Morto per amianto in navi Marina, risarciti familiari
Il militare di Augusta aveva 68 anni. Corte d’appello di Catania conferma condanna dei ministeri
CATANIA – La Corte di appello di Catania ha confermato la sentenza di condanna dei ministeri della Difesa e dell’Interno a riconoscere vittima del dovere il motorista navale Salvatore Arcieri. Arcieri, di Augusta, in provincia di Siracusa, si è arruolato nel 1957 all’età di 16 anni in Marina dove ha svolto servizio per 6 anni, si è imbarcato sulle navi “Mitilo”, “Chimera” e “Vittorio Veneto” per più di 15 mesi. Il motorista è morto nel 2009 all’età di 68 anni a causa di un mesotelioma pleurico per l’esposizione ad amianto, con il quale è stato a contatto negli anni di servizio presso la marina militare.
Amianto, condannati per omicidio colposo gli ex manager della Montefibre di Verbania
Al termine del processo-ter, la Corte d’Appello di Torino ha condannato per omicidio colposo Giorgio Mazzanti, Bruno Quaglieri e Gianluigi Poletti, gli ex manager della Montefibre (azienda chimica del gruppo Montedison fallita nel 2018) imputati per le morti da amianto nello stabilimento di Verbania. Riconosciute le attenuanti generiche, i giudici hanno inflitto un anno di carcere a Mazzanti, ritenuto responsabile di cinque decessi, e 11 mesi ciascuno a Quaglieri e Poletti, condannati solo per quattro di questi: tutti e tre sono incensurati e perciò beneficeranno della sospensione condizionale della pena, che non dovranno scontare. Dichiarate prescritte, invece, le accuse di omicidio nei confronti di altre sette persone. Estinti anche i reati contestati a Luigi Ceriani e Carlo Vannini, gli altri due imputati originari, nel frattempo deceduti.
Palermo, operaio cade in un autocompattatore e muore
PALERMO – Lavoro ‘mortale’ a Palermo. Un incidente sul lavoro nell’officina di un’azienda che si occupa della manutenzione dei mezzi della rap, società partecipata del Comune di Palermo che gestisce i rifiuti nel capoluogo siciliano, è costato la vita a un operaio di 47 anni. La vittima si chiamava Mohamed Boujdoun ed era originaria del Marocco. L’incidente si è verificato nell’officina della ditta, la Eurotech, in via Ingham, nel quartiere Brancaccio.
L’operaio ha perso la vita cadendo dentro un autocompattatore per la raccolta rifiuti. Sul posto sono accorsi i vigili del fuoco che lo hanno estratto dal camion e affidato al 118, ma per lui non c’è stato nulla da fare. L’area, transennata dai carabinieri, è stata sequestrata su disposizione del magistrato di turno.
Tragica caduta di 5 metri nel vano di un montacarichi: 55enne muore sul lavoro a Barberino Valdelsa
La vittima, di Staggia Senese, era alla guida di un muletto proprio nelle vicinanze del montacarichi
Barberino Tavarnelle (Firenze), 3 maggio 2023 – È precipitato nel vano del montacarichi mentre era intento a spostare pancali con un muletto all’interno della cantina del Castellodi Monsanto. È morto così, alle 16,20 di ieri pomeriggio, Marco Meiattini,55 anni di Sinalunga da qualche anno residente a Staggia nel Comune di Poggibonsi. Operaio agricolo, Meiattini era intento ad effettuare alcune operazioni di movimentazione di materiali. Ad un certo punto, per cause in corso di accertamento, mentre effettuava una manovra per mettere una pedana nell’area del montacarichi, il muletto è precipitato nel vuoto con Meiattini all’interno. Un volo di 6 metri che è costato la vita all’operaio: è morto sul colpo tra le lamiere del mezzo da lavoro. A niente sono valsi i soccorsi. Sono arrivati i vigili del fuoco di Poggibonsi e quelli di Petrazzi, i carabinieri di Barberino Tavarnelle e la Misericordia di Tavarnelle. Il medico del 118, vista la gravità delle ferite riportate dall’operaio, ha chiesto l’intervento di Pegaso, atterrato in uno spiazzo vicino alla fattoria. Ma purtroppo per Marco Meiattini non c’è stato niente da fare. Il suo corpo è rimasto esanime all’interno del vano montacarichi dentro il muletto. Una morte terribile, davanti agli occhi dei colleghi che hanno atteso invano che arrivasse una buona notizia. Meiattini, aveva una compagna e un figlio di 17 anni. Il ragazzo è arrivato con il nonno, il babbo dell’operaio, al Castello di Monsanto quando erano le 20,15 circa. Hanno appreso sul posto della tragedia.
