Tutti gli articoli di Maurizio Barsella

27 Aprile 2023

Incidenti sul lavoro: grave operaio nel Vicentino

Trasportato nel reparto di rianimazione del San Bortolo

Un operaio di 53 anni è rimasto gravemente ferito in un infortunio sul lavoro a Montebello Vicentino (Vicenza).

L’incidente avvenuto alla conceria Valeaga srl .

L’operaio è rimasto schiacciato, per cause ancora da chiarire, mentre era in corso una movimentazione di materiale.
    Sul posto sono intervenuti i sanitari del Suem 118 chiamati dai colleghi dell’uomo che è stato trasportato nel reparto di rianimazione del San Bortolo di Vicenza. (ANSA).

Operaio muore in ospedale tre giorni dopo l’infortunio

L’incidente lunedì mentre stava lavorando sul braccio di una gru

ANSA) – BRESCIA, 27 APR – Un operaio di 43 anni, di origini indiane, è morto dopo tre giorni di ricovero in ospedale a seguito di un infortunio avvenuto lunedì mentre stava lavorando in un’azienda in provincia di Brescia, ad Iseo.


    Dipendente di una ditta esterna, era sul braccio meccanico di una gru quando è stato schiacciato sotto il tetto del capannone in cui stava lavorando.

Le sue condizioni erano apparse subito disperate. (ANSA).


   

Pesticidi

Caldaro, l’1 maggio la marcia contro i pesticidi 

Torna la camminata organizzata dal Wwf, che chiede alla politica «più rispetto per l’ambiente e niente pesticidi per salvaguardare biodiversità e salute pubblica» 

CALDARO. L’obiettivo da raggiungere vale ogni centimetro percorso e tutta la fatica – che tra l’altro fa bene alla salute – compiuta. Lunedì 1 maggio, anziché cimentarsi in barbecue e picnic, molto meglio impegnarsi in una camminata ecologica, intorno al lago di Caldaro.

Il Wwf e le altre associazioni ambientaliste del territorio altoatesino organizzano una nuova edizione della “camminata per dire stop ai pesticidi”.

L’appuntamento è alle 10, al parcheggio posto all’angolo nord-ovest del lago, nelle vicinanze del lido. Da lì partirà la camminata verso sud, in direzione della chiesa di San Giuseppe, per un giro del lago di oltre 7 chilometri e della durata di circa 2 ore e mezzo, su un percorso adatto anche alle famiglie con bambini.

«Lo scopo è quello di chiedere alla politica e agli agricoltori un’agricoltura più rispettosa della salute, delle persone e dell’ambiente, libera da pesticidi, capace di salvaguardare la biodiversità e la nostra salute», spiegano. Durante la camminata verranno esposti cartelloni e sarà data voce alle richieste dei partecipanti.

L’iniziativa è diventata un appuntamento pressoché fisso che coinvolge la comunità della Bassa e dell’Alto Adige, dove l’utilizzo di pesticidi e diserbanti nei processi di coltivazione dei terreni, soprattutto nella frutticoltura, è molto presente. Gli ambientalisti chiedono un cambio di passo e per farlo sono disposti a contare i propri passi. In una camminata ecologica.

Amianto :Discariche

Nel 1990 la Provincia di Pisa approva l’apertura di una discarica di rifiuti urbani di 350.000 metri cubi in un piccolo comune, quello di Chianni. Due anni dopo inizia il conferimento.

Dopo quattro anni sono approvati due successivi ampliamenti fino a 1.500.000 m3. Nello stesso anno viene approvata anche un modulo di smaltimento di 100.000 m3 di fanghi conciari. A quel punto parte la protesta degli abitanti: il comune di Terricciola, che subisce l’investimento del puzzo dei fanghi, parte con i blocchi al cancello, mentre Chianni, coperta dai monti, rimane sottovento e vede un numero minore di cittadini arrabbiati. Nel 1998 la discarica verrà chiusa dopo un anno di blocchi all’ingresso, manganellate, assalti alla Provincia con i sacchi di immondizia, interventi di tutti i politici di tutti gli schieramenti, da Alleanza Nazionale a Rifondazione, sistematicamente contestati dalla protesta popolare perché contrari alla chiusura della discarica: la chiusura secondo loro avrebbe significato la fine delle concerie e la perdita di posti di lavoro.

