa, ha condannato la Telecom Italia a riconoscere ad F.V. una rendita mensile per la malattia professionale. La vittima è, infatti, attinta da una condizione di sofferenza anche per il rischio di insorgenza del mesotelioma pleurico
“Esposto all’amianto durante il lavoro”: Inail condannata a corrispondere rendita a ex tecnico Telecom
La sentenza del Tribunale del lavoro di Bari in merito al caso di un 82enne, per 31 anni in servizio nella sede di via Caldarola e oggi colpito da una patologia ai polmoni. L’avvocato Bonanni dell’Osservatorio Nazionale Amianto: “Esposizione professionale per anni sottovalutata”
Il Tribunale del lavoro di Bari ha riconosciuto la malattia professionale da esposizione all’amianto, con condanna dell’Inail alla corresponsione della rendita mensile, per un 82enne, per 31 anni in servizio come assistente tecnico in Telecom Italia nella sede di via Caldarola a Bari.
A darne notizia è, in una nota, l’Osservatorio nazionale Amianto, che parla di una “decisione importante che restituisce giustizia a un uomo colpito da placche pleuriche calcifiche bilaterali, contratte dopo anni trascorsi in ambienti contaminati, privi di strumenti di protezione, a stretto contatto con fibre di amianto”.
Per oltre tre decenni, spiega l’Ona, l’uomo avrebbe “operato come coordinatore di tecnici, con mansioni di controllo e collaudo nella rete telefonica, maneggiando materiali coibentati con amianto nella sede della società telefonica a 50 metri dallo stabilimento Fibronit di Bari, noto per la produzione di manufatti in cemento amianto”.
“Oltre alla contaminazione ambientale, il lavoratore è stato esposto direttamente a fibre aerodisperse durante ispezioni, sopralluoghi e operazioni tecniche, senza alcun presidio di sicurezza individuale”. “Inoltre, come molti suoi colleghi, ha utilizzato per anni un telo ignifugo contenente amianto crisotilo, fornito dall’azienda per proteggere materiali durante le saldature: un uso quotidiano che ha aggravato l’esposizione a quella che oggi è definita una ‘fibra killer'”, spiega in una nota l’Osservatorio nazionale amianto.
Tragedia sul lavoro, Montalcino e Roccastrada sotto choc. L’ultima vittima di una strage senza fine: i decessi da inizio anno
Diego Brianti, sposato, lascia due figli. Il cordoglio dei sindaci e di tanti concittadini sui social. Numeri sempre più preoccupanti in provincia di Siena
Diego Prianti, 52 anni, residente a Roccastrada, è morto questa mattina in un tragico incidente sul lavoro avvenuto nei campi dell’azienda agricola Tenuta Il Poggione a Montalcino. Secondo una prima ricostruzione, Prianti è stato colpito alla testa da un pezzo di metallo mentre stava lavorando con un escavatore, evento che gli è stato fatale. Era sposato e padre di due figli. La dinamica dell’incidente è ancora al vaglio del Pisll (Prevenzione Igiene e Sicurezza nei luoghi di lavoro), sul posto i Carabinieri della compagnia di Montalcino. La salma è a disposizione della Procura che procederà con tutti gli accertamenti del caso.
Militare morto per l’amianto, Cassazione conferma diritti orfano
ANSA) – L’AQUILA, 18 GIU – La Corte di Cassazione conferma la decisione della Corte d’Appello dell’Aquila e riconosce i benefici previdenziali spettanti in qualità di orfano di una vittima del dovere al figlio del colonnello Raffaele Acquafredda, ufficiale dell’Esercito Italiano, morto a 50 anni, nel 2012, per un tumore al rene causato dall’esposizione prolungata a radiazioni e agenti cancerogeni durante le missioni. In particolare, è stato vittima della contaminazione da proiettili all’uranio impoverito, nonché dell’inalazione di fibre di amianto e polveri tossiche in contesti operativi ad alto rischio. Ne dà notizia l’Osservatorio nazionale amianto parlando di “un risultato importante, che chiude una lunga e difficile battaglia giudiziaria, restituendo dignità e giustizia a un giovane rimasto senza padre a soli 23 anni”.
