Archivi categoria: Sentenze

Amianto : Sentenze

Morirono d’amianto lavorando sui treni alle Ogr di Torino, medico delle Ferrovie a processo 50 anni dopo

Accusato del decesso di sedici dipendenti in servizio negli anni 70, è l’unico rimasto in vita dei presunti responsabili aziendali. Le vittime erano meccanici e verniciatori che respirarono le fibre tossiche delle carrozze

Oggi le Officine grandi riparazioni (Ogr) sono state bonificate e trasformate in un polo culturale in cui si organizzano eventi. Ma c’è stato un tempo in cui negli spazi tra via Castelfidardo e via Boggio si riparavano locomotive, automotrici e vagoni ferroviari. Un tempo in cui centinaia di operai lavoravano a contatto con la polvere di amianto. Ed è quell’epoca in bianco e nero a essere raccontata — mezzo secolo dopo — nelle aule del Tribunale di Torino, dove è in corso un processo che racchiude le storie di sedici operai che si sono ammalati e poi sono deceduti a causa della fibra killer.

Il dibattimento è approdato davanti ai giudici una decina d’anni più tardi rispetto all’inchiesta avviata dall’allora procuratore aggiunto Raffaele Guariniello e sotto accusa c’è solo un imputato: un medico di 84 anni, un libero professionista che tra il 1970 e il 1979 venne chiamato da Ferrovie come consulente esterno. All’uomo, difeso dagli avvocati Alberto Mittone e Fabiana Francini, la Procura di Torino contesta il reato di omicidio in cooperazione colposa con direttore, dirigenti e capi officina: quest’ultimi, però, sono tutti deceduti. Al professionista viene rimproverato di «non aver sottoposto i lavoratori a visite mediche allo scopo di accertarne l’idoneità fisica e non aver ripetuto le visite a intervalli regolari». Non solo, in qualità di «consulente» non avrebbe coadiuvato il datore di lavoro «nell’individuazione e nell’adozione dei rimedi contro la diffusione e l’inalazione delle fibre di amianto» e svolto «il proprio ruolo di controllo, vigilanza e segnalazione rispetto all’inadempimento degli obblighi e rimedi previsti dalla legge» per evitare la presenza di amianto: «regolare e sistematica pulitura delle attrezzature con aspiratori e procedure per evitare la manipolazione manuale delle fibre». 

Agente penitenziario respirò amianto e morì per un mesotelioma: il Tar condanna il ministero a risarcire il figlio

Massa: a causare il male fatale le polveri d’amianto respirate, mentre era in servizio di sorveglianza di alcuni detenuti al lavoro nel lanificio di un carcere negli anni ’70 e ’80

Firenze, 14 ottobre 2024 – Il Tar della Toscana ha condannato nei giorni scorsi il ministero della Giustizia a risarcire il figlio di un agente di polizia penitenziaria di Massa, morto nel 2017 per un mesotelioma maligno. A causare il male fatale le polveri d’amianto respirate, mentre era in servizio di sorveglianza di alcuni detenuti al lavoro nel lanificio di un carcere negli anni ’70 e ’80.

La pronuncia suscita la reazione del segretario generale del sindacato della polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo, che in una nota ad accendere un faro sul tema più generale delle malattie contratte sul luogo di lavoro. “È sicuramente un caso limite gravissimo quello dell’agente, deceduto nel 2017, per il quale il Tar della Toscana ha chiesto che il ministero predisponga un risarcimento al figlio, dopo che per 18 anni ha controllato i detenuti impegnati in un lanificio, dove è stato costretto a respirare le polveri di amianto- afferma Di Giacomo- oltre alla famiglia dell’agente e al lungo tempo necessario per fare giustizia, il nostro pensiero va alle migliaia di lavoratori penitenziari che contraggono malattie professionali nello svolgimento del proprio dovere istituzionale”. In questo senso, denuncia il segretario del sindacato, “si registra il forte aumento, del 120% annuo, delle malattie professionali e di conseguenza delle assenze per malattia per effetto delle pesanti condizioni di lavoro degli agenti, oltre che di aggressioni e violenze da parte di detenuti. Fa specie che la sicurezza sui posti di lavoro sta facendo passi da gigante su tutti i luoghi di lavoro, ma nelle carceri siamo fermi a strumenti e mezzi del tutto superati. Anzi si ritiene sufficiente dotare gli agenti di guanti, scudi e videocamere per fronteggiare i quotidiani pericoli”. Di Giacomo auspica piuttosto l’adozione di un “piano straordinario” che consideri tutti i fattori di rischio.

