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Amianto : Diiscariche

Cittadini e Comune dicono “no” all’amianto nell’ex discarica di Mattie

una nutrita fetta della popolazione del paese valsusino si è riunita per dire «no» all’operazione varata da Acsel, il consorzio di raccolta rifiuti di cui sono soci i Comuni della Valle

MATTIE. Il progetto di riapertura dell’ex discarica consortile di Mattie per ospitare eternit e altri rifiuti contenenti asbesto proprio non piace. Ieri sera una nutrita fetta della popolazione del paese valsusino si è riunita nel centro polivalente per dire «no» all’operazione varata da Acsel, il consorzio di raccolta rifiuti di cui sono soci i Comuni della Valle. E poche ore prima, in mattinata, l’amministrazione appena rieletta della sindaca Marina Pittau aveva già espresso forti critiche all’idea di rimettere in moto il sito di raccolta chiuso qualche anno fa, in seguito all’attivazione del termovalorizzatore di Torino, e da allora al centro di importanti opere di rinaturalizzazione dell’area che domina la piana di Susa: l’ha fatto durante la riunione con Arpa e Città metropolitana per il rilascio delle necessarie autorizzazioni ambientali che entro il 12 luglio potrebbero dare via libera al progetto in fase preliminare.

L’idea di riaprire il sito di smaltimento che per oltre vent’anni ha raccolto i rifiuti di tutta la Val Susa nasce dall’esigenza di Acsel di finanziare il post-mortem della discarica. Ai tempi della fusione con Arforma (l’allora società di gestione del sito di deponia) l’Acsel ha incamerato un piccolo tesoretto di 4,5 milioni di euro per la gestione futura dell’area oggi ricoperta da terreno vegetale. Ma è inevitabile che i soldi tenuti a bilancio ad hoc non basteranno: si stima che nei prossimi decenni la corretta gestione dell’ex discarica ne costerà quasi venti.

Dove trovare gli altri capitali necessari? L’idea – nata ai tempi dell’approvazione del piano industriale dell’azienda rifiuti nel 2022 – è di incamerare i fondi per lo smaltimento dei materiali edili contenenti amianto destinando l’ex discarica a deposito di questi rifiuti resi inerti per “tombarli” accanto ai rifiuti di Camposordo. Si ipotizza lo stoccaggio, per una decina d’anni, di 10 mila metri cubi l’anno.

La discarica, così, si autofinanzierebbe in vista delle opere di futura gestione ambientale. Un’idea valida sulla carta. Ma quando, nelle settimane scorse, l’apertura delle procedure di valutazione d’impatto per il rilascio delle necessarie autorizzazioni ambientali ha fatto emergere la portata dell’operazione, a Mattie (e in parte della Valle) la popolazione si è messa in allarme. Come il Comune: tutt’altro che propenso ad accogliere nuovi rifiuti sul proprio territorio.

Nei prossimi giorni i cittadini si troveranno ancora per avanzare osservazioni al progetto e chiedere una proroga al rilascio delle autorizzazioni. Dal canto suo l’amministrazione è in cerca del sostegno, innanzitutto delle amministrazioni dei paesi limitrofi quali Susa e Bussoleno, che sarebbero i primi a condividere i disagi e i possibili rischi ambientali, per fermare la riapertura dell’ex discarica valsusina. E già nel Consiglio di insediamento voterà una delibera per ostacolare il progetto.

Amianto: Discariche

Oltre 6.200 firme in Regione contro la discarica di amianto di Caluri

Si aggiungono alle 12mila sottoscrizioni raccolte contro quella di Ca’ Balestra. Bigon: «È necessario inviare un segnale istituzionale forte a tutela di queste aree»

Striscione contro la discarica di Caluri (Foto Facebook – Comitato Tutela Ambiente e Salute Villafranc

Amaggio, era stato il comitato contro la discarica di amianto a Ca’ Balestra di Valeggio a consegnare quasi 12mila firme contro il progetto ad un gruppo di consiglieri regionali. Ora, a distanza di circa tre settimane, l’iniziativa è stata ripetuta dal comitato “Tutela Ambiente e Salute” di Villafranca che ha portato a Venezia più di 6.200 firme per chiedere di bloccare la discarica di eternit in località Caluri.