Mattia Battistetti, morto a 23 anni in un cantiere edile: sei persone a giudizio
Il giovane è rimasto schiacciato da un carico sospeso nell’aprile di due anni fa a Montebelluna
Il Giudice per l’udienza preliminare di Treviso ha rinviato oggi a giudizio sei persone imputate, a vario titolo, per la morte di Mattia Battistetti, un operaio di 23 anni rimasto schiacciato da un carico sospeso nell’aprile di due anni fa in un cantiere di Montebelluna (Treviso). Gli imputati sono dipendenti e consulenti delle imprese coinvolte, da quella edile all’azienda fornitrice della gru da cui la massa si era staccata precipitando sul giovane operaio, oltre al manovratore e al responsabile della sicurezza. Il processo inizierà il prossimo mese di luglio
Con il trattore esce di strada e finisce in un dirupo: morto 62enne
A perdere la vita l’agricoltore Salvatore Savoca, precipitato, per cause ancora da chiarire, nella mattinata di ieri col suo trattore in un burrone lungo la strada provinciale 38, in territorio di Licodia Eubea
Un uomo di 62 anni, Salvatore Savoca, ha perso la vita precipitando, nella mattinata di ieri, col suo trattore in un dirupo lungo la strada provinciale 38 in territorio di Licodia Eubea, in provincia di Catania. A nulla è servito l’arrivo del personale del 118 e dell’eliambulanza. Sono stati i vigili del fuoco di Caltagirone a recuperare il corpo privo di vita dell’agricoltore. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri e gli agenti della polizia locale per ricostruire dinamica del tragico incidente. Rimane da chiarire, infatti, se il 62enne sia morto a causa delle ferite riportate nella caduta o per un malore.
Giovane operaio forestale morto in un canalone in Alto Adige
Ieri non era rincasato e questa mattina sono partite le ricerche
ANSA) – BOLZANO, 30 APR – Questa mattina è stato rinvenuto in un canalone in località Töllgraben, a circa 1.000 metri di quota, sui monti sopra Parcines, in Alto Adige, il corpo di un giovane 20enne operaio forestale.
Ieri sera il giovane non era rincasato e da stamattina all’alba il Soccorso alpino e la Guardia di finanza lo stavano cercando.
Ad individuarlo è stato l’equipaggio dell’elicottero dell’Aiut Alpin Dolomites. Dalle prime informazioni si esclude l’incidente sul lavoro, si pensa invece che il giovane, la cui salma è stata recuperata con il verricello, sia scivolato accidentalmente precipitando nel canalone. (ANSA).
Morto schiacciato dal trattore, l’incidente a Pescara: Santino resta incastrato nel trinciatutto
L’incidente agricolo è successo nella rimessa: l’uomo di 81 anni è stato soccorso dal figlio ma non c’è stato nulla da fare, è deceduto in ospedale
In ospedale a Pescara è morto, nella mattinata ieri sabato 29 aprile, Santino Di Biase, residente a Lettomanoppello. L’anziano, 81 anni, è rimasto schiacciato tra il proprio trattore e un trinciatutto ad asse, mentre si trovava all’interno di una rimessa.
