Amianto

Walter e Lorenzo morti a pochi giorni di distanza: “Altri lavoratori Ogr uccisi dall’amianto”

Combattevano contro la stessa malattia, quella che ha colpito diversi operai delle Officine grandi riparazioni di Bologna. Tattini poco prima di morire ai nostri microfoni raccontava: “Pensavo di essermela cavata, ma il male è arrivato anche qui”

Lo scorso 30 maggio è morto Lorenzo Bassi, 79 anni, dal 1969 al 1977 operario delle Officine grandi riparazioni (Ogr) di Bologna. Bassi, in quegli anni, ha respirato le fibre di amianto che probabilmente sono la causa del mesotelioma che gli ha causato la morte. Solamente pochi giorni prima, il 20 maggio, era morto anche Walter Tattini, che a Dossier aveva raccontato la sua storia personale e quella delle Ogr.

“La vicenda di Lorenzo, assieme a quella di Walter Tattini e Bruno Fantoni, fanno anche del 2025 un anno doloroso per tutta la comunità delle Officine grandi riparazioni di Bologna – scrive sul proprio sito l’Associazione familiari e vittime dell’amianto dell’Emilia Romagna -. Vicende che si sommano al tragico stillicidio di centinaia di vittime del lavoro e dell’amianto, e tengono aperta una ferita che richiede ancora il massimo impegno dell’associazione, ma anche delle istituzioni, nella ricerca di cure efficaci, e di pratiche di prevenzione per evitare le future e possibili esposizioni all’amianto”.

Nell’inchiesta di Dossier, curata da Beppe Facchini, veniva ripercorsa la storia di quei 120mila metri quadri di via Casarini. Nell’archivio di Salvatore Fais, lamieraio nel quinto reparto delle Ogr di Bologna dal 1986 al 2015, sono riportati meticolosamente i nomi e le foto degli oltre 370 colleghi deceduti, nel corso degli anni, a causa di tumori riconducibili all’esposizione all’amianto. Molti di questi sono morti in seguito alle diagnosi di mesotelioma, la stessa malattia che ha colpito Bassi e Tattini.

L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro ha pubblicato il periodico mensile che per questo mese riporta un analisi sul rulo del Responsabile rischio amianto

Cosa tratta?

Secondo stime attendibili, in Italia sono ancora presenti circa 2,5 miliardi di metri quadrati di coperture in fibrocemento all’interno del patrimonio edilizio residenziale, pubblico, commerciale, produttivo e infrastrutturale. Questo equivale a circa 32 milioni di tonnellate di cemento-amianto, a cui si aggiunge una quantità non quantificata di amianto friabile, la cui pericolosità è ancora maggiore.

La legge 257 del 1992 ha sancito la cessazione dell’uso dell’amianto in Italia, vietandone l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione. Tuttavia, non ha previsto misure specifiche per la rimozione dell’amianto già presente negli edifici e negli impianti.

Questo vuoto normativo ha determinato la permanenza di una quantità significativa di Materiali Contenenti Amianto (MCA) ancora in opera. Da qui nasce l’esigenza di affrontare il problema in modo sistematico, sia per tutelare la salute e la sicurezza delle persone, lavoratori e cittadini, sia per salvaguardare l’ambiente. Ciò implica interventi di monitoraggio, manutenzione, bonifica e smaltimento sicuro dei materiali contaminati.

l proprietario dell’immobile e/o il responsabile dell’attività che vi si svolge è il soggetto sul quale ricade l’obbligo di provvedere alla gestione nel tempo degli MCA, inoltre ha il compito di nominare un “responsabile con compiti di controllo e coordinamento di tutte le attività manutentive che possono interessare i materiali di amianto”.

Questa nuova figura, comunemente conosciuta come Responsabile del Rischio Amianto (RRA), affianca il proprietario/responsabile nel:

  • verificare la presenza e l’ubicazione esatta degli MCA;
  • redigere il piano di controllo e manutenzione sugli MCA;
  • tenere idonea documentazione sull’ubicazione degli MCA;
  • garantire il rispetto delle misure di sicurezza (per attività di pulizia, interventi di manutenzione e per ogni evento che possa causare un disturbo degli MCA);
  • fornire agli occupanti dell’edificio una corretta informazione sulla presenza di amianto, sui potenziali rischi e sui comportamenti da adottare.

Egli, inoltre, collabora con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, fornendo tutte le informazioni e i dati necessari a permettere una corretta valutazione dei rischi, e monitora periodicamente lo stato di conservazione degli MCA, per identificare tempestivamente eventuali deterioramenti, documentando regolarmente le condizioni dei materiali.

Nonostante l’ampiezza del campo d’azione e al di là della sua denominazione ufficiale, la normativa vigente non definisce in modo chiaro le responsabilità, i compiti e i limiti operativi dell’RRA. Inoltre, mancano indicazioni precise sui requisiti professionali necessari per ricoprire tale ruolo, lasciando spazio a interpretazioni e incertezze applicative.

