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Amianto : Discariche

Keu, amianto, discariche, base militare e consumo di suolo”: No Valdera avvelenata in presidio contro il profitto

“Sarebbe ora di cominciare a concepire la lotta ambientale come imprescindibile da una critica all’attuale modello di sviluppo di produzione e consumi”

“Il 6 maggio doveva iniziare la rimozione dei mucchi di terra contaminati dal keu“. Lo fa notare No Valdera avvelenata che organizza, per il primo giugno, “un grande presidio davanti all’aria del Green Park a Pontedera, contro keu, amianto, discariche, base militare e consumo di suolo per mega centri commerciali”.

Perché “Per i capitalisti e i loro servi, il profitto viene prima della vita delle persone. I continui rimpalli burocratici, su chi deve pagare le spese per le bonifiche dei terreni contaminati, sono un tranello per assolvere i responsabili dell’inquinamento e farne pagare i costi ai cittadini. Pensare di poter cambiare seriamente questa pratica e cultura attraverso le carte bollate, senza colpire il profitto, è pura illusione; significa fregarsene della salute delle persone e del diritto delle persone a vivere in un ambiente salubre.

Ormai siamo ad un bivio: o continuiamo a farci prendere in giro col rimpallo di chi deve pagare le bonifiche dei terreni contaminati dai veleni, rendendoci complici dei devastatori, dei politici corrotti e delle organizzazioni criminali, o mettiamo in discussione la logica del profitto e dello sfruttamento dell’uomo e della stessa natura.

Secondo noi sarebbe ora di cominciare a concepire la lotta ambientale come imprescindibile da una critica all’attuale modello di sviluppo di produzione e consumi. Dobbiamo cominciare a pensare a cosa produrre, quanto produrre e per chi produrre. Questo significa, condurre una lotta senza se e senza ma, facendo pagare tutto a chi inquina e a coloro che rilasciano autorizzazioni ad inquinare, precisamente questo significa oggi: lotta al profitto. Il prurito che si stà sollevando in questi giorni potrebbe essere semplice elettoralismo”.

11 Maggio

Morti sul lavoro, operaio cade da pala eolica nel Trapanese

L’incidente si è verificatro a Salemi. La vittima, lavoratore beneventano di 33 anni, è precipitata da 30 metri all’interno della struttura

Ancora una vittima sul lavoro in Sicilia. Un operaio di 33 anni, Giovanni Carpinelli, 33 anni, di Benevento è morto a Salemi (Trapani) dopo essere caduto da una pala eolica. Un salto nel vuoto di quasi 50 metri che ha reso difficoltoso anche il recupero del corpo da parte dei vigili del fuoco. L’ennesimo incidente sul lavoro in Sicilia, dopo la tragedia di Casteldaccia, provoca sdegno e reazioni da parte dei sindacati circa la mancanza di misure di sicurezza. E anche in questo caso, come a Casteldaccia si tratta dell’operaio di una ditta che stava svolgendo lavori in subappalto.

Intanto oggi si sono celebrati i funerali di tre dei cinque operai morti lunedì scorso mentre stavano eseguendo lavori di manutenzione e spurgo delle fognature a Casteldaccia. La prima cerimonia funebre, quella per Ignazio Giordano, 57 anni, si è svolta nella chiesa madre di Partinico (Palermo). «La morte fa parte dell’esperienza di vita terrena, ma ciò non ci consola: il modo in cui Ignazio ha lasciato i suoi affetti più cari, il modo in cui ha perso la vita, è profondamente ingiusto. Morire sul lavoro è un segno preoccupante che dice di una società fragile, nella quale non c’è lavoro per tutti e quando c’è, spesso non è dignitoso, è sottopagato, non è rispettoso della dignità umana», ha detto nella sua omelia l’arcivescovo di Monreale, Gualtiero Isacchi.