La chiusura però non fu una vera chiusura, ma una sospensione. Si erano conferiti solo 1.200.000 m3, mancavano ancora 300.000 m3 e mancava una copertura (capping) per iniziare la gestione post mortem di 30 anni. Su questo punto inizia un tira e molla, che è durato anni, in cui la proprietà, il Comune di Chianni, i comuni limitrofi, il Comitato Corretta gestione di rifiuti della Valdera, hanno giocato vari ruoli.

La procrastinazione ha favorito la possibilità di ottenere, con un ricorso al Tar, i fondi necessari, per la messa in sicurezza definitiva, che passa attraverso la riapertura della discarica. Per ottemperare alle prescrizioni iniziali di 270.000 m3, una delibera di Giunta Regionale (contro due pronunciamenti del Consiglio Regionale) ha autorizzato un conferimento di 350.000 m3 ( la sommità della discarica, in tutti questi anni di abbandono, aveva subito un avvallamento di 2,5 metri), un volume quindi maggiore di quello mancante. Una volta accertata la volumetria, il progetto di massima prevede una risistemazione idraulica.

Nei carotaggi fatti da ARPAT risulta la presenza di cloruro di vinile e benzene nel corpo della discarica. La presenza di questi due elementi cancerogeni si spiega col fatto che nei sei mesi precedenti la chiusura del 1998 venne data la possibilità alla proprietà di accettare qualsiasi tipo di rifiuto pericoloso, per raggiungere una quota sufficiente per creare una copertura.

La presenza di questi inquinanti e il cedimento della parte centrale, dimostrano che la discarica non è stabile e che si deve al più presto trovare una soluzione, che è arrivata ora, con la nuova proprietà: la copertura della discarica avverrà con rifiuti edilizi contenenti amianto.

450.000 tonnellate di amianto su una discarica instabile, un peso enorme sulla sommità di una collina argillosa, in mezzo alla natura, in una zona vocata ad agriturismi e aziende vinicole di pregio, come se una grande superpetroliera si sedesse su un seggiolone fatto di stecchini da denti. Tra le altre cose abbiamo scoperto che in base alle informazioni satellitari forniti dalla stessa Regione Toscana, una parte della discarica non è sicura, si sta muovendo pochi millimetri all’anno per la presenza di una paleofrana.

L’autorizzazione al conferimento di 270mila m3 di amianto, venne fatta dalla Giunta Regionale Rossi, in pieno lockdown, nell’ultima riunione prima dello scioglimento del Consiglio Regionale, con la delibera 629 del 25 Maggio 2020, così come richiesto dalla proprietà, permettendole quindi di fare un business incredibile per parecchi milioni di euro con lo stoccaggio dell’amianto. La manifestazione del 4 marzo scorso chiede espressamente il ritiro di questa delibera regionale.

In un territorio già martoriato dalla presenza di quattro grandi discariche (Gello di Pontedera, Peccioli, Scapigliato nel comune di Rosignano, ma che guarda verso la Valdera, Bulera a Volterra), ammorbato dallo sversamento nelle campagne di Peccioli dei fanghi dei depuratori delle cartiere di Altopascio e del materiale conciario al cromo (KEU a Pontedera nella lottizzazione Green Park, nei lavori dell’acquedotto di Crespina e sotto le piste ciclabili), avvelenata da pesticidi e glifosato, terrorizzata da altri progetti di gassificatori e impianti geotermici industriali, la Valdera è da anni la pattumiera della Regione Toscana.

La Valdera rappresenta il 3% del territorio regionale. Insistono sul suo territorio 4 discariche di vari milioni di tonnellate e finiscono qui il 50% di tutti i rifiuti urbani della Regione Toscana. Il 45% di tutti i fanghi prodotti  da cartiere e depuratori dei reflui urbani  toscani finisce sui terreni della Valdera. Non dimentichiamo che la discarica di Chianni, se la popolazione non fosse intervenuta, rischiò di diventare la più grande discarica di rifiuti speciali d’Europa, con un progetto di Necci di linea ferroviaria dedicata a questo.

Non è un caso quindi che la Valdera venga indicata dagli epidemiologi come una zona ad alta incidenza dei tumori.

Questa però non è la sola cosa grave di questa vicenda. In uno studio che verrà pubblicato dal Forum Ambientalista si certifica che l’introduzione del reato di “disastro ambientale”, con la recente legge “Realacci”, la Legge 68/2015, anche se ha introdotto pene severe, ha segnato uno spartiacque negativo nella legislazione ambientale.