Solo recentemente grazie alla normazione tecnica queste lacune sono state colmate, con la pubblicazione della prassi di riferimento UNI/PdR 152-2:2023, essa, non si limita a definirne compiti ma approfondisce i contenuti indicando anche le attività che l’RRA svolge per adempiere ai suoi compiti.

La figura del Responsabile del Rischio Amianto rappresenta un nodo cruciale nella gestione della sicurezza ambientale e sanitaria nei contesti in cui l’amianto è ancora presente. Le sue responsabilità spaziano dal monitoraggio dei materiali contenenti amianto alla pianificazione degli interventi di manutenzione, bonifica e smaltimento, fino alla comunicazione dei rischi a lavoratori e cittadini.

Per svolgere efficacemente questo ruolo, l’RRA deve possedere competenze tecniche specifiche in ambito ambientale, normativo e sanitario, oltre a capacità organizzative e gestionali. Tuttavia, la mancanza di un inquadramento normativo chiaro rischia di limitarne l’efficacia.

Riconoscere formalmente le sue funzioni e definire standard formativi adeguati è un passo necessario per garantire una gestione sicura, trasparente e competente del rischio amianto, a tutela della salute pubblica e dell’ambiente.

11 Giugno

Tragedia sul lavoro: operaio muore schiacciato da un cingolato

Il terribile incidente è avvenuto a cavallo tra la provincia di Trento e quella di Bolzano, con l’uomo che stava lavorando a quota 1.800 metri. Nonostante la rapidità dei soccorsi per lui non c’è stato nulla da fare

Un 65,enne, Othmar Weger, che stava lavorando in un cantiere forestale è morto, schiacciato dal mezzo cingolato che stava manovrando; questo è ciò che è emerso dai primi riscontri. È successo poco prima di mezzogiorno di oggi, mercoledì 11 giugno, in alta val di Non, al confine con la provincia di Bolzano.  Più precisamente in località Sous, a Castelfondo, nel territorio comunale di Borgo d’Anaunia.

La vittima stava lavorando con un cingolato in quota, a 1.800 metri, nell’area di malga Castrin. Sul posto i vigili del fuoco volontari e il soccorso alpino dell’Alto Adige. Purtroppo, però, per l’operaio non c’è stato nulla da fare.

Operaio muore cadendo per 7 metri, un altro schiacciato da un cingolato: ennesime tragedie sul lavoro in Italia

Altri due operai sono morti sul posto di lavoro: a Lecce il 26enne Razvan Iulian Gurau è deceduto in seguito a una caduta di 7 metri, mentre a Borgo d’Anaunia, nel tridentino, un lavoratore è rimasto schiacciato da un cingolato.

Un volo di 7 metri, che gli è costato la vita. A Lecce è morto oggi pomeriggio Razvan Iulian Gurau, operaio rumeno di 26 anni, che stava eseguendo dei lavori di manutenzione in uno stabile in viale Leopardi numero 160. L’uomo era un dipendente della Edac Lecce, ditta di edilizia acrobatica con sede nella città puglie

Secondo una prima ricostruzione, l’incidente si sarebbe verificato intorno alle 13, quando il lavoratore era impegnato a pulire alcune vetrate dell’edificio. Ad un certo punto, però, una delle corde di sicurezza si è spezzata e ha ceduto: l’uomo si è schiantato al suolo dal quarto piano. Nonostante i tentativi da parte di un collega di 22 anni, non sarebbe stato possibile impedire l’incidente. Arrabbiato per non esser riuscito a salvare il 26enne, il soccorritore ha tirato un pugno al muro e si è rotto la mano.

Sul posto si è presentato il personale sanitario, che, però, non è riuscito a salvare Gurau, forse morto sul colpo. Presenti anche la Polizia di Stato per i rilievi necessari e i tecnici del Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (Spesal) dell’ASL, che hanno il compito di verificare se siano state rispettate le normative riguardanti la sicurezza sul lavoro. Cruciale sarà capire cos’ha provocato la rottura della corda, elemento fondamentale per ricostruire la dinamica della tragedia.

10 Giugno

Incidente: si ribalta in strada con il trattore, morto un uomo di 69 anni

Estratto dai vigili del fuoco, nulla da fare per i medici

Un mezzo agricolo si è ribaltato questa mattina nei pressi della strada regionale 2, nel comune di Barberino Tavarnelle. Alla guida c’era un uomo che è rimasto schiacciato sotto il mezzo. Sul posto, intorno alle 9:20, sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno alzato il trattore ed estratto l’uomo: lo hanno consegnato ai sanitari accorsi, ma purtroppo era già deceduto. Da accertare le dinamiche di quanto accaduto. Dalle prime notizie trapelata sembrava si trattasse di un incidente sul lavoro, invece si è appurati che l’uomo guidava il mezzo per passione. 