Il presidente del comitato Stefano Marconcini ed gli altri rappresentanti sono stati ricevuti dai consiglieri veronesi Stefano Valdegamberi ed Anna Maria Bigon e dal portavoce dell’opposizione Arturo Lorenzoni. «È stata l’occasione per incontrare i cittadini del territorio e fare il punto della situazione – ha commentato Bigon – È emersa la necessità di dare un segnale istituzionale forte, a tutela di queste aree. I cittadini sono molto preoccupati per le conseguenze ambientali e sulla salute pubblica che potrebbe avere questo sito di smaltimento, grande il doppio dello stadio Bentegodi di Verona. Sul tavolo del consiglio regionale ci sono due mozioni che chiedono lo stop all’aggiornamento del Piano dei rifiuti del 2022 che ha reso possibile in Veneto la realizzazione di discariche di amianto anche in prossimità delle falde acquifere. Già la Provincia di Verona ospita ben 95 centri nei quali vengono smaltite 239.523 tonnellate di rifiuti speciali, pari a circa il 36% di tutto il Veneto. È necessario che l’individuazione dei siti adatti passi per criteri più stringenti e di massima tutela. L’approvazione trasversale delle mozioni risulta in questo senso un passaggio chiave con il quale procedere urgentemente»

La Redazione

Amianto : Sentenze

Johnson e & Johnson paga 700 milioni di dollari per chiudere le cause sul talco con amianto

Il colosso farmaceutico statunitense Johnson & Johnson ha accettato di pagare 700 milioni di dollari per risolvere le accuse di aver ingannato i clienti sulla sicurezza dei suoi prodotti in polvere a base di talco con tracce di amianto, accusato di essere legato diversi casi di tumore

Il colosso farmaceutico statunitense Johnson & Johnson ha accettato di pagare 700 milioni di dollari per risolvere le accuse di aver ingannato i clienti sulla sicurezza dei suoi prodotti in polvere a base di talco con tracce di amianto, accusato di essere legato diversi casi di tumore. Lo ha rivelato il procuratore generale di New York.

La strategia per chiudere la storia senza ammettere colpe

L’accordo con 42 stati Usa e il Distretto di Columbia, rientra nella strategia di Johnson & Johnson per chiudere il caso senza essere costretta ad ammettere alcun illecito, nonostante abbia ritirato il prodotto dal mercato nordamericano già nel 2020. Già lo scorso maggio, Johnson & Johnson aveva annunciato il pagamento di 6,5 miliardi di dollari per risolvere la maggior parte delle cause legali intentate negli Usa da donne che si sono ammalate di mesotelioma, un cancro alle ovaie collegato all’uso di prodotti a base di talcoL’accordo è legato ad una terza dichiarazione di fallimento di una società controllata da J&J, la LTL Management.

4 Giugno

Cade dalla pensilina di tre metri: gravissimo operaio di 57 anni

E’ successo ieri a Pontesasso, dove si stava lavorando sul tetto di un impianto di autolavaggio L’uomo è stato trasferito in eliambulanza a Torrette e sottoposto ad intervento. E’ in prognosi riservata. E’ uno dei due titolari della A.R. Service di Riccione

Fano, 4 giugno 2024 – Stava lavorando sul tetto dell’impianto di autolavaggio della stazione di benzina di Pontesasso, quando è caduto dall’altezza di circa 3 metri.

Era salito per rimuovere la copertura di metallo ammalorato da smaltire che poi avrebbe dovuto sostituire con una nuova, il 57enne romagnolo – R.R. le sue iniziali – che ora versa in gravissime condizioni all’Ospedale regionale di Torrette di Ancona. Un’operazione che, così esperto com’era, avrà fatto centinaia di volte. Ma intorno alle 14 di ieri è precipitato nel vuoto finendo a terra, dove ha sbattuto violentemente la testa. Tracce di sangue erano ben visibili, ieri pomeriggio, sull’asfalto. Il 57enne è uno dei due titolari della A.R. Service di Riccione, da 22 anni punto di riferimento per gli operatori e i gestori di autolavaggi ed aree di servizio della Romagna e delle Marche.