Bari, muore un ex bambino della Fibronit: «Grazie ai signori dell’amianto»

BARI – «Dobbiamo ringraziare i signori dell’amianto». Sono le parole pronunciate dalla sorella di quella che potrebbe essere l’ultima vittima della Fibronit, l’ex fabbrica di cemento amianto nel cuore del quartiere Japigia che dagli anni Novanta ad oggi potrebbe aver causato più di 700 morti.

L’ultima vittima, un 60enne, ha sempre vissuto in via Caldarola, a due passi dalla fabbrica, nella cosiddetta «zona rossa», cioè la porzione di territorio che si stima sia stata contaminata dall’amianto della Fibronit, provocando centinaia di casi di mesotelioma, asbestosi, tumore ai polmoni e altre patologie correlate all’amianto. Le sue parole sono state riferite dalla sorella, in lacrime, a Nicola Brescia del Comitato cittadino Fibronit. «Quando sembrava che l’amianto stesse tirando un po’ il freno, ecco che ti giungono notizie che ti spengono la speranza – dice Brescia – L’insorgenza di un nuovo caso con i familiari che ti chiedono aiuto per supportarli in questa situazione e la scomparsa di un nostro concittadino che ancora non aveva compiuto 60 anni. Era uno di noi, da sempre residente a Japigia. Non è stato facile raccogliere la testimonianza di sua sorella che in lacrime mi ha descritto le ultime ore di suo fratello. “Dobbiamo ringraziare i signori dell’amianto”, queste le sue parole per testimoniare la sua rabbia per la perdita di un fratello giovane e ancora pieno di speranze per il futuro. Non dirò i loro nomi perché non è necessario dare un nome alla sofferenza di queste famiglie, è sufficiente sapere che i mali dell’amianto ancora, purtroppo, non segnano il passo».

Amianto : Sentenze

Usava guanti in amianto nelle centrali Enel Sicilia: operaio risarcito da Inail

l lavoratore esposto all’amianto “è stato impiegato per 30 anni in attività di manutenzione, sia come artigiano che come dipendente, di ditte appaltatrici nelle centrali Enel”

l Giudice del Lavoro del Tribunale di Messina ha condannato l’Inail a riconoscere la malattia professionale da esposizione all’amianto di Giovanni Giannetto, 66 anni, originario di Nizza di Sicilia (Me), affetto da una broncopatia cronicamicro-placche del diaframma e fibrosi polmonare. Lo rende noto Ona, Osservatorio nazionale amianto. Il lavoratore lavorò per 30 anni in attività di manutenzione, sia come artigiano che come dipendente, di ditte appaltatrici nelle centrali Enel. Tra le quali quelle di San Filippo del MelaTermini ImereseAugustaPrioloPorto Empedocle. La centrale ubicata nella Valle del Mela, come quello di Milazzo, è Sito di Interesse Nazionale (SIN) proprio per l’alto inquinamento. L’uomo è stato esposto in modo diretto, perché aveva in dotazione guanti anticalore in amianto. E anche in modo indiretto per la contaminazione ambientale dovuta all’enorme utilizzo della fibra killer nelle coibentazioni e nel rivestimento degli impianti.