Chi era l’uomo alla guida del trattore

La vittima si chiamava Sandro Mugnaini, padre di tre figli. Uno dei suoi figli è un ristoratore di Barberino Val d’Elsa. Aveva una passione per la caccia così come per l’agricoltura. Durante il tempo libero, infatti, guidava il trattore e si dedicava ai campi. Il sessantanovenne era in pensione e proprio mentre guidava il mezzo ha preso male una curva di via della Repubblica, a pochi metri dall’hotel Primavera nei pressi della località San Filippo, e si è ribaltato. 

Solo nei primi tre mesi del 2025 l’INAIL ha registrato 96.944 denunce di infortuni sul lavoro, di cui 146 con esito mortale, a cui si aggiungono 59 morti in itinere, con un aumento del 51 per cento rispetto all’anno precedente.

Si ribalta il trattore, muore un uomo di 69 anni

BENEVENTO, 10 GIU – Un uomo di 69 anni è morto per le gravi ferite riportate in seguito al ribaltamento del trattore di cui era alla guida.

Si ribalta con il trattorino mentre taglia l’erba: morto

Tragedia a Tolentino: l’uomo e il mezzo sono precipitati in una piccola scarpata, finendo sulla strada sottostante. Per il sessantenne non c’è stato scampo

Tolentino (Macerata), 10 giugno 2025 – Un’altra tragedia a Tolentino. Questa mattina, intorno alle 10, in contrada Pianciano, un uomo di 60 anni stava tagliando l’erba con un trattorino nel campo di sua proprietà quando all’improvviso è caduto.

Il campo si trova in una posizione sopraelevata rispetto alla strada (circa 3-4 metri sopra). Il sessantenne col trattore, dalle prime ricostruzioni, sarebbe caduto da questa scarpata finendo sulla strada. Ed è rimasto schiacciato sotto al trattore. Un urto violentissimo che purtroppo non ha lasciato scampo.

6 Giugno

Shiacciato dal trattore nel Fanese, morto un 81enne

Tragedia nel pomeriggio durante il lavoro nei campi

Terre Roveresche (Pesaro e Urbino), 6 giugno 2025 – Tragedia, nel tardo pomeriggio a Piagge di Terre Roveresche. Un uomo di 81 anni, Maurizio Pasquini, ha perso la vita dopo essersi ribaltato col proprio trattorino mentre stava eseguendo dei lavori nei campi dietro alla sua abitazione, posta all’ingresso del paese provenendo lungo la Provinciale Orcianese in direzione monte-mare.

L’incidente si è verificato poco prima delle 18. Ancora da chiarire l’esatta dinamica, anche se sembra che l’uomo, ex mobiliere, molto conosciuto in zona, sarebbe rimasto schiacciato sotto il mezzo agricolo, forse a causa di una manovra sbagliata o di un improvviso sbilanciamento dello stesso. L’intervento dei sanitari del 118 è stato tempestivo, ma nonostante i tentativi di rianimazione l’anziano non ha più ripreso conoscenza.

Amianto : Cronache

Fibre sostitutive dell’amianto: nuove evidenze INAIL sui potenziali rischi per la salute nei luoghi di lavoro

Il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale dell’INAIL (Dimeila) ha recentemente pubblicato una scheda informativa che riassume le nuove evidenze emerse da studi in vitro sugli effetti tossici delle fibre artificiali vetrose (FAV) di nuova generazione e delle fibre policristalline (PCW), utilizzate come alternative all’amianto.

Di cosa tratta:

L’amianto, bandito in Italia con la Legge n. 257/1992, era largamente impiegato per la sua resistenza al calore e le proprietà isolanti. La sua pericolosità, tanto da essere classificato come “certamente cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 1 – IARC), è legata alla biopersistenza delle fibre respirabili che, una volta inalate, possono provocare asbestosi, mesotelioma e tumori polmonari. La sostituzione dell’amianto ha portato allo sviluppo di fibre alternative, in particolare:

  • Fibre Artificiali Vetrose (FAV): include le lane minerali classiche e quelle di nuova generazione (AES – silicati alcalino-terrosi e HT – lane ad alto contenuto di allumina e basso contenuto di silice);
  • Fibre policristalline (PCW): materiali composti da una struttura cristallina con un’eccellente resistenza termica.

Queste fibre sono state progettate per avere maggiore biosolubilità e minor permanenza nei tessuti polmonari, riducendo il rischio rispetto all’amianto.

Il Dimeila ha condotto due studi in vitro su cellule polmonari umane, comparando gli effetti di PCW, FAV AES1 (alta percentuale di MgO), FAV AES2 (alta percentuale di CaO) con quelli delle fibre ceramiche refrattarie (FCR), già note per la loro tossicità.