Il colonnello Acquafredda ha partecipato a diverse missioni internazionali: è stato Ufficiale addetto presso la Brigata Multinazionale Nord a Sarajevo dal 14 giugno al 4 luglio 1999, e successivamente impiegato nell’ambito dell’operazione “Joint Guardian” in Kosovo, dal 29 novembre 2000 al 3 marzo 2001, come addetto all’artiglieria terrestre. Il Ministero della Difesa aveva inizialmente riconosciuto il diritto solo alla vedova e alla figlia del colonnello abruzzese, escludendo il figlio superstite proprio perché, dopo la morte del padre, aveva iniziato a lavorare. Ma oggi la Suprema Corte ha stabilito che non è il reddito annuale a fare prova del carico fiscale, ma la condizione effettiva al momento del decesso. Si chiude così una lunga battaglia legale. “Dopo anni di processo, siamo riusciti a ribaltare l’originario rigetto, poi confermato in Appello, basato sul presunto mancato carico fiscale del figlio – afferma il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, l’avvocato Ezio Bonanni, legale della famiglia – Ma abbiamo dimostrato che, al momento del decesso del padre, il giovane era ancora studente universitario e ha iniziato a lavorare solo dopo la tragedia, per necessità. Un principio innovativo, oggi finalmente riconosciuto anche in Cassazione. È stata una battaglia titanica contro la ferma opposizione del Ministero. Questa sentenza fa giurisprudenza”. Bonanni lancia anche un appello al ministro Guido Crosetto, affinché “l’Avvocatura dello Stato cessi ogni ostilità nei confronti degli orfani di chi ha servito il Paese con dedizione fino al sacrificio estremo”. Nel frattempo, restano aperti due ulteriori filoni giudiziari: un ricorso al Tar per il risarcimento dei danni subiti dal colonnello Acquafredda e un’azione civile per i danni morali e materiali subiti dai suoi familiari. (ANSA). .
La Spezia, dipendente dell’Arsenale morì per amianto: maxi risarcimento agli eredi
Condannato il ministero della Difesa, la Cassazione conferma un versamento di 670mila euro alla moglie e ai due figli
Walter e Lorenzo morti a pochi giorni di distanza: “Altri lavoratori Ogr uccisi dall’amianto”
Combattevano contro la stessa malattia, quella che ha colpito diversi operai delle Officine grandi riparazioni di Bologna. Tattini poco prima di morire ai nostri microfoni raccontava: “Pensavo di essermela cavata, ma il male è arrivato anche qui”
Lo scorso 30 maggio è morto Lorenzo Bassi, 79 anni, dal 1969 al 1977 operario delle Officine grandi riparazioni (Ogr) di Bologna. Bassi, in quegli anni, ha respirato le fibre di amianto che probabilmente sono la causa del mesotelioma che gli ha causato la morte. Solamente pochi giorni prima, il 20 maggio, era morto anche Walter Tattini, che a Dossier aveva raccontato la sua storia personale e quella delle Ogr.
“La vicenda di Lorenzo, assieme a quella di Walter Tattini e Bruno Fantoni, fanno anche del 2025 un anno doloroso per tutta la comunità delle Officine grandi riparazioni di Bologna – scrive sul proprio sito l’Associazione familiari e vittime dell’amianto dell’Emilia Romagna -. Vicende che si sommano al tragico stillicidio di centinaia di vittime del lavoro e dell’amianto, e tengono aperta una ferita che richiede ancora il massimo impegno dell’associazione, ma anche delle istituzioni, nella ricerca di cure efficaci, e di pratiche di prevenzione per evitare le future e possibili esposizioni all’amianto”.