Nel 2018 aveva presentato domanda all’Inail per il riconoscimento della malattia professionale. Il titolo viene negato, costringendolo ad adire le vie giudiziarie assistito dall’avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Il Tribunale, a seguito dell’accertamento medico legale che ha confermato il nesso causale della malattia con l’esposizione alla fibra killer durante l’attività lavorativa, ha condannato l’ente anche ad indennizzare l’uomo con 10mila euro per il danno biologico. “Dopo questa condanna adesso agiremo per il risarcimento del danno e nei confronti di INPS per ottenere la maggiorazione della pensione”, annuncia Bonanni. “L’Ona in Sicilia, solo di mesoteliomi, e cioè la patologia sentinella, ha censito circa 1.850 casi dal 1998 a oggi. L’indice di mortalità di questa neoplasia è pari al 93% nei primi cinque anni con circa 1.720 decessi. A cui vanno aggiunti 3.500 per tumore del polmone e ulteriori 1000 per le altre malattie asbesto correlate. Per un totale di oltre 6.200 morti. Numeri drammatici, che si ripetono ogni anno, senza che si riesca a far fronte al problema”.

Amianto : Sentenze

Amianto, morti padre e figlio: risarcimento milionario per la famiglia

La sentenza condanna Fincantieri. Il più giovane, deceduto a 58 anni per mesotelioma pleurico, aveva lavorato in un cantiere navale di Castellammare di Stabia, manipolando asbesto friabile senza dispositivi di protezione

Napoli, 3 ottobre 2024 – Circa un milione di euro, questo il maxi risarcimento imposto dal tribunale di Torre Annunciata a Fincantieri per l’esposizione professionale all’amianto che ha portato alla morte di un 58enne nell’aprile 2019. A darne notizia è l’Osservatorio nazionale amianto. Una sentenza che difficilmente colmerà il vuoto lasciato ai famigliari della vittima, ma che rimane “storica”, secondo le parole del loro avvocato Ezio Bonanni.  L’uomo è morto per mesotelioma pleurico, un tumore tipico dell’esposizione all’asbesto. La sostanza era infatti ampiamente presente nei cantieri navali sin dagli anni Sessanta, “nelle coibentazioni, nelle tubature, nelle pareti, nel vano motore, nonché…

Amianto killer ad Ancona, muore un militare. Lavorava nella sala macchina delle navi. I familiari fanno causa al Ministero

Si ammalò per l’amianto, Tribunale riconosce pensione anticipata

Impiegata Arsenale Taranto ottiene maggiorazioni contributive

Il Tribunale del Lavoro di Taranto ha riconosciuto il diritto a percepire la pensione anticipata e le maggiorazioni contributive a una impiegata tecnica dell’Arsenale militare che aveva lavorato anche a bordo di navi in presenza di amianto, malattia che le aveva provocato – secondo quanto accertato da una consulenza – un carcinoma ovarico.

Il giudice monocratico Miriam Fanelli ha condannato l’Inps a pagare in favore della ricorrente, assistita dall’avv.
    Fabrizio Del Vecchio, la somma di oltre 58mila euro a titolo di arretrati (dall’1 ottobre del 2018 all’1 luglio 2021, ovvero quando aveva ottenuto la pensione ‘quota 100’), oltre accessori e rivalutazione con le decorrenze di legge.

Amianto : Sentenze

Amianto: Eni Rewind condannata a pagare a Inail 7 milioni

Dal Tribunale di Ravenna per indennizzi versati a 24 lavoratori

RAVENNA, 28 SET – Il giudice del lavoro Dario Bernardi del Tribunale di Ravenna ha condannato Eni Rewind spa a pagare a Inail gli indennizzi versati a suo tempo per 24 lavoratori perlopiù morti di mesotelioma a causa della esposizione professionale all’amianto all’interno del petrolchimico di Ravenna.

Il totale ammonta a circa 7 milioni di euro compresi gli interessi.