6 Maggio 2024

Incidente sul lavoro: cinque morti a Casteldaccia nel palermitano. Mattarella: ennesima e inaccettabile strage

Ipotizzabile una intossicazione da idrogeno solforato che provoca irritazioni alle vie respiratorie e soffocamento

Cinque morti, un ferito grave trasportato intubato al Policlinico di Palermo ed è in coma e uno rimasto ferito in maniera lieve. Morti uno dietro l’altro dopo essersi calati in un tombino dell’impianto fognario, che si trova sotto la cantina Duca di Salaparuta a Casteldaccia nel palermitano. E’ il bilancio e la prima ricostruzione del tragico incidente sul lavoro di Casteldaccia dove sei operai sono rimasti intrappolati mentre stavano eseguendo dei lavori nelle fognature e avrebbero respirato esalazioni tossiche delle acque nere. Gli operai stavano lavorando alla manutenzione dell’impianto Amap di sollevamento delle acque reflue sul lungomare di Casteldaccia e non in una cisterna di vino di proprietà della vini Corvo come hanno scritto inizialmente le agenzie. Secondo una ricostruzione dopo che il primo operaio è rimasto nel sottosuolo senza venir fuori, gli altri si sono calati per capire cosa stesse succedendo. Il settimo componente della squadra, non vedendo uscire i colleghi, ha dato l’allarme.

Interrogati direttore lavori e responsabile sicurezza Amap

Il direttore dei lavori e il responsabile della sicurezza, indicati dall’Amap sono stati interrogati dalla polizia che indaga sulla strage su disposizione della Procura di Termini Imerese che ha aperto una inchiesta.

Le prime ricostruzioni dell’incidente: due le ipotesi

Le squadre dei vigili del fuoco sono arrivate a Casteldaccia, alle 14, per soccorrere gli operai colti da malore all’interno della vasca di depurazione delle acque reflue. Sei operai, dei sette coinvolti, che erano a Casteldaccia impegnati nei lavori fognari sono dipendenti della ditta Quadrifoglio group srl di Partinico (Palermo): si tratta di un’azienda che ditta lavorava su mandato della municipalizzata palermitana Amap che si occupa della gestione idrica in città e in alcuni comuni della provincia. Questi i nomi delle cinque vittime: Epifanio Assazia, 71 anni, che dovrebbe essere il contitolare dell’azienda Quadrifoglio; Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, di 50 anni, Ignazio Giordano, di 59 anni e Giuseppe La Barbera.

Incidente sul lavoro, 34enne resta schiacciato da un camion: grave in ospedale

L’episodio alle 12.20 circa a Segusino in via Cal de Pont. Intervenuti medico e infermieri del Suem 118, vigili del fuoco e carabinieri

Un 34enne di origini moldave ma residente a Salzano, è rimasto gravemente ferito, poco dopo le 12.20 di oggi, 6 maggio, all’esterno di un’abitazione di via Cal de Pont a Segusino. L’uomo, dipendente dell’azienda Goldengas di Zero Branco specializzata nel trasporto di bombole Gpl, è stato stata schiacciato da un camion contro un muro. Intervenuti medico e infermieri del Suem 118. Accertamenti in corso da parte dei carabinieri e del nucleo Spisal dell’Ulss 2.

Secondo una prima ricostruzione il 32enne stava scendendo dal camion su un vicolo molto stretto ed é rimasto schiacciato tra muro di un’abitazione e la portiera del camion. A causare l’incidente è stata una dimenticanza fatale da parte del giudatore: quella dell’inserimento del freno a mano. I vigili del fuoco di Montebelluna, hanno utilizzato, per liberare l’uomo, dei cuscini pneumatici, che sono stati  messi tra il muro e il camion per guadagnare spazio e tagliato internamente la portiera del camion, riuscendo a liberare l’uomo. Preso in carico dall’automedica di Pieve del Grappa e ambulanza di Valdobbiadene é stato trasportato poco lontano dove attendeva elicottero di Belluno (impossibilitato ad atterrare sul posto per mancanza di spazio). Il 32enne ha riportato vari traumi: attualmente si trova ricoverato all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. La prognosi è riservata.

2 Maggio

Incidente sul lavoro il 1 maggio,muore mentre ara suo terreno

Il trattore si ribalta e cade in laghetto artificiale

Un 64enne di Agrigento, Mario Mondello, è morto cadendo in un laghetto artificiale con il suo trattore che si è ribaltato mentre lo stava utilizzando per arare un appezzamento di terreno in contrada Burraiti, in territorio della Città dei Tempi.