Nell’inchiesta di Dossier, curata da Beppe Facchini, veniva ripercorsa la storia di quei 120mila metri quadri di via Casarini. Nell’archivio di Salvatore Fais, lamieraio nel quinto reparto delle Ogr di Bologna dal 1986 al 2015, sono riportati meticolosamente i nomi e le foto degli oltre 370 colleghi deceduti, nel corso degli anni, a causa di tumori riconducibili all’esposizione all’amianto. Molti di questi sono morti in seguito alle diagnosi di mesotelioma, la stessa malattia che ha colpito Bassi e Tattini.
L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro ha pubblicato il periodico mensile che per questo mese riporta un analisi sul rulo del Responsabile rischio amianto
Cosa tratta?
Secondo stime attendibili, in Italia sono ancora presenti circa 2,5 miliardi di metri quadrati di coperture in fibrocemento all’interno del patrimonio edilizio residenziale, pubblico, commerciale, produttivo e infrastrutturale. Questo equivale a circa 32 milioni di tonnellate di cemento-amianto, a cui si aggiunge una quantità non quantificata di amianto friabile, la cui pericolosità è ancora maggiore.
La legge 257 del 1992 ha sancito la cessazione dell’uso dell’amianto in Italia, vietandone l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione. Tuttavia, non ha previsto misure specifiche per la rimozione dell’amianto già presente negli edifici e negli impianti.
Questo vuoto normativo ha determinato la permanenza di una quantità significativa di Materiali Contenenti Amianto (MCA) ancora in opera. Da qui nasce l’esigenza di affrontare il problema in modo sistematico, sia per tutelare la salute e la sicurezza delle persone, lavoratori e cittadini, sia per salvaguardare l’ambiente. Ciò implica interventi di monitoraggio, manutenzione, bonifica e smaltimento sicuro dei materiali contaminati.
l proprietario dell’immobile e/o il responsabile dell’attività che vi si svolge è il soggetto sul quale ricade l’obbligo di provvedere alla gestione nel tempo degli MCA, inoltre ha il compito di nominare un “responsabile con compiti di controllo e coordinamento di tutte le attività manutentive che possono interessare i materiali di amianto”.
Questa nuova figura, comunemente conosciuta come Responsabile del Rischio Amianto (RRA), affianca il proprietario/responsabile nel:
verificare la presenza e l’ubicazione esatta degli MCA;
redigere il piano di controllo e manutenzione sugli MCA;
tenere idonea documentazione sull’ubicazione degli MCA;
garantire il rispetto delle misure di sicurezza (per attività di pulizia, interventi di manutenzione e per ogni evento che possa causare un disturbo degli MCA);
fornire agli occupanti dell’edificio una corretta informazione sulla presenza di amianto, sui potenziali rischi e sui comportamenti da adottare.
Egli, inoltre, collabora con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, fornendo tutte le informazioni e i dati necessari a permettere una corretta valutazione dei rischi, e monitora periodicamente lo stato di conservazione degli MCA, per identificare tempestivamente eventuali deterioramenti, documentando regolarmente le condizioni dei materiali.
Nonostante l’ampiezza del campo d’azione e al di là della sua denominazione ufficiale, la normativa vigente non definisce in modo chiaro le responsabilità, i compiti e i limiti operativi dell’RRA. Inoltre, mancano indicazioni precise sui requisiti professionali necessari per ricoprire tale ruolo, lasciando spazio a interpretazioni e incertezze applicative.
Solo recentemente grazie alla normazione tecnica queste lacune sono state colmate, con la pubblicazione della prassi di riferimento UNI/PdR 152-2:2023, essa, non si limita a definirne compiti ma approfondisce i contenuti indicando anche le attività che l’RRA svolge per adempiere ai suoi compiti.
La figura del Responsabile del Rischio Amianto rappresenta un nodo cruciale nella gestione della sicurezza ambientale e sanitaria nei contesti in cui l’amianto è ancora presente. Le sue responsabilità spaziano dal monitoraggio dei materiali contenenti amianto alla pianificazione degli interventi di manutenzione, bonifica e smaltimento, fino alla comunicazione dei rischi a lavoratori e cittadini.