Il Dimeila ha condotto due studi in vitro su cellule polmonari umane, comparando gli effetti di PCW, FAV AES1 (alta percentuale di MgO), FAV AES2 (alta percentuale di CaO) con quelli delle fibre ceramiche refrattarie (FCR), già note per la loro tossicità.

I risultati suggeriscono che, sebbene considerate finora più sicure, alcune di queste fibre possono comunque indurre effetti avversi sulle cellule polmonari umane:

  • Le PCW inducono danno ossidativo al DNA (test Fpg-comet) e rilascio di interleuchine pro-infiammatorie (IL-6), seppur in misura inferiore alle FCR.
  • Le AES, pur essendo fibre biosolubili, hanno comunque mostrato effetti citotossici, genotossici e infiammatori, variabili a seconda della composizione chimica e del terreno di coltura.

Le differenze di tossicità sono legate a forma, dimensione, composizione chimica e biopersistenza delle fibre.

Anche se meno pericolose dell’amianto, le fibre sostitutive non sono quindi prive di rischio. I risultati sollevano interrogativi sulla reale sicurezza di materiali oggi considerati “a basso rischio”, evidenziando la necessità di:

  • Monitoraggio ambientale nei luoghi dove si impiegano fibre AES o PCW;
  • Adozione di DPI idonei per le vie respiratorie;
  • Ventilazione adeguata degli ambienti di lavoro e smaltimento controllato;
  • Introduzione di biomarcatori precoci per identificare gli effetti dell’esposizione.

L’esposizione:

I lavoratori potenzialmente esposti alle fibre sostitutive dell’amianto appartengono principalmente al settore delle costruzioni o in generale nelle attività edilizie come manutenzione o rimozione di manufatti, ma anche persone che lavorano in edifici sottoposti a manutenzione o ristrutturazione.

Le vie respiratorie rappresentano la più comune via di esposizione, ma questa può avvenire anche per contatto con cutaneo o attraverso gli occhi.

Conclusioni:

Gli autori sottolineano l’importanza di ulteriori ricerche con studi più approfonditi sia in vitro che su lavoratori esposti. La valutazione tossicologica delle fibre “alternative” è ancora incompleta: è necessario aggiornare costantemente la classificazione del rischio in base alle evidenze scientifiche più recenti e adottare misure di prevenzione e protezione come l’utilizzo di APVR, il monitoraggio dell’aria e la gestione dei materiali durante le lavorazioni.

Ansia e amianto, la diagnosi non arriva ma la paura consuma

Si parla spesso, giustamente, dell’importanza della psicoterapia per chi è affetto da una malattia amianto correlata.
Oggi focalizziamo l’attenzione verso coloro che non hanno sviluppato una patologia ma che potrebbero, potenzialmente, esserne affetti in futuro.
Chi ha avuto contatti con materiali contaminati, pur senza una diagnosi, vive spesso in uno stato di costante tensione psicologica.

Esposizione all’amianto e salute mentale: l’incertezza che diventa stress cronico

Non serve una diagnosi per sentirsi malati. Per molte persone che in passato hanno lavorato a contatto con l’amianto, o vissuto in ambienti contaminati, il solo sospetto di essere a rischio basta a generare una condizione di terribile stress continuo. La paura che una patologia possa manifestarsi da un momento all’altro pesa come una condanna invisibile.

“È come vivere in attesa di una sentenza che non arriva mai, ma che temi da tempo”, raccontano in tanti.
È un disagio profondo: insonnia, difficoltà a concentrarsi, allarme costante per ogni piccolo sintomo. La mente reagisce come se la malattia fosse già presente.

Bonanni (ONA): “Venga garantita sorveglianza e supporto psicologico”

Ezio Bonanni, avvocato e presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, da anni evidenzia  le carenze nel sistema di prevenzione e assistenza ai soggetti esposti: “Il solo fatto di essere stati esposti all’amianto è causa di preoccupazione e sofferenza. Sarebbe opportuno garantire sostegno psicologico a tutti, non solo a chi ha già ricevuto una diagnosi”.

Bonanni insiste sulla necessità di un’azione più decisa da parte delle istituzioni: “E’ necessario porre l’attenzione non solo sul riconoscimento delle malattie, ma anche nella tutela preventiva, inclusa quella psicologica. Non possiamo abbandonare chi vive con questa angoscia: il diritto alla salute comprende anche la salute psichica”.

Una lunga attesa fatta di controlli e terrore

Le patologie asbesto-correlate come il mesotelioma, possono emergere anche a distanza di 20, 30 o 40 anni dall’esposizione. Questo dato scientifico, ormai noto, non fa che aumentare il senso di precarietà tra gli ex esposti. Ogni visita di controllo può trasformarsi in un momento di panico, ogni referto in una possibile condanna.

