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e quella norma ci fosse stata prima, Luigi ora si stava godendo la pensione. Invece…”. I colleghi non si danno pace. Luigi Rinaldi è morto a 63 anni in un cantiere stradale a Novate Milanese, colpito dalla benna dell’escavatore che si è staccata improvvisamente. La norma è l’abbassamento della soglia di annualità contributive dei lavoratori edili, necessarie per andare in pensione (da 36 a 32 anni). La prevede la manovra economica del governo appena approvata, dopo anni di pressioni da parte dei sindacati. Perchè gli operai del settore, tra discontinuità dei cantieri e lavoro in nero, normalmente arrivano tardi alla pensione o, quando ci arrivano, l’assegno previdenziale è troppo basso e bisogna continuare a lavorare ad un’età rischiosa per certe attività. Luigi, dunque, finalmente aveva avviato le pratiche per approdare al meritato riposo, magari, come diceva sempre, per dedicarsi a tempo pieno alla sua villetta di Parzaniga, affacciata sul Lago d’Iseo. Ma non ha fatto in tempo e adesso l’ultima foto che ha postato sui social, è una tragica beffa: lui, con mascherina e cuffie antirumore, alle prese con il compressore in un cantiere. “Bravo, ma sta attento”, il commento alla fotografia di Daniela; “Attenzione” scrive Santina; “Ma non sei in pensione?” chiede Domenico e la risposta di Luigi è un colpo al cuore: “Non ancora”

ANCORA MORTI SUL LAVORO

ANCORA MORTI SUL LAVORO

Ieri in un operaio di 63 anni è morto sul lavoro a Novate Milanese dopo essere stato schiacciato da una benna di un escavatore. Dall’inizio del 2022 sono morti 11 lavoratori.

 In Italia non si muore solo di covid, esiste una strage infinita di operai e lavoratori completamente ignorati dal governo e dalle istituzioni compresi i sindacati.  

 A parte le ipocrite frasi di circostanza di politici, sindacalisti e istituzioni nulla è stato fatto di concreto per fermare questa mattanza. Il profitto viene prima da tutto. Il governo non si assolve dalle sue responsabilità con qualche ispettore in più.

Ricordiamo che solo pochi giorni fa all’indomani della tragedia a Torino, dove il crollo delle due gru in un cantiere edile ha provocato tre morti e tre feriti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, richiamava l’attenzione sulle tante, troppe morti che accadono sui luoghi di lavoro, come anche il Papa, ma ogni giorno gli operai continuano a lavorare senza dispositivi di protezione individuali e collettivi, senza sicurezza sui luoghi di lavoro e a morire per arricchire i ,loro padroni.

 Oggi le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, ma anche alcuni sindacati falsamente di base, invece di preoccuparsi di difendere gli interessi dei lavoratori, a cominciare dalla sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita sono più preoccupati ad aumentare le competitività delle aziende e il PIL, vendendo la classe operaia in cambio di privilegi o  “trenta denari”.

Di lavoro in Italia si muore quasi quanto di covid, sono state più di 1400 le vittime 2021 e decine di miglia i morti per malattie professionali. Oggi si continua a morire nei cantieri, nei campi, in fabbrica, per le strade. Il lavoro e diventato sempre più precario e il lavoratore ricattato, grazie ai contratti che i sindacati filo padronali firmano concedendo mano libera allo sfruttamento padronale.

 L’Italia è ormai diventa una Repubblica fondata sui morti sul lavoro.

Le morti sul lavoro non sono mai fatalità, “morti bianche” o incidenti, ma omicidi.

Quasi sempre si muore perché qualcuno ha risparmiato sulla sicurezza; ha chiuso un occhio o tutti e due sulle misure da adottare per avere macchinari e strutture efficienti ed evitare incidenti, risparmiando sulla formazione dei dipendenti. In particolare oggi nell’edilizia con i lavori del superbonus.

 Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio,

11 gennaio 2022 

risarcimento amianto

Operaio morto per esposizione all’amianto nel Napoletano: risarcimento di 1 milione di euro alla famiglia
Il Tribunale di Torre Annunziata ha condannato Fincantieri Spa e Sait Spa a risarcire con 1 milione di euro la famiglia di un operaio morto a causa dell’esposizione all’amianto.

sentenza di risarcimento esercito

Un militare morto nel luglio del 2017 per mesotelioma pleurico causato dall’esposizione all’amianto è stato riconosciuto come ‘vittima del dovere’. A deciderlo, con una sentenza storica, è stato il Tribunale del Lavoro di Milano che ha condannato il Ministero a risarcire la figlia dell’uomo, che aveva prestato servizio nei Lagunari a Venezia dal marzo 1963 all’aprile 1964. La notizia è stata resa nota dall’Osservatorio nazionale amianto.

27/12/2021

Etenernit bis: condanna a 4 anni per Stephan Schmidheiny.