Incidente sul lavoro a Faenza, operaio di 48 anni muore schiacciato da mezzo agricolo
Un uomo di 48 anni, Luca Ferretti, è morto ieri sera all’ospedale Bufalini di Cesena a causa di un incidente sul lavoro avvenuto poche ore prima a Faenza, in provincia di Ravenna, in un’azienda che noleggia macchinari per l’agricoltura. L’uomo è rimasto schiacciato da un mezzo agricolo.
Secondo quanto ricostruito, l’operaio stava operando per la messa a terra del mezzo quando ci sarebbe stato il cedimento di una sponda laterale. Il 48enne ha riportato varie lesioni tra cui un gravissimo trauma cranico. L’uomo è stato soccorso e trasportato in eliambulanza in ospedale dove è deceduto poco dopo il suo arrivo. Sul caso sono in corso le indagini della procura di Ravenna, coordinate dal pm Stefano Stargiotti, che sta disponendo il sequestro dei mezzi in attesa di una perizia tecnica
Preso il conducente che ha ucciso con l’auto un runner nel Reggiano
L’incidente stamattina a Cadelbosco Sopra, la vittima aveva 56 anni
È stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di omicidio stradale il conducente che ha investito e ucciso un runner di 56 anni stamattina nel Reggiano.
L’uomo, un 45enne residente in provincia di Pavia, era alla guida della Mercedes Clk che ha investito la vittima, Paolo Guidetti, che si stava allenando in via Cristoforo Colombo, a Zurco di Cadelbosco Sopra, ed è morto sul colpo dopo il tremendo impatto.
Dopo gli accertamenti, la procura di Reggio Emilia diretta dal procuratore Calogero Gaetano Paci che ha aperto un’inchiesta, ha ordinato l’arresto eseguito dai militari della compagnia di Guastalla.
L’incidente è avvenuto stamattina alle 7,30 a Zurco, frazione del Comune di Cadelbosco Sopra. La vittima stava correndo su via Cristoforo Colombo quando è stato centrato, all’incrocio con via Viazza. Il podista è stato sbalzato per diversi metri ed è morto sul colpo a seguito delle gravi lesioni riportate. La vettura è finita fuori strada in un piccolo fossato, col conducente che ha riportato ferite di media gravità.
Morto schiacciato dal trattore, tragedia nel grossetano: il 76enne stava lavorando il terreno di un parente
Il trattore si è ribaltato e l’anziano è rimasto schiacciato da una ruota
Tragedia del lavoro a Vibo, si ribalta il trattore morto agricoltore
Ennesima tragedia del lavoro, questa volta a Vibo Valentia è morto un agricoltore schiacciato dal proprio trattore che si è ribaltato
VIBO VALENTIA – Incidente mortale sul lavoro questa mattina alle 12.30 a Vibo, in contrada Zufró, nei pressi del 501 Hotel. Un uomo, Filippo Rubino del ‘53, si trovava alla guida del suo trattore in un fondo agricolo dove stava lavorando quando, per cause in corso di accertamento, il mezzo si è ribaltato finendo in un terreno sottostante.
Incidente sul lavoro: perde il controllo del trattore, muore un anziano
Il sinistro si è verificato in un terreno agricolo tra Agropoli e Torchiara
Dramma in un terreno agricolo tra Agropoli e Torchiara, nel pomeriggio di venerdì. Fatale per un anziano, infatti, è stato un incidente sul lavoro, in località Case bianche: il malcapitato, A.C. le sue iniziali, sarebbe stato travolto dal suo stesso trattore che si sarebbe improvvisamente ribaltato.
Incidente sul lavoro a Limito di Pioltello, nel Milanese
Un operaio di 48 anni è morto, stamani, in un gravissimo incidente sul lavoro avvenuto nel Milanese, all’interno del centro direzionale per il Nord Italia dell’Esselunga.
Lo ha riferito il 118, sul posto con i Carabinieri.È accaduto a Limito di Pioltello, intorno alle 9, nella sede di via Giambologna, dove i soccorritori hanno trovato il lavoratore con gravissimi traumi da schiacciamento, constatandone il decesso.