Fin da subito le critiche si erano concentrate sulla indeterminatezza di molti termini che rendono difficile l’interpretazione delle norme e incerta l’accusa dei reati in sede di giudizio. In particolare Gianfranco Amendola, storico magistrato ambientale, concentrò la sua analisi su un avverbio presente nella legge. Le imprese sono inquinanti se lo fanno “abusivamente”, ovvero non sono inquinatori le imprese che vengono autorizzate dagli Enti pubblici. Facile pensare alla situazione dell’ILVA di Taranto e a una legge cucita addosso per salvare i dirigenti e la proprietà della grande industria siderurgica, ma i dati delle statistiche sono impietose. Oltre al crollo generalizzato, dal 2016, dei procedimenti penali, aumentano simmetricamente i tempi delle indagini. A causa dell’aumento dei giorni occorrenti alla chiusura delle indagini preliminari, sono in aumento le consulenze, gli accertamenti, le ricognizioni, i prelievi e le analisi. I tempi si allungano e le Procure archiviano. I processi non si fanno quando i reati vengono commessi troppi anni prima.

Il rapporto di Forum Ambientalista racconta che le procure archiviano il 45% dei reati derubricandoli a reati amministrativi. Il 52% dei reati vengono derubricati invece dai tribunali in giudizio, per lo stesso motivo, perché la legge prevede il “ravvedimento operoso”, senza arrivare mai a sentenza, senza modificare gli impianti. Nel 2021 solo l’8% dei procedimenti penali arrivano a sentenza e di questi solo il 4% risultano favorevoli alle vittime di disastri ambientali.

In una audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti viene ripetutamente segnalato dai magistrati e dagli ufficiali superiori del NOE il fatto che le pene siano irrisorie e poco persuasive. L’entità delle multe erogate in sede di oblazione sono un decimo dei vantaggi economici derivanti dalla violazione del Testo Unico Ambientale. Questo favorisce il ripetersi degli abusi nel tempo, favorendo altresì la convenienza economica dell’abuso ambientale.

Un obiettivo la legge Realacci lo ha ottenuto comunque . Negli intenti del legislatore c’era il bisogno di sgonfiare il numero dei procedimenti penali in tema ambientale nei tribunali, e l’intento “deflattivo”, come era stato definito in Parlamento, è stato pienamente raggiunto. La Legge Realacci ha operato in accordo con altre misure che riguardano la deregulation ambientale dell’epoca Renzi: il Decreto Competività, la legge Sblocca Italia, e prima ancora i decreti del governo Gentiloni, non hanno modificato solo delle norme a tutela dei cittadini, ma hanno inaugurato una stagione di deregulation che ha prodotto un cambiamento radicale del rapporto tra partecipazione dei cittadini e tutela ambientale.

Le speranze di una giustizia ambientale oggi è veramente remota e la possibilità che i cittadini e i territori possano in qualche modo ottenerla attraverso denunce, esposti, comitati, referendum, raccolte di firme, sta svanendo ogni giorno di più.

Per questo motivo segnaliamo l’aumento dei conflitti ambientali senza possibilità di sbocco. La conflittualità accende gli animi e pone i cittadini di nuovo come cinquant’anni fa nella condizione di dover rispondere di nuovo con l’unico strumento che ancora rimane: la lotta.

I cambiamenti climatici porranno di fronte ognuno di noi a delle scelte radicali e non potremo far conto di un sostegno da parte delle autorità pubbliche, non solo perché ormai lontane da una rappresentatività degna di questo nome (solo il 40 % degli aventi diritto va a votare nei paesi cosiddetti “democratici”). A poco sono servite le sperimentazioni di “democrazia deliberativa” come i Town meeting, i referendum consultivi, i public debate, di fronte ad un potere politico che si comporta come un fortino assediato e che oggettivamente aiuta solo ed esclusivamente il tornaconto dei privati. Per questo motivo il corteo dei cittadini della Valdera, i mille cittadini arrabbiati, sfilava dietro lo striscione di Valdera Avvelenata che era un grido dal sapore ecosocialista: Avvelenati dal profitto.

I cittadini comunque non si fermeranno e hanno intenzione di dare battaglia anche ora che la discarica è ufficialmente riaperta e l’amianto sta arrivando. In programma un convegno sull’amianto il 6 maggio e una grande assemblea, con tutti i comitati e le realtà di lotta in Toscana per la fine di maggio, per aprire tutti insieme una grande vertenza ambientale con il potere politico. Perché lo spazio pubblico non deve essere occupato solo dagli interessi degli speculatori, ma deve essere occupato dalle voci e dalle speranze di tutti coloro che amano questo territorio e la propria salute.