Per svolgere efficacemente questo ruolo, l’RRA deve possedere competenze tecniche specifiche in ambito ambientale, normativo e sanitario, oltre a capacità organizzative e gestionali. Tuttavia, la mancanza di un inquadramento normativo chiaro rischia di limitarne l’efficacia.
Riconoscere formalmente le sue funzioni e definire standard formativi adeguati è un passo necessario per garantire una gestione sicura, trasparente e competente del rischio amianto, a tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
Incidente: si ribalta in strada con il trattore, morto un uomo di 69 anni
Estratto dai vigili del fuoco, nulla da fare per i medici
Un mezzo agricolo si è ribaltato questa mattina nei pressi della strada regionale 2, nel comune di Barberino Tavarnelle. Alla guida c’era un uomo che è rimasto schiacciato sotto il mezzo. Sul posto, intorno alle 9:20, sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno alzato il trattore ed estratto l’uomo: lo hanno consegnato ai sanitari accorsi, ma purtroppo era già deceduto. Da accertare le dinamiche di quanto accaduto. Dalle prime notizie trapelata sembrava si trattasse di un incidente sul lavoro, invece si è appurati che l’uomo guidava il mezzo per passione.
Chi era l’uomo alla guida del trattore
La vittima si chiamava Sandro Mugnaini, padre di tre figli. Uno dei suoi figli è un ristoratore di Barberino Val d’Elsa. Aveva una passione per la caccia così come per l’agricoltura. Durante il tempo libero, infatti, guidava il trattore e si dedicava ai campi. Il sessantanovenne era in pensione e proprio mentre guidava il mezzo ha preso male una curva di via della Repubblica, a pochi metri dall’hotel Primavera nei pressi della località San Filippo, e si è ribaltato.
Solo nei primi tre mesi del 2025 l’INAIL ha registrato 96.944 denunce di infortuni sul lavoro, di cui 146 con esito mortale, a cui si aggiungono 59 morti in itinere, con un aumento del 51 per cento rispetto all’anno precedente.
Si ribalta il trattore, muore un uomo di 69 anni
BENEVENTO, 10 GIU – Un uomo di 69 anni è morto per le gravi ferite riportate in seguito al ribaltamento del trattore di cui era alla guida.
Si ribalta con il trattorino mentre taglia l’erba: morto
Tragedia a Tolentino: l’uomo e il mezzo sono precipitati in una piccola scarpata, finendo sulla strada sottostante. Per il sessantenne non c’è stato scampo
Tolentino (Macerata), 10 giugno 2025 – Un’altra tragedia a Tolentino. Questa mattina, intorno alle 10, in contrada Pianciano, un uomo di 60 anni stava tagliando l’erba con un trattorino nel campo di sua proprietà quando all’improvviso è caduto.
Il campo si trova in una posizione sopraelevata rispetto alla strada (circa 3-4 metri sopra). Il sessantenne col trattore, dalle prime ricostruzioni, sarebbe caduto da questa scarpata finendo sulla strada. Ed è rimasto schiacciato sotto al trattore. Un urto violentissimo che purtroppo non ha lasciato scampo.
Fibre sostitutive dell’amianto: nuove evidenze INAIL sui potenziali rischi per la salute nei luoghi di lavoro
Il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale dell’INAIL (Dimeila) ha recentemente pubblicato una scheda informativa che riassume le nuove evidenze emerse da studi in vitro sugli effetti tossici delle fibre artificiali vetrose (FAV) di nuova generazione e delle fibre policristalline (PCW), utilizzate come alternative all’amianto.