Muro gli cede addosso, morto muratore a San Gimignano
Incidente sul lavoro nel pomeriggio, accertamenti
(ANSA) – SAN GIMIGNANO (SIENA), 27 APR – Incidente mortale sul lavoro questo pomeriggio a Racciano di San Gimignano (Siena).
La vittima è un operaio edile di 31 anni.
Da una prima ricostruzione sarebbe rimasto schiacciato a seguito del cedimento di un muro di un’abitazione. Sulla dinamica ci sono accertamenti dei carabinieri. Sul posto sono intervenuti l’elisoccorso, l’automedica, i vigili del Fuoco e il personale Pisll (Prevenzione Igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro) della Asl. (ANSA).
Tragedia in Sicilia, ha un malore e precipita in burrone col trattore: morto
Tragedia a Sciacca, in provincia di Agrigento, dove un uomo, un pensionato di 80 anni, Salvatore Augello, ha perso la vita in un incidente mentre era alla guida del suo trattore. Secondo una prima ricostruzione, l’anziano ha accusato un improvviso malore che gli ha fatto perdere il controllo del mezzo, precipitato in un burrone adiacente alla stradina sterrata che stava percorrendo. Inutili i soccorsi, giunti sul posto intorno alle 12.15: per il pensionato non c’è stato nulla da fare.
Giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro 2023
Il tema scelto quest’anno per la giornata mondiale è il riconoscimento dell’ambiente di lavoro sicuro e salubre come principio e diritto fondamentale del lavoro.
Trasportato nel reparto di rianimazione del San Bortolo
Un operaio di 53 anni è rimasto gravemente ferito in un infortunio sul lavoro a Montebello Vicentino (Vicenza).
L’incidente avvenuto alla conceria Valeaga srl .
L’operaio è rimasto schiacciato, per cause ancora da chiarire, mentre era in corso una movimentazione di materiale. Sul posto sono intervenuti i sanitari del Suem 118 chiamati dai colleghi dell’uomo che è stato trasportato nel reparto di rianimazione del San Bortolo di Vicenza. (ANSA).
Operaio muore in ospedale tre giorni dopo l’infortunio
L’incidente lunedì mentre stava lavorando sul braccio di una gru
ANSA) – BRESCIA, 27 APR – Un operaio di 43 anni, di origini indiane, è morto dopo tre giorni di ricovero in ospedale a seguito di un infortunio avvenuto lunedì mentre stava lavorando in un’azienda in provincia di Brescia, ad Iseo.
Dipendente di una ditta esterna, era sul braccio meccanico di una gru quando è stato schiacciato sotto il tetto del capannone in cui stava lavorando.
Le sue condizioni erano apparse subito disperate. (ANSA).
Torna la camminata organizzata dal Wwf, che chiede alla politica «più rispetto per l’ambiente e niente pesticidi per salvaguardare biodiversità e salute pubblica»
CALDARO. L’obiettivo da raggiungere vale ogni centimetro percorso e tutta la fatica – che tra l’altro fa bene alla salute – compiuta. Lunedì 1 maggio, anziché cimentarsi in barbecue e picnic, molto meglio impegnarsi in una camminata ecologica, intorno al lago di Caldaro.
Il Wwf e le altre associazioni ambientaliste del territorio altoatesino organizzano una nuova edizione della “camminata per dire stop ai pesticidi”.
L’appuntamento è alle 10, al parcheggio posto all’angolo nord-ovest del lago, nelle vicinanze del lido. Da lì partirà la camminata verso sud, in direzione della chiesa di San Giuseppe, per un giro del lago di oltre 7 chilometri e della durata di circa 2 ore e mezzo, su un percorso adatto anche alle famiglie con bambini.
«Lo scopo è quello di chiedere alla politica e agli agricoltori un’agricoltura più rispettosa della salute, delle persone e dell’ambiente, libera da pesticidi, capace di salvaguardare la biodiversità e la nostra salute», spiegano. Durante la camminata verranno esposti cartelloni e sarà data voce alle richieste dei partecipanti.