Amianto :Sentenze

Amianto a Ravenna, per i giudici non lo respirò: “Ma ora ho un mesotelioma”

La storia di Bruno Gulminelli: la Corte d’Appello gli impose di restituire all’Inps i benefici previsti dalla legge

Ravenna, 26 aprile 2023 – Nel 2003 l’allora giudice del lavoro Roberto Riverso riconobbe a Bruno Gulminelli, già dipendente della Philips Carbon Black, e ad altri dieci colleghi di lavoro, i benefici economici, sotto il profilo della rivalutazione della pensione, a fronte di una esposizione all’amianto per oltre dieci anni, come prevedeva l’innovativa legge del 1992 con cui in Italia era stato messo al bando il micidiale minerale. Ma quella sentenza venne fatta a pezzi dalla Corte d’appello sulla base dell’asserzione, sostenuta dal consulente d’ufficio, che non c’era prova che quei lavoratori della Philips Carbon Black fossero mai stati a contatto con fibre di amianto.

28 aprile 2023: Giornata Mondiale per la Salute e Sicurezza sul lavoro e delle vittime dell’amianto

26 Aprile 2023

Schianto fra Tir in A4, un mortoScontro tra tre mezzi pesanti stamattina. In seguito all’incidente, una persona è deceduta

Un camionista rumeno è morto stamattina, verso le 10, in seguito a un incidente stradale che ha coinvolto tre mezzi pesanti.

Il tamponamento – riferisce la Sores – è accaduto lungo l’autostrada A4, nel tratto compreso tra Redipuglia-Monfalcone Ovest/Villesse, in direzione Venezia, sul ponte dell’Isonzo,

Gli infermieri della Sores hanno inviato sul posto l’equipaggio di due ambulanze provenienti da Monfalcone e Cervignano del Friuli, l’automedica da Gradisca d’Isonzo e l’elisoccorso.

Sono stati attivati anche polizia stradale e vigili del fuoco. Sul posto anche il personale dell’autostrada. Tutti coordinati dal Coa Centro operativo autostradale di Udine.

Nell’incidente sono rimasta coinvolte altre due persone. Una ha rifiutato il trasporto in ambulanza, l’altra, invece, è stata portata in ospedale a Monfalcone con ferite non gravi. GUARDA IL VIDEO

Fitofarmaci

Irrorava fitofarmaci senza l’abilitazione, sanzionato dai Carabinieri forestali

ASTI I Carabinieri forestali di Asti hanno eseguito controlli sul corretto utilizzo dei prodotti anticrittogamici ed erbicidi, con particolare attenzione all’apicoltura, rilevando alcune irregolarità. L’irrorazione sulle colture senza preliminare sfalcio e rimozione della vegetazione sottostante, attualmente ricca di tarassaco in fiore è una pratica illecita che causa effetti nocivi sulla produzione del miele e sull’attività impollinatrice delle api ed è per questo sanzionata.

In un caso, i militari hanno accertato che in un’azienda del territorio astigiano l’addetto all’irrorazione dei fitofarmaci era sprovvisto dell’abilitazione per uso professionale, obbligatoria per legge.

«L’azione – spiegano i Forestali – mira a promuovere corrette pratiche agricole e a reprimere quelle in danno delle specie sentinella come le api, la cui presenza e diffusione è considerata un indicatore biologico decisivo per comprendere la qualità dell’ambiente in cui viviamo».

Fitofarmaci, multato viticoltore di Pederobba. Ma il Comune commuta la pena

Il sindaco Turato: «Farà 12 ore di lavori utili, la discrepanza però va corretta»

Fitofarmaci: multe per patentino e utilizzo scorretto

Fitofarmaci: si intensificano i controlli e arrivano le multe per assenza di patentino e utilizzo scorretto

si intensificano i controlli e arrivano le multe per assenza di patentino e utilizzo scorretto.

L’utilizzo scorretto di fitofarmaci nei campi ha portato a controlli serrati e a conseguenti contravvenzioni che hanno messo in difficoltà molti operatori e imprenditori agricoli.

Ultimo caso riguarda il corpo dei carabinieri forestali che hanno controllato aziende a Piacenza, Rottofreno, Caorso e Monticelli. Risultato, cinque sanzioni per circa 9.500 euro.

