Tutti gli articoli di Maurizio Barsella

Amianto : Sentenze

Esposizione all’amianto dei lavoratori e riconoscimento del nesso causale

La IV Sez. Penale della Suprema Corte con la sentenza n. 11168/2025 torna su un tema ampiamente dibattuto in passato, ovvero il nesso causale derivante dall’esposizione dei lavoratori all’amianto e la successiva morte in conseguenza di patologie quali il mesotelioma ed il carcinoma. Il nesso causale è stato riconosciuto solo ed unicamente per le morti causate dal mesotelioma ma non per il carcinoma in soggetti che erano fumatori abituali.

I direttori pro-tempore dello Stabilimento di Palermo della Fincantieri, che si erano succeduti negli anni 80/90 venivano rinviati a giudizio per i delitti di omicidio colposo e di lesioni personali gravissime commessi in danno di lavoratori dipendenti della suddetta società, quale conseguenza di malattie determinate dalla prolungata esposizione all’amianto.

Nel giudizio di primo grado i due imputati erano stati condannati per le suddette fattispecie criminose mentre, nel giudizio di secondo grado la Corte di Appello assolveva entrambi dai reati loro ascritti.

Avverso la predetta sentenza assolutoria proponevano ricorso per cassazione, sia il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Palermo nonché, la parte civile INAIL.

26 Marzo

Padova, scontro tra tir e furgone: 2 operai morti e uno ferito grave. Lavoravano per la stessa ditta

Il conducente del camioncino avrebbe perso il controllo del mezzo e invaso la corsia opposta. Le vittime erano muratori

Due operai morti e due feriti. Uno in modo molto grave. Sono le vittime di uno scontro frontale tra un tir e un furgone. I tre uomini a bordo del furgone lavoravano come muratori per la stessa ditta. L’incidente è avvenuto a Boscalto, in provincia di Padova.

Le vittime – scrive il Mattino di Padova – erano di origine macedone. Si chiamavano Bajram Bajramoski, 52 anni, e Fuat Etemovski, 64 anni, ed erano residenti a San Zenone degli Ezzelini e a Crespano del Grappa.

Dalle prime ricostruzioni, sembrerebbe che l’uomo alla guida del furgone abbia perso il controllo del mezzo e invaso la corsia opposta. E che il conducente del camion non abbia potuto far nulla per evitare l’impatto. Lo schianto fra i due mezzi è stato violentissimo, i muratori sono rimasti incastrati tra le lamiere.

Tragedia in città, giovane padre muore in ospedale dopo un incidente sul luogo del lavoro

A perdere la vita il 39enne Moreno Finocchio, residente nella frazione di Pantanello ad Anagni

Una tragedia immane in queste ore sta sconvolgendo la cittadina di Anagni, nel nord della provincia di Frosinone. E’ morto dopo cinque giorni di agonia in una letto di ospedale al San Camillo di Roma Moreno Finocchio.

L’uomo di 39 anni che di professione fa il meccanico per una ditta di trasporto venerdì scorso era rimasto vittima di un incidente mentre era al lavoro a Roma.

Da quello che si era riuscito a ricostruire l’uomo sarebbe rimasto schiacciato da un pullman che stava facendo manovra all’interno della ditta dove stava lavorando. Gravi le ferite riportata al torace ed ai polmoni.

L’uomo lascia la compagna e tre figli piccoli. Tanti i messaggi di cordoglio che stanno arrivando ai familiari da parte di tutti coloro che lo conoscevano soprattutto nel quartiere Pantanello dove viveva. Ancora non si hanno notizie sulla data del funerale.

La settimana scorsa un altro giovane ciociaro era morto in un incidente simile a quello di Moreno in provincia di Caserta.
 

25 Marzo

Esplode macchinario: Daniel muore a 22 anni trafitto da una scheggia incandescente

L’incidente il giorno dopo il suo compleanno. Stava lavorando in un’azienda specializzata in stampaggio a caldo di acciaio. I soccorsi sono stati inutili

Tragedia sul lavoro a Maniago, in provincia di Pordenone. Un operaio è morto mentre lavorava in un’azienda specializzata in stampaggio a caldo di acciaio. Si chiamava Daniel Tafa e ieri aveva compiuto 22 anni.