L’iniziativa è diventata un appuntamento pressoché fisso che coinvolge la comunità della Bassa e dell’Alto Adige, dove l’utilizzo di pesticidi e diserbanti nei processi di coltivazione dei terreni, soprattutto nella frutticoltura, è molto presente. Gli ambientalisti chiedono un cambio di passo e per farlo sono disposti a contare i propri passi. In una camminata ecologica.
Nel 1990 la Provincia di Pisa approva l’apertura di una discarica di rifiuti urbani di 350.000 metri cubi in un piccolo comune, quello di Chianni. Due anni dopo inizia il conferimento.
Dopo quattro anni sono approvati due successivi ampliamenti fino a 1.500.000 m3. Nello stesso anno viene approvata anche un modulo di smaltimento di 100.000 m3 di fanghi conciari. A quel punto parte la protesta degli abitanti: il comune di Terricciola, che subisce l’investimento del puzzo dei fanghi, parte con i blocchi al cancello, mentre Chianni, coperta dai monti, rimane sottovento e vede un numero minore di cittadini arrabbiati. Nel 1998 la discarica verrà chiusa dopo un anno di blocchi all’ingresso, manganellate, assalti alla Provincia con i sacchi di immondizia, interventi di tutti i politici di tutti gli schieramenti, da Alleanza Nazionale a Rifondazione, sistematicamente contestati dalla protesta popolare perché contrari alla chiusura della discarica: la chiusura secondo loro avrebbe significato la fine delle concerie e la perdita di posti di lavoro.
La chiusura però non fu una vera chiusura, ma una sospensione. Si erano conferiti solo 1.200.000 m3, mancavano ancora 300.000 m3 e mancava una copertura (capping) per iniziare la gestione post mortem di 30 anni. Su questo punto inizia un tira e molla, che è durato anni, in cui la proprietà, il Comune di Chianni, i comuni limitrofi, il Comitato Corretta gestione di rifiuti della Valdera, hanno giocato vari ruoli.
La procrastinazione ha favorito la possibilità di ottenere, con un ricorso al Tar, i fondi necessari, per la messa in sicurezza definitiva, che passa attraverso la riapertura della discarica. Per ottemperare alle prescrizioni iniziali di 270.000 m3, una delibera di Giunta Regionale (contro due pronunciamenti del Consiglio Regionale) ha autorizzato un conferimento di 350.000 m3 ( la sommità della discarica, in tutti questi anni di abbandono, aveva subito un avvallamento di 2,5 metri), un volume quindi maggiore di quello mancante. Una volta accertata la volumetria, il progetto di massima prevede una risistemazione idraulica.
Nei carotaggi fatti da ARPAT risulta la presenza di cloruro di vinile e benzene nel corpo della discarica. La presenza di questi due elementi cancerogeni si spiega col fatto che nei sei mesi precedenti la chiusura del 1998 venne data la possibilità alla proprietà di accettare qualsiasi tipo di rifiuto pericoloso, per raggiungere una quota sufficiente per creare una copertura.
La presenza di questi inquinanti e il cedimento della parte centrale, dimostrano che la discarica non è stabile e che si deve al più presto trovare una soluzione, che è arrivata ora, con la nuova proprietà: la copertura della discarica avverrà con rifiuti edilizi contenenti amianto.
450.000 tonnellate di amianto su una discarica instabile, un peso enorme sulla sommità di una collina argillosa, in mezzo alla natura, in una zona vocata ad agriturismi e aziende vinicole di pregio, come se una grande superpetroliera si sedesse su un seggiolone fatto di stecchini da denti. Tra le altre cose abbiamo scoperto che in base alle informazioni satellitari forniti dalla stessa Regione Toscana, una parte della discarica non è sicura, si sta muovendo pochi millimetri all’anno per la presenza di una paleofrana.