Grave infortunio al porto: operaio ferito durante la movimentazione di un tubo

Il lavoratore è stato soccorso e trasportato all’ospedale Bufalini di Cesena

Un grave infortunio è avvenuto questa notte al porto di Ravenna. A darne notizia sono i sindacati Cgil, Cisl e Uil – assieme alle categorie edili di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil – che esprimono grande preoccupazione per l’incidente sul lavoro avvenuto nella notte tra lunedì e martedì all’interno dell’hub portuale. all’altezza del terminal Nord. Dai primi riscontri pare che sia “rimasto gravemente ferito un lavoratore di un’azienda edile, che è impegnata nei lavori in appalto, all’interno del porto di Ravenna”, spiegano i sindacati. L’infortunio sarebbe avvenuto durante la movimentazione di un tubo e il ferito sarebbe stato poi subito trasportato all’ospedale Bufalini di Cesena. In attesa che le indagini possano fare luce in tempi rapidi su quanto accaduto, i sindacati manifestano “piena vicinanza al lavoratore vittima dell’infortunio e rimarcano, ancora una volta, la massima attenzione verso le condizioni di salute e sicurezza di tutte le lavoratrici e i lavoratori”. 

Camion vola giù da ponte Sassari-Alghero, arriva l’elisoccorso

Sul posto anche i vigili del fuoco

‘morto a causa delle gravi ferite riportate il conducente del tir precipitato da un cavalcavia sulla quattro corsie della Sassari-Alghero, all’altezza del bivio per Bancali.

La vittima è Sandro Ascione, 65 anni di Porto Torres.
I vigili del fuoco sono riusciti a raggiungere l’abitacolo e hanno estratto l’uomo rimasto incastrato sul mezzo pesante.
Inizialmente sembrava cosciente, poi le sue condizioni si sono aggravate.

La statale 291 Var è chiusa al traffico in direzione Olmedo, all’altezza del km 9,800.

Amianto : in R.A.I.

Amianto alla Rai di Napoli, la denuncia della famiglia di Pasquale Russo, morto per mesotelioma

A seguito delle vicende Di Mare e Sodkiewicz, la storia di Pasquale Russo, morto nel 2020 affetto da mesotelioma. La figlia racconta: “Non aveva ricevuto alcuna informazione preventiva sulla pericolosità dell’amianto, né su eventuali problemi di salute correlati”.

La presunta presenza di amianto nelle sedi Rai continua ad essere un tema, soprattutto dopo il clamore suscitato dalla morte di di Mariusz Marian Sodkiewicz e il caso Di Mare. In queste ore l’Osservatorio Nazionale Amianto ha segnalato una nuova denuncia di una parente di un ex dipendente Rai di Napoli, Pasquale Russo, altra vittima del mesotelioma.

Nella denuncia/querela presentata il 23 dicembre 2023 dalla vedova Assunta Atardo, si legge che il pericoloso minerale “fu utilizzato anche dopo l’entrata in vigore della L. 257/92”. Allora Pasquale Russo prestava servizio come “capo operaio costruttori, in falegnameria ed in parte negli studi televisivi per montaggio e smontaggio e relative alla realizzazione di costruzioni scenografiche per produzioni in studio ed esterno”.

Tra le richieste al Procuratore della Repubblica di Napoli evidenziate nell’atto quella di “identificare i responsabili dell’esposizione ad amianto del congiunto, iscriverli nel registro degli indagati e di avviare un procedimento penale”, e che di attivare “una verifica su base epidemiologica dell’impatto dell’uso dell’amianto nella RAI (in tutte le sue sedi) tra i dipendenti e collaboratori”.

Nel racconto che Lucia fa della vicenda di suo padre spiega che a maggio 2020, iniziava a mostrare i primi sintomi di spossatezza, fastidi allo stomaco e qualche colpo di tosse, a luglio gli fu diagnosticato un mesotelioma. Dopo pochi mesi, consapevole del fatto che non gli restasse molto tempo da vivere: “ci ringraziò per tutto ciò che avevamo fatto e chiese di essere accompagnato con la terapia del dolore. Morì il 31 agosto 2020”. L‘origine professionale della malattia dell’uomo è stata riconosciuta da INAIL solo il 18 febbraio 2022. Commenta Ezio Bonanni:

È quanto mai opportuno e doveroso che, oltre a risarcire le vittime senza ulteriori ritardi, la RAI valuti di sottoporre a sorveglianza sanitaria tutti i dipendenti che possono essere stati esposti all’amianto e porti a termine le bonifiche.