Daniel Tafa era di Vajont (Pordenone). Stava operando su una macchina per stampa di ingranaggi industriali quando una scheggia incandescente lo ha trafitto alla schiena, uccidendolo all’istante. I soccorsi sono stati inutili.  

Non è ancora chiaro se è accaduto per un malfunzionamento della macchina oppure per una manovra sbagliata. I carabinieri hanno aperto un’indagine e stanno eseguendo gli accertamenti del caso. L’impianto è stato posto sotto sequestro. Sul posto anche il personale dello Spisal (Servizio di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro).

L’azienda dove si è verificata la tragedia è la Stm, specializzata in stampaggio a caldo, ricalcatura, stampaggio per estrusione, dove è occupato un centinaio di persone. Il turno della mattina è stato sospeso in segno di lutto e per consentire l’ultimazione dei rilievi. La macchina per lo stampaggio è stata posta sotto sequestro.

Orvieto, operaio muore travolto da autocarro mentre lavora in A1

E’successo poco prima delle 8, sulla A1 Milano-Napoli, all’altezza del km 446. Sulla dinamica sono in corso indagini della polizia stradale di Orvieto. Sul posto anche personale e dirigenti sia della ditta presso cui lavorava l’operaio, sia di Autostrade per l’Italia. Il traffico è rallentato ma scorre sulla corsia di sorpasso

È morto investito da un mezzo pesante mentre stava lavorando sulla carreggiata nord dell’Autosole nei pressi di Orvieto dove era residente. Ha perso così la vita, questa mattina (poco prima delle 8), un operaio di 38 anni, dipendente di una ditta del posto impegnata in interventi di manutenzione in autostrada. 

L’operaio si trovava sulla carreggiata ed è stato investito da un mezzo pesante in transito. Sulla dinamica sono in corso indagini della polizia stradale di Orvieto. Presenti sul luogo dell’incidente anche i responsabili dell’azienda per cui lavorava la vittima, insieme a rappresentanti di Autostrade per l’Italia e della Polizia Stradale. Il traffico è rallentato ma scorre sulla corsia di sorpasso. 

Sant’Antonio Abate, resta incastrato nel nastro trasportatore: muore operaio di una ditta per lo smaltimento rifiuti

Nicola Sicignano aveva 51 anni, lascia la moglie e due figli. Non ancora del tutto chiare le cause dell’ennesimo incidente mortale sul lavoro dall’inizio dell’anno nel Napoletano. Dure Cgil e Uil

Ancora un incidente mortale sul lavoro in provincia di Napoli. La vittima stavolta è un uomo di 51 anni ed era dipendente di una azienda per lo smaltimento dei rifiuti di Sant’Antonio Abate. Ha perso la vita durante il turno di lavoro di ieri sera e le cause sono ora al vaglio dei carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia e del nucleo investigativo di Torre Annunziata coordinati dalla procura della Repubblica di quest’ultima città. 

La vittima si chiamava Nicola Sicignano, era originario di Vico Equense ma risiedeva a Gragnano. Aveva festeggiato il suo compleanno il 10 marzo. Stando ad una prima ricostruzione dei fatti, ancora da verificare, il 51enne sarebbe rimasto incastrato con il braccio e la testa nel nastro trasportatore della linea di lavoro all’interno dell’azienda. Subito dopo l’accaduto i colleghi di lavoro hanno dato l’allarme ma per l’operaio non c’è stato nulla da fare. L’area dell’incidente è stata sequestrata. Indagini in corso anche da parte del Nil di Napoli e dell’Asl. 

Malore mentre è al lavoro, muore in azienda a 70 anni

È successo martedì mattina

Dramma in azienda martedì mattina a Roverbella, nel Mantovano ai confini tra Lombardia e Veneto: è qui che un uomo di 70 anni è morto a causa di un malore. Pare stesse lavorando ai vivai Marconi sulla Strada Levata: si è sentito male poco prima delle 7, accasciandosi a terra. I colleghi hanno subito allertato il 112, che ha inviato sul posto l’automedica e un’ambulanza di Soccorso Azzurro con la massima urgenza, in codice rosso.