Controlli dei Forestali

Nelle ultime settimane i militari della Stazione Carabinieri Forestale di Piacenza hanno eseguito in tutta la provincia nove controlli sul corretto utilizzo di fitofarmaci in agricoltura per prevenire il potenziale pericolo per i consumatori e per l’ambiente.

Diverse sono state le segnalazioni giunte da alcuni residenti nelle immediate vicinanze di aree agricole con la presenza di apiari.

 fitofarmaci sono sostanze chimiche ammesse dalla legislazione vigente e consentono il contenimento dei parassiti e delle patologie vegetali, il controllo dei vegetali cosiddetti “infestanti” e permettono di aiutare i processi di maturazione e la conservazione dei prodotti» – riporta una nota dell’Arma.

I controlli sono stati svolti allo scopo di verificare il rispetto delle normative vigenti volte alla prevenzione dell’uso scorretto di tali prodotti che sono destinati alla difesa delle coltivazioni da tutti gli organismi nocivi, o per eliminare le piante indesiderate.

L’uso corretto dei prodotti fitosanitari garantisce al consumatore finale la sicurezza dei prodotti che dal campo giungono alla loro tavola e la vivibilità e salubrità dell’ambiente.

Gli ultimi controlli nel piacentino

Sono state soggetto di verifica alcune aziende a Piacenza, Rottofreno, Caorso e Monticelli d’Ongina, quali utilizzatori finali di fitofarmaci ed antiparassitari destinati alle coltivazioni vegetali.

Solo a quattro rappresentati legali, tra i 42 e i 54 anni, sono state elevate complessivamente 5 sanzioni amministrative pecuniarie per un totale di 9.500 euro, per il mancato controllo funzionale delle attrezzature impiegate nei campi ed in un caso l’utilizzo di un dipendente non abilitato all’uso di fitofarmaci perché sprovvisto della necessaria certificazione professionale.

Amianto :Sentenze

Morto per l’amianto sulle navi della Marina, il Tribunale nega il risarcimento alle due figlie. “È un’ingiustizia profonda, faremo ricorso”

Sono orgogliosa di aver proceduto nei confronti del ministero della Difesa per rendere giustizia a mio papà. Nostra madre ha ottenuto un risarcimento, ma non abbiamo vinto alla lotteria, né al gratta e vinci. Perché mio papà è morto e io vorrei che lui fosse ancora qui con noi, che facesse il nonno. Avrei ancora un sacco di cose da chiedergli e non posso più farlo. Abbiamo ottenuto una mezza vittoria legale, ma tutti noi abbiamo subito una perdita umana, affettiva e morale enorme”. Francesca, che vive a Schio, come la mamma e la sorella Elisa, è figlia del motorista navale Federico Tisato, morto nel 2016 all’età di 67 anni per un mesotelioma pleurico causato dall’aspirazione di fibre d’amianto, risalente all’epoca in cui era imbarcato su due navi della Marina Militare italiana. Il Tribunale di Vicenza ha riconosciuto soltanto alla vedova un risarcimento di 400mila euro e un vitalizio di circa 1.900 euro al mese, visto che al marito è stato riconosciuto lo status di vittima del dovereNessun assegno invece alle due figlie, perché, quando il padre si ammalò e morì nel giro di due anni, erano già maggiorenni e autosufficienti.

Vittime del lavoro

Sono  301 le vittime del lavoro conteggiate al 17 aprile da inizio 2023: di questi 235 hanno perso la vita sul luogo di lavoro, mentre sono 66 i morti in itinere.

Si stima che ogni giorno, 6.300 persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro o malattie professionali — causando più di 2,3 milioni di morti all’anno. Gli incidenti che si verificano annualmente sul posto di lavoro sono 317 milioni, molti dei quali portano ad assenze prolungate dal lavoro per malattia.

19 Aprile 2023

Messina, operaio edile di 54 anni cade da un’impalcatura e muore

Lorenzo Petrolo è morto in un cantiere di San Fratello (Messina), città dove viveva insieme alla famiglia. L’uomo sarebbe caduto da una impalcatura mentre lavorava al rifacimento della facciata di una villetta.