Amianto : Discariche

Dodicimila no alla discarica di amianto. Il Comitato va in Regione

Una delegazione è andata a Palazzo Ferro Fini: a Ca’ Balestra il territorio è vulnerabile per la presenza delle falde idriche

Il comitato anti discarica in treno verso Venezia, dove hanno consegnato in Regione le quasi 12mila firme raccolte

Il territorio dice no alla discarica di amianto a Ca’ Balestra, tra Valeggio e Villafranca. Lo dimostrano 11.758 firme (9.040 cartacee, 2.758 online) consegnate martedì dalla delegazione del Comitato anti discarica a Palazzo Ferro Fini, sede della Regione.

I rappresentanti del comitato sono andati a Venezia in treno. Quattro esponenti, tra cui i portavoce, Gianni Bertaiola e Tatiana Facincani, hanno incontrato alcuni consiglieri regionali. Tra questi alcuni di quelli che avevano sostenuto la mozione di tutela delle falde acquifere (Valdegamberi, Andreoli, Baldin, Bigon, Guarda, Ostanel, Polato, Rigo e Sponda).

La mozione chiede di tornare al Piano rifiuti 2015, annullando in autotutela la deroga introdotta nel 2022 dalla giunta regionale, che permette di realizzare discariche anche in zone vulnerabili. Secondo i firmatari della mozione, la giunta sarebbe andata oltre le sue competenze, inserendo una modifica sostanziale che andava votata in consiglio. «La deroga introdotta», sostiene Bertaiola, «mette doppiamente a rischio il nostro territorio, non solo per la sua vulnerabilità idrogeologica, ma anche perché impatta su una zona dove l’economia gira attorno all’agricoltura, all’enogastronomia e al turismo». Per il comitato e per gli estensori della mozione nel Piano rifiuti del 2015 c’era attenzione maggiore alle zone di ricarica degli acquiferi. «Ora la norma permette di realizzare una discarica di amianto», afferma Bertaiola, che ricorda come vi siano tanti paesi in condizioni simili di fragilità, «in una cava dove, con le variazioni della piovosità, la falda sarà molto più vicina dei previsti quattro metri e i rischi d’inquinamento aumenteranno. Non bisogna dimenticare che c’è solo un setto che separa la cava dalla discarica di rifiuti solidi di Ca’ Baldassarre che tuttora, dopo quarant’anni, dà problemi come la produzione di percolato. Quindi il territorio ha già dato molto alla

comunità regionale».

Sulla stessa falsariga Tatiana Facincani: «Va ripristinata la versione originale del Piano a tutela dei Comuni in cui sussistono aree vulnerabili, che assieme configurano la seconda falda acquifera più grande d’Europa». D’accordo anche il consigliere regionale di centrosinistra Arturo Lorenzoni: «Il presidente Luca Zaia non può far finta di nulla di fronte alle quasi dodicimila firme protocollate. L’impianto potrebbe avere conseguenze nefaste e i rischi per la salute pubblica sono reali». La discussione della mozione è poi stata rinviata.

Amianto : Discariche

Camminata, concerto e sensibilizzazione contro i progetti di discarica di amianto

Il comitato Difesa Territorio Quaderni Valeggio ha incontrato anche gli studenti del liceo Medi di Villafranca. E il Wwf scaligero sostiene alternative alle discariche per lo smaltimento dell’amianto

Il territorio veronese continua a manifestare la propria contrarietà contro l’attivazione di discariche di amianto.

Tre i progetti localizzati nel raggio di una ventina di chilometri, due nella provincia scaligera e una nel Mantovano. I due progetti del Veronese sono stati presentati alla Regione Veneto, a cui spetta il compito di autorizzarli o respingerli. Il primo progetto presentato è quello di Caluri di Villafranca, mentre l’altro è a Valeggio sul Mincio, al confine con la località di Quaderni di Villafranca. La discarica del Mantovano interessa infine il territorio comunale di Marmirolo, in zona Pozzolo, a pochi chilometri da Quaderni.

Cittadini, associazioni e comitati sia veronesi che mantovani si sono uniti per ottenere dalle rispettive Regioni un parere negativo nei confronti dei tre progetti. E un primo risultato è stato ottenuto per la discarica di amianto di Caluri, la cui ditta proponente (Tecnoinerti) ha preso tempo per perfezionare il progetto. La sua richiesta è stata dunque sospesa per sei mesi e se ne riparlerà dunque ad ottobre

Per il progetto di discarica di Valeggio, sono state presentate centinaia di osservazioni contrarie. Osservazioni che sono state ribadite anche durante il sopralluogo della commissione incaricata di valutare l’impatto ambientale del progetto.
Per il Wwf Veronese la discarica «è dimensionata per quasi il 50% in più delle necessità venete» e presenterebbe «tempistiche incoerenti e pericolose per la chiusura dei lotti che rimarranno esposti alle intemperie per due anni prima della copertura definitiva».
A proporre il progetto è l’azienda Progeco Ambiente, convinta che il conferimento in discarica sia l’unica maniera affidabile per smaltire l’amianto. «Ma non è così – ha replicato il Wwf scaligero – Da anni esistono sistemi di inertizzazione con varie metodologie, ma proseguono ricerche scientifiche che offrono nuove prospettive, studi universitari in collaborazione con enti territoriali e aziende, e brevetti esteri ed italiani. Inolter, all’interno del progetto non c’è alcun cenno sull’inquinamento apportato all’ambiente relativamente alle plastiche utilizzate. E questo aspetto non è affatto secondario. Gli involucri di plastica verranno interrati su strati e strati di materiali plastici e il tempo di deterioramento delle plastiche non è facilmente determinabile, dato che dipende da vari fattori, tuttavia vi è l’evidenza scientifica che batteri, funghi e microrganismi operano nel tempo un’azione di degradamento. E in questo specifico caso, una volta degradate le plastiche di contenimento e di impermeabilizzazione, l’amianto sotterrato, che non si degrada e mantiene la sua pericolosità per sempre, è destinato a finire nel terreno e nella falda».

Amianto: Esposti

Franco Di Mare, morto a 68 anni il giornalista Rai: l’annuncio della malattia un mese fa a Che tempo che fa

L’avvocato di Franco di Mare: “Cosa chiediamo alla Rai ora che lui è morto”. E sull’amianto lancia un appello

parla l’avvocato Bonanni: “Ecco come reagì pochi mesi fa al convegno sul mesotelioma killer, e lui era già malato”. Amianto? “Ecco qual è l’unica arma che ha il Gooverno”

Un uomo garbato, gentile e allo stesso tempo forte. Il 23 novembre 2023 moderò un convegno sull’amianto alla Regione Lazio rimanendo imperturbabile anche quando i relatori dicevano che dal mesotelioma non si può tornare indietro». Franco di Mare era lì, al tavolo dell’incontro organizzato dall’Osservatorio nazionale amianto. E continuò a moderare con apparente serenità.

La testimonianza è dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente di Ona, esperienza pluridecennale contro questa piaga che ancora oggi miete migliaia di vittime.

«Sono 7mila solo nel 2023 – dice Bonanni a Tiscali – più di 10 mila ammalati. L’indice di mortalità entro i primi 5 anni è del 93%, l’indice di sopravvivenza è di pochi mesi tranne rare eccezioni».

Una malattia, il mesotelioma pleurico, che non lascia scampo.

L’incontro negli studi Rai

«Ho conosciuto Franco Di Mare nel 2006 – ricorda l’avvocato – quando mi invitò a parlare di amianto nella sua trasmissione. Erano in pochi a farlo in quel periodo. Quando ha scoperto di essere ammalato, ha provato in un primo momento a definire in modo conciliativo con la Rai, ma gli sono state sbattute le porte in faccia, e allora si è rivolto al mio studio».

Sull’origine della contaminazione della “dose killer” Bonanni non ha dubbi: «La sua esperienza come inviato nei Balcani fa individuare il nesso di causalità: ha respirato un cocktail di metalli pesanti e radiazioni. Come avvocato ho messo in mora la Rai per ottenere lo stato di servizio e il risarcimento. Adesso che Franco è venuto a mancare sono in attesa delle determinazioni della sua famiglia».

Al governo: “Bonifiche subito”

Benché la legge per la messa a bando dell’amianto risalga al 1992, ancora oggi non si fa abbastanza: «Il numero dei casi è in aumento, siamo vicini al picco, ma molte diagnosi sfuggono perchè sono stati indeboliti anche i Cor regionali (Centri operativi regionali con compiti di sorveglianza sanitaria, Ada)».

È un appello al governo quello che rivolge l’avvocato di Ona: «Che l’amianto e soprattutto la bonifica tornino nell’agenda di governo. Solo così si può vincere la battaglia».

Amianto : Ex esposti

Ex dipendente Rai morto per amianto, la procura indaga per lesioni colpose

I magistrati hanno disposto la sospensione delle esequie per effettuare l’autopsia

Dopo la tragica testimonianza di Franco Di Mare, già direttore di Rai3 e per anni inviato di guerra nei Balcani, dove presumibilmente ha contratto il mesotelioma, malattia legata a infinitesimali pulviscoli di amianto respirato, oggi si torna tragicamente a parlarne. Un ex dipendente Rai, Mariusz Marian Sodkiewicz, è morto lunedì a 62 anni a causa di un tumore causato dall’esposizione all’amianto. L’uomo nei mesi scorsi aveva presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di Roma chiedendo «di individuare i dirigenti responsabili per la mancata protezione dei dipendenti esposti all’amianto».

L’ha reso noto L’osservatorio Nazionale Amianto che avverte: «L’uomo dal 2002, per 22 anni aveva svolto svariate mansioni in diverse sedi aziendali. Nel 2023 aveva iniziato a manifestare sintomi caratteristici del mesotelioma pleurico, poi, successivi accertamenti clinici, avevano confermato la presenza della malattia attribuendola all’esposizione all’amianto». I pubblici ministeri hanno disposto la sospensione delle esequie per effettuare l’autopsia sul corpo dell’ex dipendente Rai. Si apprende anche dell’apertura di un fascicolo in proposito.
Molto si parla in questi giorni del palazzo di viale Mazzini e delle sue problematiche. Proprio per bloccare ogni possibile illazioni, l’amministratore delegato Roberto Sergio, giorni fa in Vigilanza aveva detto che sul problema amianto aveva inviato una documentazione attestante che «in viale Mazzini non c’è alcun rischio in questo momento di contaminazioni».
Dunque sembrano slegati dal pericolo amianto i lavori che a brevissimo interesseranno sempre la sede di Viale Mazzini e che porteranno i dipendenti ad abbandonarla per il periodo necessario. I lavori, viene comunicato, «riguarderanno ammodernamenti e rimessa a norma di un palazzo che deve essere al passo con i tempi».

Amianto : Discariche

Keu, amianto, discariche, base militare e consumo di suolo”: No Valdera avvelenata in presidio contro il profitto

“Sarebbe ora di cominciare a concepire la lotta ambientale come imprescindibile da una critica all’attuale modello di sviluppo di produzione e consumi”

“Il 6 maggio doveva iniziare la rimozione dei mucchi di terra contaminati dal keu“. Lo fa notare No Valdera avvelenata che organizza, per il primo giugno, “un grande presidio davanti all’aria del Green Park a Pontedera, contro keu, amianto, discariche, base militare e consumo di suolo per mega centri commerciali”.

Perché “Per i capitalisti e i loro servi, il profitto viene prima della vita delle persone. I continui rimpalli burocratici, su chi deve pagare le spese per le bonifiche dei terreni contaminati, sono un tranello per assolvere i responsabili dell’inquinamento e farne pagare i costi ai cittadini. Pensare di poter cambiare seriamente questa pratica e cultura attraverso le carte bollate, senza colpire il profitto, è pura illusione; significa fregarsene della salute delle persone e del diritto delle persone a vivere in un ambiente salubre.

Ormai siamo ad un bivio: o continuiamo a farci prendere in giro col rimpallo di chi deve pagare le bonifiche dei terreni contaminati dai veleni, rendendoci complici dei devastatori, dei politici corrotti e delle organizzazioni criminali, o mettiamo in discussione la logica del profitto e dello sfruttamento dell’uomo e della stessa natura.

Secondo noi sarebbe ora di cominciare a concepire la lotta ambientale come imprescindibile da una critica all’attuale modello di sviluppo di produzione e consumi. Dobbiamo cominciare a pensare a cosa produrre, quanto produrre e per chi produrre. Questo significa, condurre una lotta senza se e senza ma, facendo pagare tutto a chi inquina e a coloro che rilasciano autorizzazioni ad inquinare, precisamente questo significa oggi: lotta al profitto. Il prurito che si stà sollevando in questi giorni potrebbe essere semplice elettoralismo”.