Processo Eternit Bis: in uno dei quattro filoni del processo per le responsabilità dei morti da amianto l’ imprenditore Stephan Schmidheiny è stato condannato a quattro anni per omicidio colposo. Il pubblico ministero Gianfranco Colace afferma è “il ritorno a una giurisprudenza più attenta alle vittime”

18 dicembre 2021

TORINO operaio di 20 anni ha perso la vita per lo schianto a terra di una gru utilizzata in un cantiere edile nel centro città

TORINO operaio di 52 anni ha perso la vita per lo schianto a terra di una gru utilizzata in un cantiere edile nel centro città

TORINO operaio di 54 anni ha perso la vita per lo schianto a terra di una gru utilizzata in un cantiere edile in centro città

Soncino (CR) autista di 52 anni ha perso la vita schiacciato da un cancello posto all’ingesso di una cascina in cui stava entrando con il suo camion

Melfi operaia di 36 anni muore investita da un autobus dopo aver finito turno di notte in azienda

17 dicembre 2021

Montalcino (SI) operaio di 30 anni la vita schiacciato da un ramo di un albero mentre lavorava alla manutenzione della strada ss2 Cassia

Trieste operaio di 58 anni ha perso la vita schiacciato sotto una gru mentre stava lavorando sotto il braccio,che all’ improvviso si è piegato in due quindi travolgendolo

Resana(TV) 65 anni operaio metalmeccanico ha perso la vita rimanendo agganciato con il camice al tornio in funzione,venendo trascinato verso gli ingranaggi

sentenza enel

9 DICEMBRE 2021

Il tribunale di Pisa ha condannato la società al risarcimento di
800 mila euro in favore dei familiari di un autista di autobus,
morto a 69 anni per mesotelioma.
di Andrea Marotta
Enel dovrà risarcire con circa 800 mila euro la famiglia di Danilo Fedeli, l’operaio
morto nell’aprile 2009 a 69 anni per mesiotelioma pleurico. Lo ha stabilito il giudice
del lavoro del Tribunale di Pisa, Franco Piragine, riconoscendo l’esistenza di un nesso
causale tra l’esposizione all’amianto e la patologia che ha stroncato il 69enne. Il
mesiotelioma pleurico, si legge in un passaggio della relazione messa a a punto da un
consulente tecnico e riportata nella sentenza, “è derivata da esposizione all’amianto,
provata e avvenuta in ambiente lavorativo. Il grado di probabilità è elevatissimo
essendo il nesso casuale tra esposizione e malattia specifica scolatiscamente
provato”. Fedeli, come racconta la figlia Barbara, “ha guidato pullman nella
Valdcicecina per più di 30 anni venendo anche a contatto con i lavoratori delle
fabbriche che, ignari, salivano e scendevano dai mezzi senza togliersi la tuta intrisa da
amianto”. In una nota l’Enel risponde così: “In relazione alla decisione del Tribunale di
Pisa sul giudizio risarcitorio promosso dagli eredi di un lavoratore, che ha
inizialmente prestato attività per alcune imprese appaltatrici di Enel presso l’area
geotermica di Larderello e, successivamente, per un’azienda del trasporto pubblico
locale, Enel intende precisare che la richiesta iniziale di danni è stata notevolmente
ridimensionata e che procederà ad impugnare la sentenza”.
• Mesotelioma pleurico

bologna prof. sentenza amianto sole 24 ore

La sentenza 20 dicembre 2021
Amianto, docente morta: ministero
dell’Istruzione condannato a risarcire
A Viale Trastevere è stato imposto un risarcimento di
930.258 euro. Secondo le stime dell’Ona ci sono più
di 400 scuole con materiali contenenti amianto
Il giudice del lavoro del Tribunale di Bologna ha condannato il ministero
dell’Istruzione al risarcimento del danno della somma di 930.258 euro per la
morte di mesotelioma per esposizione ad amianto della professoressa Olga
Mariasofia D’Emilio. Alla docente il 17 maggio del 2002 è stato diagnosticato il
mesotelioma pleurico per l’esposizione alla fibra killer durante l’insegnamento
nelle strutture e nei laboratori di chimica e fisica della scuola media Farini di
Bologna. La sua agonia è durata 15 anni ed è terminata con la morte il 21
febbraio 2017. Nel corso della malattia la professoressa aveva ottenuto
dall’Inail il riconoscimento di malattia professionale, e nel 2007 aveva avviato
la procedura giudiziaria per ottenere il risarcimento dei danni.
Osservatorio nazionale amianto
Dopo la sua morte, i figli orfani, Andrea e Silvana, si sono rivolti all’Osservatorio
nazionale amianto, per ottenere la tutela dei loro diritti. L’associazione si è
costituita con gli avvocati Ezio Bonanni e Massimiliano Fabiani che, con alterne
vicende processuali, sono riusciti a dimostrare l’esposizione alla fibra killer
ottenendo, con sentenza 838/2021, la prima condanna del Miur per la presenza
di amianto negli istituti scolastici. L’azione proseguirà ora per il risarcimento dei
danni subiti dagli orfani direttamente per la malattia e la morte della loro
congiunta. «Il caso della professoressa D’Emilio non è isolato, l’amianto nelle
scuole sta provocando una vera e propria epidemia tra docenti e non docenti –
denuncia Ezio Bonanni, Presidente Ona – a decine, infatti, e ben oltre i 91 casi
censiti dal VI rapporto mesoteliomi, sono deceduti per questa neoplasia molto
rara, che è la punta dell’iceberg per le malattie da amianto. Per questo,
insistiamo affinché il ministero della Salute, d’intesa con il Miur, disponga al più
presto la bonifica e messa in sicurezza di tutti gli istituti scolastici».