Nonostante i prolungati tentativi di rianimarlo, il suo cuore non ha più ripreso a battere: i medici intervenuti non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Su quanto accaduto sono in corso gli approfondimenti dei tecnici del Psal dell’Ats Val Padana, il servizio di Prevezione e sicurezza sui luoghi di lavoro dell’autorità sanitaria, con il supporto dei carabinieri di Mantova. I primi accertamenti medico-legali avrebbero confermato la morte per cause naturali.

21 Marzo

Fa un volo di 10 metri e cade in un silos: morto operaio di 41 anni

Tragedia sul lavoro nell’azienda Grandi Riso di Pontemaodino in provincia di Ferrara: l’uomo – di un’azienda esterna – stava svolgendo lavori di manutenzione

Codigoro (Ferrara), 21 marzo 2025 – Tragedia sul lavoro nel pomeriggio nell’azienda Grandi Riso di Pontemaodino.

Un uomo, un operaio di 41 anni, di origini romene, di un’azienda esterna che stava svolgendo lavori di manutenzione, è finito dentro un silos facendo un volo di una decina di metri. Nulla da fare per lui.

Sul posto ci sono 118, carabinieri di Codigoro, gli ispettori del lavoro dell’Ausl e vigili del fuoco. Indagini in corso.

Lamezia Terme, operaio muore in seguito a una caduta dal tetto di un capannone

L’uomo, 53 anni, stava lavorando in un sito che produce mangimi, nell’aria industriale, quando è precipitato da un’altezza di 9 metri

Un operaio è morto questa mattina, 21 marzo, in seguito alla caduta da un’altezza di 9 metri. L’uomo, Roberto Falbo, 53 anni, è precipitato dal tetto di un capannone adibito alla produzione di mangimi nell’area industriale di Lamezia Terme, nel Catanzarese. Ancora da ricostruire la dinamica. L’intervento dei soccorsi si è rivelato inutile.

Tragedia in campagna: si ribalta il trattore. Muore giovane agricoltore di 32 anni

Un incidente mortale scuote la comunità rurale: tra dolore e interrogativi, le autorità avviano le indagini

Nel pomeriggio di ieri, giovedì 20 marzo 2025, un grave incidente ha sconvolto la quiete di una zona agricola, dove un trattore si è ribaltato causando la morte di un agricoltore di appena 32 anni.

La tragedia, avvenuta nelle campagne di Celenza Valfortore, in provincia di Foggia, ha lasciato la comunità intera sotto shock e le autorità preposte all’accertamento dei fatti hanno immediatamente avviato le indagini per ricostruire la dinamica dell’incidente.

Secondo le prime ricostruzioni, il mezzo si sarebbe ribaltato più volte, finendo in un terreno scosceso. L’incidente si sarebbe verificato mentre il giovane percorreva la strada provinciale 1, in prossimità dell’ingresso in città.

Nonostante il tempestivo intervento dei sanitari del 118 con l’ausilio dell’elisoccorso, il 32enne non è riuscito a sopravvivere alle ferite riportate.

Amianto : Sentenze

Dopo 50 anni condannato medico a Torino per morti amianto

Un ottantacinquenne era rimasto l’unico imputato nel processo

Un medico di 85 anni è stato condannato dal Tribunale di Torino per omicidio colposo a un anno e sei mesi di reclusione, per il decesso di 8 dei 16 operai delle Officine grandi riparazioni di Torino che negli anni Settanta si sono ammalati e sono morti a causa dell’amianto.
    Come libero professionista tra il 1970 e il 1979 venne chiamato dalle Ferrovie come consulente esterno.

L’inchiesta era partita un decennio dopo dall’allora procuratore aggiunto Raffaele Guariniello e il medico è rimasto l’unico imputato visto che gli altri erano morti nel frattempo.
    All’85enne difeso dagli avvocati Alberto Mittone e Fabiana Francini, la procura contestava di “non aver sottoposto i lavoratori a visite mediche allo scopo di accertarne l’idoneità fisica e non aver ripetuto le visite a intervalli regolari” e che in qualità di consulente non avrebbe svolto “il proprio ruolo di controllo, vigilanza e segnalazione rispetto all’inadempimento degli obblighi e rimedi previsti dalla legge” per evitare la presenza di amianto.
    Per lui il pubblico ministero Elisa Buffa aveva chiesto una condanna complessiva a 3 anni e 2 mesi.