 La decisione, come riferito da ‘il Resto del Carlino’, è arrivata in seguito al ricorso di azione di regresso promosso da Inail (avvocato Gianluca Mancini) nei confronti di Eni Rewind spa, già Syndial Attività Diversificate spa. E prende spunto dalla sentenza penale, passata in giudicato nel dicembre 2021, che aveva visto una raffica di assoluzione dei vari responsabili di settore avvicendatisi nel tempo ma con una formula che lasciava intuire che, anche se non era stato possibile stabilire il momento esatto della formazione del tumore irreversibile e dunque non era possibile associarlo a una persona fisica precisa, il fatto comunque sussisteva.
    L’indagine penale aveva abbracciato un arco produttivo che andava dagli anni ’60 al 2012 individuando 78 parti offese tra lavoratori ammalati o familiari di deceduti (c’era pure la moglie di un operaio che si era ammalata lavando le sue tute).
    Dopo l’esclusione di 32 casi dal Gup perché caduti in prescrizione, per gli altri il giudice del Lavoro ha ora isolato quelli per i quali nel penale si è dimostrato il nesso di causalità tra malattia e inalazione amianto. In particolare – si legge nella sentenza – “nel lungo excursus penale, per i mesoteliomi c’è stata assoluzione ma per non avere commesso il fatto, essendo al contrario accertata la dannosita’ dell’ambiente, le malattie dei lavoratori, nonché il nesso di causalità tra questi due poli”.

Napoli, morì a causa dell’amianto: risarcimento da 700mila euro alla famiglia

L’uomo era un infermiere e lavorava in un presidio ospedaliero di Napoli, dove era frequentemente esposto all’amianto, presente in un locale caldaia adiacente alla sala sterilizzazione

Ex infermiere di un ospedale di Napoli morto a causa dell’amianto: arriva il maxi risarcimento per i familiari. Una sentenza del Tribunale di Napoli, confermata dalla Corte d’Appello, ha condannato l’Asl Napoli 1 Centro, in rappresentanza di un presidio ospedaliero, al pagamento di un risarcimento di 727mila euro in favore degli eredi di un ex infermiere del napoletano, deceduto per mesotelioma pleurico causato da esposizione all’amianto.

La consulenza medico-legale del dottor Nicola Maria Giorgio ha dimostrato ai giudici il nesso di causalità tra l’esposizione all’asbesto e il mesotelioma pleurico che ha colpito l’infermiere. Il dipendente sanitario, deceduto durante il processo di primo grado, aveva lavorato per anni in un presidio ospedalierodi Napoli, dove era frequentemente esposto all’amianto, presente in un locale caldaia adiacente alla sala sterilizzazione. Grazie alla perizia dettagliata del medico legale è stato possibile stabilire in modo inconfutabile che l’esposizione a questa sostanza tossica ha causato la patologia, poi risultatafatale.

Amianto killer nella Marina Militare: il Tar condanna il ministero della Difesa per la morte di un capitano di fregata

I familiari del militare, deceduto per un mesotelioma causato dall’esposizione in servizio, riceveranno un risarcimento di 135mila euro

AGI – Il Tar del Lazio ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire con 135 mila euro la famiglia del capitano di Fregata S.Z., morto per un mesotelioma pleurico causato dall’esposizione all’amianto. Il militare, deceduto ad Albano Laziale a 62 anni, è stato impegnato nelle unità navali della Marina Militare per oltre 10 anni, e a terra presso l’Arsenale militare marittimo e la Scuola sottufficiali di Taranto, nonché in diverse altre sedi di servizio.

Nel novembre 2004 all’uomo venne diagnosticato il mesotelioma che ne ha determinato il decesso poco dopo, nel marzo 2005. Nel 2009 l’infermità sofferta dall’ufficiale è stata riconosciuta come dipendente da causa di servizio e nel 2011 si è aggiunta anche l’equiparazione alle vittime del dovere. La famiglia del capitano, ritenuta la responsabilità della Difesa che, oltre all’esposizione alla fibra killer e ad altri cancerogeni, avrebbe “omesso di assicurare, le informazioni circa il rischio derivante dall’amianto e la sorveglianza sanitaria, oltre che gli strumenti di prevenzione tecnica e di protezione individuale”, si è rivolta all’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

Amianto, in Italia il numero più alto Ue di morti per mesotelioma

In Italia il numero più alto di morti per mesotelioma dell’Unione Europea. Si tratta del tumore che si sviluppa a contatto con l’amianto. Lo certifica una ricerca Eurostat.