Di cosa tratta:
L’amianto, bandito in Italia con la Legge n. 257/1992, era largamente impiegato per la sua resistenza al calore e le proprietà isolanti. La sua pericolosità, tanto da essere classificato come “certamente cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 1 – IARC), è legata alla biopersistenza delle fibre respirabili che, una volta inalate, possono provocare asbestosi, mesotelioma e tumori polmonari. La sostituzione dell’amianto ha portato allo sviluppo di fibre alternative, in particolare:
Fibre Artificiali Vetrose (FAV): include le lane minerali classiche e quelle di nuova generazione (AES – silicati alcalino-terrosi e HT – lane ad alto contenuto di allumina e basso contenuto di silice);
Fibre policristalline (PCW): materiali composti da una struttura cristallina con un’eccellente resistenza termica.
Queste fibre sono state progettate per avere maggiore biosolubilità e minor permanenza nei tessuti polmonari, riducendo il rischio rispetto all’amianto.
Il Dimeila ha condotto due studi in vitro su cellule polmonari umane, comparando gli effetti di PCW, FAV AES1 (alta percentuale di MgO), FAV AES2 (alta percentuale di CaO) con quelli delle fibre ceramiche refrattarie (FCR), già note per la loro tossicità.
Il Dimeila ha condotto due studi in vitro su cellule polmonari umane, comparando gli effetti di PCW, FAV AES1 (alta percentuale di MgO), FAV AES2 (alta percentuale di CaO) con quelli delle fibre ceramiche refrattarie (FCR), già note per la loro tossicità.
I risultati suggeriscono che, sebbene considerate finora più sicure, alcune di queste fibre possono comunque indurre effetti avversi sulle cellule polmonari umane:
Le PCW inducono danno ossidativo al DNA (test Fpg-comet) e rilascio di interleuchine pro-infiammatorie (IL-6), seppur in misura inferiore alle FCR.
Le AES, pur essendo fibre biosolubili, hanno comunque mostrato effetti citotossici, genotossici e infiammatori, variabili a seconda della composizione chimica e del terreno di coltura.
Le differenze di tossicità sono legate a forma, dimensione, composizione chimica e biopersistenza delle fibre.
Anche se meno pericolose dell’amianto, le fibre sostitutive non sono quindi prive di rischio. I risultati sollevano interrogativi sulla reale sicurezza di materiali oggi considerati “a basso rischio”, evidenziando la necessità di:
Monitoraggio ambientale nei luoghi dove si impiegano fibre AES o PCW;
Adozione di DPI idonei per le vie respiratorie;
Ventilazione adeguata degli ambienti di lavoro e smaltimento controllato;
Introduzione di biomarcatori precoci per identificare gli effetti dell’esposizione.
L’esposizione:
I lavoratori potenzialmente esposti alle fibre sostitutive dell’amianto appartengono principalmente al settore delle costruzioni o in generale nelle attività edilizie come manutenzione o rimozione di manufatti, ma anche persone che lavorano in edifici sottoposti a manutenzione o ristrutturazione.
Le vie respiratorie rappresentano la più comune via di esposizione, ma questa può avvenire anche per contatto con cutaneo o attraverso gli occhi.
Conclusioni:
Gli autori sottolineano l’importanza di ulteriori ricerche con studi più approfonditi sia in vitro che su lavoratori esposti. La valutazione tossicologica delle fibre “alternative” è ancora incompleta: è necessario aggiornare costantemente la classificazione del rischio in base alle evidenze scientifiche più recenti e adottare misure di prevenzione e protezione come l’utilizzo di APVR, il monitoraggio dell’aria e la gestione dei materiali durante le lavorazioni.
Ansia e amianto, la diagnosi non arriva ma la paura consuma
Si parla spesso, giustamente, dell’importanza della psicoterapiaper chi è affetto da una malattia amianto correlata. Oggi focalizziamo l’attenzione verso coloro che non hanno sviluppato una patologia ma che potrebbero, potenzialmente, esserne affetti in futuro. Chi ha avuto contatti con materiali contaminati, pur senza una diagnosi, vive spesso in uno stato di costante tensione psicologica.