L’incidente è avvenuto ieri sera, 1 maggio, giorno della Festa del lavoro

Incidente alla vigilia del Primo Maggio, muore operaio

A Gioia del Colle, sbalzato dal muletto che manovrava

Tragedia sul lavoro in provincia di Bari.

Un operaio di 59 anni di Gioia del Colle è morto dopo un incidente avvenuto ieri in un’azienda. L’uomo sarebbe stato sbalzato da un muletto che stava manovrando e ha riportato ferite risultate mortali.

 “Con profondo sgomento ho appreso la drammatica notizia del decesso di un nostro concittadino sul proprio posto di lavoro.

Campania, due morti sul lavoro all’indomani del primo maggio

I carabinieri sono intervenuti nei due Paesi in provincia di Napoli

Due tragedie sul lavoro all’indomani del primo maggio.

Lettere, nel Napoletano, i carabinieri sono intervenuti in via Depugliano per il decesso di un operaio di 57 anni.

Secondo una prima ricostruzione ancora da verificare, l’uomo sarebbe precipitato dal terzo piano di un palazzo attorno al quale era in allestimento un cantiere edile.

Quasi nello stesso momento i carabinieri della tenenza di Casalnuovo sono intervenuti presso la clinica villa dei fiori di Acerra.

Amianto

Sessantamila morti d’amianto in Italia in 10 anni

I dati sono stati diffusi in occasione della Giornata Mondiale delle Vittime di Amianto. Il cancerogeno presente in edifici di 2.500 scuole

In Italia, negli ultimi dieci anni, sono state circa 60mila le persone morte per malattie legate all’amianto.

Nello stesso anno sono state circa 4.000 le nuove diagnosi di tumore del polmone per esposizione ad amianto (al netto del fumo e degli altri agenti cancerogeni), con un indice di sopravvivenza (a 5 anni) stimato del 12% per un calcolo di circa 3.500 decessi. I dati sono stati diffusi in occasione della Giornata Mondiale delle Vittime di Amianto che si celebra.

Nell’anno 2023 l’Osservatorio Nazionale Amianto ha censito circa 2.000 casi di mesotelioma, con un indice di mortalità, rapportato ai 5 anni antecedenti, di circa il 93% dei casi.

Nello stesso anno sono state circa 4.000 le nuove diagnosi di tumore del polmone per esposizione ad amianto (al netto del fumo e degli altri agenti cancerogeni), con un indice di sopravvivenza (a 5 anni) stimato del 12% per un calcolo di circa 3.500 decessi. I dati sono stati diffusi in occasione della Giornata Mondiale delle Vittime di Amianto che si celebra domani.

    “In questo giorno, in cui si ricordano le vittime dell’amianto rivolgiamo un appello alla premier Meloni perché torni nell’agenda di governo – afferma Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio -. Ricordiamo che soltanto la bonifica e messa in sicurezza può evitare le esposizioni ad amianto e quindi le future diagnosi di malattie asbesto correlate che, purtroppo, in più del 90% dei casi si tramutano in una sentenza di morte”.

    L’Osservatorio spiega, inoltre , che “ogni anno ci sono 10mila nuove diagnosi, in prevalenza uomini, per motivi del loro impegno professionale e operai negli stabilimenti o nei siti militari e in particolare nelle regioni a maggior rischio che, con una media annua di casi diagnosticati compresa tra 1.500 e 1.800, sono la Lombardia, il Piemonte, la Liguria e il Lazio che rappresentano oltre il 56% dei casi segnalati”.

24 Aprile

Operaio muore schiacciato da una lastra di metallo a Brescia. Nel Potentino un’altra vittima

All’interno di un’azienda siderurgica nel Bresciano. Un altro incidente mortale sul lavoro nel Potentino

Infortunio mortale sul lavoro in provincia di Brescia.

A Lograto un operaio italiano di 47 anni è morto dopo essere stato schiacciato da una lastra metallica. Secondo le prime ricostruzione l’operaio stava manovrando un carroponte quando si è staccata la lastra che lo ha travolto. L’infortunio è avvenuto all’interno di un’azienda siderurgica.

Incidente sul lavoro a Potenza, cade da impalcatura cantiere: morto un operaio

La tragedia ad Oppido Lucano. Da una prima ricostruzione, l’uomo è caduto dall’impalcatura nel cantiere per la costruzione della chiesa nuova

Incidente mortale  sul lavoro ad Oppido Lucano, nel Potentino. Vittima un operaio, Donato De Luca, 56 anni, del posto. Da una prima ricostruzione, l’uomo è caduto dall’impalcatura nel cantiere di costruzione della chiesa nuova. Sul posto sanitari del 118 e carabinieri, impegnati a ricostruire la dinamica dell’incidente.

Secondo la prima ricostruzione, l’operaio che era al lavoro all’esterno, probabilmente a causa del forte vento, è stato colpito da una lamiera ed è caduto da un’altezza di circa tre metri. Sul posto sono giunti i carabinieri della stazione di Oppido Lucano e della Compagnia di Acerenza (Potenza). 

18 Aprile

Carpenedolo, cade da un’impalcatura di oltre quattro metri: grave un operaio di 63 anni

Il lavoratore è stato trasportato in codice rosso agli Spedali civili di Brescia a causa di traumi al cranio e al bacino

Carpenedolo (Brescia), 18 aprile 2024 – Un altro infortunio sul lavoro: verso le 14.31 in via Caduti del Lavoro 23 a Carpenedolo, un lavoratore di La Goccia tinteggiature è caduta da un’impalcatura, da un’altezza stimata di 4,5 metri.

L’uomo ha 63 anni ed è stato trasportato in codice rosso agli Spedali Civili di Brescia a causa di un trauma cranico e un trauma al bacino. Sul posto sono intervenuti automedica, ambulanza per il soccorso del 63enne e carabinieri e ATS per indagare sulla dinamica dell’incidente.

Operaio di 31 anni muore sul lavoro vicino a Catania incastrato in un ascensore

Un manutentore di ascensori di 31 anni è morto dopo essere rimasto incastrato tra la cabina e la porta di un piano dell’elevatore di un condominio in via Marchese di Casalotto ad Aci Sant’Antonio, nel Catanese, dove era al lavoro. Il corpo dell’operaio è stato liberato dai Vigili del fuoco del distaccamento di Acireale del comando provinciale di Catania. I medici del 118 hanno constatato il decesso del 31enne. Una donna che era dentro la cabina dell’ascensore è stata soccorsa da personale medico perché sotto choc. Sul posto sono intervenuti anche i Carabinieri per le indagini del caso. Secondo i dati Inail il numero di decessi sul lavoro nella prima parte del 2024 è in aumento di quasi il 20% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Amianto : Sentenze

Operaio del petrolchimico ucciso dall’amianto: riconosciuto risarcimento da 200mila euro

Il tribunale di Brindisi ha accolto il ricorso degli eredi di un uomo morto per un carcinoma al polmone. Nel 2012 c’era già stata una prima sentenza che riconosceva il nesso causale fra malattia ed esposizione alle sostanze nocive

BRINDISI – Il tribunale di Brindisi ha riconosciuto un risarcimento danni pari a 200mila euro agli eredi di un operaio brindisino che per più di 20 anni ha lavorato a contatto con le polveri di amianto, all’interno del petrolchimico di Brindisi. La sentenza emessa lo scorso 28 febbraio dal giudice del lavoro, Piero Primiceri, segna un nuovo e importante capitolo di una lunga vicenda giudiziaria già approdata nel 2012 a un primo giudizio che aveva accertato e dichiarato la responsabilità della società datrice per la malattia contratta dal lavoratore, riconoscendo il diritto dei ricorrenti al risarcimento di tutti i danni conseguiti.

La società in questione è la “Santino& Mario Beraud Spa”, sottoposta a procedura fallimentare tuttora pendente. Il lavoratore che purtroppo ha perso la vita a causa di un carcinoma polmonare e di asbestosi è il signor M. A. Dopo la morte del loro caro, i familiari del congiunto, assistiti dall’avvocato Giuliano Grazioso, hanno portato avanti la battaglia legale nell’ambito della causa intentata contro gli eredi degli amministratori della società e del direttore tecnico  del cantiere della stessa società, all’epoca operante all’interno del petrolchimico di Brindisi. Questi ultimi sono stati citati in giudizio come corresponsabili della malattia professionale che ha causato la morte di M. A.

L’operaio aveva lavorato alle dipendenze della “Santino& Mario Beraud Spa” dal 1963 al 1985 come sabbiatore, spruzzatore, verniciatore, spatolatore e pulitore meccanico. In quegli anni era stato continuativamente esposto alle polveri di amianto aerodisperse ed ai solventi sintetici ed epossidici, alle trieline per lavaggi, ai diluenti poliuretanici, alle vernici a base di piombo, epossidiche e poliuretaniche; tutte sostanze altamente nocive. Tale esposizione, come già accertato nel 2012 dal tribunale di Brindisi, aveva provocato la grave malattia, già diagnosticata nel 2005, e che pochi mesi dopo avrebbe causato il decesso del lavoratore. 

La precedente sentenza di condanna della società datrice di Lavoro (confermata sia dalla Corte di Appello di Lecce sia dalla Corte di Cassazione) al risarcimento danni in favore dei familiari del defunto, venne emessa  sulla base di una perizia medico-legale che aveva accertato il nesso causale fra la malattia letale e l’esposizione alle sostanze nocive. Ma la Spa versava in una difficile situazione economica. La sentenza del 2012 divenne di fatto ineseguibile, a causa dell’insolvenza della società.

Questo ha costretto gli eredi ad adire nuovamente le vie legali nei confronti degli ex amministratori e del responsabile di cantiere. Nelle more del giudizio, l’avvocato Grazioso, per conto dei suoi assistiti, ha contestualmente depositato un ricorso dinanzi al tribunale di Biella, allo scopo di ottenere la dichiarazione di fallimento della società.

“Nell’ambito della procedura concorsuale – afferma Giuliano Grazioso – è stata avviata ulteriore azione di responsabilità nei confronti di due membri dell’organo amministrativo della fallita, perché attraverso operazioni finanziarie straordinarie e discutibili, compiute parallelamente allo svilupparsi dei contenziosi contro la Santino & Mario Beraud, la stessa società aveva proceduto alla liquidazione dell’intero patrimonio in danno dei creditori sociali”.

Il ricorso presentato dagli eredi è stato definito con la sentenza del 28 febbraio, che condanna il direttore di cantiere al pagamento della somma di 200mila euro, corrispondente alla sua quota di responsabilità rispetto alla maggiore somma liquidata a suo tempo dal giudice Domenico Toni.

“Ebbene, nella fattispecie in esame, dalla documentazione in atti e dall’istruttoria espletata – scrive il giudice Primiceri –  devono ritenersi sufficientemente provate le mansioni svolte dal lavoratore, le modalità di esecuzione delle stesse e la nocività dell’ambiente dovuta principalmente al contatto quotidiano, in relazione alle mansioni svolte, con sostanze cancerogene estremamente volatili rispetto alle quali andavano adottate particolari precauzioni e misure di sicurezza igienico-ambientali, delle quali il datore di lavoro non ha fornito prova”. 

Amianto nel Polo Petrolchimico Siracusa: la Corte di Cassazione accoglie il ricorso di Salvatore Patania contro l’INPS

Ingiusto il rigetto dei benefici contributivi  – Un nuovo spiraglio di giustizia per tutti i lavoratori del petrolchimico.

27 marzo 2024 – Il caso, speculare a quello di Calogero Vicario e degli altri lavoratori delle Industrie Meccaniche Siciliane, è quello del lavoratore Salvatore Patania, che ha lavorato al Polo Petrolchimico Enichem di Priolo Gargallo nel siracusano con la mansione di operaio montatore. Nello specifico ha lavorato alle dipendenze di Siciltecnica Srl per 14 anni e di C.L.A.I Srl per un anno. Nello svolgimento delle sue mansioni lavorative è stato esposto alle fibre e polveri di amianto, ma non era consapevole dei rischi. Solo dopo essere andato in pensione, l’uomo, a cui nel frattempo era stata diagnosticata una “nodulità polmonare”, assieme ai suoi colleghi, fu informato circa l’esposizione alla fibra killer e ha fatto richiesta dei benefici contributivi per esposizione amianto all’INAIL di Siracusa che ha riconosciuto l’esposizione, ma ha respinto la domandaunitamente all’INPS, perché l’esposizione risultava inferiore ai dieci anni previsti dalla legge.

Da qui, i vari ricorsi in tribunale durante i quali il CTU del lavoratore accerta che fu esposto per un periodo di 14 anni e che quindi avrebbe potuto godere dei benefici amianto.

Nei giudizi, però, sulla base di una CTU tecnico ambientale che aveva riconosciuto una esposizione inferiore ai 10 anni, il ricorso dell’operaio viene rigettato sia dal Tribunale di Siracusa, che dalla Corte di Appello di Catania, che ne ha dichiarato l’inamissibilità.

La sentenza è stata impugnata, perché illegittima, dall’Avv. Ezio Bonanni, legale dell’uomo e Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che è riuscito a ribaltare le due precedenti decisioni ottenendo ragione della Corte di Cassazione che nel dispositivo ha rilevato: “la pronuncia non terrebbe conto dei documenti che dimostrano il superamento della soglia di 100 fibre litro per l’intero periodo di lavoro, anche dopo il 31 dicembre 1992”, stabilendo così il principio che, per poter determinare il termine ultimo di esposizione all’amianto, non si deve tener conto dell’entrata in vigore della L. 257/92, quanto piuttosto della reale condizione lavorativa, e quindi della data delle bonifiche (che in questo caso furono effettuate solo successivamente all’emanazione della legge), dell’impiego operativo, e delle misure di sicurezza, ha disposto un nuovo giudizio in Corte di Appello di Catania

Amianto : Discariche

Discarica di amianto a Valeggio? «Perfetta sulla carta, ma nel posto sbagliato»

Dopo la doppia presentazione del progetto da parte della proponente Progeco Ambiente, il comitato anti-discarica Ca’ Balestra lo smonta: «Se la discarica sarà così perfetta, perché l’azienda stessa parla di “impatti ambientali rilevanti” e di “effetti ambientali negativi e significativi”»

Un progetto perfetto sulla carta, ma nel posto sbagliato e cioè sulla falda acquifera». Dopo averlo contestato in silenzio durante la doppia presentazione, il comitato anti-discarica Ca’ Balestra ha espresso questo commento sull’impianto di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto che l’azienda Progeco Ambiente intende realizzare a Valeggio sul Mincio.

La società bresciana ha mostrato i dettagli del progetto presentato in Regione Veneto in due incontri pubblici: lunedì scorso, 18 marzo, nella scuola media di Valeggio ed il giorno successivo a Mantova. E in entrambe le assemblee, il comitato si è presentato in tute bianche e mascherine per protestare in modo silenzioso e pacifico.

In entrambe le serate è stata alta l’affluenza dei cittadini, tanto che a Valeggio alcuni non hanno potuto accedere alla sala perché era stata raggiunta la capienza massima. Il rappresentante ed i tecnici di Progeco Ambiente hanno presentato il progetto della discarica, garantendo il rischio zero per la dispersione delle fibre di amianto nell’aria. È però apparso chiaro che ai cittadini e al comitato interessavano anche gli effetti dell’eventuale dispersione dell’amianto nella falda acquifera presente sotto il sito in cui l’azienda vorrebbe attivare il sito di stoccaggio. E sono state molte le rimostranze in merito agli effetti che la realizzazione di una discarica potrebbe avere su un territorio a vocazione turistica ed agricola. «Tante richieste di chiarimenti sono rimaste senza risposta – hanno commentato dal comitato anti-discarica – E molti dei presenti sono rimasti con i propri dubbi, manifestando disappunto all’amministratore delegato della società».

Discarica di amianto tra Valeggio e Marmirolo: presentazione del progetto tra le proteste

L’incontro pubblico rientra nelle procedure previste dall’iter autorizzativo. Il progetto dovrà poi essere vagliato dalla Regione

Sono stati accolti da un nutrito comitato di protesta in tuta bianca i rappresentanti della Progeco Ambiente che ieri, 18 marzo, hanno presentato, nell’aula magna dell’istituto comprensivo “Graziella Murari” a Valeggio, il progetto di discarica per l’amianto a Ca’ Balestra (nel comune di Valeggio sul Mincio, adiacente all’abitato di Quaderni di Villafranca e al confine con i territori di Marmirolo e Roverbella). Tanti gli slogan sulle lenzuola, che hanno reso palpabile la contrarietà delle due comunità – Quaderni e Valeggio – e dei relativi Comuni.

Presentazione come da procedura

La presentazione pubblica rientra nelle procedure previste dall’iter autorizzativo. Il progetto, per una discarica della capienza complessiva di 779 mila tonnellate di scarti edilizi contenenti cemento-amianto (e la durata di 8 anni e 8 mesi), sarà poi vagliato dalla Regione.

Alla presentazione, oltre all’ad della società, Giovanni Bonacina, erano presenti i progettisti dell’impianto e i tecnici che supportano la ditta, dall’ingegnere Remo Bordini all’architetto e ingegnere ambientale Marco Stevanin, dal biologo specializzato in igiene e sanità pubblica Fabrizio Bianchi, al fisico Giampiero Malvasi.

La relazione dei tecnici

I tecnici hanno illustrato gli accorgimenti che verranno adottati per ridurre al minimo i rischi connessi all’inalazione dell’amianto, smentendo quelli connessi all’ingestione e stimando che non vi sia una compromissione della falda acquifera.

I loro interventi non hanno però convinto il folto pubblico presente che ha messo in dubbio, sulla scorta di quanto già successo con la vicina discarica di Ca’ Baldassarre (Rifiuti solidi urbani), i modelli matematici, chiedendo che la discarica venga realizzata in zone argillose del Veneto e non nella zona di ricarica agli acquiferi.

Amianto : Discariche

Tra Verona e Mantova il triangolo delle discariche di amianto: il rischio a causa di una deroga di Zaia. I cittadini: ‘Siamo sotto assedio’

Circondati dalle discariche di amianto. C’è un triangolo, ai confini delle province di Verona e di Mantova, che sta attirando gli appetiti di aziende specializzate nello smaltimento di rifiuti urbani e speciali, grazie a una deroga che l’amministrazione regionale del Veneto ha concesso nel 2022. A denunciarlo sono i cittadini che, attraverso il Comitato Anti-Discarica Ca’ Balestra e al Comitato Tutela Ambiente e Salute Villafranca, sono scesi sul sentiero di guerra, visto che nel giro di pochi mesi sono state presentate alcune richieste per aprire strutture di smaltimento in un’area molto limitata, che rischia di trasformare Villafranca di Verona in una grande discarica a cielo aperto. Mariella Zago ha 83 anni, vive nella frazione di Quaderni ed è una delle più attive. Ha scritto a ilfattoquotidiano.it per denunciare la congiura del silenzio. “Il nostro problema ambientale è molto grave. Il territorio, parte della pianura Padano Veneta, è sotto assedio. In Regione Veneto sono stati presentati due progetti di discariche di rifiuti contenenti amianto che sono distanti circa 8 chilometri una dall’altra. Siamo in zona di ricarica degli acquiferi e quindi i rischi sono enormi”.

Un primo progetto riguarda località Caluri ed è stato presentato nel novembre 2023 dalla ditta Tecno Inerti. A Valeggio sul Mincio la società Progeco Ambiente ha chiesto di utilizzare quella che fu una cava di ghiaia, capace di ospitare 940mila metri cubi di materiale su una superficie equivalente a quella di 120 campi da calcio, sempre da destinare all’amianto. “Le cave sono adiacenti ad altre due discariche in post mortem che dagli anni ‘80 stanno ancora dando problemi di inquinamento – continua Mariella Zago – C’è un terzo progetto, per la stessa tipologia di rifiuti, presentato in Regione Lombardia nel comune di Marmirolo (Mantova) al confine con Valeggio. Come se non bastasse, è stato depositato, presso gli Uffici della Provincia di Verona, un quarto piano per il riempimento di una cava a Quaderni di Villafranca, accanto ad abitazioni e a una chiesetta, per smaltire scarti della lavorazione del marmo”.

La preoccupazione cresce perché le discariche di amianto diventerebbero un punto di conferimento non solo per tutte le province venete, ma anche per altre parti d’Italia. Il problema che sta esplodendo nasce da una decisione presa dalla Regione Veneto. La illustra Mario Faccioli, ex sindaco di Villafranca, oggi all’opposizione: “Quella che ha portato a presentare tante domande nel nostro territorio è una scelta politica, non tecnica. Con il piano regionale dei rifiuti del 2015, questi soggetti non avrebbero mai potuto presentare i progetti. Invece, nel 2022 è stata inserita una deroga che consente di realizzare le discariche anche in zone di ricarica degli acquiferi”. Il decreto fu visionato dalla seconda commissione regionale che si occupa di ambiente e territorio, poi approvata dalla giunta Zaia. “Prima di allora, la legge aveva messo una pietra tombale sulla possibilità di realizzare queste discariche in zone fragili”.

A febbraio il leghista Filippo Rigo ha presentato una mozione in consiglio regionale, poi il governatore Luca Zaia ha incontrato i comitati e ha risposto. “La commissione per la Valutazione dell’impatto ambientale dei due progetti (Via) è indipendente. Da parte mia farò in modo che i rappresentanti dei comitati vengano in Regione e spieghino ai tecnici le loro motivazioni per il no ai due impianti”. La replica dei Comitati è netta: “La deroga l’ha approvata la Regione due anni fa, per noi le parole di Zaia non cambiano nulla, ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni. Ci ha offerto ‘generosamente’ di partecipare alle riunioni, ma il problema l’hanno creato loro, i politici, non i tecnici”.

Discariche di amianto a Villafranca (VR): preoccupazione del personale militare

Il Sindacato Aeronautica Militare (SIAM) si fa portavoce del forte scetticismo e dei timori del personale militare in servizio presso i Reparti dell’Aeronautica Militare di Villafranca di Verona (VR) per la proposta di apertura di due nuove discariche di amianto nelle immediate vicinanze.

Le discariche, secondo documenti tecnici dell’azienda appaltatrice, sorgerebbero in località Caluri, a ridosso del 3° Stormo, 1° Reparto Genio, 4° Laboratorio Tecnico e Squadriglia Telecomunicazioni.
Numerose le criticità sollevate dal personale militare e dagli abitanti del piccolo centro per il possibile impatto sulla salute e sulla vita privata.

Anche il Comune di Villafranca di Verona ha espresso perplessità, così come pure il WWF Veronese ed il Comitato contro il progetto di discarica “Ca’ Balestra” di Valeggio sul Mincio.
Le osservazioni più rilevanti riguardano: la mancanza di rispetto delle distanze minime da abitazioni ed altre discariche; la
carenza di valutazione degli impianti cumulativi; il mancato rispetto del piano di rischio aeroportuale; la possibile dispersione delle fibre di amianto nell’aria; le carenze nei piani di gestione e di emergenza; le criticità sulla viabilità e i dubbi sulla caratterizzazione dei terreni e sulle verifiche di stabilità.

Il WWF Veronese ODV ha inoltre rilevato criticità nelle procedure di gestione dei rifiuti e in merito all’impatto sulla flora e sulla fauna, ai materiali di copertura degli inerti ed al potenziale inquinamento delle falde acquifere.

Anche l’Aeronautica Militare, con una nota del Comando 1^ Regione Aerea di Milano, ha espresso perplessità sulla compatibilità delle discariche con la sicurezza delle installazioni militari e la salute del personale.

Il SIAM auspica che la Regione Veneto tenga conto di tutte le suddette osservazioni e valuti alternative già esistenti sul territorio, evitando di autorizzare l’installazione di una discarica a ridosso di un aeroporto ad uso civile e militare ad intenso traffico.