L’autorizzazione al conferimento di 270mila m3 di amianto, venne fatta dalla Giunta Regionale Rossi, in pieno lockdown, nell’ultima riunione prima dello scioglimento del Consiglio Regionale, con la delibera 629 del 25 Maggio 2020, così come richiesto dalla proprietà, permettendole quindi di fare un business incredibile per parecchi milioni di euro con lo stoccaggio dell’amianto. La manifestazione del 4 marzo scorso chiede espressamente il ritiro di questa delibera regionale.
In un territorio già martoriato dalla presenza di quattro grandi discariche (Gello di Pontedera, Peccioli, Scapigliato nel comune di Rosignano, ma che guarda verso la Valdera, Bulera a Volterra), ammorbato dallo sversamento nelle campagne di Peccioli dei fanghi dei depuratori delle cartiere di Altopascio e del materiale conciario al cromo (KEU a Pontedera nella lottizzazione Green Park, nei lavori dell’acquedotto di Crespina e sotto le piste ciclabili), avvelenata da pesticidi e glifosato, terrorizzata da altri progetti di gassificatori e impianti geotermici industriali, la Valdera è da anni la pattumiera della Regione Toscana.
La Valdera rappresenta il 3% del territorio regionale. Insistono sul suo territorio 4 discariche di vari milioni di tonnellate e finiscono qui il 50% di tutti i rifiuti urbani della Regione Toscana. Il 45% di tutti i fanghi prodotti da cartiere e depuratori dei reflui urbani toscani finisce sui terreni della Valdera. Non dimentichiamo che la discarica di Chianni, se la popolazione non fosse intervenuta, rischiò di diventare la più grande discarica di rifiuti speciali d’Europa, con un progetto di Necci di linea ferroviaria dedicata a questo.
Non è un caso quindi che la Valdera venga indicata dagli epidemiologi come una zona ad alta incidenza dei tumori.
Questa però non è la sola cosa grave di questa vicenda. In uno studio che verrà pubblicato dal Forum Ambientalista si certifica che l’introduzione del reato di “disastro ambientale”, con la recente legge “Realacci”, la Legge 68/2015, anche se ha introdotto pene severe, ha segnato uno spartiacque negativo nella legislazione ambientale.
Fin da subito le critiche si erano concentrate sulla indeterminatezza di molti termini che rendono difficile l’interpretazione delle norme e incerta l’accusa dei reati in sede di giudizio. In particolare Gianfranco Amendola, storico magistrato ambientale, concentrò la sua analisi su un avverbio presente nella legge. Le imprese sono inquinanti se lo fanno “abusivamente”, ovvero non sono inquinatori le imprese che vengono autorizzate dagli Enti pubblici. Facile pensare alla situazione dell’ILVA di Taranto e a una legge cucita addosso per salvare i dirigenti e la proprietà della grande industria siderurgica, ma i dati delle statistiche sono impietose. Oltre al crollo generalizzato, dal 2016, dei procedimenti penali, aumentano simmetricamente i tempi delle indagini. A causa dell’aumento dei giorni occorrenti alla chiusura delle indagini preliminari, sono in aumento le consulenze, gli accertamenti, le ricognizioni, i prelievi e le analisi. I tempi si allungano e le Procure archiviano. I processi non si fanno quando i reati vengono commessi troppi anni prima.
Il rapporto di Forum Ambientalista racconta che le procure archiviano il 45% dei reati derubricandoli a reati amministrativi. Il 52% dei reati vengono derubricati invece dai tribunali in giudizio, per lo stesso motivo, perché la legge prevede il “ravvedimento operoso”, senza arrivare mai a sentenza, senza modificare gli impianti. Nel 2021 solo l’8% dei procedimenti penali arrivano a sentenza e di questi solo il 4% risultano favorevoli alle vittime di disastri ambientali.