Esposizione all’amianto e salute mentale: l’incertezza che diventa stress cronico
Non serve una diagnosi per sentirsi malati. Per molte persone che in passato hanno lavorato a contatto con l’amianto, o vissuto in ambienti contaminati, il solo sospetto di essere a rischio basta a generare una condizione di terribile stress continuo. La paura che una patologia possa manifestarsi da un momento all’altro pesa come una condanna invisibile.
“È come vivere in attesa di una sentenza che non arriva mai, ma che temi da tempo”, raccontano in tanti. È un disagio profondo: insonnia, difficoltà a concentrarsi, allarme costante per ogni piccolo sintomo. La mente reagisce come se la malattia fosse già presente.
Bonanni (ONA): “Venga garantita sorveglianza e supporto psicologico”
Ezio Bonanni, avvocato e presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, da anni evidenzia le carenze nel sistema di prevenzione e assistenza ai soggetti esposti: “Il solo fatto di essere stati esposti all’amianto è causa di preoccupazione e sofferenza. Sarebbe opportuno garantire sostegno psicologico a tutti, non solo a chi ha già ricevuto una diagnosi”.
Bonanni insiste sulla necessità di un’azione più decisa da parte delle istituzioni: “E’ necessario porre l’attenzione non solo sul riconoscimento delle malattie, ma anche nella tutela preventiva, inclusa quella psicologica. Non possiamo abbandonare chi vive con questa angoscia: il diritto alla salute comprende anche la salute psichica”.
Una lunga attesa fatta di controlli e terrore
Le patologie asbesto-correlate come il mesotelioma, possono emergere anche a distanza di 20, 30 o 40 anni dall’esposizione. Questo dato scientifico, ormai noto, non fa che aumentare il senso di precarietà tra gli ex esposti. Ogni visita di controllo può trasformarsi in un momento di panico, ogni referto in una possibile condanna.
La sensazione di essere “malati in potenza” finisce per trasformarsi in disagio reale, che incide su vita lavorativa, relazioni personali, e salutee mentale.
L’urgenza di un riconoscimento anche per la sofferenza impalpabile
“Serve una presa in carico completa”, conclude Bonanni. “Non solo diagnosi e risarcimenti, ma prevenzione vera: informazione, monitoraggi continui, supporto psicologico. Perché anche chi non è ancora malato ha diritto a vivere senza essere schiacciato dalla paura”.
Amianto, nuova vittima di mesotelioma tra i lavoratori delle ex Ogr
Lorenzo Bassi, 79 anni, era entrato nelle officine nel 1969 e faceva il manovale specializzato. I colleghi: “Terzo morto in poco più di due mesi, strage infinita”
Amianto.
Genova: storia di una lotta operaia” è iI docufilm che racconta la battaglia sindacale, durata oltre 10 anni (dal 2006 al 2016) della classe operaia genovese per vedersi restituire i propri diritti, prodotto dalla Camera del Lavoro di Genova, dallo Spi-Cgil Genova e Liguria e dalla Fiom-Cgil Genova Oltre 1.400 lavoratori, alcuni malati o deceduti, colpiti dall’esposizione all’amianto sono stati indagati come truffatori dimenticando i danni inoppugnabili provocati dall’asbesto.
Tra il 1994 e il 2020 l’Inail ha registrato in Liguria oltre 3.600 decessi provocati dall’esposizione all’amianto, di cui oltre la metà a Genova. Il docufilm sarà presentato in anteprima nazionale alle 18 di domani, giovedì 5 giugno, presso il teatro Verdi a Sestri Ponente, subito dopo la chiusura (alle 16.45) della campagna referendaria per i cinque “sì” ai referendum dell’8 e 9 giugno.