La sensazione di essere “malati in potenza” finisce per trasformarsi in disagio reale, che incide su vita lavorativa, relazioni personali, e salutee mentale.

L’urgenza di un riconoscimento anche per la sofferenza impalpabile

“Serve una presa in carico completa”, conclude Bonanni. “Non solo diagnosi e risarcimenti, ma prevenzione vera: informazione, monitoraggi continui, supporto psicologico. Perché anche chi non è ancora malato ha diritto a vivere senza essere schiacciato dalla paura”.

Amianto, nuova vittima di mesotelioma tra i lavoratori delle ex Ogr

Lorenzo Bassi, 79 anni, era entrato nelle officine nel 1969 e faceva il manovale specializzato. I colleghi: “Terzo morto in poco più di due mesi, strage infinita”

Amianto.

Genova: storia di una lotta operaia” è iI docufilm che racconta la battaglia sindacale, durata oltre 10 anni (dal 2006 al 2016) della classe operaia genovese per vedersi restituire i propri diritti, prodotto dalla Camera del Lavoro di Genova, dallo Spi-Cgil Genova e Liguria e dalla Fiom-Cgil Genova Oltre 1.400 lavoratori, alcuni malati o deceduti, colpiti dall’esposizione all’amianto sono stati indagati come truffatori dimenticando i danni inoppugnabili provocati dall’asbesto.

Tra il 1994 e il 2020 l’Inail ha registrato in Liguria oltre 3.600 decessi provocati dall’esposizione all’amianto, di cui oltre la metà a Genova. Il docufilm sarà presentato in anteprima nazionale alle 18 di domani, giovedì 5 giugno, presso il teatro Verdi a Sestri Ponente, subito dopo la chiusura (alle 16.45) della campagna referendaria per i cinque “sì” ai referendum dell’8 e 9 giugno.

 La storia della battaglia – unica, perché a Genova lavoratori e lavoratrici venivano messi sotto inchiesta mentre nel resto d’Italia venivano riconosciuti i diritti di chi era stato esposto all’amianto sul posto di lavoro – inizia con l’inchiesta della magistratura genovese, terminata con un nulla di fatto e si sviluppa attraverso il racconto dei protagonisti. La proiezione sarà preceduta da una breve introduzione condotta dalla giornalista Sara Tagliente e vedrà la partecipazione di Alessandro Rela e Livio Verdi, ex operai e sindacalisti Fiom, Marcello Zinola giornalista, Ugo Roffi e Ludovica Schiaroli registi e Ivano Bosco segretario generale Spi-Cgil Genova.
    “Cgil, Fiom-Cgil e Spi-Cgil non hanno mai chiesto o cercato la vendetta ma chiarezza, verità e giustizia – spiega Igor Magni, segretario generale Cgil Genova – anche per restituire la dignità ai malati, alle vittime, ai loro familiari, ai lavoratori offesi con accuse infondate e infamanti”.

SCIOPERO GENERALE

SCIOPERO GENERALE, VENERDÌ 20 GIUGNO 2025

CONTRO: ➢IL GENOCIDIO DEI PALESTINESI ➢L’INVIO DI ARMI AD ISRAELE ➢IL RIARMO E LA GUERRA ➢L’AUMENTO SPESE MILITARI ➢L’ECONOMIA DI GUERRA

PER: ➢IL BLOCCO DELLE RELAZIONI DIPLOMATICHE ED ECONOMICHE CON ISRAELE ➢LA PACE ➢GLI INVESTIMENTI SU SANITÀ, SCUOLA, TRASPORTI E WELFARE

Sì – AUMENTO DEI SALARI E DELLE PENSIONI -DIRITTO ALL’ABITARE.   
 

NO – SFRUTTAMENTO SU LAVORO E ALLA PRECARIETÀ – MORTI SUL LAVORO E TAGLI SULLA SALUTE E SICUREZZA.