Amianto : Sentenze

Il tribunale condanna l’Inail per la malattia di un operaio esposto all’amianto

L’uomo, 78 anni, ha lavorato per molti anni alla realizzazione di navi nel centro pontino, dall’ente un no alla malattia professionale

Il Tribunale di Latina ha condannato l’Inail al riconoscimento della malattia professionale dell’operaio Enrico Armeni causata dall’esposizione all’amianto quando era alle dipendenze della Cantieri Posillipo S.p.A., con sede in località “Porto del Bufalo” a Sabaudia. L’uomo, 78 anni, originario di Latina, è stato impiegato come tecnico e capo reparto di manutenzione nel cantiere navale dal maggio del 1966 al luglio 1983. Nel 2019 ha manifestato i primi sintomi della malattia asbesto correlata, una infiammazione pleuro-polmonare precancerosa di ispessimenti pleurici, fibrosclerosi, bronchectasia e pneumocosi, ha richiesto all’Inail l’attivazione dell’iter amministrativo per il riconoscimento della malattia professionale e il rilascio del certificato di esposizione ad amianto per ottenere da INPS l’adeguamento contributivo che avrebbe comportato un maggiore importo di pensione. 

L’ente ha rigettato la domanda costringendo il lavoratore all’azione giudiziaria innanzi il Tribunale Pontino, affiancato dalla tutela legale dall’avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Come si legge in sentenza, il CTU nominato dal tribunale specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni e in Medicina del Lavoro, ha accertato che le lesioni pleuro-polmonari del lavoratore sono di natura occupazionale e causate dall’esposizione alla fibra killer che ha subito nel corso dell’attività all’interno del cantiere navale.

Amianto : Sentenze

Esposto all’amianto durante il servizio militare negli anni Cinquanta, la Difesa deve risarcire la famiglia

All’uomo era stato diagnosticato un mesotelioma pleurico, in tribunale di Firenze ha stabilito un risarcimento di 300 mila euro per vedova e il figlio

Esposto alle fibre di amianto durante il servizio militare a distanza di 60 anni perse la vita. Il Ministero della Difesa deve versare un risarcimento di 300 mila euro alla vedova e al figlio di un elettricista, nato e vissuto a Impruneta e deceduto a causa di un mesotelioma pleurico. Così ha stabilito il tribunale di Firenze che ha riconosciuto l’elevata esposizione all’amianto dell’artigiano, durante il servizio di leva, come concausa della patologia. 

Per quindici mesi, tra novembre 1954 e marzo 1956, Antonello (nome di fantasia) aveva eseguito addestramenti e guardie armata ma anche svolto mansioni di elettricista. Un lavoro che poi aveva continuato per 40 anni. Nel 2016 i primi sintomi. Il ricovero all’ospedale di Careggi e la scoperta della malattia che non lascia scampo: mesotelioma pleurico. 

Nel 2017, Antonello perde la sua battaglia ma l’Inail, constatata l’esposizione professionale all’amianto, gli riconosce lo status di vittima del dovere. La vedova e il figlio, dopo il rifiuto del Ministero della Difesa, si affidano all’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, per ottenere un risarcimento danni. Per la giudice Susanna Zanda, che ha fatto propria le osservazioni del legale e del consulente medico legale dei familiari della vittima, la malattia cancerogena, «per sua natura a lunga latenza, fu innescata probabilmente dall’esposizione all’amianto durante il servizio di leva». 