Amianto killer alle Ogr, condanna 50 anni dopo

Morti di amianto Eternit a Cavagnolo, colpo di scena in Cassazione: annullata la condanna a Schmidheiny e processo (di nuovo) da rifare

Sentenza annullata e grande sconcerto da parte di chi ha a cuore i familiari delle vittime e ora teme la prescrizione

Per quelle due persone morte d’amianto a Cavagnolo, una nel 2008 e una nel 2012, si erano già celebrati quattro processi. Il quinto, terminato ieri, venerdì 21 marzo 2025, davanti alla corte di Cassazione, sarebbe potuto essere l’ultimo. E invece non sarà così: i giudici, infatti, hanno annullato la sentenza di condanna a un anno e otto mesi di carcere per il magnate svizzero dell’amianto Stephan Schmidheiny. Ora dovrà essere di nuovo giudicato dalla corte d’Appello di Torino. 

Le vittime

La vicenda riguarda la morte di per asbestosi di un dipendente dello stabilimento Saca a Cavagnolo, azienda parte del gruppo Eternit (di cui Schmidheiny è proprietario), e di una contadina del paese. Schmidheiny è accusato di omicidio colposo. I lavoratori e non solo non sarebbero stati adeguatamente protetti dai pericoli dell’amianto e informati sui rischi. 

I processi

In primo grado, l’imputato era stato condannato a quattro anni. Nel primo processo d’appello, la pena era stata ridotta a un anno e otto mesi. Poi la corte di Cassazione aveva chiesto un nuovo processo di secondo grado, terminato a dicembre 2024 con la conferma della pena (e una modifica delle provvisionali da pagare alle parti civili). Adesso, di nuovo, è tutto da rifare, per ragioni che saranno rese note nelle prossime settimane, con la pubblicazione delle motivazioni della sentenza. 

Lo sconcerto 

“Ora il rischio è che tutto venga stralciato dalla scure della prescrizione – commenta amareggiato l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’osservatorio nazionale amianto (Ona) e legale dei familiari delle vittime – Il nostro impegno proseguirà in tutte le competenti sedi, per la bonifica, la messa in sicurezza, la tutela medica e risarcitoria di tutte le vittime”. 

Aggiunge Massimiliano Quirico di Sicurezza e lavoro: “In attesa di conoscere le motivazioni, ci auguriamo che la decisione della Suprema Corte sul processo Eternit Bis di Cavagnolo non influenzi il giudizio d’appello per altre 392 vittime in corso a Torino, che dovrebbe arrivare a sentenza il 17 aprile 2025”. 

20 Marzo

Muore operaio della logistica investito da un tir nel Casertano

L’uomo, 41 anni, è finito sotto al mezzo in retromarcia nel piazzale dell’azienda per la quale lavorava a Maddaloni

L’ultima vittima sul lavoro questa mattina, 20 marzo, a Maddaloni, in provincia di Caserta: un operaio di 41 anni, Tommaso Geremia, è morto dopo essere stato investito nel piazzale dell’azienda per la quale lavorava. Secondo le prime ricostruzioni, a mettere sotto l’uomo sarebbe stato un tir in retromarcia. Inutile l’intervento dei sanitari del 118.

Sul decesso indaga la Procura di Santa Maria Capua Vetere: il tir è stato sequestrato, mentre la salma dell’operaio è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta per gli esami autoptici.

Operaio di 22 anni rimane folgorato mentre pota gli alberi

Il giovane è gravissimo. Durante i lavori a Castello d’Argile avrebbe urtato un cavo dell’illuminazione pubblica

n operaio di 22 anni è rimasto folgorato mentre potava degli alberi a Castello d’Argile (Bologna). Il giovane è stato trasportato con urgenza al centro grandi ustionati dell’Ospedale Bufalini di Cesena: è in condizioni gravissime. 

