28 Ottobre

Il traliccio gli piomba addosso mentre lavora: Nicasio Moncada muore sul colpo

Stando alle prime informazioni il 44enne stava bonificando un terreno di sua proprietà quando il traliccio lo ha travolto. I vigili del fuoco hanno dovuto estrarlo dall’escavatore di cui era a bordo

Un operaio di 44 anni, Nicasio Moncada, ha perso la vita in un drammatico incidente avvenuto in contrada Canne Masche, a Termini Imerese, nella mattinata di oggi, lunedì 28 ottobre. L’uomo è stato ucciso da un traliccio che lo ha schiacciato mentre stava lavorando per bonificare un terreno di sua proprietà. Stando alle prime informazioni il traliccio è piombato improvvisamente sull’escavatore che Nicasio stava utilizzando, atterrando sulla cabina senza lasciargli scampo.

Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 che hanno soccorso il 44enne e tentato di rianimare mentre i vigili del fuoco lo hanno estratto dal mezzo. Tentativi che però si sono rivelati inutili. I carabinieri indagano per ricostruire cosa sia successo. Come riferisce PalermoToday, l’incidente è avvenuto nei pressi della zona Fiat. Moncada, originario di Sciara, lascia un bambino piccolo.

Autocarro si schianta sul guardrail mentre vanno al lavoro: morti due trentenni a Foggia

La tragedia nella primissima mattinata di lunedì sulla strada statale 16 Adriatica tra Foggia e San Severo. I due venditori ambulanti si stavano recando al lavoro con un collega, rimasto ferito nello stesso impatto.

Colpito da un malore improvviso, 54enne muore alla Iveco di Suzzara

Nonostante il tempestivo intervento delle automediche e dell’ambulanza, per la vittima non c’è stato nulla da fare

Dramma nel corso della mattinata di oggi, lunedì 28 ottobre 2024, a Suzzara, in provincia di Mantova. Un uomo di 54 anni è morto mentre stava lavorando alla Iveco di viale Zonta Stelvio. Erano passate da poco le 10.30 quando si è sentito male. Il malore l’ha colpito improvvisamente

Amianto : Sentenze

Ucciso dall’amianto: la morte di Dioniso Merli risarcita dall’Inail

Si tratta di 150mila euro che andranno alla famiglia e anche al fondo per le vittime dell’amianto: il lavoratore delle ferrovie morì a 64 anni a San Benedetto dopo essere stato esposto per una vita alla sostanza killer

Nel 2020 i familiari, assistiti dall’avvocato del Foro di Roma, Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, hanno presentato ricorso innanzi il Giudice del Lavoro del Tribunale di Teramo. Dall’istruttoria del processo è emerso che tutte le locomotive delle Ferrovie dello Stato, nel periodo di lavoro di Merli, avevano l’involucro esterno e parte delle zone interne spruzzate con amianto che serviva a proteggere dal rischio incendio, e che tuttavia determinava il rilascio di polveri e fibre contaminando tutto l’ambiente lavorativo della sala macchine. E’ stato anche evidenziato che il Merli oltre ad aver lavorato prima come aiuto macchinista, poi come macchinista, svolgendo essenzialmente la mansione di conduzione di vettori ferroviari, aveva svolto manutenzioni con cadenza settimanale che consistevano nello svolgimento delle attività di “visite normali”, e cioè la verifica da parte del macchinista degli organi tecnici consistenti nello smontaggio e rimontaggio dei pannelli contenenti amianto e le attività di “visite ridotte”, consistenti in ulteriori verifiche delle funzionalità del mezzo di trazione e dei suoi apparati.

Inoltre il lavoratore aveva svolto altri interventi giornalieri, con esposizioni indirette e per contaminazione dell’ambiente lavorativo essendo le cabine dei mezzi di trazione prive di aspiratori localizzati delle polveri, fumi e residui della combustione.

Esaminate le prove dell’esposizione alla fibra killer in sinergia con altri cancerogeni, e le perizie del consulente tecnico d’ufficio (CTU), il tribunale di Teramo ha accolto la richiesta condannando l’ente previdenziale.

Il giudice del Lavoro ha dichiarato che “il tumore del polmone di Dionisio Merli è di origine asbesto correlata, e che perciò ha maturato il diritto all’erogazione delle prestazioni tutte e con quelle aggiuntive del Fondo Vittime Amianto, in favore delle odierne ricorrenti, quali sue eredi legittime, rispettivamente vedova e figlia, e quindi in quota parte del 50% per ognuna di loro, la moglie Liviana Tattoni e la figlia Olga Merli”.

La somma riconosciuta come risarcimento alla famiglia del lavoratore, dicevamo, ammonta a 150mila euro: la somma è stata calcolata tre le rate arretrati, la rendita di reversibilità per la vedova del signor Merli le e maggiorazioni che sono destinate al fondo istituito per le vittime.

Verona, l’amianto al lavoro lo uccise: la condanna dei responsabili arriva quando sono già morti

Giordano Adami ha perso la vita 57 anni nel 2010: lavorò 9 anni alle Officine grandi riparazioni di Ferrovie

Giordano Adami è morto a soli 57 anni il 10 aprile 2010 senza avere giustizia. È deceduto a causa dell’amianto, respirato per almeno otto anni nelle «Officine grandi riparazioni» delle Ferrovie dello Stato che tra il 1976 il 1984 si trovavano vicino a Porta a Vescovo a Verona. La giustizia per lui è arrivata a più di 14 anni dalla morte: il 16 luglio scorso, è stata letta la sentenza che ha condannato a 8 mesi solo uno dei sette imputati con l’accusa di omicidio colposo. Si tratta dell’ex capo del Dipartimento di Verona R.P. in servizio alle Officine grandi riparazioni dall’ottobre del 1977 al 1986 che però, è morto il 22 febbraio 2024 all’età di 83 anni

La Corte d’appello ha saputo della morte dell’imputato solo il 10 settembre scorso e a un mese e mezzo dalla lettura della sentenza, durante la stesura della motivazione del provvedimento. Ci sarebbe stata poi un’altra condanna se l’altro dirigente delle Officine grandi riparazioni, il milanese F.C., in servizio in città dal 1976 ad agosto 1977, non fosse morto il 16 maggio 2022 all’età di 91 anni dopo che il processo a Venezia era iniziato da un paio di mesi. La Corte d’appello ha disposto per lui «il non luogo a procedere per intervenuta morte del reo» in quanto, scrivono i giudici nella motivazione della sentenza, «non si poteva addivenire ad una conferma della statuizione assolutoria».

In primo grado con la sentenza del tribunale di Verona, risalente 14 novembre 2019, era stato assolto perché «il fatto non sussiste» così come R.P. La Corte d’appello ha poi condannato R.P. anche a risarcire le parti civili costituitesi nel processo ovvero la Cgil, tutelata dall’avvocato Francesco Palumbo e la Cgil filt con Chiara Palumbo. L’importo del risarcimento sarà deciso in un separato giudizio civile.

La sentenza d’appello ribalta in parte le conclusioni del processo celebrato a Verona nel 2019 ed è la prima volta per la città che viene riconosciuta la responsabilità penale per la morte causata dall’esposizione all’amianto. In appello, è stata confermata, invece, l’assoluzione per i componenti dell’allora Consiglio d’amministrazione delle Fs. È stato ribadito anche il proscioglimento dell’allora medico delle Officine grandi riparazioni , il veronese R.S. In estrema sintesi, la Corte ha ritenuto che i vertici delle Fs non avessero alcun compito in materia di infortuni sul lavoro mentre per il medico non è stato provato alcun tipo di negligenza o violazione di norma nella prevenzione delle malattie provocate dall’amianto. I due ex capi dipartimento, finiti nel mirino dalla Corte d’appello, riporta la motivazione della sentenza, «erano titolari di un potere di controllo e di un dovere di vigilanza in relazione all’igiene e alla sicurezza negli ambienti di lavoro». Dovevano, quindi, «svolgere visite mirate alla prevenzione del rischio amianto, segnalare le mancanze in materia di prevenzione e avevano l’onere di dare indicazioni per un’effettiva diminuzione dei rischi connessi all’esposizione della sostanza nociva». Tutte queste precauzioni, però, non sono state prese: «Dal dibattimento», sostengono i giudici, «è invece emersa la totale omissione di controlli mirati alla prevenzione del rischio contaminazione».

Durante il processo, è stata ricostruita l’attività lavorativa di Adami. L’operaio è stato esposto ad amianto dal 1976 fino al 1984 in maniera intensa e quotidiana e successivamente, fino al 1990, in maniera occasionale e sporadica. Durante la fase delle indagini, era stato lo stesso Adami a spiegare agli investigatori che «dovevamo rimuovere con le mani l’amianto, aiutandoci con raschietti e spatole. L’operazione era molto polverosa e spesso si faceva uso di aria compressa per facilitare la pulizia della lamiera da sostituire». Andò in pensione nel 2004 all’età di 51 anni e morì solo sei anni dopo


27 Ottobre

Al lavoro di domenica cade da un’impalcatura: grave operaio

53 anni, per lui necessario un intervento di neurochirurgia per ridurre un edema cerebrale

Un operaio di 53 anni è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale del Mare per ferite riportate durante lavori di ristrutturazione: sarebbe caduto da un’impalcatura mobile di circa 3 metri, mentre svolgeva lavori in un negozio nella zona vesuviana.

L’operaio ferito, di origini ghanesi, regolare sul territorio, è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico, per ridurre l’emorragia celebrale riscontrata dagli esami clinici cui è stato subito sottoposto. Al momento non sarebbe in pericolo di vita. 

Il locale in cui è avvenuto l’incidente è stato sequestrato. I rilievi sono stati eseguiti dai carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, ad effettuare le ìindagini i carabinieri della compagnia di Torre del Greco.

Mano incastrata in un macchinario, grave incidente sul lavoro per operaio 50enne

Il fatto è avvenuto in via Taddeini a Montespertoli(Fi)

Brutto incidente sul lavoro nel tardo pomeriggio di ieri, 26 ottobre, in via Taddeini a Montespertoli. Un operaio di una azienda si è ferito gravemente alla mano sinistra, finita sotto dei rulli di un macchinario. 
All’arrivo dei soccorsi del 118, chiamati immediatamente dai colleghi, l’uomo è stato portato prontamente in codice rosso all’ospedale di Careggi dove è stato poi operato dai medici. 

Ancora da capire la dinamica dell’avvenimento, se sia causa di una svista o un malfunzionamento del macchinario col quale l’operaio si è poi fatto male. 

Si tratta dell’ennesimo incidente sul lavoro avvenuto nel Fiorentino, dopo i recenti fatti avvenuti a Sesto Fiorentino e Cerreto Guidi

26 Ottobre

Muore a 26 anni schiacciato da un cancello

Nicolò Meloni era una giovane guardia giurata. Il dramma è avvenuto durante il turno di servizio in un’azienda a Sestu, vicino Cagliari

Nicolò Meloni, guardia giurata di 26 anni, è morto dopo essere stato travolto da un pesante cancello in un’azienda di Sestu, vicino a Cagliari. L’incidente è avvenuto durante la notte tra venerdì 25 e sabato 26 ottobre, in uno stabilimento situato lungo la strada statale 131 “Carlo Felice”. Quando l’ambulanza del 118 è intervenuta, per il giovane vigilante non c’era più niente da fare. Ancora da chiarire con esattezza la dinamica della tragedia: i periti stanno cercando di ricostruire quanto è accaduto. Il 26enne era impegnato in un servizio di vigilanza notturno.

Nicolò Meloni avrebbe compiuto 27 anni tra pochi giorni, il prossimo 5 novembre. Viveva a Pirri (Cagliari) e aveva studiato all’istituto alberghiero di Monserrato. Da una prima ricostruzione, il vigilante, dipendente della Pegaso Security, stava effettuando un controllo nell’azienda con un suo collega, quando intorno alle due di notte, probabilmente mentre lo chiudeva, il cancello scorrevole è uscito dai binari: la guardia è rimasta schiacciata.

Sul luogo dell’incidente sono intervenuti anche i vigili del fuoco che hanno allertato i carabinieri della stazione di Sestu. Gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto.

25 Ottobre

Resta col braccio in un macchinario, grave operaio

Incidente in una cava a Uboldo, nel Varesotto

Un operaio di 34 anni è rimasto con il braccio imprigionato in un macchinario mentre lavorava nell’enorme cava di via 4 novembre a Uboldo, in provincia di Varese al confine con il comune milanese di Rescaldina.

L’uomo rischia di perdere una mano.
    L’allarme è scattato poco dopo le 15.30 di oggi

Tragedia nel Foggiano: agricoltore 59enne muore dopo essere caduto dal trattore

Un agricoltore di 59 anni, originario di Torremaggiore, è morto dopo essere caduto dal trattore che stava guidando.

L’incidente è avvenuto stamattina, poco prima delle 9. Stando a quanto si apprende l’uomo era alla guida del mezzo agricolo in contrada Montenuovo, a Serracapriola, quando per cause in corso di accertamento è caduto dal trattore che, ribaltandosi, è finito contro un ulivo.


24 Ottobre

Morti due operai sull’A1, erano scesi da un furgone fermo in corsia di emergenza

Sono stati investiti da un camion tra gli svincoli di Orvieto e Attigliano in direzione Sud.Traffico bloccato per alcune ore: il tratto è stato poi riaperto

E’di due operai morti e un ferito lieve il bilancio di un incidente stradale accaduto all’alba di oggi sull’A1 fra gli svincoli di Orvieto e Attigliano in direzione sud, in provincia di Terni.

Secondo una prima ricostruzione della polizia stradale, un camion, alla cui guida c’era un 55enne, ha tamponato un autocarro di una ditta della provincia di Latina, fermo in sosta lungo la corsia di emergenza, causando il decesso sul colpo di due operai che erano scesi dal mezzo da lavoro.

Le vittime sono un 52enne della provincia di Potenza ed un 35enne di origini pachistane. Un terzo operaio, di origini bengalesi, è rimasto ferito.

Amianto : Sentenze

Operaio ex Ilva morto per amianto, Anmil ‘rendita a superstiti’

Deandri: ‘assegno funerario alla vedova, giustizia veloce’

La giudice del Lavoro del tribunale di Taranto Giulia Viesti ha riconosciuto il diritto a percepire la rendita ai superstiti e l’assegno funerario alla vedova di un ex dipendente Ilva morto nel dicembre 2007 per carcinoma polmonare da esposizione ad amianto.

Lo riferisce Emidio Deandri, presidente nazionale dell’Anmil, aggiungendo che “il lavoratore aveva svolto la prestazione lavorativa in favore dell’Ilva sino al 29 febbraio del 1992 con qualifica di operaio e mansioni di gruista e carropontista nell’area convertitori e presso il reparto Acciaieria 1».

Secondo Deandri “la particolarità del caso risiede nel fatto che la vedova, assistita dall’Anmil Taranto a cui si è rivolta, in particolare dai legali Maria Luigia Tritto e Aldo Tarricone, ha richiesto presso la competente sede Inail il pagamento delle prestazioni, riconosciute per legge in favore dei congiunti dei lavoratori morti per infortunio o malattia professionale, solo nel 2019, a distanza di ben 12 anni dal decesso del marito”.
    La giudice Viesti, “superando l’eccezione di prescrizione proposta dall’Inail – osserva ancora Deandri – ha ribadito quello che ormai è un costante orientamento della Corte di Cassazione: il termine iniziale ai fini del decorso della prescrizione, non è la mera manifestazione della malattia professionale, ma il momento in cui l’esistenza della malattia ed i suoi caratteri di professionalità ed indennizzabilità siano conoscibili dal soggetto interessato”.
    Il presidente dell’Anmil rileva che “il percorso giudiziario ha presentato non poche difficoltà.

Basti pensare che una prima relazione medica aveva escluso che il lavoratore fosse deceduto per malattia professionale, ma invece poiché ex fumatore. Solo a seguito del rinnovo delle indagini peritali, infatti, si è giunti ad un risultato favorevole alla vedova, riconoscendo il nesso tra la malattia professionale che ha portato al decesso e la sua attività lavorativa”.
    “A Taranto, in questo caso, la giustizia – conclude Deandri – ha fatto rapidamente il suo corso garantendo il diritto di una ‘vedova dell’amianto’ a percepire la rendita ai superstiti dopo 5 anni dalla sua richiesta”.

23 Ottobre

Esplosione alla Toyota di Bargellino di Bologna: morti due bolognesi di 34 e 37 anni, undici feriti

I due morti sono Fabio Tosi e Lorenzo Cubello. Diverse le persone trasportate in ospedale. Numerosi i soccorsi in via Persicetana Vecchia a Borgo Panigale. Probabile il crollo di un pilastro dopo lo scoppio di uno strumento a pressione: in quel momento 300 lavoratori di turno. Venerdì 25 ottobre proclamato sciopero. Sindaco Lepore: “Ennesima strage sul lavoro”

Bologna, 23 ottobre 2024 – Sono due i morti nell’esplosione alla Toyota Material Handling , in via Persicetana Vecchia a Borgo Panigale . Sono entrambi bolognesi: si tratta di Lorenzo Cubello di 37 anni e Fabio Tosi di 34 anni.Poco prima delle 18 si è sentito un forte boato provenire dalla zona. Sul posto numerosi soccorsi: subito una vittima, poi la seconda durante il trasporto in ospedale. Ci sarebbero poi 11 feriti. Al momento non risultano altri dispersi. Lo scoppio ha creato ingenti danni. Dalle prime ricostruzioni sembra che sia crollato un pilastro e che sia stato coinvolto il reparto logistico. Sul posto anche il comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Bologna, Mauro Caciolai, e i Carabinieri di Borgo Panigale. L’area è stata posta sotto sequestro e continueranno anche domani i sopralluoghi tecnici.Gian Pietro Montanari, componente dell’assemblea generale della Fio, ha affermato: “Ci sono state situazioni a livello produttivo dove si è ritenuto che l’azienda non facesse abbastanza per il rispetto delle procedure. Domani avevamo indetto uno sciopero di due ore proprio per la questione della sicurezza all’interno dell’azienda”.

L’azienda è una delle più importanti del Bolognese: occupa 850 dipendenti, con una grande espansione negli ultimi anni, e produce carrelli elevatori. È un’azienda storica, che per decenni è stata nota col nome di Cesab, è una multinazionale che produce carrelli controbilanciati elettrici, montanti e traslatori.

 Schiacciato da un camion durante l’allestimento di un cantiere edile: muore operaio di 47 anni

La tragedia si è verificata questa mattina, intorno alle 8, in un cantiere edile in fase di allestimento a Galatina. Nulla da fare per l’uomo, soccorso immediatamente dai colleghi e poi dal personale del 118. Sul posto, oltre agli ispettori dello Spesal, gli agenti di polizia del commissariato locale e della Scientifica

GALATINA – L’ennesima tragedia sul luogo di lavoro, intorno alle 8 di questa mattina, a Galatina. Non c’è stato nulla da fare per un operaio, in servizio durante l’allestimento di un cantiere edile della cittadina, all’angolo tra via Modena e via Nizza. La vittima è un uomo originario di Sogliano Cavour ma residente a Noha, la frazione galatinese: si tratta di Maurizio Misciali, di 47 anni, per il quale non c’è stato putrtoppo nulla da fare. Da una prima, provvisoria ricostruzione ancora tutta da verificare, sembrerebbe che l’operaio sia stato travolto da un camion in movimento, mentre il conducente stava effettuando delle manovre in retromarcia.

Gli operatori del 118, allertati dai colleghi e giunti immediatamente, non hanno potuto fare nulla per tenerlo in vita: al loro arrivo, il 47enne non respirava più. Sul luogo sono intanto accorsi gli agenti del commissariato galatinese e gli ispettori dello Spesal, il Servizio di prevenzione e sicurezza della Asl di Lecce. I rilievi sono stati eseguiti dai poliziotti della Scientifica, al lavoro per ricostruire la dinamica dell’accaduto.

21 Ottobre

Tragico incidente sul lavoro a Sansicario di Cesana Torinese: caduto mentre lavorava ai piedi di una scala, morto Massimo Sabato di Susa

Massimo Sabato, 62enne residente a Susa, è morto nella mattinata di oggi, lunedì 21 ottobre 2024, a causa di caduta mentre lavorava ai piedi di una scala appoggiata a un muro di una casa in frazione Sansicario Borgo a Cesana Torinese. Era un operaio edile per conto di una ditta di Pianezza. Sabato si trovava con un collega che era invece sulla scala e a cui lui aveva appena passato un arnese quando ha perso l’equilibrio stramazzando sulla strada lastricata in porfido e battendo la testa in modo violento. Sul posto sono intervenuti i sanitari della Croce Verde di Villastellone, che hanno cercato di rianimarlo senza successo, i carabinieri della compagnia di Susa e gli ispettori dello Spresal dell’Asl To3, a cui competono le indagini trattandosi di un incidente sul lavoro. Sabato era sposato e aveva tre figli. Per meglio capire le circostanze dell’incidente è stata disposta l’autopsia.

Operaio ustionato al volto nel Varesotto, è grave

Investito da un ritorno di fiamma miscelando sostanze chimiche

Un operaio di 43 anni è rimasto ferito in modo grave in seguito ad un infortunio sul lavoro verificatosi alla Sicad, azienda con sede in via Caduti della Liberazione a Uboldo (Varese) e che produce nastro adesivo.

L’incidente è avvenuto poco prima delle 16.

 Secondo quanto si apprende da fonti sanitarie, il 43enne ha riportato ustioni di secondo grado al volto dopo essere stato investito da un ritorno di fiamma durante la miscelazione di sostanze chimiche. L’allarme è scattato immediatamente. Sul posto il 118 ha inviato automedica e ambulanza, il 43enne è stato trasportato in codice rosso al centro grandi ustionati dell’ospedale Niguarda di Milano.
    Presenti in via Caduti della Liberazione anche i vigili del fuoco, che hanno scongiurato il pericolo di un incendio, i carabinieri della compagnia di Saronno e i funzionari di Ats Insubria. A questi ultimi, competenti in materia di infortuni sul lavoro, il compito di ricostruire con esattezza l’accaduto

In mare alla ricerca di granchi blu, due morti in Veneto

Pescatori non professionisti, erano dispersi da ieri sera

Sono stati ritrovati senza vita, in mare, due pescatori non professionisti di nazionalità cinese, dispersi da ieri sera a Rosolina Mare (Rovigo), da dove sarebbero usciti in cerca di granchi blu.
    L’allarme era stato lanciato nella tarda serata di ieri, quando i due uomini non avevano fatto rientro alle rispettive abitazioni.

Le ricerche sono state svolte da carabinieri, vigili del fuoco e personale della Capitaneria di Porto

Amianto : Sentenze

Muore per esposizione all’amianto, la corte d’appello di Trieste condanna lo Stato al risarcimento della vedova

La vittima è il sergente della marina militare Dario Zuban, morto nel 2023 per mesotelioma peritoneale. Il ministero della Difesa è stato condannato a corrispondere benefici previdenziali in favore della vedova Gina Natalini Risi alla quale andrà una speciale elargizione di 285mila euro e assegni vitalizi di 2100 euro mensili

TRIESTE – La corte d’appello di Trieste, confermando la sentenza di primo grado del tribunale del capoluogo giuliano, ha condannato il ministero dell’Interno a riconoscere lo status di vittima del dovere al sergente Dario Zuban, deceduto per un mesotelioma peritoneale da esposizione all’amianto nella marina militare, e quello della Difesa alla costituzione dei benefici previdenziali in favore della vedova Gina Natalini Risi alla quale andrà una speciale elargizione di 285mila euro e assegni vitalizi di 2100 euro mensili.

La storia di Zuban è un esempio di impegno e determinazione che purtroppo l’ha condotto inconsapevolmente verso uno drammatico destino. La triste scoperta è avvenuta nell’ottobre 2015 all’età di 60 anni quando riceve la diagnosi di mesotelioma peritoneale. Dopo la diagnosi l’uomo è venuto a conoscenza della sua elevata e non cautelata esposizione all’amianto, perdurata per tutto il periodo del servizio militare, e ha così deciso di rivolgersi all’Osservatorio nazionale amianto, e al suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, coadiuvato dall’avvocato Corrado Calacione, per ottenere il riconoscimento dello status di vittima del dovere e di tutti i benefici amianto riservati alle forze armate. Ad avviare il giudizio è stato inizialmente lo stesso Zuban, che però il 19 febbraio 2023 è deceduto a causa di un aggravamento delle sue condizioni di salute.

L’istruttoria dei due giudizi ha messo in evidenza che il militare è stato esposto ad elevate concentrazioni di polveri e fibre di amianto sia nelle basi arsenalizie della marina militare, sia a bordo della nave Centauro, dove è stato impiegato come motorista per due anni, dal dicembre del 1976 all’aprile del 1978. “Si tratta di una sentenza significativa – il commento di Bonanni – perché sottolinea che l’amianto è stato usato senza restrizioni e in elevate concentrazioni nelle basi arsenalizie e nelle unità navali, e che c’è stata esposizione indiscriminata e senza restrizioni dei nostri militari, in particolar modo dei motoristi navali della Marina Militare, come Zuban. Purtroppo – conclude amareggiato Bonanni – sono centinaia i casi di decessi dei militari delle nostre Forze Armate per mesotelioma e altre patologie asbesto correlate”.

Un altro Mondo senza Amianto è possibile