Restare zitti e buoni non si può. E’ ORA CHE I LAVORATORI PRENDANO LA PAROLA.
Il silenzio del Governo rispetto al Genocidio del Popolo Palestinese è vergognoso. Riprovevole l’ossequiosa compiacenza che Meloni&soci manifestano nei confronti di Israele, tentando di sabotare qualunque pronunciamento della comunità internazionale nei confronti degli assassinii di uomini, donne e bambini, ordinati dal sanguinario Netanyahu.
Costituisce un oggettivo pericolo la decisione dell’Esecutivo di aumentare la spesa militare, in spregio della volontà della grande maggioranza degli italiani che sanno bene che a pagare le guerre sono le masse popolari ed i lavoratori mentre lucrano gli speculatori di morte e distruzione.
Altro che minaccia di invasione e di attacco da forze straniere: è la vulgata di un Governo che tenta di nascondere le vere emergenze. In realtà i lavoratori ed i cittadini fanno quotidianamente i conti con i tagli alla Sanità, alla Scuola, ai Trasporti e con l’erosione del Welfare. Per non parlare del caro affitti: si nega il Diritto all’Abitare, da inserire urgentemente in Costituzione.
Salari e pensioni sono la reale emergenza in Italia. Altro che spese militari, guerra, economia di guerra e rilancio occupazionale nell’industria bellica.
Anche l’Istat smaschera le bugie governative: dal 2019 al 2024 a fronte di una inflazione del 21,6% i salari sono cresciuti solo del 10,1%. La differenza in negativo è, quindi, dell’11,4%.
Tutto ciò mentre la produzione industriale è calata, in 2 anni, del 6%, facendo decrescere il numero dei contratti a tempo determinato ma, nonostante ciò, aumentano i morti sul lavoro. La disoccupazione si è attestata al 6,5%, a cui si aggiunge un tasso di inattività del 33,4%, nonchè calano gli occupati tra i 24 e 44 anni. Le famiglie in povertà assoluta crescono dal 2024 e sono ormai all’8,4% del totale (2,2 mln) mentre la rinuncia alle prestazioni sanitarie è cresciuta del 7,5% dal 2023!

BASTA. FERMIAMO IL GENOCIDIO IN PALESTINA – STOP ALLE GUERRE. LOTTIAMO PER SALARI E TUTELE DELLA SALUTE E SICUREZZA.

3 Giugno

Tragedia in un’azienda agricola: operaio di 38 anni trovato morto nei campi

Inutili i soccorsi del 118, con il medico che non ha potuto fare altro che constatare il decesso del 38enne

L’ennesimo infortunio sul lavoro che si è trasformato in un dramma mortale. A perdere la vita, martedì pomeriggio, è stato un uomo di appena 38 anni. L’uomo, di nazionalità albanese ma residente da tempo a Castel Bolognese, stava lavorando in un campo di un’azienda agricola tra Solarolo e Castel Bolognese. Attorno alle 18 i familiari, non riuscendo a mettersi in contatto con il 38enne, sono andati a cercarlo. 

La dinamica dell’incidente è ancora da chiarire, sta di fatto che l’uomo sarebbe rimasto ferito a morte da un trattore. L’ipotesi è che l’uomo sia stato schiacciato dalle forche del muletto. Inutili i soccorsi del 118, con il medico che non ha potuto fare altro che constatare il decesso del 38enne. Sul posto anche la Medicina del lavoro e i Carabinieri. La salma è stata messa a disposizione dell’autorità giudiziaria per le indagini del caso, mentre il trattore è stato posto sotto sequestro.

Incidente sul lavoro nel Siracusano, muore 48enne catanese

I soccorsi sono stati inutili a causa delle gravi ferite riportate. La dinamica dell’accaduto è ancora da chiarire e sono in corso indagini per ricostruire i fatti

Le morti sul lavoro continuano a segnare la Sicilia. L’ultima tragedia si è consumata a Noto, nel Siracusano, dove Carmelo Magistro, autotrasportatore di 48 anni, originario di Biancavilla, ha perso la vita in un incidente sul lavoro all’interno di un’azienda agricola. L’uomo è deceduto sul posto a causa delle gravi ferite riportate. I soccorsi si sono rivelati inutili. La dinamica dell’incidente non è ancora chiara e sono in corso accertamenti per ricostruire quanto accaduto.

31 Maggio

Infortunio sul lavoro: precipita da 8 metri, operaio gravissimo in ospedale

L’incidente è avvenuto nel pomeriggio di ieri, sul posto l’elisoccorso

Gravissimo incidente sul lavoro a Trezzo sull’Adda, alle porte della Brianza. Un operaio di 34 anni che lavorava all’interno di un cantiere è precipitato da un’altezza di 8 metri.

L’incidente è avvenuto nel pomeriggio di ieri, venerdì 30 maggio. Erano circa le 15.20 quando il giovane è precipitato da un’altezza di 8 metri in un cantiere in via Giulio Pastore. È stata attivata subito la macchina dei soccorsi. Dall’Agenzia regionale emergenza urgenza (Areu) sono state inviate ambulanza, automedica, elisocorrso. Sul posto anche gli agenti della polizia locale di Trezzo.

Lo schianto è stato violentissimo. Il giovane ha riportato un trauma cranico, al volto, al bacino e agli arti superiori. Il 34enne è stato trasferito in codice rosso con l’elisoccorso al pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Al momento non è nota la dinamica dell’incidente. 

Tragedia in porto, trovato morto a 39 anni dai colleghi di lavoro. Il dolore degli amici: “Ciao Dario”

Il drammatico episodio nella mattinata di sabato 31 maggio, per l’uomo purtroppo non c’è stato niente da fare

Tragedia nella mattinata di sabato 31 maggio all’interno del porto di Livorno. Un uomo di 39 anni, livornese, Dario Pellegrini, è stato infatti trovato morto a causa di un malore. L’allarme è scattato in via Cappellini intorno alle 8.20, quando i colleghi di lavoro non vedendolo uscire dal bagno si sono preoccupati andando a controllare. Il 39enne, purtroppo, non rispondeva agli stimoli.

Incidente sul lavoro a Centallo: artigiano cade da un tetto e muore

La vittima aveva 62 anni e abitava a Trinità: era impegnato in un cantiere per la costruzione di una casa

Incidente mortale sul lavoro nel primo pomeriggio di oggi (sabato 31 maggio) in frazione Roata Chiusani di Centallo. Paolo Schena, artigiano intonacatore, è caduto da un tetto ed è deceduto sul colpo. L’uomo, 62 anni, stava lavorando da solo, su un cantiere per la costruzione di una casa privata, quando per cause in fase di accertamento è scivolato e caduto da un’altezza di circa 4 metri. La tragedia è avvenuta tra le 13 e l5 quando un residente di un’abitazione vicina ha rinvenuto il corpo a terra nel cortile e ha lanciato l’allarme. Vano l’intervento dell’équipe medica del 118, Schena sarebbe deceduto sul colpo per un gravissimo trauma cranico. La salma è stata trasferita nelle camere mortuarie di Centallo. Le indagini sulla dinamica e le eventuali responsabilità sono condotte dallo Spresal dell’Asl Cn1, intervenuti con i carabinieri.

Originario di Caraglio, Schena aveva abitato a lungo in frazione Paschera San Defendente e più recentemente si era trasferito a Trinità. Artigiano muratore, in età giovanile aveva lavorato in un’impresa edile con i due fratelli, quindi alla Tomatis di Caraglio (pavimentazioni stradali e industriali), per poi decidere di tornare nel mondo delle costruzioni come riquadratore ed aprire una ditta individuale. Tanti clienti nell’area Cuneese, era specializzato anche nella realizzazione di capitelli, decorazioni e cornici in cemento. Appassionato di ballo (liscio e tango in particolare), amava anche i fiori e sognava di realizzare una serra per coltivare le sue piante preferite. Uomo dedito alla famiglia e al lavoro, lascia i figli Jennifer, Alessandro e Emily con la mamma Susi, i fratelli Mauro e Federico. La famiglia attende il nullaosta per i funerali dalla Procura di Cuneo, non si esclude l’autopsia.

30 Maggio

Incidente sul lavoro nei campi: agricoltore muore schiacciato dal suo trattore

Tragedia a Guiglia, sull’Appennino modenese: a vedere la salma dell’uomo, forse ore dopo l’infortunio, è stato un passante

Modena, 30 maggio 2025 – Il terreno scosceso, forse un attimo di disattenzione: l’ennesimo incidente sul lavoro è quello che ha spezzato la vita di un uomo di 75 anni che stava guidando un trattore su un campo vicino a Guiglia (in provincia di Modena). La tragedia è avvenuta ieri sera: il pesante mezzo si è ribaltato: l’agricoltore è stato sbalzato dal mezzo e poi è stato schiacciato.

A chiamare i soccorsi, un uomo della zona, dopo essersi accorto della presenza, in un fondo agricolo, della salma dell’anziano agricoltore. Sul posto sono accorsi i sanitari del 118 e i carabinieri. L’incidente sarebbe avvenuto nel pomeriggio di ieri, quindi alcune ore prima che la salma fosse vista.

Sul posto anche i vigili del fuoco di Vignola per estrarre la salma del 76enne rimasta incastrata sotto al mezzo, che è stata poi trasferita in medicina legale a disposizione dell’autorità giudiziaria. Le indagini sull’accaduto sono ora nelle mani dei carabinieri. 

Malore in cantiere, operaio muore nell’Aquilano

Si è sentito male durante la pausa pranzo, inutili i soccorsi

Tragedia in un cantiere edile a Casentino, frazione di Sant’Eusanio Forconese (L’Aquila), dove un operaio di 65 anni, Hasan Senja, è morto ieri a causa di un malore durante la pausa pranzo.

L’uomo, secondo quanto riportato dal quotidiano ‘Il Centro’, era di origine albanese ma da tempo residente in Italia, lavorava per una ditta di famiglia impegnata nei lavori in via Capo La Terra.  All’arrivo del 118, l’operaio era già deceduto.

Sono due giovani operai i morti in Autobrennero

L’incidente questa mattina in direzione nord

Sono due giovani operai bolzanini, di 21 e 23 anni, le vittime dell’incidente stradale avvenuto questa mattina, verso le 6.40, sull’Autostrada del Brennero in Alto Adige.