Antonello ha poi lavorato come elettricista. Tale attività, secondo il tribunale, ha avuto un «ruolo concausale sia perché il lavoro di elettricista interferisce con le costruzioni civili in cui l’amianto era abbondantemente impiegato sia perché è presumibile che una tale attività abbia continuato ad esporlo all’amianto contenuto negli impianti elettrici perché tecniche e materiali degli impianti civili non sono dissimili da quelli militari, essendo stato bandito solo a partire dal 1990». 

L’attività di elettricista, dopo la leva militare, aveva indotto Antonello, ricostruisce il tribunale «a lavorare anche nelle ristrutturazioni di vecchi edifici dove vengono rilasciate le polveri di amianto con i rischi di inalazioni conseguenti». Per la giudice, dunque «sussiste un concorso di entrambe le cause, non essendo possibile individuare una maggiore o minore efficienza causale dell’una o dell’altra».

«Si tratta dell’ennesima sentenza di condanna a carico del Ministero per il decesso di un militare dell’Esercito Italiano per elevata e non cautelata esposizione a fibre e polveri d’amianto e multipli cancerogeni che conferma l’allarmante dato epidemiologico sulle delle malattie e i decessi dei militari delle Forze Armate Italiane – denuncia Bonanni, che sottolinea – ci chiediamo le ragioni per le quali la Difesa neghi i diritti delle vittime nonostante le numerose pronunce di condanna dell’Autorità Giudiziaria, e auspichiamo l’intervento del Capo dello Stato per evitare queste sperequazioni che costringono i familiari, dopo l’odissea della malattia del congiunto e del lutto, ad affrontare anche continue azioni giudiziarie per far valere un proprio diritto».

Celebrati i funerali di Romana Blasotti Pavesi, la pasionaria della lotta all’amianto

L’addio di Casale nella chiesa di Porta Milano, presenti cittadini, mondo del volontariato e anche la politica

a sua foto appoggiata sulla bara, davanti all’altare, alla base la corona del Comune, presente anche con il gonfalone (è stato dichiarato il lutto cittadino). Sopra, il tricolore e la scritta «Eternit: giustizia», che l’aveva accompagnata nei lunghi anni di indefessa battaglia contro il dramma dell’amianto che aveva travolto non solo la sua città ma, anche e soprattutto, la sua famiglia, portandole via il marito, la figlia, la sorella e due nipoti.

Amianto : Sentenze

Amianto, operaio morto per cancro. Cotral condannata a 500mila euro di risarcimento

La sentenza della Corte di appello di Roma ha detto che fumo e “l’esposizione ad amianto abbiano concorso in egual misura alla produzione dell’evento morte”

Un operaio Cotral morto a 37 anni per un cancro al polmone.

La sentenza della Corte di appello di Roma ha detto che fumo e “l’esposizione ad amianto abbiano concorso in egual misura alla produzione dell’evento morte”. L’Azienda è stata condannata al risarcimento di 500mila euro. Cifra, questa, che andrà alla famiglia dell’uomo che, per nove anni, lavorò nelle officine di Roma Centocelle, smontando apparecchiature e componenti elettrici “contenenti amianto”, dice l’Osservazione nazionale amianto in una nota. Nel 1992 apparirono i primi sintomi del tumore polmonare, che poi ne causò il decesso.

La vicenda ha avuto un lungo contenzioso giudiziario – ha ricordato l’Osservatorio – a fronte del quale la domanda giudiziale è stata rigettata sia dal Tribunale che dalla Corte di Appello di Roma, ritenendo prevalente il danno da fumo di sigarette. In seguito al ricorso dell’avvocato Ezio Bonanni, legale della famiglia e presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, la Corte di cassazione, ha invece confermato che la morte di Pennacchietti fosse stata causata proprio dall’esposizione ad amianto unitamente al fumo di sigaretta, come rilevato dalla Ctu”. 