L’incidente

Dell’incidente avvenuto nelle campagne di Castello d’Argile si sa ancora poco. Il 22enne doveva potare dei rami di alcune piante quando sarebbe rimasto folgorato. L’operaio, secondo una prima ipotesi, avrebbe urtato un cavo dell’illuminazione pubblica. Immediato l’intervento dei soccorsi. Sul posto sono arrivati i carabinieri e il 118. Il ragazzo è stato quindi trasportato in gravissime condizioni al centro grandi ustionati del Bufalini di Cesena. 

Sul luogo dell’incidente è arrivato anche il sindaco di Castello d’Argile, Alessandro Erriquez. Il primo cittadino ha dato supporto alla famiglia del giovane che era in stato di shock e ha ribadito l’importanza di garantire un ambiente di lavoro sicuro per tutti i cittadini. Erriquez è anche in contatto con il sindaco di Pieve di Cento, Luca Borsari, il comune di residenza del 22enne.

Operaio precipita dal tetto: volo di 4 metri

Grave infortunio sul lavoro ieri a Cuccurano. Gravemente ferito un 44enne trasferito in eliambulanza all’ospedale di Ancona

Fano, 20 marzo 2025 – Grave infortunio sul lavoro ieri mattina a Cuccurano, lungo la Strada Nazionale Flaminia, dove un operaio di 44 anni, cittadino dell’Est Europa regolarmente presente in Italia e con un contratto di lavoro regolare, è precipitato dal tetto di un’abitazione privata mentre era impegnato in lavori di ristrutturazione. L’uomo stava sistemando la copertura dell’edificio quando, improvvisamente, la struttura ha ceduto sotto il suo peso, facendolo precipitare da un’altezza di circa quattro metri. L’impatto al suolo è stato violento e ha reso necessario l’intervento immediato dei soccorsi.

Sul posto è arrivata un’ambulanza del 118, che ha valutato le condizioni dell’uomo e, considerando la gravità dei traumi riportati, ha richiesto l’intervento dell’eliambulanza Icaro per il trasporto all’ospedale regionale di Torrette ad Ancona. Le sue condizioni non sono ancora del tutto chiare: i soccorritori hanno riscontrato traumi multipli da caduta, ma non è stato specificato se l’operaio fosse cosciente al momento del trasporto. L’altezza della caduta e la dinamica dell’incidente lasciano ipotizzare conseguenze serie, anche se al momento non si hanno ulteriori dettagli sul quadro clinico.

19 Marzo

Cade da un’altezza di cinque metri, grave operaio a Grosseto

Trasportato con elisoccorso alle Scotte di Siena

Grave incidente sul lavoro questa mattina a Grosseto, dove un uomo di 48 anni è caduto da un cestello a 5 metri di altezza mentre stava lavorando accanto ad alcuni silos in un’azienda il località Squadre Basse, non lontano da Casotto Pescatori.

E’ intervenuto l’elicottero Pegaso che ha trasportato l’uomo alle Scotte di Siena in condizioni gravissime.
    Sul posto sono intervenuti l’automedica e la Croce rossa di Grosseto, la polizia, i vigili del fuoco e i tecnici Asl della sicurezza sui luoghi di lavoro.

18 Marzo

Incidente sul lavoro a Cesenatico, operaio folgorato mentre pota i rami di un albero

L’uomo, un 36enne, è stato portato in gravi condizioni all’ospedale Bufalini di Cesena: ha toccato i cavi della linea della corrente elettrica mentre stava utilizzando una motosega

Cesenatico (Cesena), 18 marzo 2025 – Le ambulanze del 118 hanno viaggiato a sirene spiegate per salvare l’ennesima vittima di un incidente sul lavoro.

Dettagli dell’incidente nelle campagne di Cesenatico

È accaduto questa mattina in via Montaletto, dove una squadra di una ditta di Cesena era impegnata in lavori di manutenzione e sistemazione del verde. Un operaio di 36 anni stava utilizzando una motosega per potare i rami di un pino, quando improvvisamente ha toccato i cavi aerei della linea della corrente elettrica. L’uomo è rimasto folgorato, ma ha avuto la forza di urlare e chiedere aiuto

Immediatamente è stato soccorso dai colleghi, che hanno dato l’allarme e hanno fatto di tutto per tenerlo in vita, aiutati anche da un passante che ha prestato soccorso.