Sulla carreggiata nord, tra le uscite di Bolzano e Bressanone, un camioncino di una ditta edile bolzanina ha tamponato violentemente un tir, fermo in coda a causa del forte traffico di mezzi pesanti verso il Brennero dopo il giorno di festa ieri in Austria.

I due passeggeri del camioncino sono morti sul colpo, mentre il guidatore ha riportato ferite medie.
    Sul posto sono intervenuti la Croce bianca, la Polizia stradale, i Vigili del fuoco e l’elisoccorso con il medico d’urgenza. L’autostrada è rimasta a lungo chiusa al traffico, causando forti disagi alla viabilità transalpina.

29 Maggio

Tragedia sul lavoro: operaio di 63 anni precipita dal tetto e muore

Nella tarda mattinata di giovedì 29 maggio l’incidente alla Work Metal di San Biagio di Callalta. Un operaio macedone, Muhammed Memishoski, di una ditta esterna che stava eseguendo la manutenzione del tetto è precipitato a terra, morendo sul colpo. Indagano Spisal e carabinieri

Si allunga la drammatica scia di incidenti sul lavoro in Veneto: oggi, 29 maggio, è la provincia di Treviso a piangere una nuova vittima. Si tratta di un operaio macedone di 63 anni, Muhammed Memishoski, residente a Monastier, precipitato giovedì mattina dal tetto della ditta Work Metal Srl con sede in via Pascoli a San Biagio di Callalta.

L’operaio era impiegato presso la ditta Eurolat di Monastier incaricata di eseguire i lavori di manutenzione al tetto dell’azienda. Poco dopo le 11 di mattina, il 63enne è precipitato a terra da un’altezza di circa sette metri durante i lavori di sistemazione della copertura del capannone. Immediato l’allarme lanciato dagli altri lavoratori che hanno assistito impotenti alla tragedia. Sul posto si è precipitato l’elicottero di Treviso Emergenza con gli operatori del Suem 118 che hanno fatto il possibile per rianimare l’uomo sul posto. Troppo gravi però le lesioni riportate nella caduta: il 63enne non ce l’ha fatta. Carabinieri e tecnici dello Spisal sono ora al lavoro per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto e fare luce sulle cause all’origine dell’ennesimo incidente mortale sul lavoro. 

Muhammed Memishoski viveva nella Marca da ben 34 anni: da alcuni anni si era trasferito a Monastier ma era ben inserito nella comunità di Zenson di Piave dove prestava servizio come volontario nelle fila della locale Protezione civile. Nonostante non fosse più residente il 63enne, sposato e con quattro figli, un maschio tre femmine, oltre a otto nipoti, ci teneva ad aiutare gli amici. Tra questi anche il sindaco, Daniele Dalla Nese, molto colpito dalla tragedia che si è consumata stamattina. «Una bravissima persona, sempre disponibile durante le emergenze» ha detto «era un amico. La scorsa settimana abbiamo svolto un’attività formativa con la protezione civile nella scuola elementare del paese e lui si era preso una giornata di ferie perchè voleva a tutti i costi essere presente». Muhammed ha servito la sua comunità in occasione di tutte le emergenze legate al maltempo degli ultimi anni, su tutte la tempesta Vaia.

Incidente nel cantiere in autostrada: operaio muore trafitto da una lancia

La vittima aveva 55 anni. Secondo fonti sindacali, stava facendo una idrodemolizione quando è stato colpito dal tubo dove scorre l’acqua ad alta pressione

Ennesimo incidente mortale sul lavoro. Un operaio di 55 anni, Salvatore Cugnetto di Lamezia Terme, è morto oggi 29 maggio mentre lavorava in un cantiere aperto lungo l’autostrada A2 del Mediterraneo nel Cosentino.

Incidente nel cantiere in autostrada: muore operaio di 55 anni

L’incidente mortale sul lavoro è reso noto dal sindacato Fillea Cgil. La vittima, secondo la ricostruzione fornita, stava facendo una idrodemolizione in un cantiere lungo un tratto chiuso dell’arteria autostradale. La lancia, cioè il tubo dal quale esce l’acqua ad alta pressione, si sarebbe liberata durante le operazioni colpendolo in pieno torace. I soccorsi sono stati inutili. È stata aperta un’indagine per accertare l’esatta dinamica ed eventuali responsabilità.

Incidente sul lavoro a Chions, grave un operaio di 24 anni

Il giovane è stato colpito da una trave d’acciaio nella mattinata del 29 maggio

Incidente sul lavoro nella mattina del 29 maggio. Un operaio di 24 anni stava lavorando in un’azienda di Chions quando è stato colpito da una trave di acciaio che stava manovrando. Il lavoratore in seguito all’impatto è caduto al suolo, battendo la testa e procurandosi un grave trauma cranico. 
È stato trasportato d’urgenza con l’elisoccorso all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine. 

Un altro Mondo senza Amianto è possibile