Una vicenda giudiziaria, questa, che è stata definita rilevante dall’Osservatorio, poiché “afferma un principio fondamentale per il quale, laddove il datore di lavoro abbia esposto un lavoratore “fumatore” all’amianto, è corresponsabile della morte, perché vi è un ruolo sinergico dell’amianto con il fumo di sigaretta”. Bonanni, nello specifico, ha sottolineato: “Questa sentenza è molto importante, perché afferma il principio della concausa, in ogni caso dove insorga il cancro del polmone dovuto all’esposizione all’amianto, il datore di lavoro è responsabile anche se il lavoratore era un fumatore”.

Amianto : Sentenze

È morto a 50 anni a Montesilvano il colonnello Raffele Acquafredda, a causa delle esposizioni ai cancerogeni. Condannato il Ministero della Difesa a riconoscere i benefici previdenziali in favore del figlio della vittima, esposta ad uranio e amianto killer nelle missioni di guerra.

La Corte d’Appello L’Aquila, con sentenza appena passata in giudicato, ha accolto il ricorso presentato dall’Avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, e ha condannato il Ministero della Difesa a riconoscere le prestazioni previdenziali in favore del figlio orfano della vittima del dovere, Colonnello Raffele Acquafredda, ad erogare le prestazioni/benefici quale superstite di vittima del dovere. All’orfano dovrà essere liquidato un importo di circa 250mila euro per i ratei arretrati e percepirà per tutta la vita circa 2100 euro al mese di vitalizi

Amianto : Sentenze

Amianto, tribunale Vercelli condanna l’Inail a risarcire una vedova

La donna era moglie di un operaio 67enne morto di mesotelioma. Trasportava Eternit per una ditta di Casale Monferrato.

Il tribunale di Vercelli ha condannato l’Inail al risarcimento previdenziale in favore della vedova di Vincenzo Patrucco, ex operaio di Casale Monferrato (Alessandria), che durante la sua attività lavorativa era stato esposto all’amianto. amianto che aveva provocato la morte dell’operaio all’età di 67 anni per un mesotelioma pleurico. Rita Sempio,
assistita dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, riceverà mensilmente un’indennità di 1.740 euro, e tutti gli arretrati per una cifra di circa 150mila euro. La sentenza di condanna, spiegano dall’Osservatorio, è di gennaio, ma solo ora è passata in giudicato. Patrucco lavorava come trasportatore di cemento-eternit per una ditta casalese, esponendosi all’asbesto senza protezioni. La diagnosi di mesiotelioma è del 2016; dopo il decesso del marito, la donna si è vista respingere dall’Inail il riconoscimento della malattia professionale, e si è affidata al legale che ha presenta ricorso. I giudici di Vercelli hanno accolto le istanze del legale e condannato l’ente all’indennizzo. “L’Inail continua a negare il riconoscimento del mesotelioma causato dall’amianto e costringe i familiari a intraprendere lunghe azioni giudiziarie – commenta Bonanni -. La nostra battaglia non finisce qui, agiremo per avere dall’Inps anche le maggiorazioni contributive e la liquidazione della pensione di reversibilità”.

Amianto : Sentenze

Avon e il talco all’amianto. Maxi risarcimento a una vittima

IL TALCO, AMPIAMENTE UTILIZZATO IN PRODOTTI COSMETICI E PER LA CURA DELLA PERSONA, È STATO AL CENTRO DI POLEMICHE CHE RIGUARDANO LA SUA CONTAMINAZIONE DALL’AMIANTO, MINERALE PERICOLOSO E CANCEROGENO. LA QUESTIONE HA PORTATO A NUMEROSE CAUSE LEGALI E A PESANTI RESPONSABILITÀ PER LE MULTINAZIONALI COINVOLTE, TRA CUI JOHNSON & JOHNSON E AVON PRODUCTS. QUEST’ULTIMA DOVRÀ CORRISPONDERE UN RISARCIMENTO DI 24,4 MILIONI DI DOLLARI ALLA FAMIGLIA DI CIPRIANO RAMIREZ, UN EX BIDELLO CHE HA SVILUPPATO MESOTELIOMA PLEURICO