La storia della battaglia – unica, perché a Genova lavoratori e lavoratrici venivano messi sotto inchiesta mentre nel resto d’Italia venivano riconosciuti i diritti di chi era stato esposto all’amianto sul posto di lavoro – inizia con l’inchiesta della magistratura genovese, terminata con un nulla di fatto e si sviluppa attraverso il racconto dei protagonisti. La proiezione sarà preceduta da una breve introduzione condotta dalla giornalista Sara Tagliente e vedrà la partecipazione di Alessandro Rela e Livio Verdi, ex operai e sindacalisti Fiom, Marcello Zinola giornalista, Ugo Roffi e Ludovica Schiaroli registi e Ivano Bosco segretario generale Spi-Cgil Genova. “Cgil, Fiom-Cgil e Spi-Cgil non hanno mai chiesto o cercato la vendetta ma chiarezza, verità e giustizia – spiega Igor Magni, segretario generale Cgil Genova – anche per restituire la dignità ai malati, alle vittime, ai loro familiari, ai lavoratori offesi con accuse infondate e infamanti”.
CONTRO: ➢IL GENOCIDIO DEI PALESTINESI ➢L’INVIO DI ARMI AD ISRAELE ➢IL RIARMO E LA GUERRA ➢L’AUMENTO SPESE MILITARI ➢L’ECONOMIA DI GUERRA
PER: ➢IL BLOCCO DELLE RELAZIONI DIPLOMATICHE ED ECONOMICHE CON ISRAELE ➢LA PACE ➢GLI INVESTIMENTI SU SANITÀ, SCUOLA, TRASPORTI E WELFARE
Sì – AUMENTO DEI SALARI E DELLE PENSIONI -DIRITTO ALL’ABITARE.
NO – SFRUTTAMENTO SU LAVORO E ALLA PRECARIETÀ – MORTI SUL LAVORO E TAGLI SULLA SALUTE E SICUREZZA.
Restare zitti e buoni non si può. E’ ORA CHE I LAVORATORI PRENDANO LA PAROLA. Il silenzio del Governo rispetto al Genocidio del Popolo Palestinese è vergognoso. Riprovevole l’ossequiosa compiacenza che Meloni&soci manifestano nei confronti di Israele, tentando di sabotare qualunque pronunciamento della comunità internazionale nei confronti degli assassinii di uomini, donne e bambini, ordinati dal sanguinario Netanyahu. Costituisce un oggettivo pericolo la decisione dell’Esecutivo di aumentare la spesa militare, in spregio della volontà della grande maggioranza degli italiani che sanno bene che a pagare le guerre sono le masse popolari ed i lavoratori mentre lucrano gli speculatori di morte e distruzione. Altro che minaccia di invasione e di attacco da forze straniere: è la vulgata di un Governo che tenta di nascondere le vere emergenze. In realtà i lavoratori ed i cittadini fanno quotidianamente i conti con i tagli alla Sanità, alla Scuola, ai Trasporti e con l’erosione del Welfare. Per non parlare del caro affitti: si nega il Diritto all’Abitare, da inserire urgentemente in Costituzione. Salari e pensioni sono la reale emergenza in Italia. Altro che spese militari, guerra, economia di guerra e rilancio occupazionale nell’industria bellica. Anche l’Istat smaschera le bugie governative: dal 2019 al 2024 a fronte di una inflazione del 21,6% i salari sono cresciuti solo del 10,1%. La differenza in negativo è, quindi, dell’11,4%. Tutto ciò mentre la produzione industriale è calata, in 2 anni, del 6%, facendo decrescere il numero dei contratti a tempo determinato ma, nonostante ciò, aumentano i morti sul lavoro. La disoccupazione si è attestata al 6,5%, a cui si aggiunge un tasso di inattività del 33,4%, nonchè calano gli occupati tra i 24 e 44 anni. Le famiglie in povertà assoluta crescono dal 2024 e sono ormai all’8,4% del totale (2,2 mln) mentre la rinuncia alle prestazioni sanitarie è cresciuta del 7,5% dal 2023!
BASTA.FERMIAMO IL GENOCIDIO IN PALESTINA – STOP ALLE GUERRE. LOTTIAMO PER SALARI E TUTELE DELLA SALUTE E SICUREZZA.