Una nuova tragedia scuote il mondo del lavoro: un operaio edile di 54 anni, Lorenzo Petrolo, è morto in un cantiere di San Fratello (Messina), città dove viveva insieme alla famiglia. L’uomo sarebbe caduto da una impalcatura mentre lavorava al rifacimento della facciata di una villetta. Quando è arrivato l’elisoccorso il 54enne era già morto. I carabinieri hanno informato il magistrato di turno e l’indagine dovrà stabilire se si sia trattato di una caduta accidentale o di un malore improvviso, e soprattutto se siano state rispettate le norme per la sicurezza dei luoghi di lavoro.

Operaio muore schiacciato da panelli in Alto Adige

Incidente in un cantiere a Varna

Nel primo pomeriggio di oggi, mercoledì 19 aprile, un operaio è rimasto vittima di un infortunio mortale sul lavoro a Varna, non lontano da Bressanone. Il tutto, in base a quanto viene riportato da TrentoToday, sarebbe avvenuto intorno alle ore 13.30 con l’operaio che, secondo le prime ricostruzioni, pare stesse lavorando nel cantiere della circonvallazione di Varna quando sarebbe rimasto schiacciato da alcuni pannelli. Le sue condizioni sarebbero apparse sin da subito particolarmente gravi.

I carabinieri di Naz-Sciaves e Bressanone riferiscono in merito di essere intervenuti presso il cantiere stradale, dove «a causa della caduta di materiale sospeso era poco prima deceduto un operaio di 42 anni». Quest’ultimo, stando a quanto riferito dai militari, risulterebbe di «cittadinanza indiana, residente a Montichiari (Bs) e in servizio per conto di un’azienda di Colognola ai Colli».

Travolto da un carico di tondini “Era morto, gli altri lavoravano”

Vittima un quarantunenne di Montichiari. Doveva posare il ferro durante la pausa pranzo

Udine, perde il controllo del trattore mentre lavora: Bruno morto schiacciato

Un incidente accaduto lungo una strada sterrata nella macchia boscosa del territorio comunale di Verzegnis

Non ce l’ha fatta Bruno Paschini: è morto il 69enne ricoverato nel pomeriggio di ieri, per le gravissime ferite riportate a seguito di un incidente accaduto lungo una strada sterrata nella macchia boscosa del territorio comunale di Verzegnis, in un tratto compreso tra Verzegnis e la frazione di Chiaicis. Per cause in corso di accertamento da parte delle forze dell’ordine (attivati per quanto di competenza i Carabinieri della Compagnia di Tolmezzo) il 69enne ha perso il controllo del trattore che stava conducendo ed è rimasto schiacciato dal mezzo riportando gravi lesioni.

18 Aprile 2023

Travolto dal trattore, muore pensionato nel Cuneese

Incidente in noccioleto a Lequio Berria, la vittima ha78 anni

ANSA) – LEQUIO BERRIA, 18 APR – Stava compiendo alcune operazioni agricole in un noccioleto a Lequio Berria, nell’Alta Langa Cuneese, quando è stato travolto e ucciso da un mezzo agricolo.


    E’ accaduto questa mattina in provincia di Cuneo, dove un uomo di 78 anni, Renato Bruna, 78 anni, è rimasto vittima di un incidente agricolo.

La dinamica è tuttora al vaglio dello Spresal, il servizio di sicurezza sul lavoro dell’Asl e dei carabinieri. E’ intervenuta anche l’equipe medica del 118, ma le operazioni per salvare la vita al pensionato sono risultate vane.

Incidente a Coassolo Torinese: trattore esce di strada e finisce in un dirupo, uomo grave in ospedale

Gli alberi hanno bloccato la corsa del mezzo

Brutto incidente nel primo pomeriggio di oggi, martedì 18 aprile 2023, in borgata Bogno a Coassolo Torinese. Un 50enne italiano, residente in paese e titolare di un’azienda agricola, è finito in un dirupo con un trattore. La corsa del mezzo, però, è stata bloccata dagli alberi rimanendo nell’abitacolo. L’uomo è stato estratto dal mezzo e trasportato in elisoccorso all’ospedale Cto di Torino in condizioni gravi anche se non è in pericolo di vita.

Sul posto, oltre ai sanitari, sono intervenuti i vigili del fuoco di Mathi e del reparto volo del comando provinciale con l’elicottero Drago, che si sono occupati della messa in sicurezza e della rimozione del veicolo. Le indagini sull’incidente sono a cura dei carabinieri della compagnia di Venaria Reale, ma sul posto sono intervenuti anche gli ispettori dello Spresal dell’Asl To4.