Interventi di soccorso e indagini

Dopo qualche minuto sono giunte l’automedica e l’ambulanza del 118. I sanitari hanno stabilizzato il ferito, che è stato trasportato all’ospedale Bufalini di Cesena con il codice rosso.

17 Marzo

Strage sul lavoro, il record da brivido del 17 marzo: 6 morti bianche in un giorno

Da Terni, Salerno, Palermo e Siracusa, operai e braccianti le vittime. In Sicilia lutto cittadino sino ai funerali di 3 braccianti agricoli

Strage sul lavoro, il record da brivido del 17 marzo: 6 morti bianche in un giorno

E’ una lunga scia di sangue che macchia il Paese, una ferita che si è aperta domenica lunedì 10 marzo a Terni con il 26 enne Sanderson Mendoza, dipendente della Tapojärvi Italia, società specializzata nella movimentazione di materiali utilizzati nell’industria siderurgica, rimasto ustionato durante il lavoro. Il 17 marzo è morto nel reparto Grandi Ustionati dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma.

A Salerno si ribalta un mezzo, morto un operaio

E sempre il giorno maledetto, il 17, a Salerno, un uomo di 73 anni è morto nel ribaltamento di un mezzo meccanico che stava guidando nel suo terreno.

Palermo, cade dal tetto di una villetta

A Palermo, invece, un operaio di 55 anni, Antonio Alongi, all’interno di una abitazione, sulla strada che porta alla frazione di San Martino delle Scale. L’uomo stava lavorando sul tetto di una villetta a due elevazioni, quando è precipitato da un’altezza di tre metri.

Tre operai agricoli muoiono in provincia di Siracusa

In provincia di Siracusa, invece, un pullmino a nove posti utilizzato per trasportare operai agricoli da e per gli aranceti, si è scontrato con un furgone cassonato. Il bilancio è pesantissimo: tre morti e 7 feriti. Gli operai si chiamavano Rosario Lucchese, 18 anni, Salvatore Lanza, 54 anni e Salvatore Pellegriti, 56 anni, tutti braccianti impegnati nella raccolta delle arance. Ad Adrano il sindaco Mancuso ha proclamato il lutto cittadino sino alle esequie.

Travolto da furgone in A13, morto operaio di cantiere mobile

Indaga la Procura di Rovigo per omicidio stradale

Un 40enne è morto oggi sull’Autostrada A13 all’altezza di Villamarzana (Rovigo).

È stato travolto da un furgone che viaggiava in direzione Bologna.
    Il conducente non ha visto l’operaio che segnalava con bandiere un cantiere mobile.
    Sul posto la Polizia stradale per i rilievi e i Vigili del fuoco per mettere in sicurezza l’area.

Amianto : Sentenze

Militare a Teulada, ucciso dall’amianto: maxi risarcimento e vitalizio alla vedova

Francesco Maria Cairo esposto al materiale killer durante la naja tra ‘68 e ‘69. A distanza di decenni, e dopo la morte, condannato il ministero della Difesa: deve versare 285 mila euro una tantum e 2000 al mese. Ma lo Stato impugna il verdetto

Ha fatto la naja nella Scuola della Motorizzazione alla Cecchignola, poi al Centro Addestramento Unità Corazzate di Capo Teulada.  Francesco Maria Cairo è morto nel 2022 all’età di 71 anni a causa di un mesotelioma pleurico provocato dall’esposizione all’amianto, avvenuta durante il servizio militare tra luglio 1968 e settembre 1969.

Ora un tribunale lo ha riconosciuto “vittima del dovere”: ha condannato il  ministero della Difesa a garantire alla vedova i benefici previdenziali, per un importo complessivo di 285mila euro, oltre a un vitalizio mensile di 2mila euro.

«Francesco Maria Cairo, lombardo, si sentiva tradito dallo Stato come uomo, cittadino e militare perché, nell’assolvere un dovere, si è gravemente ammalato e, pur consapevole di dover morire, era determinato ad ottenere i suoi diritti. Finalmente giustizia per un uomo valoroso»: è il commento sul verdetto dei giudici di Milano dell’avvocato Ezio Bonanni, che ha portato avanti la causa per conto della donna, in rappresentanza dell’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona).