22 Luglio

Incidente sul lavoro in aeroporto, morto operaio 64enne. È caduto mentre aggiustava i condizionatori

Le sigle sindacali hanno denunciato l’accaduto. Una anno fa un altro operaio morì al ‘Leonardo da Vinci’ di Fiumicino

Un operaio di 64 anni è morto è morto all’interno dell’aeroporto di Fiumicino a seguito di una caduta dall’alto. Il lavoratore è precipitato dal tetto delle officine motori, ex-Alitalia e oggi gestita da un’altra società, mentre manuteneva i condizionatori. 

Il 64enne, secondo quanto appreso da fonti sindacali, era dipendente di una ditta di appalto che svolge l’attività per il gestore aeroportuale e per diverse altre aziende. Proprio i sindacati, appresa la notizia, hanno protestato. L’incidente, a quanto si è appreso, è avvenuto presso l’officina, gestita da diversi anni dalla stessa società, situata nelle vicinanze del varco numero 5 dell’aeroporto. Le condizioni sono apparse subito gravi e, nonostante il tempestivo intervento dell’elisoccorso e dell’ambulanza, per l’operaio non c’è stato nulla da fare.

21 Luglio

Tir si ribalta in autostrada: morto 48enne napoletano

Tir si ribalta in autostrada: morto 48enne napoletano

Grave incidente stradale lunedì 21 luglio sull’autostrada A1, in direzione nord, tra i caselli di Fabro e Chiusi, al confine tra Umbria e Toscana. Un tir carico di bottiglie d’acqua minerale si è ribaltato occupando completamente la carreggiata nord e parzialmente anche quella sud. Purtroppo, il conducente del mezzo pesante, un uomo di 48 anni originario della provincia di Napoli, ha perso la vita.

Furgone tampona camion: morto il conducente 43enne

Incidente mortale sull’autostrada A1, intorno alle 7 di oggi, 21 luglio. Un furgone ha tamponato un mezzo pensate sul tratto della Panoramica, al km 261+500 in direzione Nord. Ne dà notizia Firenze Today.

I vigili del fuoco del comando di Firenze, distaccamento di Barberino del Mugello hanno ha estratto dalle lamiere del furgone il conducente, un uomo di 43 anni, rimasto bloccato all’interno della cabina di guida. Sul posto polizia stradale e personale delle Autostrade per l’Italia. Nonostante le manovre di rianimazione del personale sanitario intervenuto, è stato constatato il decesso. Il conducente del mezzo pesante è rimasto illeso. 

Amianto : Sentenze

Esposizione all’amianto, riconosciuto danno terminale ma non danno parentale

La vicenda riguarda la responsabilità del Ministero della Difesa e del datore di lavoro per l’omessa prevenzione dell’esposizione all’amianto, che ha portato al decesso della vittima per mesotelioma. La Corte d’Appello di Lecce ha riconosciuto un risarcimento iure hereditatis per il danno terminale subito dal lavoratore esposto all’amianto, rigettando però la richiesta dei familiari per il danno parentale iure proprio. La Cassazione conferma la sentenza d’appello, ribadendo la corretta valutazione del nesso causale e l’inammissibilità del danno parentale in assenza dei presupposti.

L’esposizione all’amianto, la malattia e il decesso

La Corte d’appello di Lecce condanna in solido il datore di lavoro e il Ministero della Difesa a pagare, a titolo di danno non patrimoniale terminale iure hereditatis, l’importo di 185.918,00 oltre accessori. Ha dichiarato inoltre inammissibile la domanda di risarcimento danni iure proprio formulata dagli appellanti a titolo di danno parentale.

Secondo la Corte d’appello, la responsabilità del Ministero della Difesa sussiste ai sensi dell’articolo 2051 c.c., poiché la patologia contratta dal lavoratore – che ne ha causato successivamente il decesso – è risultata riconducibile all’esposizione all’amianto. Tale esposizione è avvenuta durante l’esecuzione di attività oggetto di appalto, in ambienti contaminati costituiti da navi, ponti di volo e dall’intera area dell’arsenale, tutti beni di proprietà del Ministero.

Quest’ultimo per andare esente della responsabilità ex art. 2051 c.c., avrebbe dovuto dimostrare di aver scelto un appaltatore adeguato, di avergli fornito adeguate direttive e di aver esercitato i suoi poteri di controllo e vigilanza sull’attività dello stesso con la necessaria diligenza, di modo che il danno potesse ritenersi causato da una condotta dell’appaltatore non prevedibile e/o evitabile quindi in sostanza riconducibile all’ipotesi del caso fortuito costituito dalla condotta del terzo.

Oltre a ciò la documentazione allegata dal Ministero evidenziava la piena consapevolezza da parte della Marina militare del rischio per la salute costituita dall’attività di coibentazione e rimozione dell’amianto oggetto di appalto.

CTU: il mesotelioma cagionato dall’esposizione all’amianto

ICTU medico-legale ha confermato che il decesso della vittima per mesotelioma maligno era stato cagionato dall’esposizione all’amianto.

Per quanto concerne la liquidazione del danno, i Giudici di appello hanno il danno biologico secondo le indicazioni tabellari fornite dal CTU osservando che “la particolarità del caso in esame – come ben evidenziato il CTU nella risposta ai quesiti formulati dalla Corte, che, erroneamente, includevano anche quello relativo al danno biologico per invalidità permanente che nella specie non è ipotizzabile stante l’exitus del lavoratore – è che alla malattia contratta è sopraggiunta la morte”.

I Giudici di appello, in sostanza, hanno seguito il consolidato orientamento secondo cui sopraggiunta la morte, il danno biologico doveva essere correttamente liquidato secondo il criterio della invalidità temporanea sub specie di danno terminale – da trasmettere agli eredi – nelle varie componenti di danno biologico e di danno morale (o catastrofale), considerata la durata della grave malattia dalla data della diagnosi fino al decesso. Per i 2 anni e 309 giorni di sofferenza, intercorsi tra la diagnosi della malattia ed il decesso, i giudici hanno liquidato l’importo pari a 185.918,00 secondo il criterio unitario ed i valori a scalare propri della tabella di Milano sul danno terminale.

L’intervento della Cassazione

Secondo la società datrice di lavoro della vittima la Corte di appello avrebbe errato nel non adeguatamente valutare il concreto atteggiarsi del rapporto di lavoro intercorso con il lavoratore in relazione alla patologia contratta ed alla luce delle considerazioni cliniche esposte dal CTU nell’elaborato peritale.

Quanto censurato è infondato. La Corte di appello ha innanzitutto valutato il reale atteggiarsi del rapporto di lavoro della vittima tanto che sul punto ha rinnovato l’esame dei testimoni per verificare in quale ambiente e con quali modalità egli avesse in concreto lavorato. Quindi non ha omesso di valutare alcun fatto decisivo, né ha contraddetto le tesi e le conclusioni sostenute dalla CTU, ma le ha valutate integrandole logicamente alla luce della istruttoria testimoniale espletata e della corretta applicazione delle norme giuridiche

La Corte ha infatti affermato, sulla scorta delle rinnovate prove testimoniali, che vi fu una esposizione all’amianto- non solo nel periodo di lavoro precedentemente svolto alle dipendenze di una cooperativa, ma anche nel periodo di lavoro successivo svolto presso il datore coinvolto nel giudizio in parola. Posto che anche questa impresa effettuava lavori di decoibentazione dei rivestimenti di amianto dalle navi senza osservare le prescrizioni di legge, mentre il lavoratore era adibito a lavori di pulizia (pulizia di sentine, cassa olio e casse acqua) a bordo nave; per cui egli rimaneva esposto all’azione nociva delle fibre pericolose sprigionatesi nello stesso ambiente.

La esposizione al fattore nocivo e pericoloso (primo elemento del nesso di causa) è dimostrato secondo la Corte dallo svolgimento del rapporto dal 1998 al 2006 in queste condizioni (mentre dal 2006 al 2010 la vittima è stato posta in cassa integrazione).

Le prove testimoniali

Si ritiene, pertanto, che legittimamente la Corte, dovendo “sciogliere il dubbio” sul punto ha chiesto chiarimenti ai testimoni, a fronte di una sentenza di primo grado che aveva delimitato la esposizione solo al primo periodo di lavoro svolto alle dipendenze della Cooperativa.

Ciò ha condotto a ritenere che l’esposizione a rischio, che il Consulente ha riferito essersi consumata solo nel primo periodo, doveva dirsi avvenuta anche nel secondo periodo di lavoro svolto alle dipendenze della datrice convenuta sul presupposto di fatto accertato che il lavoro effettuato dalla vittima non era diverso nel primo e nel secondo periodo.

Per completezza si aggiunge che il CTU ha evidentemente formulato una diagnosi di derivazione causale in termini generali, riferendola all’esposizione complessiva subita dal lavoratore, senza distinguere tra il primo ed il secondo periodo di occupazione. Inoltre la (importante) complessa questione relativa a quale tra le esposizioni subite dal lavoratore sia stata effettivamente influente sullo sviluppo del tumore non è invece affrontata nei motivi di ricorso.

La sentenza di appello risulta quindi del tutto conforme al diritto e si sottrae alle infondate censure sollevate.

Avv. Emanuela Foligno

19 Luglio

Satnam e i suoi fratelli. Cinque lavoratori indiani morti in provincia di Salerno in nove mesi

È passato un anno dalla tragica morte, o meglio omicidio, di Satnam Singh in provincia di Latina, avvenuta il 19 luglio 2024. In questi giorni i suoi parenti sono in Italia, e stanno incontrando politici e sindacalisti: il presidente della Regione Lazio, Rocca, il segretario della Cgil, Landini, i deputati Pd, e infine al Senato la Commissione di indagine sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. 

In questi incontri è risuonato il condivisibile slogan “mai più casi come quelli di Satnam”, ma cosa è cambiato realmente nell’ultimo anno? Purtroppo poco o niente, la situazione sembra addirittura peggiorata: dalla morte di Satnam Singh a oggi, sono almeno trenta i lavoratori indiani morti in Italia in seguito a incidenti sul lavoro, malori avvenuti sui posti di lavoro o investiti mentre si recavano o tornavano dal lavoro.

Una delle comunità indiane più numerose presenti in Italia è quella che vive in provincia di Salerno, che, al primo gennaio 2024, contava 3.529 residenti. Circa un terzo della comunità indiana vive tra Battipaglia, Eboli e Capaccio, ed è impiegata principalmente nei settori dell’allevamento di bufale e bovini e nell’agricoltura. Solo in provincia di Salerno sono morte cinque persone di origine indiana negli ultimi nove mesi, e purtroppo non risultano dichiarazioni di politici, sindacati e associazioni, rispetto a queste morti, neppure semplicemente di cordoglio. Le comunità e i parenti delle vittime sono state lasciate sole, senza alcun supporto.

Il caso più recente è avvenuto l’8 luglio 2025, è stato descritto così dal quotidiano La Città di Salerno:

“Lo hanno trovato nella vasca, dove si raccoglie il letame. Privo di vita, morto da diversi giorni. Aveva 37 anni, l’indiano. Padre di un figlio, rimasto in Asia in compagnia della madre. La salma è stata sequestrata dai carabinieri di Serre, guidati dal capitano Greta Gentili. Le indagini sono coordinate dal pm Gianpolo Nuzzo che, ieri mattina, ha incaricato il medico legale Gabriele Casaburi di effettuare un primo esame cadaverico esterno. Nell’azienda bufalina erano presenti gli avvocati Mario e Carlo Conte, in rappresentanza del titolare della ditta che non è indagato”.

Da quello che è stato possibile ricostruire, leggendo i vari articoli, la mattina dell’8 luglio alcuni lavoratori hanno attivato un macchinario per svuotare dall’abbondante acqua piovana caduta nelle ore precedenti una vasca che raccoglie il letame in un’azienda bufalina in località Borgo San Lazzaro a Serre, ed è riemerso il cadavere di un uomo. Era presente anche il cognato della vittima, anch’egli di origine indiana, impiegato nell’azienda. La salma era già in avanzato stato di decomposizione, forse da giorni. La vasca dove è stato ritrovato il corpo, stranamente, non risulta sequestrata, nemmeno per verificare se fosse stata costruita a norma di legge, e con le misure di sicurezza prevista per evitare incidenti. 

Nessun articolo riporta il nome dell’uomo, scrivono che sia stata ritrovato senza documenti ed effetti personali, eppure contraddittoriamente aggiungono informazioni dettagliate quali il fatto che avesse 37 o 38 anni, un figlio e una moglie in India, fosse attualmente disoccupato o non “formalmente impiegato nell’azienda bufalina”, vivesse in Italia da vari anni e fosse stato ricoverato e poi dimesso da un ospedale della zona il 30 giugno.

Il 10 luglio si sarebbe dovuta tenere l’autopsia della salma, nell’obitorio dell’ospedale di Eboli. Non si sa se i familiari abbiano potuto nominare un tecnico di parte, o se ne siano stati informati. 

In precedenza un altro lavoratore di origine indiana, di 54 anni, era deceduto colpito da un malore il 13 maggio 2025 a Positano. Anche in questo caso non si conosce il nome della vittima né altri dettagli. 

Il 21 marzo un lavoratore indiano, che abitava e lavorava ad Altavilla Silentina (paese confinante con Serre) in un’azienda agricola era stato ritrovato senza vita in circostanze “misteriose”:

“Il giallo della morte di Sandhu Gurmeet Singhi, 25enne di origine indiana, si infittisce. Il suo corpo è stato ritrovato ieri lungo la riva del fiume Calore, a Serre, nascosto tra i rami, dopo ore di ricerche condotte dai carabinieri di Eboli, vigili del fuoco e Protezione civile. Ora sarà l’autopsia a stabilire cosa sia realmente accaduto. Tre le ipotesi al vaglio degli inquirenti: omicidio, suicidio o caduta accidentale. L’allarme era scattato dopo mezzogiorno, quando il giovane non aveva fatto rientro a casa. Preoccupati, gli amici avevano segnalato la sua scomparsa, dando il via alle ricerche”.

Il 29 novembre 2024 è la volta di Onkar Syng, un ventitreenne di origini indiane, investito da un treno alla stazione di Ascea.

I media locali non forniscono nessun dettaglio, la storia di Onka viene riportata solo in un articolo pubblicato da PTC Punjabi UK, un canale televisivo, voce della comunità di lingua punjabi europea, con sede nel Regno Unito: “Onkar Singh era arrivato in Italia nell’ottobre 2023. Il padre di Onkar,Bhupinder Singh, ha affermato che, dopo aver contratto un prestito di dodici-tredici lakh di rupie (circa 13 mila euro) , era riuscito a mandarlo in Italia in modo che il suo unico figlio maschio potesse essere il suo sostegno nella vecchiaia. Ma le circostanze che ha dovuto affrontare dopo il suo arrivo qui non possono essere descritte. L’intermediario che lo aveva invitato in Italia non lo ha aiutato, motivo per cui i documenti italiani di Onkar non erano pronti, e senza documenti in Italia, non riusciva a trovare lavoro regolare da nessuna parte. Mentre viaggiava da Catania a Brescia in treno, per cercare un lavoro, durante il tragitto è sceso alla stazione ferroviaria di Ascea in provincia di Salerno. Il padre ritiene che Onkar abbia preso questa decisione a causa delle vessazioni subite in Italia, che gli hanno causato una depressione”.

L’8 novembre 2024 in località Campolongo di Eboli è morto Singh Manjinder, quarantanovenne indiano, schiacciato da un trattore mentre lavorava nei campi della Piana del Sele. Pare che, per cause da accertare, gli sia finita addosso la pala meccanica del mezzo agricolo.

Anche in questo caso, gli unici approfondimenti degni di rilievo, provengono da testate giornalistiche indiane e punjabi: “Manjinder Singh Rimpa lavorava nei campi con la sua famiglia da diversi anni. Ieri stava guidando un trattore e stava arando il terreno, quando improvvisamente il mezzo si è ribaltato e qualcosa lo ha colpito gravemente, provocandogli una morte dolorosa. I familiari sono perplessi sul perché si sia verificata questa tragedia e le reali ragioni dell’incidente non vengono presentate in modo adeguato dalle autorità. La famiglia ha affermato che dietro questa morte ci sono ragioni profonde e chiede un’indagine imparziale sull’accaduto. Perché è successo questo? Perché è avvenuto l’incidente? Il proprietario non sta dando la risposta corretta. I parenti del defunto stanno fornendo informazioni su questo incidente”.

“Un operaio che lavorava con lui ha dichiarato alla stampa che il defunto Manjinder Singh stava arando i campi come al solito e che lui aveva lasciato il lavoro nel pomeriggio per andare a riposare nei campi poco distanti. Dopo un po’, il proprietario dei campi e suo figlio sono arrivati e gli hanno intimato di non uscire di casa, perché la polizia era arrivata nei campi. Il collega ha inoltre affermato di aver provato a parlare con Manjinder Singh al telefono, ma di non aver ricevuto risposta. Successivamente, ha chiamato un altro lavoratore punjabi di una fattoria vicina e gli ha chiesto spiegazioni. Quest’ultimo gli ha riferito che si era verificato un incidente con un trattore nei campi del suo datore di lavoro, in cui un lavoratore era morto”.

Le notizie su queste morti di solito vengono rapidamente dimenticate, i media ne scrivono per un paio di giorni e poi il caso scompare totalmente. Questo avviene proprio perché, senza un supporto solidale, i parenti, gli amici e le famiglie delle vittime non possono farsi sentire, avere i fondi per nominare avvocati e periti di fiducia, e spesso nemmeno le risorse necessarie alla vita quotidiana. I media locali si limitano a riportare le veline degli inquirenti e delle forze dell’ordine, non pongono domande né fanno inchieste, non riportano mai i racconti dei familiari e colleghi delle vittime. I sindacati tacciono: è possibile verificare come sui siti e sui canali social delle principali organizzazioni provinciali di categoria, non ci sia letteralmente traccia di queste morti. Anche l’operato di forze dell’ordine e inquirenti appare superficiale.

Il più recente processo relativo alla morte sul lavoro di un bracciante indiano, nella provincia di Salerno, lo scorso 10 dicembre ha visto il titolare dell’allevamento di bufale dove era morto nel 2019 Avtar Singh, assolto in appello con formula piena “perché il fatto non sussiste”.

Come per Satnam Singh, anche familiari, amici e colleghi delle vittime nel salernitano, vogliono verità e giustizia, e sono disposti a farsi sentire: è necessaria e urgente la creazione di una rete di solidarietà attiva sui territori, che rompa la cappa di silenzi e complicità che permette lo sfruttamento e la strage di lavoratori e lavoratrici, immigrati e non. 

18 Luglio

Schiacciato tra un camion e il muro di una casa, grave un operaio

L’incidente sul lavoro è accaduto oggi 18 luglio a Cavaso del Tomba, in via San Pio X. L’uomo, un 43enne di origini albanesi, impegnato in lavori di posa della fibra ottica, ha cercato di fermare il mezzo pesante che lui stesso guidava ma che era mal frenato. Gravi lesioni ad addome e bacino

Un grave incidente sul lavoro è accaduto nel pomeriggio di oggi 18 luglio a Cavaso del Tomba, in via San Pio X. Un operaio 43enne di origine albanese della ditta Edil Coppola srl, impegnato in uno scavo per la posa della fibra ottica, è rimasto schiacciato contro il muro di una abitazione dal camion con autogrù.

L’uomo, che era l’autista del mezzo, avrebbe tentato di fermare il camion che era mal frenato rimanendo intrappolato tra il veicolo e la casa. Il 43enne è stato subito portato all’ospedale di Treviso con gravi lesioni al bacino e all’addome. Le sue condizioni sono gravi ma non sarebbe in pericolo di vita. Sul posto, per accertare la dinamica del sinistro, si sono recati sia i carabinieri che gli ispettaori dello Spisal. 

Cade dal cassone del camion, 49enne muore dopo due giorni

L’incidente era avvenuto a Cartigliano

Non ce l’ha fatta Aldo Civillini, 49 anni, l’operaio coinvolto in un infortunio sul lavoro lo scorso 16 luglio, a Cartigliano.

Lombardo di Brivio, era stato trasportato in ospedale dopo la violenta caduta dal camion. Dipendente di una ditta di Cisano Bergamasco, si era recato alla ditta O.M.O. di via Monte Grappa per scaricare una partita di trafilati di alluminio.

Subito dopo aver scaricato la partita il 49enne è caduto dal cassone del camion e ha battuto la testa sull’asfalto.

Soccorso dai sanitari è stato trasportato d’urgenza in ospedale dove ha lottato tra la vita e la morte per due giorni. 

17 Luglio

Incidente sul lavoro, cade da 6 metri: morto operaio nel Napoletano

Un uomo di 58 anni ha perso l’equilibrio ed è caduto da circa 6 metri mentre installava un impianto di climatizzazione a Massa Lubrense, finendo con la schiena su un cordolo di cemento. Dopo alcuni tentativi di rianimazione, il personale del 118 ne ha constatato il decesso

Ancora un incidente sul lavoro mortale nel Napoletano. Ieri, un operaio di 58 anni, mentre installava un impianto di climatizzazione in via Pontone a Massa Lubrense, ha perso l’equilibrio ed è caduto da circa 6 metri, finendo con la schiena su un cordolo di cemento. Dopo alcuni tentativi di rianimazione, il personale del 118 ne ha constatato il decesso.

Indagini e rilievi a cura dei carabinieri della stazione locale, del nucleo ispettorato lavoro di Napoli e del nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata.

Tragedia sul lavoro: 49enne cade dal camion e muore

A perdere la vita è stato Aldo Civillini, 49 anni, originario di Imbersago (dove vivono ancora i suoi genitori) ma residente a Brivio

Un grave incidente sul lavoro si è verificato nella mattinata di mercoledì 17 luglio 2025 a Cartigliano, in provincia di Vicenza. A perdere la vita è stato Aldo Civillini49 anni, originario di Imbersago (dove vivono ancora i suoi genitori) ma residente a Brivio. L’uomo è deceduto a seguito delle gravi ferite riportate dopo essere caduto dal cassone del camion durante una consegna.

Tragedia sul lavoro: 49enne cade dal camion e muore

Secondo quanto emerso, Civillini si trovava presso il piazzale di un’azienda per consegnare profilati in alluminio per conto della ditta di trasporti bergamasca per cui lavorava. Dopo aver completato lo scarico del materiale, si trovava ancora a bordo del mezzo quando, per ragioni ancora da chiarire, è precipitato a terra da un’altezza di circa due metri, battendo violentemente la testa sull’asfalto.

Incidente sul lavoro, crolla una pensilina: ferito un operaio

L’uomo precipitato al suolo durante lavori di ristrutturazione di una palazzina a Terracina

Un incidente sul lavoro si è verificato questa mattina, giovedì 17 luglio, nel comune di Terracina. Un operaio è caduto da un’altezza di circa due metri mentre stava effettuando lavori di ristrutturazione. 

Da quanto si apprende l’uomo si trovava su una pensilina posta sulla facciata di ingresso di un edificio. La pensilina è crollata e l’operaio è precipitato al suolo rimanendo ferito. E’ stato soccorso e trasportato in ospedale per essere sottoposto alle cure necessarie. Ha riportato alcune fratture ma le sue condizioni non sono gravi.

Oltre all’ambulanza del 118 sono intervenute anche le pattuglie del commissariato di polizia, che stanno ora cercando di ricostruire la dinamica dell’incidente. L’area intanto è stata temporaneamente posta sotto sequestro e nelle prossime ore si attendono i primi sopralluoghi.

16 Luglio

Due incidenti sul lavoro nell’Alessandrino: morti un 43enne e un 61enne. Un ferito grave nel Leccese

Un agricoltore schiacciato da una rotoballa e un operaio travolto da muletti: le due tragedie avvenute nell’Alessandrino tra la sera del 15 luglio e la mattina del 16

Due morti sul lavoro nel giro di poche ore, entrambi nell’Alessandrino. Uno in campagna, l’altro in una fornace. A perdere la vita sono stati un 43enne e un 61enne. Il più giovane, Davide Arditi, è morto a Rosignano Monferrato la sera del 15 luglio: stava scaricando delle rotoballe da un rimorchio quando una è caduta di colpo, travolgendo. L’uomo – sposato con 3 figli – è il titolare della Cascina Noceto e l’incidente mortale nel quale è rimasto coinvolto è avvenuto tra Strada Noceta e la provinciale 42. Tra le ipotesi c’è quella che a causa lo scivolamento della grande balla sia stata la pendenza del terreno. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Casale Monferrato e i tecnici dello Spesal.

Il secondo incidente è avvenuto invece a Ottiglio, all’interno della Fornace Calandra. Lì, un operaio di 61 anni è rimasto schiacciato tra due muletti. Trasportato in elisoccorso dal 118 in ospedale ad Alessandria, è deceduto dopo essere stato rianimato una prima volta da un arresto cardiaco. A trovarlo privo di sensi e schiacciato all’altezza del bacino da due carrelli contenenti mattoni è stato un collega e le sue condizioni sono apparse subito da codice rosso. “Secondo le informazioni arrivate si tratterebbe di un dipendente della Fornace”, spiega il sindaco Massimo Pasciuta. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri.

Un grave incidente sul lavoro si è verificato anche nel Salento, dove un operaio di 24 anni è rimasto ferito nella zona industriale di Lecce: il giovane stava manovrando un muletto quando è stato travolto da una trave di ferro, caduta da circa 4 metri. Il giovane lavoratore ha subito perso conoscenza ed è stato trasportato in codice rosso all’ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove si trova ricoverato in rianimazione.

Travolto da un trattore mentre lavorava nei campi: morto operaio di 47 anni ad Arezzo

L’uomo è rimasto coinvolto nell’incidente venerdì 13 giugno. Ricoverato all’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena, è deceduto dopo 48 ore di agonia

15 Luglio

Incidente sul lavoro a Roma: grave operaio caduto da un camion

Il lavoratore trasportato d’urgenza all’ospedale San Giovanni. Accertamenti della polizia

È caduto da un camion mentre stava lavorando. Un operaio, rimasto gravemente ferito e trasportato d’urgenza in ospedale. L’incidente sul lavoro in zona Appio-Re di Roma nel tardo pomeriggio di martedì 15 luglio.

Incidente sul lavoro a Roma

La richiesta d’intervento al 112 è arrivata poco dopo le 18:00 da via Astura, altezza via Etruria. Sul posto è intervenuta un’ambulanza del 118 che ha trasportato l’operaio ferito in gravi condizioni all’ospedale San Giovanni Addolorata.

Gli accertamenti della polizia 

Il personale medico ha quindi allertato la polizia con gli agenti del commissariato Celio che si sono recati sul luogo dell’intervento dell’ambulanza per accertare e ricostruire quanto accaduto. 

Sono 101 le vittime in occasione di lavoro nei primi due mesi del 2025, 10 in più rispetto al primo bimestre del 2024, con un incremento del +11%, che diventa +16% se si considerano anche gli incidenti mortali in itinere, per un totale di 138 decessi.

14 Luglio

Incidenti sul lavoro, donna muore in azienda agricola nel Ferrarese

L’episodio è avvenuto a Lagosanto. La donna, a quanto si apprende, era scesa dal trattore agricolo che stava guidando, ma avrebbe lasciato la marcia ingranata. Il mezzo sarebbe quindi ripartito e la 44enne sarebbe rimasta schiacciata tra il mezzo e un altro carrello

Un incidente sul lavoro mortale è accaduto questa mattina a Lagosanto nel Ferrarese. Una donna di 44 anni, di nazionalità romena, è rimasta schiacciata in una azienda agricola e ha perso la vita. Sul posto per indagini e rilievi i carabinieri di Ferrara, la Medicina del lavoro e i vigili del fuoco. 

L’incidente è avvenuto a Volania, frazione di Comacchio. La donna, a quanto si apprende, era scesa dal trattore agricolo che stava guidando, ma avrebbe lasciato la marcia ingranata. Il mezzo sarebbe quindi ripartito e la 44enne sarebbe rimasta schiacciata tra il mezzo e un altro carrello. 

Cade per quattro metri dalla Torre Bellavista di Imbersago e rischia la vita (Lecco)

Un operaio è precipitato dal tetto di un edificio nella zona della Torre Bellavista di Imbersago nella mattinata di lunedì 14 luglio, cadendo da un’altezza di circa 4 metri. L’incidente sul lavoro, avvenuto intorno alle 10:30 in via del Pino 2, ha richiesto un complesso intervento di soccorso che ha visto protagonisti i vigili del fuoco con tecniche speleo-alpinistiche. L’uomo stava lavorando sulla copertura dell’edificio quando, per cause ancora da accertare, ha perso l’equilibrio precipitando al suolo. La caduta ha provocato ferite che hanno reso necessario l’intervento immediato dei soccorsi sanitari, allertati in codice rosso per la gravità della situazione.

La complessità dell’intervento ha richiesto l’impiego di squadre specializzate dei vigili del fuoco. Sul posto sono giunti prima i pompieri di Merate, seguiti dalla squadra SAF (Speleo Alpino Fluviale) di Lecco, dotata delle competenze tecniche necessarie per operare in situazioni di emergenza verticale. I soccorritori hanno raggiunto l’operaio ferito utilizzando manovre di derivazione speleo-alpinistica, tecniche specifiche per gli interventi in quota e in spazi difficili. Una volta stabilizzato, l’uomo è stato imbarellato con le apposite attrezzature e calato fino a livello strada, dove ad attenderlo c’erano i sanitari. L’operazione di soccorso tecnico urgente si è protratta per circa 2 ore, concludendosi con successo grazie alla professionalità delle squadre intervenute.

Tragico incidente sul lavoro, 37enne muore schiacciato da un trattore

Il fatto è avvenuto in un noccioleto di Patti. A perdere la vita è stato Biagio Rizzo, giovane originario di Montalbano Elicona

Tragedia a Patti, dove un uomo questa mattina ha perso la vita a causa di un terribile incidente sul lavoro. Il fatto è avvenuto all’interno di un terreno agricolo di contrada Garbo, dove il 37enne stava svolgendo alcuni lavori di pulizia. La vittima è Biagio Rizzo, originario di Montalbano Elicona. Secondo le prime ricostruzioni l’uomo era a bordo di un piccolo trattore e, per via di un dislivello del terreno dove era all’opera, si sarebbe ribaltato. Rizzo quindi sarebbe rimasto schiacciato dal trattore e per lui purtroppo non c’è stato nulla da fare.

Il giovane infatti è stato estratto già senza vita dal mezzo agricolo. Sul luogo della tragedia si sono subito recati i carabinieri della compagnia di Patti, guidati dal capitano Giuseppe Rinella. La procura di Patti ha già aperto un’inchiesta per ricostruire la dinamica dei fatti mentre la salma dell’uomo è stata posta sotto sequestro e verrà trasferita a Messina per l’autopsia, che sarà effettuata nelle prossime ore.

Amianto : Sentenze

Malato per l’amianto su lavoro”, Ministero della Difesa condannato. La sentenza della Corte dei Conti

Al lavoratore spezzino è stato concesso un compenso pari a quattro annualità di stipendio. La sua storia professionale richiama quella di moltissimi dipendenti dell’Arsenale

Dopo una lunga battaglia giudiziaria durata quattro anni, la Corte di Appello di Genova ha confermato la condanna del Ministero della Difesa, imponendo il pagamento di oltre 200mila euro di risarcimento alla famiglia di un lavoratore deceduto per mesotelioma pleurico. La malattia, che lo ha portato alla morte nel 2022, è stata causata dall’esposizione all’amianto presso l’Arsenale della Marina Militare della Spezia, dove l’uomo ha lavorato per 38 anni.

La sentenza di secondo grado rigetta l’appello presentato dal Ministero contro la precedente decisione del Tribunale di La Spezia. La Corte ha ritenuto pienamente fondate le ragioni della vedova e dei figli, rappresentati dall’avvocato Cosimo Lovelli, confermando integralmente il risarcimento stabilito in primo grado.

Il lavoratore, impiegato in diverse mansioni all’interno dell’Arsenale, aveva iniziato a manifestare gravi problemi di salute dopo il pensionamento. I sintomi si sono aggravati fino alla diagnosi di mesotelioma, una patologia gravemente invalidante e strettamente correlata all’inalazione di fibre di amianto. La morte è sopraggiunta nel 2022, chiudendo un calvario clinico e personale durato mesi.

La causa è stata sostenuta dalla FNP-CISL di La Spezia, dove il pensionato si era rivolto in cerca di tutela. Il sindacato, attraverso l’impegno del responsabile Antonio Montani , ha seguito il caso fino alla definitiva vittoria in Appello, esprimendo grande soddisfazione per il riconoscimento dei diritti dei familiari.

Dipendente del Comune di Castelbuono morì per un cancro causato dall’amianto, l’Inail dovrà risarcire i familiari

Il giudice del lavoro ha riconosciuto l’origine professionale della malattia contratta da Giuseppe Failla. Alla vedova, sarà ora corrisposta una rendita mensile, oltre agli arretrati e alle maggiorazioni del Fondo vittime amianto, per un totale di circa 150.000 euro

Il tribunale del lavoro di Termini Imerese ha condannato l’Inail al risarcimento previdenziale in favore della vedova di Giuseppe Failla, storico dipendente del Comune di Castelbuono, paese in cui era nato, scomparso a 64 anni per mesotelioma pleurico, un cancro devastante causato dall’esposizione all’amianto. La sentenza ha riconosciuto l’origine professionale della malattia contratta da Failla. Alla vedova, sarà ora corrisposta una rendita mensile, oltre agli arretrati e alle maggiorazioni del Fondo vittime amianto, per un totale di circa 150.000 euro, secondo stime dell’Osservatorio nazionale amianto.

Giuseppe Failla ha lavorato per 33 anni al Comune di Castelbuono, prima nell’ambito ambientale, poi nei settori manutentivi e amministrativi. Per oltre vent’anni si è occupato di salvaguardia dell’ambiente (acqua, suolo, atmosfera), con gestione del servizio di raccolta e discarica dei rifiuti solidi urbani, tra cui quella di Santa Lucia e quella di Cassanisa, operando a stretto contatto con rifiuti pericolosi, spesso contenenti amianto, in siti contaminati e magazzini comunali fatiscenti, come l’ex cineteatro“Le Fontanelle dove le coperture in eternit erano in evidente stato di degrado, svolgendo regolarmente sopralluoghi, delimitazioni di aree e classificazioni dei materiali pericolosi. Più volte fu nominato responsabile per la gestione di eternit abbandonato, con esposizioni documentate e dirette a polveri di amianto, senza adeguate tutele.

Un altro Mondo senza Amianto è possibile