In una audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti viene ripetutamente segnalato dai magistrati e dagli ufficiali superiori del NOE il fatto che le pene siano irrisorie e poco persuasive. L’entità delle multe erogate in sede di oblazione sono un decimo dei vantaggi economici derivanti dalla violazione del Testo Unico Ambientale. Questo favorisce il ripetersi degli abusi nel tempo, favorendo altresì la convenienza economica dell’abuso ambientale.
Un obiettivo la legge Realacci lo ha ottenuto comunque . Negli intenti del legislatore c’era il bisogno di sgonfiare il numero dei procedimenti penali in tema ambientale nei tribunali, e l’intento “deflattivo”, come era stato definito in Parlamento, è stato pienamente raggiunto. La Legge Realacci ha operato in accordo con altre misure che riguardano la deregulation ambientale dell’epoca Renzi: il Decreto Competività, la legge Sblocca Italia, e prima ancora i decreti del governo Gentiloni, non hanno modificato solo delle norme a tutela dei cittadini, ma hanno inaugurato una stagione di deregulation che ha prodotto un cambiamento radicale del rapporto tra partecipazione dei cittadini e tutela ambientale.
Le speranze di una giustizia ambientale oggi è veramente remota e la possibilità che i cittadini e i territori possano in qualche modo ottenerla attraverso denunce, esposti, comitati, referendum, raccolte di firme, sta svanendo ogni giorno di più.
Per questo motivo segnaliamo l’aumento dei conflitti ambientali senza possibilità di sbocco. La conflittualità accende gli animi e pone i cittadini di nuovo come cinquant’anni fa nella condizione di dover rispondere di nuovo con l’unico strumento che ancora rimane: la lotta.
I cambiamenti climatici porranno di fronte ognuno di noi a delle scelte radicali e non potremo far conto di un sostegno da parte delle autorità pubbliche, non solo perché ormai lontane da una rappresentatività degna di questo nome (solo il 40 % degli aventi diritto va a votare nei paesi cosiddetti “democratici”). A poco sono servite le sperimentazioni di “democrazia deliberativa” come i Town meeting, i referendum consultivi, i public debate, di fronte ad un potere politico che si comporta come un fortino assediato e che oggettivamente aiuta solo ed esclusivamente il tornaconto dei privati. Per questo motivo il corteo dei cittadini della Valdera, i mille cittadini arrabbiati, sfilava dietro lo striscione di Valdera Avvelenata che era un grido dal sapore ecosocialista: Avvelenati dal profitto.
I cittadini comunque non si fermeranno e hanno intenzione di dare battaglia anche ora che la discarica è ufficialmente riaperta e l’amianto sta arrivando. In programma un convegno sull’amianto il 6 maggio e una grande assemblea, con tutti i comitati e le realtà di lotta in Toscana per la fine di maggio, per aprire tutti insieme una grande vertenza ambientale con il potere politico. Perché lo spazio pubblico non deve essere occupato solo dagli interessi degli speculatori, ma deve essere occupato dalle voci e dalle speranze di tutti coloro che amano questo territorio e la propria salute.
Amianto a Ravenna, per i giudici non lo respirò: “Ma ora ho un mesotelioma”
La storia di Bruno Gulminelli: la Corte d’Appello gli impose di restituire all’Inps i benefici previsti dalla legge
Ravenna, 26 aprile 2023 – Nel 2003 l’allora giudice del lavoro Roberto Riverso riconobbe a Bruno Gulminelli, già dipendente della Philips Carbon Black, e ad altri dieci colleghi di lavoro, i benefici economici, sotto il profilo della rivalutazione della pensione, a fronte di una esposizione all’amianto per oltre dieci anni, come prevedeva l’innovativa legge del 1992 con cui in Italia era stato messo al bando il micidiale minerale. Ma quella sentenza venne fatta a pezzi dalla Corte d’appello sulla base dell’asserzione, sostenuta dal consulente d’ufficio, che non c’era prova che quei lavoratori della Philips Carbon Black fossero mai stati a contatto con fibre di amianto.
28 aprile 2023: Giornata Mondiale per la Salute e Sicurezza sul lavoro e delle vittime dell’amianto